In questa prospettiva e con questo spirito, con la
consapevolezza anche di un coinvolgimento emotivo non
indifferente, prende forma la mia indagine che intende
fornire una panoramica esplorativa negli studi
sull'emigrazione condotti in due fasce di anni, la prima
che va dal 1965 al 1975 e la seconda dal 1980 al 1990,
alla ricerca di una eventuale e particolare rilevanza del
soggetto; cioè se il termine primo di analisi è stato il
soggetto come categoria sociologica, se ne è stato fatto
uso e riferimento specifico.
I grandi paradigmi, le "grandi teorie" di riferimento
quali il funzionalismo, lo strutturalfunzionalismo, pur
avendo esercitato per anni il predominio negli studi
sociologici, nell'ultimo decennio sembrano non avere più
la stessa forza e la stessa pregnanza; comincia a farsi
strada e ad assumere sempre più consistenza il riferimento
al soggetto.
Non considerandolo da un punto di vista strettamente
psicologico, ma ogni singolo come sintesi originale di una
realtà in continuo movimento; ogni persona, ogni uomo che
si racconta, che si presenta, mette in luce uno spaccato
della realtà in cui vive, di cui egli stesso è partecipe
ed artefice; non è un componente, un tassello estraneo a
quello che è il quadro di riferimento, una struttura più
ampia e generale ma ne ha favorito e determinato lo
sviluppo.
Non è una molla di un ingranaggio, di un sistema più
grande e più complesso di lui, dove non abbia autonomia e
competenza.
Vive ed opera in una realtà che lui stesso ha creato.
Pur non essendo oggi di estrema attualità, gli studi
sull'emigrazione hanno conosciuto in Italia grande
sviluppo ed interesse, perche il nostro è un paese di
emigrazione. Lo stesso spirito che anima gli studi
sociali, cioè la stessa ricerca e messa in evidenza del
soggetto è stata avvertita anche negli studi sulla
emigrazione?
Ci si è veramente accorti che le modalità di
approccio al reale stavano mutando?
Ci si è mossi verso una valutazione o rivalutazione
del soggetto?
Si è operata una sorta di rivisitazione concettuale
tenendo presente come fulcro dell'agire sociale il
soggetto?
Ci si è rivolti ad uno studio e ad una analisi
mirante a centrare il soggetto nella sua forza esplicativa
carica di conflittualità, intraprendenza ed emotività?
Sono utilizzati gli strumenti, gli schemi teorici ed
interpretativi che la sociologia va oggi proponendo?
La delimitazione cronologica degli studi
sull'emigrazione italiana è stata dettata da motivazioni
personali da un lato e tecniche, documentabili e
giustificabili, dall'altro.
Il primo periodo preso in esame è costituito dagli
anni che vanno dal 1965 al 1975: è in questi anni,
soprattutto nei primi anni '60, che si ha la punta massima
di. emigrazioni verso l'Europa.
Mio padre, emigra in Svizzera proprio in questi anni.
Quella di mio padre è una figura che si prende tra
centinaia e migliaia con identiche caratteristiche: le
figure con la valigia di cartone legata con lo spago.
Dal 1958 al 1963 1.541.045 italiani varcano i confini
nazionali diretti a lavorare nei paesi europei; in
particolare in questo stesso periodo gli emigrati in
Svizzera sono 501.000, circa il 26,1% del totale
degli espatri.
L'emigrazione è utilizzata per smussare gli effetti
della disoccupazione, in contemporanea allo spostamento
massiccio di lavoratori dal Sud al Nord dell'Italia.
Il maggior contributo in termini numerici
all'emigrazione viene proprio dal Mezzogiorno; la
percentuale sul totale degli emigrati negli anni 1961-1975
considerano la provenienza regionale, si calcola attorno
al 63% per le regioni meridionali.
In questo periodo la Svizzera e la Germania
costituiscono i paesi che assorbono il numero più alto di
lavoratori italiani, anche se tra i due è la Svizzera a
costituire il polo di maggior attrazione: per "la
vicinanza del territorio, la possibilità, in realtà voluta
dalle autorità elvetiche, di identificare l'espatrio come
non definitivo, a causa di permessi di soggiorno o di
lavoro limitati nel tempo (lavoratori annuali, stagionali,
frontalieri)"
2
.
Mio padre parte in effetti alla volta della Svizzera
giusto per garantirsi la possibilità di costruire una casa
nel paese natio, fare qualche sacrificio per qualche anno
per poi tornare in patria definitivamente.
2
Monferrini, L'emigrazione italiana in Svizzera e Germani nel 1960-1975.-
La posizione dei partiti olitici, Roma, Bonacci, 1987, pg. 57.
La scelta del secondo periodo, quello dal 1980 al
1990, è stata operata con motivazioni in parte diverse.
Un altro componente della mia famiglia emigra sempre
in Svizzera nel 1981, mio fratello. Ma a me pare che egli
viva questa sua condizione in maniera completamente
diversa dalla generazione precedente.
Non è animato dallo stesso spirito di sacrificio, non
è di vitale importanza il fatto di poter un giorno
rientrare in Italia, non vive in Svizzera da straniero
escluso ed autoescludersi, ma con spirito di integrazione
e di costruzione di un tessuto sociale attorno a sè sì
particolare; è pur sempre uno straniero con qualche
difficoltà linguistica, ma compatibile con la realtà e la
quotidianità svizzera.
In quest'ultimo decennio i grandi paradigmi hanno
dimostrato la loro insufficienza a dare spiegazione a
quella che è la realtà. Una realtà in continua evoluzione,
in continuo movimento che esige una flessibilità
interpretativa, che non può esaurirsi e trovare
spiegazione in uno schema di riferimento rigido.
La teoria sociale più recente predilige posizioni ed
analisi che vanno dal particolare all'universale.
Nuove prospettive e rivalutazioni muovono gli studi
sociali specularmente a quei profondi cambiamenti che si
hanno negli assetti politici internazionali. Ci si è fatti
più attenti a problematiche quali l'immigrazione straniera
in Italia, i grandi movimenti provenienti dall'Est
europeo, proprio perchè sono balzate prepotentemente sulla
scena e con la loro gravità ed immediatezza hanno acceso e
richiesto attenzione a tutto il mondo culturale e
politico.
Andavano comunque fatte alcune delimitazioni, che
soffrono di un margine abbastanza ampio di arbitrarietà,
per restringere un campo troppo vasto da poter più
agevolmente analizzare; perchè l'emigrazione è stata
sempre tema di molteplici e svariati studi e non è quasi
quantificabile la mole di lavoro che essa ha ispirato in
tutti gli anni e in varie discipline.
CAPITOLO I
L'EMERGERE DEL SOGGETTO NELLA TEORIA SOCIOLOGICA
1.1. La sociologia classica
Per comprendere e spiegare meglio cosa oggi la
sociologia offre per lo studio della realtà umana bisogna
fare qualche passo a ritroso, ripercorrere le tappe
fondamentali del pensiero sociologico per avere un quadro
generale chiaro alla luce del quale interpretare e leggere
il presente.
La realtà che affrontiamo quotidianamente ci si offre
con dei problemi pratici, politici, economici che si sono
fatti più complessi e richiedono strumenti interpretativi
nuovi ma questi non possono nascere dal nulla, emergono da
una elaborazione critica di quelli precedenti.
"Nessuna teoria sulla società elaborata nel passato è
oggi per consenso di tutti considerata completamente
superata".
“Il pensiero sociologico sorge con la consapevolezza
che l'individuo si trova a vivere, ad agire, a pensare
all'interno di modelli parzialmente cristallizzati, i
quali sono sì il risultato dell'interazione tra gli
uomini, ma rispetto al singolo acquistano una realtà
indipendente che gli pre-esiste e lo condiziona n ogni
aspetto della sua esistenza...ci si trova dinanzi al
pensiero sociologico ogni qual volta la interpretazione
della realtà umana è data in rapporto con il contesto
istituzionale –economico, politico, familiare linguistico,
culturale, ecc. - nella convinzione che senza mettere in
luce tale rapporto la comprensione di questa realtà umana
rimane necessariamente limitata”
1
Il sociale è in ogni manifestazione dell'uomo. Esso è
costituito dai rapporti interindividuali e dal mondo delle
istituzioni.
Il pensiero sociologico non ha un suo oggetto
definiti, ma un ambito problematico: è un modo di guardare
alla realtà umana che non implica affatto la pretesa di
esaurire con la sua analisi tale realtà.
Il pensiero sociologico ha come suo ambito
problematico l'uomo in quanto condizionato socialmente.
1
Izzo, storia del pensiero sociologico. Bologna, Il Mulino, 1991, pg. 10
Animata quasi dallo stesso spirito di ricerca di
Diogene, cercherò nella storia del pensiero sociologico i
presupposti teorici, se ci sono stati, a quello che è
l'interesse che ruota oggi attorno al soggetto come
categoria di analisi sociologica; "dandosi oggi...la
tendenza...della rivalutazione degli orientamenti e
dell'intenzionalità soggettivi contro i determinismi
sociologici...Vi è la tendenza ad una rivalutazione del
soggetto individuale, dei suoi orientamenti e delle sue
intenzionalità"
2
.
2
A cura di Izzo, Il ritorno del soggetto, Roma, Bulzoni, 1990, pg. 7.