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un uomo che in definitiva mostra i caratteri del tempo in cui vive. 
Assolutamente assente la dimensione trascendente e la sfera dei valori. 
La nostra epoca “tecnologica”, popolata da soggetti, denuncia la crisi 
dell’essere umano inteso come unità di valori, di sentimenti, di 
pensiero. 
La filosofia moderna non può promuovere un tale essere ma prosegue 
verso una concezione di uomo più radicale e più significativa, 
operando una rinnovata visione dell’essere umano attraverso il ritorno 
a quei valori che lo caratterizzano. In realtà è la pedagogia cristiana 
che ha introdotto nella cultura occidentale un’immagine dell’uomo 
che esplica l’autentico valore dell’essere personale, rifiutando la 
nozione di uomo “soggetto” esclusivamente materiale e senza 
riferimenti trascendenti. 
Il concetto filosofico- religioso dell’uomo è un concetto ontologico; 
esso rimanda all’essenza e alla natura dell’uomo, al rapporto con Dio, 
al senso e al significato dell’esistenza. La stessa educazione, se 
pienamente e solidamente fondata, deve essere basata sul concetto 
cristiano di uomo che coincide con quello di persona. 
Si affronta, poi, l’analisi di alcuni  testi di filosofi e pedagogisti che si 
sono occupati del problema ontologico e si  giunge infine ad una 
visione pressoché complessiva ed unitaria della persona. 
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L’ uomo viene definito persona in quanto si possiede per mezzo 
dell’intelligenza e della volontà. Egli non esiste soltanto come un 
essere fisico: c’è in lui un’esistenza più nobile e ricca; l’esistenza 
spirituale dettata dalla conoscenza e dall’amore. Egli è , in linea di 
principio, una totalità e mediante l’amore si dona liberamente ad altri 
esseri che sono per lui altri se stesso. Lo spirito è la radice della 
personalità, e la persona umana esiste in virtù dell’esistenza della sua 
anima. 
 Le sue caratteristiche principali sono: la dignità assoluta, perché la 
persona è in diretto rapporto con Dio, col mondo della verità; la 
dignità diviene un valore trascendente sempre riconosciutale; la 
libertà, la propensione al bene comune, al rapporto con gli altri. La sua 
patria spirituale è l’intero ordine dei valori assoluti, i quali, riflettendo 
in qualche modo l’assoluto divino che trascende il mondo, hanno in sé 
la capacità di attribuire senso e significato all’esistenza. 
All’interno del seguente lavoro si svolge, inoltre, un’attenta analisi 
relativa ai problemi della persona nel contesto moderno; si analizza 
infatti il rapporto persona- società, persona- educazione, persona- 
comunicazione. 
La stessa società ha origine da un insieme di persone che si aprono 
agli altri e formano un noi collettivo.  
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La persona abbandona così la sfera privata e costruisce una comunità 
nella quale promuove valori e obiettivi superiori alla realtà materiale. 
È all’interno della medesima che si sviluppa un’educazione liberale 
nella quale il processo educativo aiuta l’essere umano ad orientarsi 
verso valori quali la libertà, la dignità, la sapienza che lo spingono alla 
trascendenza, al rapporto con Dio e con la propria anima. 
Il rapporto trascendenza- persona è il nodo centrale attorno al quale si 
restringe la questione ontologica e l’elaborato approfondisce tale 
questione attraverso il pensiero di alcuni dei più illustri filosofi- 
pedagogisti tra cui E. Lévinas, Paul Ricoeur, J. Maritain, G. 
Minichiello. 
Giunti alla conclusione del lavoro si conoscono le ragioni per cui va 
affermata la persona ma si è consapevoli che nella situazione attuale, 
essa è andata indebolendosi tanto da essere considerata una figura 
remota. Appare necessario,dunque, riproporre e promuovere il valore 
della persona, ciò potrebbe sicuramente aiutare l’uomo a colmare la 
perdita di senso tipica del nostro tempo. 
 
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            Capitolo Primo 
            Soggetto- persona: concetti, differenze. 
 
1.1 Premessa 
E’ alquanto complicato definire con esattezza la categoria di soggetto 
e quella di persona, poiché spesso nel riferirsi all’individuo si 
utilizzano entrambi indistintamente, e ciò provoca ambiguità e opacità 
non solo linguistiche ma soprattutto concettuali. 
Nel discorrere sull’uomo è opportuno parlare di “ persona”, ma per 
spiegare il perché devo operare delle chiarificazioni per fornire le 
opportune motivazioni.  
I fondamenti teorici del concetto di “persona” affondano le loro radici 
nella pedagogia cristiana. Infatti, grazie ai principi del cristianesimo 
l’uomo è diventato più consapevole dell’ “essere personale”. 
A tal proposito R. Guarini afferma: “ l’ uomo è persona, persona come 
Gestalt cioè unità formale, individualità, significato incondizionato, 
essere che si appartiene e che è il suo fine, unità che sfugge ai ceppi e 
alle frantumazioni; la sua vita in quanto spirito è garantita dal suo 
orientarsi alla verità e al bene, ossia alla giustizia e all’ amore, le sole 
norme che garantiscono la persona.”
1
 
                                                 
1
 Cfr. R. Guarini, Uno sguardo cristiano sul mondo,Ed. Messaggero, Padova, 1988. 
 14
Oggi, invece, il termine persona appartiene così intimamente al nostro 
linguaggio quotidiano al punto da venirne come deflazionato, non ci 
dice pressoché più nulla. 
E’ indubbio che stiamo vivendo un tempo piuttosto complesso, 
dominato dalla tecnica, dalla scienza, dalla mancanza di idee e valori 
stabili e forti. 
Tutto ciò contrasta con l’essenza stessa della persona. 
L’ attuale tecnologia è così potente da riuscire a controllare e 
manipolare la stessa natura umana, spingendo l’uomo a modificare il 
rapporto con i suoi simili e con l’ambiente che lo circonda.. 
L’ individuo disperso nella massa, con la speranza di riuscire ad 
edificare un nuovo mondo, vive nella modernità il tormento della sua 
debolezza e avverte la presenza di forze ostacolanti che mettono in 
pericolo la stessa umanità. 
E’ completa e approfondita l’immagine dell’uomo moderno data da 
Sabino Palumbieri che afferma: “ l’ uomo di oggi ha tutto e pur difetta 
di tutto, perché gli manca il senso di tutto. Le prolunghe elettroniche 
della mente si moltiplicano e si affinano negli innumerevoli impulsi 
digitali. Egli diventa un animale tecnocefalo. Viaggia su internet e poi 
ignora se stesso. Si sente potente nel ricercare dati e si coglie 
impotente nella sintesi dei significati. Comunica con tutto il mondo ed 
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è vittima di notizie spesso inventate da una informazione che è 
manipolazione.”
2
 
L’ uomo diventa così oggetto della tecnologia e il suo immenso potere 
va a coincidere con la mancanza di veri significati; egli non riesce più 
a rendere rilevante la propria esistenza e a costituirsi come un essere 
sapiente. Illuminante la riflessione di A. Montano : “ Si riduce ad 
essere l’avamposto del nulla.”
3
  
La riscoperta della persona è oggi una grande sfida per cercare di 
colmare il senso di inquietudine e di smarrimento in cui si trova il 
soggetto . 
Secondo G. Vico l’individuo deve riscoprire il suo essere persona per 
orientarsi in una direzione che conferisce senso e significato alla 
propria esistenza. Nelle sue riflessioni riemerge il problema dei valori, 
in quanto solo in virtù di essi si può conferire dignità alle cose e alle 
persone. Egli infatti sostiene: “L’ orizzonte valoriale è ciò senza di cui 
non solo non saremmo ontologicamente, ma è quel punto focale alla 
luce del quale prende perennemente vita l’intenzione, la tensione ad 
un valore da scoprire in virtù di un atto personale che, proprio perché 
valore anch’esso, riconosce senso e dignità alla realtà incontrata.” 
4
 
                                                 
2
 Sabino Palumbieri, prefazione a Vedere dal cuore di Maria Donnarumma D’Alessio, Gribaudi, 
Milano, 1999 cit. p.9 
3
 Aniello Montano,Camus, Ed. Messaggero, Padova, 2003 cit. p.6 
4
 Giuseppe Vico, I fini dell’educazione, La Scuola, Brescia, 1995 cit. p.86 
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Come si è detto la categoria di persona chiama in causa la pedagogia 
cristiana e quindi la presenza di Dio. 
Lo stesso M. Scheler sostiene che : “ esiste una forma di unità che è la 
persona e che la sua personalità si collega strettamente con 
l’esperienza vissuta dei valori etici e morali affermando che l’ uomo è 
persona solo alla luce di Dio, senza di che non lo sarebbe.”
5
 
Ma l’onnipotenza, l’aspirazione ad essere forti, la volontà di dominare 
il mondo, proiettano l’individuo in una posizione retorica, lontana 
dalla realtà e dalla dimensione trascendente. Il soggetto diventa Dio a 
se stesso, pensa, ricerca, vive a prescindere da Dio, costruendo un 
mondo senza valori, senza progetti a lunga scadenza, convivendo con 
l’incertezza e con il disorientamento. Non è sufficiente ritenere di 
essere cristiani senza le condizioni essenziali per esserlo. 
 
 
 
                                                 
5
 Cfr. M. Scheler, L’eterno nell’ uomo, Fabbri, Milano 1972. 
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1.2 Il soggetto. 
Non si può comprendere in modo completo ed esauriente la categoria 
di “ persona” se prima non si analizza dettagliatamente quella di 
“soggetto”. Soltanto attraverso il loro confronto possono essere 
dedotte importanti differenze, tali da rendere chiaro il primato della 
persona sul soggetto. 
Spiegare ciò che significa “ vivere da soggetto” necessita di  un lungo 
excursus storico per delinearne i contorni e tracciare un quadro 
completo della sua origine e del suo significato. 
Già nell’ Atene del V secolo con la nascita della democrazia politica si 
delinea la formazione di un soggetto racchiuso ancora nella sfera della 
pura “individualità”, concentrato nell’accrescimento del proprio 
potere e dedito ad una vita di soli piaceri; un uomo in grado di 
esprimere  la propria individualità solo nell’arte politica. 
La polis, città stato per eccellenza, risulta un terreno fertile per 
l’accrescimento della dimensione soggettiva alimentata sempre più da 
una “guerra” per l’affermazione di se. 
Già emerge dunque la graduale e progressiva perdita di senso. 
Socrate, invece cerca di attribuire un senso alla vita di comunità. 
Innanzitutto la comunità non può e non deve presentarsi come luogo 
di lotta tra gli uomini, essa al contrario deve garantire la pacifica 
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convivenza. La stessa comunità acquista importanza se si sviluppa in 
un clima costituito da equilibrio e verità. 
Raggiungere la verità non è cosa semplice anche se essa rappresenta il 
fine dell’agire stesso, un punto di riferimento sicuro e definito verso 
cui l’esistenza si dirige. La verità è una faticosa conquista e rimanda 
alla riflessione, al ragionamento, al dialogo. 
Ci accostiamo al problema del linguaggio e alle sue caratteristiche. Il 
linguaggio rappresenta un nodo da sciogliere per un’eventuale 
definizione di soggetto. 
Composto da innumerevoli segni va interpretato, una sua errata 
interpretazione può spingere il soggetto verso il vuoto, la mancanza di 
senso, l’insignificante, l’incomunicabile. Il linguaggio di oggi si 
adegua all’incertezza del tempo e sembra non affidare più alla parola 
la capacità di rilevare senso e verità. 
Bisogna invece pensare ad un linguaggio come dono dato all’uomo 
per conoscere e per conoscersi, per accostarsi e congiungersi all’altro 
uomo, per un’esistenza che afferma il collettivo e non il singolo. 
“ Il linguaggio diventa così il dominio di esistenza peculiare e lo 
specifico dominio cognitivo dell’ uomo: la storia e il tempo esistono 
solo nel linguaggio come forme di spiegazione dell’ esperienza 
immediata in cui vive il soggetto.”
6
 
                                                 
6
 Giuliano Minichiello,Autobiografia e Didattica, La Scuola, Brescia, 2003 cit. p.18 
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L’uomo è in grado di progettare creativamente la sua esistenza e si 
configura come un essere storico. La storia infatti rappresenta un 
cammino a ritroso attraverso cui il soggetto analizza se stesso e giunge 
alla comprensione della propria esistenza. Le opere storiche sono 
testimonianza della sua presenza e del suo agire in una trama di 
rapporti collettivi. La storia allora conferma e configura l’esistenza 
umana: ne è una prova tangibile. 
Heidegger definisce l’essere storicamente definito “ Dasein, esserci, 
trascendenza situata, intrecciata con le relazioni al mondo e agli 
altri.”
7
 
Il Dasein contrasta in maniera decisiva con il cogito cartesiano. 
Cartesio attraverso il cogito vuole presentare un essere autosufficiente, 
autonomo che sussiste da sé, libero da ogni tipo di dubbio, di 
esitazione, di insicurezza, vive il momento, l’istante, l’improvviso, 
evitando la possibilità di stabilità e di dimora nel tempo. E’ un 
soggetto spoglio, ridotto all’atto immediato, diretto, conservando solo 
la semplice capacità di pensare. 
Anche Paul Ricoeur si oppone al cogito, affermando che “ il soggetto 
non è ciò che scaturisce dalla coscienza immediata portando a 
supporre che io sono così come credo di essere, non quello che 
                                                 
7
 Cfr. M. Heidegger, Essere e Tempo, trad. it. Di Chiodi, Milano, 1976. 
 20
scambia il ritorno su di sé con l’ illusione di una autofondazione 
originaria e trasparente.”
8
 
Riferendoci al soggetto dunque non possiamo più parlare di cogito, di 
esperienza immediata ma Ricoeur lo definisce “ un esistente che 
scopre, che è posto nell’essersi prima ancora di porsi e di possedersi.”
9
 
Si inizia a parlare di un essere che vive con gli altri, che ha bisogno 
degli altri, all’interno di un mondo che esiste prima della sua venuta 
ma a cui è indispensabile ogni contributo singolare. 
Tale definizione può essere arricchita con le riflessioni di 
Sant’Agostino; nettamente diversa risulta essere la sua posizione. 
Sant’Agostino scopre nell’interiorità del soggetto la presenza divina e 
nell’anima ogni fondamento di verità. E’ attraverso la scoperta della 
propria anima che l’uomo scorge la figura di Dio e si costituisce come 
sua testimonianza, come sua certezza. 
L’excursus continua passando attraverso l’opera di Nietzsche che 
costituisce nella modernità una critica alla realtà del soggetto 
moderno. 
Nietzsche cerca di interpretare validamente le condizioni dell’ 
esistenza dell’uomo nel mondo, sottolineando i mali della cultura 
moderna e cercando di suggerire anche qualche rimedio. 
E’ tra queste sue riflessioni che incontriamo il problema del soggetto. 
                                                 
8
 Paul Ricoeur, Sé come un altro, trad. it. Jaca Book, Milano, 2005 cit.p.13 
9
 Ibidem, cit. p.13