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Freud prende in considerazione pregi e difetti di ciò che hanno espresso gli 
autori che lo hanno preceduto, ne scompone i vari aspetti, li classifica e dà una 
connotazione scientifica. 
 
 La parte seconda della tesi, invece, descrive una sfaccettatura dell'essere 
folla in quanto tale, quella dell'essere ultrà. E' interessante redarre una breve storia 
del tifo organizzato, dagli albori (anni '50) fino al caso limite del derby capitolino 
sospeso dai tifosi. Il 21 marzo del 2004, all'Olimpico di Roma, era in programma la 
stracittadina Lazio-Roma. Vennero disputati appena 47' dei 90' minuti 
regolamentari e poi, per l'intervento di alcuni capi-ultrà, la gara fu interrotta. Il 
motivo dell'interruzione era una voce che si era rincorsa attraverso i settori dello 
stadio: la morte di un bambino, probabilmente ucciso dalle forze dell'ordine durante 
gli scontri tra le due tifoserie all'esterno dell'Olimpico. Alcuni tifosi della Roma 
entrarono sul terreno di gioco per parlare con il capitano giallorosso Totti, 
esortandolo a sospendere la partita e, dopo alcuni minuti di incertezza, in accordo 
con i giocatori della Lazio e con l'arbitro Rosetti si decise di tornare negli spogliatoi. 
Fu la prima (e unica) volta che un incontro di calcio venne interrotto a causa del 
“potere” decisionale di una tifoseria. 
 Prenderò in esame gli articoli riguardanti la notizia, pubblicati il giorno 
seguente su “Il Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport”. Negli articoli sono 
raccolte, oltre che alla cronaca dei fatti e molte testimonianze di giocatori e 
personaggi illustri, le sensazioni degli spettatori presenti allo stadio e alcune analisi 
in senso più globale sulla situazione del calcio nel nostro paese. 
 
 Nella terza parte, utilizzo il pensiero del sociologo di origine ebraico-polacca 
Zygmunt Bauman. Nel 1998, scrive un trattato intitolato “In search of politics” 
tradotto in italiano con “La solitudine del cittadino globale”. In questo libro, Bauman 
analizza il difficile rapporto tra sfera pubblica e privata nella società contemporanea 
e lo fa partendo dall'inquietante paradosso per il quale, malgrado la libertà 
individuale sia aumentata, è aumentata l'insicurezza collettiva. Ma in cosa consiste 
tale insicurezza? Attraverso quali modalità si manifesta? Il sociologo tratta 
l'argomento politico, mentre la mia intenzione è quella di traslare questa 
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dissertazione a livello del tifo calcistico. La curva come "refugium vitae", dunque. 
Traccio, pertanto, un profilo dell'ultrà, prendendo spunto da vari manifesti della 
filosofia ultrà reperiti nei "blog", nei "muri" di varie tifoserie italiane. 
 
 Nelle conclusioni, cerco di convogliare le definizioni teoriche sulle folle a 
livello pratico, in riferimento dunque ai gruppi ultrà.
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Parte prima: La psicologia di massa 
 
1 - "Psicologia delle Folle" (G. Le Bon, 1895) 
 
1.1 - Cenni biografici di Gustave Le Bon 
Le Bon nacque a Nogent-le-Rotrou il 7 maggio del 1841, frequentò il liceo a Tours 
e si laureò in medicina nel 1866 a Parigi. Si può considerare un "tuttologo" 
dell'epoca. Si interessò, infatti, di svariate discipline scientifiche e parascientifiche: 
dalla psicologia sociale, all'archeologia e dalla fisica all'antropologia. Fino a 
quarant'anni viaggiò moltissimo, in Europa, Asia e nel Nord Africa dove poté 
documentarsi e apprendere nozioni antropologiche e archeologiche. Morì 
novantenne a Marnes-la-Coquette il 13 dicembre 1931. 
 
1.2 - Analisi dell'opera 
Le Bon pubblica "Psicologia delle folle" nel 1895. Il testo è suddiviso in tre libri, 
preceduti da una premessa e un excursus su di un periodo storico, a cui dà il nome 
di Era delle folle. 
 Questa è la premessa scritta dall'autore per spiegare il motivo che lo ha 
spinto a scrivere un trattato psicologico sulle masse:  
 "La nostra opera precedente (Le Bon, un anno prima, aveva dato alle stampe 
"Leggi psicologiche dell'Evoluzione dei Popoli") analizzava l'anima delle razze, 
studieremo ora quella delle folle. L'insieme dei caratteri comuni imposti 
dall'ambiente e l'ereditarietà, in tutti gli individui di un popolo, costituisce l'anima di 
questo popolo. Ma quando un certo numero di uomini si trova momentaneamente 
riunito, l'osservazione dimostra che, dal solo fatto di questa vicinanza, possono 
nascere caratteri psicologici nuovi i quali si sovrappongono a quelli della razza, e 
talvolta differendone profondamente. Il loro insieme costituisce un'anima collettiva 
potente, ma momentanea. Nella storia, le folle hanno sempre sostenuto una parte 
considerevole, tuttavia mai così immensa come oggi. L'azione incosciente delle 
folle, sostituendosi all'attività cosciente degli individui, rappresenta una delle 
caratteristiche dell'età attuale. I movimenti delle folle fanno parte di quelle potenze 
misteriose che rientrano nella genesi della maggior parte dei fenomeni sociali. I fatti 
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visibili registrati dalla storia sono paragonabili alle onde superficiali che rivelano alla 
superficie dell'Oceano grandi movimenti in profondità, i quali rimangono ignorati. La 
ragione è troppo nuova nella storia dell'umanità e ancora troppo imperfetta per 
rivelarci le ragioni profonde delle cose. Dietro il meccanismo delle necessità, facili a 
percepirsi, ve ne sono di quelle che appena intravediamo e forse altre che 
nemmeno supponiamo". 
 Il primo libro si intitola "L'anima delle folle" e si divide, a sua volta, in quattro 
capitoli: caratteristiche generali delle folle e legge psicologica della loro unità 
mentale; sentimenti e moralità delle folle; idee, ragionamenti e immaginazione delle 
folle; forme religiose assunte da tutte le convinzioni delle folle. In questa prima 
parte dell'opera, l'autore spiega l'accezione psicologica del termine folla; sarebbe 
un agglomerato di uomini che possiede, come folla in quanto tale, caratteristiche 
nuove e ben diverse da quelle dei singoli individui che lo compongono. Con queste 
condizioni ciò che influenza i singoli componenti del gruppo (l'anima secondo Le 
Bon) non è più soggettivo, ma è comune a tutti, collettivo. Questo gruppo assume, 
pertanto, un comportamento omogeneo, regolato dalla Legge dell'unità mentale 
delle folle, ben diverso da quello che assumerebbero i vari componenti di esso. 
Analizza, con le conoscenze dell'epoca, le cause di questo mutamento emozionale. 
Le attribuisce all'inconscio che regolerebbe i movimenti dell'intelligenza umana e 
l'azione inconscia delle folle riesce a sostituirsi all'attività cosciente degli individui. 
Scompaiono, inoltre, spirito critico e facoltà d'osservazione. 
 I caratteri peculiari della folla sono molteplici. Oltre all'omogeneità di 
comportamento, grande rilevanza può avere la potenza distruttiva. Gli impulsi che 
subisce dall'esterno o da un capo, che si pone al di sopra di essa, sono 
incontrollabili e cancellano l'interesse personale dei singoli individui; così gli obiettivi 
si appiattiscono e anche il modo per raggiungerli perde il suo valore etico. L'anima 
della folla è irresponsabile perché, essendo collettiva, un individuo non è 
protagonista, ma è co-protagonista degli eventi. Scompare, dunque, la presa di 
coscienza e si affievolisce la differenza fra bene e male. A causa di ciò, le masse 
sono facilmente suggestionabili (sia se composte da persone colte che da persone 
incolte) e molto spesso sono vittime delle loro stesse allucinazioni. Qui l'autore fa 
alcuni esempi, ne riporto uno: "il fatto seguente é uno dei più tipici perché é scelto 
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fra le allucinazioni collettive che agiscono su una folla in cui si trovano individui 
d'ogni specie, incolti e istruiti. È riportato incidentalmente dal luogotenente di 
vascello Julien Félix, nel suo libro sulle correnti marine. La fregata Belle-Poule 
perlustrava il mare per ritrovare la corvetta Berceau da cui un violento uragano 
l'aveva separata. Si era in piena luce e in pieno sole. A un tratto la vedetta segnala 
una imbarcazione disattrezzata. L'equipaggio dirige i suoi sguardi verso il punto 
indicato, e tutti, ufficiali e marinai, scorgono nettamente una zattera carica di 
uomini, rimorchiata da imbarcazioni sulle quali si agitano segnali che invocano 
aiuto. L'ammiraglio Desfossé fece armare un'imbarcazione per correre in aiuto dei 
naufraghi. Avvicinandosi, marinai e ufficiali vedevano masse di uomini agitarsi, 
tendere le mani e udivano il sordo e confuso brusio di un gran numero di voci. 
Giunti vicino al battello, si trovarono in faccia a qualche ramo d'albero coperto di 
foglie, strappato alla costa vicina. Dinanzi a una così tangibile evidenza, 
l'allucinazione svanì". 
 Un'altra importante caratteristica delle folle è l'intolleranza, tipica delle 
credenze consolidate con la suggestione e non col ragionamento. L'individuo può 
accettare di essere contraddetto e di discutere, la folla mai. Non avendo alcun 
dubbio su ciò che per essa è vero ed essendo consapevole di essere un amalgama 
forte e potente, la folla è autoritaria e intollerante. Una, seppur lieve, opposizione è 
accolta con fischi, insulti e, spesso, stroncata con la forza fisica. La folla si sente 
autorizzata ad utilizzare la forza fisica, in quanto "gli istinti di ferocia distruttiva sono 
residui, di età primitive, assopiti nel fondo di ciascuno di noi". Un individuo si sente 
protetto dagli altri componenti, vive in un clima di impunità e non ha vincoli sulla 
libertà di utilizzo della forza.  
 Dopo aver descritto la costituzione mentale delle folle, l'autore esamina quali 
siano le credenze e le opinioni di esse. Il secondo libro si intitola: "le opinioni e le 
credenze delle folle" e anch'esso si divide in quattro capitoli: fattori remoti di 
credenze e opinioni delle folle; fattori immediati delle opinioni delle folle; i capi e i 
loro mezzi di persuasione; limiti di variabilità delle credenze e delle opinioni delle 
folle. I fattori che determinano le opinioni e le credenze sono di due specie: fattori 
lontani e fattori immediati. "I fattori lontani rendono le folle capaci di accettare certe 
convinzioni e incapaci di lasciarsi penetrare da altre.