3 
 
Introduzione 
 
Le crisi finanziarie del terzo millennio hanno messo in luce in modo inequivocabile le 
potenziali vulnerabilità del settore bancario, che in alcuni casi (si pensi a Lehman Brothers 
nel 2008, per arrivare ai più recenti casi della Silicon Valley Bank e Credit Suisse) sono 
esplose evidenziando carenze nei sistemi di gestione dei rischi e inadeguatezze della 
governance. Questo insieme di fattori, uniti alla crescente difficoltà di produrre utili, ha 
contribuito ad un circolo vizioso che ha spinto le banche ad assumere rischi sempre maggiori, 
in un contesto caratterizzato da crescente incertezza dovuta a fattori geopolitici e 
conseguente volatilità. In risposta a ciò, il tema della corporate governance e del sistema dei 
controlli interni hanno assunto un ruolo di centrale importanza, con la convinzione sempre 
più diffusa che in passato le lacune e le inefficienze in questi ambiti abbiano contribuito alle 
recenti crisi o comunque rallentato l'adozione di misure correttive tempestive ed efficaci. 
Questa diffusa instabilità, unita alle crisi che hanno investito i mercati, ha indebolito la 
fiducia verso le istituzioni finanziarie; gli interventi delle autorità centrali (Banca Centrale 
Europea e Banca d’Italia) non sempre si sono rivelati tempestivi. L’attenzione del regolatore 
si è quindi incentrata sul rafforzamento della governance degli intermediari e del sistema dei 
controlli interni, imparando dalle lezioni della crisi per affrontare le vulnerabilità 
identificate; tale affermazione trova il proprio fondamento nel concetto che per il 
raggiungimento della stabilità a livello macro, ossia del sistema finanziario nel complesso, 
sia necessario che si raggiunga innanzitutto la stabilità dei singoli operatori (c.d. stabilità a 
livello micro). 
Il presente lavoro si concentra sull’analisi del ruolo della funzione di revisione interna (c.d. 
internal audit) circa il rafforzamento del sistema dei controlli interni nel loro complesso, 
individuandone i punti di debolezza, pianificando ed attuando gli interventi correttivi, in 
modo da garantire la tenuta dei sistemi di prevenzione dai rischi insiti nella gestione 
caratteristica degli intermediari finanziari, dimostrandone in tal modo la capacità di creare 
valore. 
Il presente elaborato sarà suddiviso in 3 capitoli: il primo capitolo avrà una portata 
prettamente introduttiva al fenomeno; pertanto, verrà affrontato il tema dei controlli interni 
con un’accezione prettamente generale, per consentire un più agevole inquadramento della 
funzione. Verrà trattata, in primis, la genesi dei sistemi di controlli interni fino a giungere
4 
 
alla struttura degli stessi, ai principali riferimenti normativi e agli standard internazionali in 
materia. 
Il secondo capitolo tratterà con maggior dettaglio la tematica dell’Internal Audit, 
analizzando il fenomeno da un punto di vista normativo, con particolare attenzione alle 
relazioni con i principali stakeholders. 
Nell’ultimo capitolo, seguìto dalle conclusioni, si tratterà il caso studio della Banca Popolare 
di Fondi, con l’obiettivo di mettere in luce i reali vantaggi che apporta la funzione di 
revisione interna in tale realtà bancaria, analizzandone gli strumenti metodologici e le 
tecniche adottate, fornendo in tal modo una prova tangibile in merito alla value creation
1
. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1
 Con creazione di valore si fa riferimento alla visione economico aziendale, accostando tale concetto ad una 
maggiore efficienza ed efficacia della gestione, tramite una migliore consapevolezza nella gestione dei 
rischi; discostandosi dunque dall’ottica della finanza aziendale, nella quale si analizza tale fenomeno nella 
prospettiva di rendimento del capitale.
5 
 
 
1. L’evoluzione del sistema dei controlli interni 
 
 
1.1 Le origini del sistema dei controlli interni: dal CoSO Report all’ERM 
 
A partire dalla metà degli anni Ottanta, a seguito di diversi scandali finanziari, procedure 
fallimentari e fenomeni di illegalità
2
, quali frodi e falsi in bilancio, emersero una serie di 
criticità nei sistemi di controllo interno delle società statunitensi. Questi eventi 
evidenziarono la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e di prevenzione delle 
pratiche fraudolente all'interno delle organizzazioni. 
In risposta a tali problematiche, nel 1985, l'American Institute of Certified Public 
Accountants, l'Institute of Internal Auditors, l'American Accounting Association e l'Institute 
of Management Accountants unirono le proprie forze per istituire una commissione di 
studio: la National Commission on Fraudulent Financial Reporting, meglio nota come 
Treadway Commission. L'obiettivo principale di questa commissione era comprendere le 
cause alla base dei fallimenti aziendali e sviluppare un modello di controllo interno in grado 
di contrastare efficacemente le frodi e garantire la trasparenza e l'affidabilità delle 
informazioni finanziarie. 
La Treadway Commission diede vita ad un apposito sottogruppo di lavoro, denominato 
Committee of Sponsoring Organizations che si dedicò quindi ad un'analisi approfondita delle 
pratiche contabili e dei processi di controllo interno esistenti, collaborando con esperti del 
settore come Coopers & Lybrand (attualmente PricewaterhouseCoopers – PwC), 
conducendo ricerche approfondite per identificare le migliori pratiche e metodologie da 
adottare. 
Il risultato di questo sforzo fu la creazione di un modello di riferimento per la gestione del 
rischio aziendale e il controllo interno, noto come CoSO Report. Questo documento, 
sviluppato attraverso la collaborazione di varie organizzazioni professionali, fornì linee 
guida essenziali per la progettazione e l'implementazione di sistemi di controllo interno 
efficaci e per la prevenzione delle frodi aziendali. 
 
2
 Lincoln Savings Bank, Continental Illinois, Texaco
6 
 
 
Il CoSO Report divenne rapidamente un punto di riferimento nel settore, influenzando 
normative e pratiche aziendali non solo negli Stati Uniti, ma anche a livello internazionale. 
La sua approvazione e adozione da parte di istituzioni di rilievo, come l'Istituto Monetario 
Europeo e il Comitato di Basilea, confermarono la sua importanza e rilevanza nell'ambito 
della corporate governance e della gestione del rischio aziendale. 
Si definì allora un modello che andava a richiamare tutte le componenti necessarie per 
definire un efficiente sistema di controllo interno. Il modello predisposto viene rappresentato 
come una matrice tridimensionale ed è considerato un modello di successo sia per le aziende 
private sia per il settore pubblico. 
 
 
 
Figura 1: rappresentazione grafica tridimensionale del CoSO Report 
 
 
 L’approccio del CoSO Report si basa su tre assiomi principali: 
1. Gli obiettivi dell’organizzazione; 
2. I componenti; 
3. La dimensione organizzativa. 
 
La matrice tridimensionale definisce allora una forte interdipendenza di queste tre variabili 
necessarie affinché il sistema di controllo interno contribuisca al raggiungimento di obiettivi 
quali: 
• Efficienza ed efficacia delle attività operative; 
• Attendibilità dei dati e delle informazioni dei bilanci;
7 
 
• Conformità alle leggi e ai regolamenti; 
• Salvaguardia del patrimonio aziendale. 
 
Ne consegue che il sistema dei controlli interni siano il “mezzo” per il raggiungimento degli 
obiettivi ivi citati; quindi, una funzione integrata a tutti gli effetti che non può essere 
considerata come un evento singolo bensì come parte fondamentale di processo svolto nel 
continuo.  
Il controllo interno è formato da cinque elementi che hanno uno stretto legame tra loro: 
1. L’ambiente di controllo; 
2. La valutazione del rischio; 
3. L’attività di controllo; 
4. Informazione e comunicazione; 
5. Monitoraggio. 
 
L’ambiente di controllo è l’insieme di tutte le componenti di tale sistema, composta da 
molteplici variabili di carattere sociale, tecnico, individuali e istituzionali. In quest’ultimo 
sono inclusi i valori etici, la filosofia di gestione del management, l’assegnazione di ruoli e 
responsabilità, si tratta, dunque, del contesto organizzativo in cui vengono effettuati i 
controlli. 
La valutazione del rischio ha assunto un’importanza sempre più strategica per gli 
intermediari, ai quali è richiesta la corretta e puntuale individuazione, misurazione, gestione 
e monitoraggio degli stessi. I rischi dipendono da variabili sistemiche e interne, la 
misurazione degli stessi si basa sul principio di proporzionalità. Esistono molteplici modalità 
di raggruppamento dei rischi, dalla differenziazione di quelli quantificabili e non 
quantificabili; questi ultimi se non correttamente governati possono mettere a repentaglio le 
sorti dell’impresa, in quanto possono ripercuotersi sugli equilibri di gestione sia sulla 
reputazione. Una buona misurazione e gestione degli stessi è alla base di una sana e prudente 
gestione che definisce esiti positivi anche in termini di performance. Dal punto di vista 
operativo occorre identificare e valutare se i rischi siano in linea con la propensione e con 
gli obiettivi dell’organizzazione.
8 
 
Le attività di controllo sono “l’insieme delle politiche e delle procedure che devono essere 
attivate per ridurre i rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi”
3
. Bisogna ricordare 
che la stratificazione eccessiva delle attività e la poca comunicazione tra gli organi dello SCI 
rende lo stesso sistema poco efficiente. Essi riguardano l’intera organizzazione aziendale, 
con lo scopo di fronteggiare i rischi che impediscano il raggiungimento degli obiettivi di 
quest’ultima. 
Possiamo individuare tre categorie di attività di controllo: 
• Controlli relativi agli aspetti operativi; 
• Controlli sulle informazioni di bilancio; 
• Controlli sul rispetto dei vincoli legali e regolamentari. 
 
L’informazione e la comunicazione costituiscono un aspetto fondamentale per il sistema dei 
controlli in quanto prerequisito essenziale per assicurarne il corretto funzionamento. La 
comunicazione riveste un ruolo cardine per evitare pratiche di overlapping, ossia che si 
verifichino sovrapposizioni nei controlli svolti da più funzioni sia perché una comunicazione 
tra gli stessi rende l’attività di controllo più meticolosa e puntuale. 
È necessario verificare l’efficienza del sistema del controllo interno attraverso attività di 
monitoraggio periodiche in grado di verificare nel continuo la performance dello stesso, 
valutare la resilienza ai cambiamenti di scenario ambientale e normativo, ma soprattutto per 
permettere interventi correttivi all’eventuale presenza di anomalie riscontrate. 
Il controllo può suddividersi in due modalità, uno determinato da attività di controllo 
continue e l’altro da valutazioni specifiche, affidate a soggetti altamente specializzati e 
indipendenti dal contesto aziendale. 
Dodici anni più tardi dalla pubblicazione del primo framework, la Treadway Commission 
pubblicò la versione aggiornata del CoSO Report, l’Enterprise Risk Management – 
Integrated Framework, il quale viene definito come “un processo, posto in essere da un 
consiglio di amministrazione, dal management e da altri operatori della struttura aziendale; 
utilizzato per la formazione delle strategie in tutta l’organizzazione; progettato per gestire 
 
3
 Bava F., La responsabilità amministrativa della società ed il sistema di controllo interno, in Impresa 
Commerciale Industriale, 2003
9 
 
il rischio entro i limiti del rischio accettabile e per fornire una ragionevole sicurezza sul 
conseguimento degli obiettivi aziendali”. 
4
 
 
La novità di questo framework risiede nell'attenzione ai rischi, gestiti strategicamente. 
L'intento di questo modello non è solo quello di fornire al management uno strumento 
efficace per individuare e valutare i rischi aziendali e il loro impatto, ma anche di consentire 
una loro gestione consapevole e infine la loro riduzione, al fine di generare valore nel medio-
lungo termine.  
Il nuovo framework introduce quindi due nuove variabili chiave: 
 
1. Variabile strategica: questo elemento pone l'accento sull'importanza di una 
prospettiva a lungo termine, dove gli obiettivi strategici sono fondamentali per il 
conseguimento dei fini aziendali e, in particolare, per la creazione di valore per tutte 
le parti interessate dell'azienda. 
 
2. Variabile rischio: questa componente si suddivide a sua volta in diverse fasi: 
 
- Definizione degli obiettivi e dei rischi: comprende l'identificazione e la 
definizione chiara degli obiettivi aziendali e dei rischi associati. 
- Identificazione degli eventi: si individuano gli eventi legati sia a fattori esterni 
che interni che possono rappresentare rischi o opportunità per l'azienda. 
- Risposta al rischio da parte del management: qui il management si confronta 
con i rischi individuati e decide come affrontarli, che sia evitandoli, 
accettandoli, riducendoli o condividendoli. Dunque, l’ERM funge da 
strumento per contenere il rischio nei limiti delle soglie di tolleranza, tenendo 
in debita considerazione il risk appetite. 
 
 
4
 Schema per i sistemi di controllo interno nelle organizzazioni bancarie, Comitato di Basilea, 1998.
10 
 
 
Figura 2. Rappresentazione grafica CoSO ERM (Coso Report II) 
 
 
Il nuovo approccio di gestione si concentra sull'allineamento della strategia aziendale con i 
livelli di rischio considerati accettabili dal management, al fine di ridurre la volatilità delle 
performance e ottimizzare le azioni di risposta ai rischi. Questo approccio integrato 
promuove una visione d'insieme del rischio, considerandolo nell'ottica dell'intera 
organizzazione anziché focalizzarsi sulle singole unità operative. Inoltre, amplia i requisiti 
per l'informazione e la comunicazione, investendo su un orizzonte temporale più ampio. 
Vengono introdotti concetti di rischio accettabile e di tolleranza al rischio. 
Nel 2017, l'Enterprise Risk Management (ERM) subisce un altro significativo 
aggiornamento con l'introduzione del nuovo framework "Enterprise Risk Management – 
Aligning Risk with Strategy and Performance". Questo documento rappresenta un passo 
avanti nel campo della gestione del rischio aziendale, focalizzandosi sull'allineamento dei 
rischi con la strategia e le performance dell'azienda.