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1. INTRODUZIONE
1.1. Il comportamento impulsivo
La quotidianità ci pone continuamente dinnanzi a decisioni che richiedono
scelte intertemporali, che mettono – cioè – in relazione un piacere immediato
con una ricompensa proiettata in un futuro più o meno lontano. Davanti ad una
coppa di tiramisù, ad esempio, abbiamo la possibilità di scegliere se cedere alla
tentazione e mangiarla, oppure se resistere, evitando di ritrovarci l’indomani con
la circonferenza vita allargata. O ancora, possiamo spendere un nostro guadagno
per acquistare subito un televisore al plasma, oppure possiamo scegliere di
risparmiare per comprare, tra qualche mese, un intero impianto home theatre.
Entrambe le situazioni mettono in evidenza come sia possibile, di fronte ad una
scelta, adottare due diversi comportamenti: l’uno “impulsivo”, che implica il
consumo di un bene al fine di trarne un piacere immediato, anche se può
mostrarsi dannoso a lungo termine, ed un altro più razionale e “controllato”, in
cui, invece, vengono ponderate le conseguenze ed i relativi vantaggi/svantaggi.
Spiegare cosa sia l’impulsività non è cosa semplice, in quanto non esiste una
definizione condivisa dalla comunità scientifica; molti, tuttavia, concordano nel
considerarla come un tratto della personalità che si esplica nella tendenza a
perseverare in un comportamento impulsivo (Evenden, 1999). Comportarsi in
modo impulsivo implica fare delle scelte che, a lungo termine, “falliscono nel
massimizzare il guadagno e minimizzare la perdita” (Green e Myerson, 2010):
significa, quindi, preferire una piccola ricompensa nell’immediato a scapito di
una maggiore nel futuro. Questa propensione ad agire in modo impulsivo è
correlata alla mancanza di pazienza o di autocontrollo (e.g., Ainslie, 1974; 1975).
Tuttavia, non è ben chiaro se ciò sia solo una caratteristica intrinseca a questo
comportamento impulsivo o una vera e propria spiegazione dello stesso (Barkley,
1997).
Da tempo, psichiatri e psicologi si sono applicati per classificare disturbi che
avessero alla base un controllo dell’impulso deficitario: ne sono un esempio
l’ADHD, la cleptomania, l’abuso di sostanze, il gioco d’azzardo patologico ed
alcuni disturbi dell’alimentazione. Le persone affette da questi disturbi sono
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accomunate dall’incapacità di inibire una risposta, di prestare attenzione
sostenuta e di considerare le conseguenze a lungo termine del loro
comportamento (Madden e Johnson, 2010).
In riferimento alle scelte che vedono preferire un piacere presente ed esiguo
a scapito di uno futuro e maggiore, gli individui vengono definiti come
“impazienti” o “miopi”. In modo analogo a chi è affetto da miopia, infatti, sono in
grado di considerare solo ciò che è a loro vicino temporalmente, ignorando le
conseguenze sull’avvenire cui si potrebbe incorrere lasciandosi trasportare dal
piacere immediato (Gironde, 2008).
Ma quindi perché si persevera in questi comportamenti potenzialmente
dannosi? Perché si prendono decisioni irrazionali, senza ponderarne i pro e i
contro? Questi sono solo alcuni esempi di domande oggetto di studio della
neuroeconomia. Questo giovane campo di ricerca costituisce l’interfaccia tra
psicologia, neuroscienze ed economia ed ha come obiettivo lo studio delle basi
neuronali sottostanti le decisioni economiche, ossia quei processi risultanti dalla
valutazione delle alternative possibili con conseguente scelta di ciò che comporta
un vantaggio in termini di utilità o a cui viene soggettivamente attribuito un
maggior valore (Frederick, Loewenstein e O’Donoghue, 2002).
1.2. Il paradigma del Temporal Discounting
Un metodo efficace per studiare sperimentalmente il comportamento
impulsivo nelle scelte intertemporali è quello del Temporal Discounting (TD)
(Ainslie, 1975; Myerson e Green, 1995; Frederick et al., 2002). Il modello si basa
sul principio che, di fronte a scelte intertemporali, gli individui tendono a
“scontare” il valore di ricompense future e questo valore è percepito tanto
minore quanto la ricompensa viene presentata lontano nel tempo (Green,
Myerson e Ostaszewski, 1999). Per questo motivo le persone propendono nella
scelta di un bene immediato e non di uno uguale traslato temporalmente,
proprio per il fatto che quest’ultimo viene implicitamente scontato del suo valore
effettivo. Alcuni ricercatori attribuiscono la causa di questo fenomeno ad una
diversa rappresentazione cognitiva di eventi immediati ed eventi futuri (e.g.,
Malkoc e Zauberman, 2006). Il TD viene largamente utilizzato in laboratorio per
studiare il comportamento impulsivo nelle scelte intertemporali tra un rinforzo
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“più piccolo, ma più vicino nel tempo” ed uno “più grande, ma più lontano”: si
pone come un interesse trasversale alla psicologia e all’economia, in quanto
questa tendenza all’azione costituisce un non indifferente ostacolo alle abilità
umane di massimizzare le risorse di cui si dispone (e.g., Jevons, 1905). Lo scopo
primario del TD è quello di calcolare il “punto di indifferenza” (indifference
point), ossia il momento in cui le due offerte proposte vengono considerate di
ugual valore: si rende possibile conoscere, in questo modo, il valore percepito di
una ricompensa temporalmente lontana (Odum, Baumann e Rimington, 2006).
Gli economisti fanno uso di questo modello per spiegare ciò che definiscono
come Discount Rate (e.g., Baumol, 1968; Warner e Pleeter, 2001). Il Discount
Rate può essere considerato come la differenza, in percentuale, tra il valore di
una somma di denaro presente e il valore della stessa tra un anno: è utile per
capire la percentuale di denaro che deve essere offerta per convincere un
individuo a risparmiare (Baumol, 1968).
Dagli studi effettuati (per una rassegna, si veda Frederick et al., 2002), sono
emersi almeno tre effetti “anomali” rispetto all’andamento usuale del TD, che è
bene tener presente per una corretta manipolazione sperimentale. Anzitutto,
grandi ricompense vengono scontate meno rispetto alle piccole (e.g., Frederick
et al., 2002; Green e Myerson, 2004). Questo fenomeno, conosciuto come
“effetto magnitudo”, si potrebbe spiegare, come proposto da Loewenstein e
Thaler (1989), in una diversa percezione delle ricompense stesse: piccole
quantità vengono considerate da spendersi nell’immediato, mentre grandi
somme vengono trattate come beni da conservare ed accumulare. Altra
anomalia rilevante è chiamata “effetto del segno” (Friederick et al., 2002): i
guadagni vengono scontati più delle perdite (e.g., Green, Fristoe e Myerson,
1994; MacKeigan, Larson, Draugalis, Bootman e Burns, 1993). Ciò significa,
pertanto, che si tende a scegliere €10 oggi che €20 tra un mese, ma, al contrario,
si preferisce perdere €5 oggi che €10 tra un mese. Infine, il comportamento
impulsivo, dato dalla disposizione verso una scelta piccola-subito, si determina
solo se tra le due proposte ne compare una che offre un guadagno
nell’immediato (Green, Fristoe e Myerson, 1994). Nel caso, quindi, che le due
offerte siano entrambe poste nel futuro, gli individui si comportano in modo più
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razionale e scelgono il guadagno maggiore anche se ciò comporta un’attesa più
lunga.
1.2.1. Il discounting iperbolico
Secondo le teorie economiche, il temporal discounting è rappresentato da
un’equazione esponenziale (e.g., Samuelson, 1937): rifletterebbe, infatti, la
convinzione che il valore soggettivo di una ricompensa viene scontato in modo
costante all’aumentare del tempo in cui questa viene offerta. L’equazione
esponenziale viene così rappresentata:
Dove V
d
è il valore scontato di un bene futuro, A è l’importo dell’offerta, k è il
“valore di rischio” costante (Samuelson, 1937), d il tempo in cui verrà conferita la
ricompensa ed e è la base del logaritmo naturale (pari a circa 2,718).
In realtà – come spiegato precedentemente – gli individui non scontano allo
stesso modo i rinforzi nelle diverse condizioni temporali, anzi quanto più sono
presentati differiti, tanto più subiscono l’inflazione (Green et al., 1994; Odum,
Baumann e Rimington, 2006). Numerosi studi sperimentali (e.g., Madden, Bickel
e Jacobs, 1999) hanno reso possibile determinare l’equazione che descrive al
meglio questa relazione tra comportamento umano e scelte intertemporali: la
funzione è di tipo iperbolico (Ainslie, 1975; Green et al., 1999; Mazur, 1987),
come rappresentata in seguito.
In questa formula, V indica il valore soggettivo di una determinata ricompensa di
importo nominale A, mentre D è il delay, ossia la differenza temporale tra le due
offerte. Il parametro di maggiore rilevanza, tuttavia, è k, che viene interpretato
come la velocità con cui la curva iperbolica tende a 0 durante un compito di TD.
Da qui, pertanto, si afferma che maggiore è il valore assunto da k, maggiore è la
rapidità con cui la curva tende all’asse delle ascisse (Madden et al., 2010): un
valore di k elevato indica che l’individuo preferisce la ricompensa piccola-
immediata, che sperimentalmente sottende ad un comportamento
tendenzialmente impaziente ed impulsivo.