- INTRODUZIONE: “La vita senza musica sarebbe un errore” -F. 
Nietzsche- 
Il significato del termine musica non è univoco ed è molto dibattuto tra gli 
studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. 
Etimologicamente deriva da Muse (figure della mitologia greca e romana) 
e viene accostato al termine sottinteso tecnica, che a sua volta deriva dal 
greco techne. In origine il termine musica non indicava una particolare 
arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto" e 
"bello". 
Oggi la musica viene considerata un’arte a tutti gli effetti e, in quanto tale, 
è veicolo di comunicazione interculturale e intergenerazionale e si 
differenzia palesemente dalle altre forme quali la pittura, la scultura, la 
fotografia ecc... 
Arte e sociologia sono sempre andate a braccetto. McLuhan parla degli 
artisti descrivendoli come coloro che vedono più avanti degli altri, 
anticipando i tempi e i media immaginandosi il futuro per come sarà, 
rappresentandolo. 
Credo che nella musica moderna si possa trovare il riscontro più 
lampante di questa affermazione: dal dopoguerra ad oggi, soprattutto con 
l’avvento della musica rock, i cantanti e i gruppi musicali che si sono 
avvicendati negli anni hanno sempre fatto da leader carismatici a gruppi 
di persone, soprattutto giovani, che non poche volte si sono trasformati in 
veri e propri cori politici. Si pensi all’inno americano suonato dalla chitarra 
di Jimi Hendrix durante il più grande concerto mai tenutosi, Woodstock, 
che allo stesso tempo è stato anche uno dei più grandi cortei 
antimilitaristi della storia; oppure a quello che ha rappresentato Bob 
Marley per la cultura rastafari nel mondo. 
Non è raro, dunque, che un musicista si sostituisca, per leadership, ad un 
personaggio politico e si metta alla guida di una porzione di popolo, di 
una generazione, di una cultura, e sicuramente il ruolo della musica in 
tutto ciò non è assolutamente trascurabile. 
- EVOLUZIONE DEL RUOLO DELLA MUSICA: 
Compito di questa tesi è, dunque, quello di analizzare il ruolo che la 
musica ha assunto nella postmodernità, e per fare ciò credo sia 
necessario innanzitutto operare un’analisi dei diversi scenari [temporali, 
culturali, spaziali...] in cui avviene fruizione di musica, individuando per 
ognuno di essi il ruolo che essa svolge nel determinare i tratti salienti del 
panorama preso in esame. 
Per ridurre il campo d’analisi, e per mia attitudine personale, preferirei 
concentrarmi solamente sulle sub-culture giovanili, andando dunque ad 
individuare tutte le situazioni in cui i giovani (o quelli che giovani non lo 
[2] 
sono più) sono, o sono stati, a contatto con esperienze musicali, sia per 
quanto riguarda l’ascolto, che per quanto riguarda la produzione o altre 
forme di consumo di questa forma d’arte. 
Per impostare al meglio questo tipo di lavoro, credo che sia necessario 
adottare un taglio simil-storico, individuando la fine della seconda guerra 
mondiale come momento in cui è possibile iniziare a parlare di “musica 
moderna” e da questo punto partire per percorrere tutti gli anni che ci 
separano dai giorni nostri, concludendo con un’analisi accurata delle 
subculture giovanili odierne. 
Questa parte iniziale del lavoro si concentrerebbe quindi su una 
esposizione e un’analisi delle principali teorie sociologiche riguardanti il 
consumo di arte inteso come forma di comunicazione. Si rende 
necessario, quindi, operare delle scelte riguardanti il percorso da seguire 
e gli autori da prendere in considerazione. 
- LE SUBCULTURE: 
Prima di addentrarci pienamente nel discorso che intendo affrontare, sarà 
anche necessario fare un’introduzione alle subculture, per capire cosa 
sono, come sono state gestite nel corso degli anni, e come vengono viste 
da quelli che non ne fanno parte. 
Una buona definizione di subcultura ci giunge da wikipedia: 
“subcultura (o sottocultura) è un termine usato per riferirsi a un gruppo 
di persone o ad un determinato segmento sociale che si differenzia da una 
più larga cultura di cui fa parte per stili di vita, credenze e/o visione del 
mondo”. 
Ogni subcultura si differenzia dalle altre per le caratteristiche che 
accomunano le persone che ne fanno parte. Queste caratteristiche sono 
molteplici e di natura diversa: età, etnia, sesso, credo religioso, 
orientamento politico, ecc e costituiscono il tratto distintivo della subcultura 
presa in esame. Ogni subcultura presenterà dunque dei concetti e dei 
valori diversi rispetto alle altre, oppure un’interpretazione diversa dello 
stesso concetto espresso in un’altra subcultura. 
Sebbene non tutti i sociologi siano in accordo, le subculture possono 
essere stabilite in contrapposizione ad una cultura più grande, nella quale 
si trovano come immerse. Si rivela necessaria, dunque, una coesistenza 
tra la subcutura e la cultura di cui essa fa parte. 
Uno dei principali teorici della subcultura, Dick Hebdige, ha cercato di 
individuare i caratteri che accomunano tutti i membri di una subcultura 
arrivando a teorizzare che gli individui che ne fanno parte usano, per 
distinguersi dal resto della società, dei simboli. Questi simboli possono 
essere un particolare capo d’abbigliamento, uno stile di vita e, a mio modo 
di vedere, anche l’ascolto di un determinato tipo di musica piuttosto che un 
altro. 
[3] 
Lo studio delle subculture consiste proprio nello studio di questi 
simbolismi, che spesso assumono anche il ruolo di “segnali” nei confronti 
dei propri simili, i quali ci possono così riconoscere e accettare all’interno 
della loro subcultura, condividendo così una parte di loro stessi. Lo stile 
quindi è principalmente comunicazione: verso noi stessi, verso i nostri 
simili e verso il mondo che ci circonda. 
Le varie subculture si differenziano molto tra di loro, assumendo anche 
contrasti molto aperti, ciononostante fanno tutte parte della stessa cultura. 
Basti pensare ai conflitti tra chiesa e movimenti omosessuali, o per 
rimanere in un ambito più pertinente all’oggetto della tesi, tra rocker e 
mods degli anni ’60. 
Spesso è difficile identificare una subcultura a causa del fatto che il suo 
stile è stato assorbito dalla cultura di massa per scopi commerciali. È 
questo il caso, ad esempio, di alcuni movimenti giovanili come il Punk o 
l'Hip Hop, i cui simboli sono stati ormai ampiamente commercializzati e 
inseriti con successo nella società. Anche in questo caso la musica è stata 
tra i principali simboli di cui la società di massa s’è appropriata, e studiare i 
modi in cui questo processo è avvenuto è compito di questa tesi. 
- LA SOCIOLOGIA DELLA MUSICA: 
Gli albori della sociologia della musica sono stati bollati come facenti 
parte di una disciplina disordinata e dai confini incerti. Negli ultimi periodi, 
grazie anche ai recenti studi culturali di cui la musica fa indubbiamente 
parte, hanno visto questa disciplina acquistare nuova vita e visibilità. 
Le prime ricerche empiriche sulla popular music contemporanea prendono 
avvio negli anni Cinquanta, in coincidenza con il crescente interesse verso 
il mondo giovanile dato dalla comparsa sulle scene della figura del 
teenager, concetto coniato dal marketing per identificare il nuovo target di 
consumatori. 
Si viene, così, a costituire un solido legame tra giovani e musica pop: «nel 
momento in cui, per la prima volta nella storia, i giovani si presentano 
come soggetti autonomi di consumo incontrano sonorità, ritmiche, 
coreografie di uno stile musicale che rappresenta una netta rottura rispetto 
alle tradizioni dell’Occidente bianco, offrendosi come fertile territorio 
simbolico che fornisce stimoli e risposte per i bisogni di identificazione e 
appartenenza e per agire le diverse componenti del conflitto 
intergenerazionale» (Torti 2000, pag. 292). Il medium musicale è, infatti, 
per i giovani uno strumento di contrapposizione e di differenziazione dal 
mondo adulto e, allo stesso tempo, integra il loro stile di vita definendone 
gli ambiti di appartenenza simbolica e culturale. Emerge, dunque, come il 
legame tra i giovani e la musica sia profondo e come quest’ultima 
rappresenti «un vero e proprio agente di socializzazione in quanto 
produce e veicola specifiche cornici di rappresentazione della realtà, di 
[4] 
archetipi valoriali e culturali, di modelli di interazione tra individuo e società 
e fra individuo e individuo». 
Dal rapporto fra popular music e socializzazione giovanile, investigato 
attraverso la dimensione dominante del consumo, si sviluppa la 
prospettiva del mio studio che arriva ad analizzare come tramite 
connessioni di stile di vita, musica, età, classe sociale e specifiche 
circostanze storiche, nascano e si formino delle sottoculture giovanili, la 
cui analisi non è mai scontata. 
Mi piacerebbe focalizzare l’attenzione su alcune sottoculture del passato 
come mods, punk, hippie, skinhead e alcune sorte, invece, nei giorni più 
recenti, una su tutte la cultura dei rave. Credo sarebbe anche interessante 
capire come questo fenomeno abbia influenzato non solo la fruizione di 
musica intesa come semplice ascolto, ma anche quella dei locali da ballo 
notturni e delle feste. 
- CONCLUSIONI: 
Questa è solo una breve esposizione di quello che vorrei scrivere, mi 
rendo conto che per il momento navigo nell’argomento molto a vista e in 
base soprattutto a quelle che sono le mie esperienze sia come giovane, 
che come professionista che lavora quasi tutti i giorni a contatto con la 
musica e gli eventi che la riguardano (concerti, serate in discoteca, radio 
…). Necessito quindi di fare un po’ di chiarezza e stabilire un percorso 
ancora più delineato e definito di quanto abbia scritto in questa breve 
presentazione, ma mi sembra che l’argomento sia di interesse attuale. 
[5]