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definire i luoghi ed il condizionamento del loro sviluppo 
imposto dalle vicende politiche del Ventennio. Sin’ora gli 
studi in campo turistico sono prevalentemente partiti dai 
presupposti socio-economici di tale fenomeno, per esaminarne 
poi le tematiche della domanda e dell'offerta o le 
motivazioni sociologiche. Da poco più di un anno, grazie alla 
disponibilità di immagini digitalizzate offerta dall'impiego 
dei nuovi mezzi audiovisivi, ha reso possibile utilizzare 
anche dei documenti filmati del Luce, prima solamente 
disponibili in formato VHS, quale fonte supplementare per 
l’indagine in questo campo. Infatti fino in tempi 
recentissimi si potevano consultare i Cinegiornali Luce solo 
presso gli archivi dell'Istituto stesso a Roma; ora invece, 
grazie soprattutto al lavoro di catalogazione dei 
cinegiornali riguardanti l’ Alto Adige effettuato dal dott. 
Giorgio Delle Donne, il Centro Audiovisivi della Provincia di 
Bolzano ha potuto realizzare la digitalizzazione di tali 
documenti, rendendone agevoli l'utilizzo e la consultazione. 
I Cinegiornali Luce hanno quindi rappresentato per questo 
studio un nuovo mezzo per accedere ad una conoscenza anche 
visiva nonché documentaria del Ventennio fascista e delle 
vicende ad esso ascrivibili. 
Infatti questi documenti filmati a volte corredati, in base 
all'anno di realizzazione, dal sonoro e dal commento 
giornalistico, consentono un approccio differenziato rispetto 
al documento storico classico ed acquistano 
contemporaneamente un valore a sè stante, divenendo in tal 
  
 
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modo strumenti nuovi della ricerca storica e rendendo altresì 
possibili ulteriori ed innovative valutazioni delle tematiche 
affrontate, nel nostro caso specifico relativamente al 
fenomeno turistico oltre alle implicazioni sociali della 
politica fascista.  
Gli otto cinegiornali dell’Istituto Luce scelti ed analizzati 
all’interno di questo studio, hanno reso possible 
un’indagine: in campo storico, sociale, geografico e 
paesaggistico. 
Hanno permesso soprattutto di stabilire un importante 
"parallelismo ottico" tra la realtà del tempo che si 
materializza nei filmati e le immagini visive attuali, dalle 
quali il nostro raffronto prende il via. 
L'utilizzazione di questi mezzi d'indagine offre nuove 
possibilità all’approfondimento della storia locale, 
soprattutto in prospettiva di un loro utilizzo 
nell'insegnamento della storia alle generazioni future, che 
di quanto esaminato non avranno più alcuna memoria diretta. 
Per quanto concerne invece le tematiche legate allo sviluppo 
turistico delle zone dolomitiche, i documenti del Luce hanno 
permesso di rilevare in maniera distinta le modificazioni che 
questo ha prodotto nel territorio, si veda per esempio la 
costruzione della rete viaria dolomitica o di importanti 
strutture alberghiere, come il Grand Hotel Dobbiaco. 
L'esistenza e l'esame di questi documenti filmati ha reso 
possibile percorrere una via innovativa rispetto ai percorsi 
precedenti che avendo a disposizione mezzi di analisi 
  
 
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tradizionali, non avevano sino a qui potuto approfondire 
alcuni aspetti particolari dell'indagine storica, quali per 
esempio quelli riferiti alla visualizzazione diretta del 
paesaggio, delle persone nonché di taluni eventi rilevanti 
per le vicende di quegli anni. Infatti, soprattutto 
relativamente alla trasformazione del paesaggio dolomitico 
che è direttamente correlabile allo sviluppo turistico, 
l'utilizzo dei Cinegiornali Luce ha aperto nuovi panorami a 
questa ricerca. 
I filmati dell’ Istituto Luce hanno rappresentato quindi la 
fonte documentaria innovativa di questo studio, alla quale si 
è attinto per rileggere visivamente gli anni dal 1918 in poi, 
per porre un termine di paragone con la situazione 
paesaggistica attuale e per meglio valutare tutta quella 
serie di implicazioni sociali e politiche correlate 
all’egemonia fascista in Alto Adige.  
Per poter effettuare questo tipo di analisi si è dovuto 
inquadrare il periodo storico-politico dell'Alto Adige 
nell'arco di tempo che va dal 1848, anno in cui Mazzini 
rivendicò l'unità territoriale dell'Italia fino alla zona 
alpina, agli anni tra il 1915-18, quando scoppiò il conflitto 
tra l'Austria e l'Italia. Si è passati poi all'analisi della 
realtà locale negli anni successivi al Trattato di St. 
Germain, in cui avvenne il definitivo passaggio all'Italia 
dei territori del Tirolo a sud del Brennero.  
  
 
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Fu successivamente nel corso del Ventennio che il regime 
fascista mise tra le linee programmatiche del suo progetto 
politico, oltre al processo di italianizzazione e 
snaturalizzazione etnica dei territori acquisiti, anche un 
radicale cambiamento della linee programmatiche della allora 
politica turistica. 
Nel capitolo secondo si sono analizzate le caratteristiche 
dello sviluppo del movimento turistico nelle zone dolomitiche 
in relazione alla diffusione della pratica dell’alpinismo 
nonché alla contemporanea costruzione dei rifugi alpini. 
Fu negli anni dal 1923 in poi che l'obbligatorietà dell'uso 
della lingua italiana imposta dal regime determinò una 
profonda trasformazione per esempio dell'associazionismo 
sociale, commerciale e sportivo, come nel caso del 
"Bauernbund" e dell'"Alpenverein". 
Proprio l'attività di associazioni come l'"Alpenverein" fu 
radicalmente condizionata dalla proibizione dell'uso della 
lingua tedesca.  
La propaganda turistica, che aveva nella pubblicazione di 
materiale promozionale una delle sue attività maggiori, 
dovette affrontare un totale cambiamento di destinazione 
della stessa. In questo contesto si inserisce lo studio della 
nascita dei rifugi alpini, legata in una prima fase al 
decisivo intervento di organizzazioni provenienti dai vicini 
stati di area tedesca come l'ÖAV (Öesterreichischer 
Alpenverein) ed il DAV (Deutscher Alpenverein).  
  
 
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Dalla successiva fusione dei due club alpini nascerà il 
D.Ö.A.V., che ebbe in quegli anni un ruolo determinante per 
il futuro sviluppo del turismo dolomitico, con la costruzione 
di moltissimi rifugi alpini, poi requisiti dallo stato 
italiano.  
La fine della prima guerra mondiale portò come conseguenza 
non solamente sostanziali modifiche degli assetti 
territoriali, ma anche dei rilevanti cambiamenti nel destino 
dei rifugi alpini. Per avere una prova diretta di quei fatti, 
sono stati esaminati alcuni documenti in lingua originale che 
si riferiscono all'espropriazione coatta, intorno all'anno 
1923, di tali rifugi alpini di proprietà delle sezioni 
austro-tedesche dell'Alpenverein e alcuni atti costitutivi 
della sezione bolzanina dell’Alpenverein.  
Il turismo in Alto Adige aveva incominciato già dalla fine 
del secolo precedente a delinearsi come fenomeno di una certa 
rilevanza per l'economia prevalentemente agro-pastorale di 
quei luoghi e per approfondire questo aspetto specifico in 
questo lavoro si è provato ad esaminare al capitolo III°, 
quello in lingua tedesca, una parte specificatamente dedicata 
all’approfondimento delle origini e delle vicende del Grand 
Hotel Dobbiaco, una delle prime e più importanti strutture 
alberghiere locali la cui storia rivela appieno l’andamento 
del turismo locale e trova anche riscontro diretto in alcuni 
documenti filmati dell’Istituto Luce.  
  
 
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Nella seconda parte di questo capitolo si sono tracciate le 
linee generali della politica fascista in Alto Adige, con 
particolare attenzione alla situazione della popolazione 
autoctona, delle sue reazioni nei confronti delle nuove 
autorità statali, del recepimento che questa riservò alle 
imposizioni del regime nonché alle profonde mutazioni che in 
seguito ai tanti decreti fascisti segnarono profondamente la 
storia sociale e politica di questa terra. 
Nell’ ultimo paragrafo del III° capitolo si è posta infine la 
questione correlata alle vicende del fascismo in Alto Adige, 
circa il reale rapporto tra la percezione da parte dei 
sudtirolesi di madrelingua tedesca, del fascismo e l’immagine 
che invece emerge di queste genti e dei territori da loro 
abitati, dai cinegiornali dell’epoca. Quanto sollecitato da 
questo quesito è stato forse il punto di riflessione più 
interessante scaturito dall’utilizzo dei cinegiornali in 
questa ricerca e a cui si è giunti a dare una risposta nella 
parte conclusiva di questo lavoro. 
Al capitolo 4° si è analizzata la reale situazione di quegli 
anni, attraverso l’esame ed il commento di quei documenti 
filmati del Luce che meglio ci permettessero di identificare 
sia i luoghi come anche le immagini caratteristiche degli 
avvenimenti contingenti nonché l’esecuzione delle istanze del 
fascismo applicate al contesto locale. 
  
 
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Si è così affrontata una prima parte generale relativa alle 
origini e alla funzione dell'Istituto Nazionale Luce 
correlato alle diverse fasi dello sviluppo del fascismo 
italiano e del valore attuale dei suoi documenti filmati, per 
definirne ulteriormente la valenza nel contesto di questo 
lavoro. A tal fine si sono isolati ed esaminati un  gruppo di 
documenti che riguardano il Trentino-Alto Adige e le sue 
località oltre ad alcuni avvenimenti rivelatori delle vicende 
di quegli anni. Nel dettaglio "Val d'Egga e Val di Fassa", 
che descrive con dovizia di particolari il percorso che 
unisce Bolzano alla vicina vallata ladina, nella quale oltre 
ai paesaggi sono facilmente riconoscibili i primi immobili 
adibiti all'accoglienza dei turisti, a Canazei e sui passi 
dolomitici Sella e Pordoi. 
Il secondo documento di questa serie, "Figli d’Italia caduti 
in terra d’Africa” è stato scelto per affrontare il tema 
dell’esaltazione mistica dei caduti in guerra e in nel caso 
specifico dei caduti di madrelingua tedesca per sottolinearne 
l’adesione al fascismo. 
Il documento “Seconda leva fascista” ci rivela la compresenza 
tra i Balilla altoatesini anche di giovani sudtirolesi, 
nonché l’intento educativo esercitato dall’Italia fascista 
nei confronti delle giovani leve pronte per l’arruolamento e 
deputate ad affrontare ogni sacrificio in nome della Patria, 
sull’esempio di quell’eroe nazionale che era stato Cesare 
Battisti. 
  
 
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Il 5° documento “Nel regno delle Dolomiti: Alto Adige” è 
esemplare per quanto concerne la descrizione e la 
presentazione dei paesaggi e delle località dell’Alto Adige, 
aveva come finalità quella di presentare ai cittadini 
italiani la bellezza di questi territori neo acquisiti e di 
sollecitarne anche la curiosità turistica. 
Il “Cinegiornale 631” è dedicato ai Littorali della Neve e 
del Ghiaccio di Ortisei. E’ questo uno dei tanti filmati 
dedicati agli eventi sportivi , della cui valenza si dirà 
all’interno della scheda specifica al capitolo 4. 
Il documento successivo denominato “Cinegiornale 740” è 
interamente dedicato alle ascensioni in montagna ambientate 
chiaramente nelle Dolomiti, all’attenzione riservata dal 
regime fascista a questa attività nonché ai suoi 
protagonisti. 
L’ultimo documento risale al periodo successivo alla seconda 
guerra mondiale, è stato scelto in quanto indicativo 
dell’attività del Luce dopo la guerra ed anche perché ci 
fornisce una particolareggiata descrizione della Bolzano post 
bellica e di come i cambiamenti politici abbiano influito 
sull’impostazione delle pellicole. La parte finale del 
filmato propone il racconto della leggenda dell'Enrosadira e 
parla del popolo dei Ladini, gruppo etnico che il regime 
fascista aveva sempre e solo catalogato come italiano, 
insieme a quello tedesco. 
  
 
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La parte conclusiva di questo lavoro è stata dedicata alla 
valutazione del ruolo dei documenti filmati dell’ Istituto 
Luce nell’ambito del tipo di ricerca svolto, sia 
relativamente alle tematiche trattate sia in rapporto al loro 
utilizzo come strumento ausiliario per l’approfindimento di 
taluni temi. Oltre a ciò si è però realizzato che per un’equa 
valutazione della storia sociale e politica del Ventennio in 
Alto Adige vanno necessariamente valutati contestualmente a 
questi presupposti storici, tutta quella serie di fatti ed 
episodi nonché risvolti sociali, che l’attuazione 
programmatica della politica fascista determinò 
progressivamente in seno alla popolazione locale. Si è 
rilevato infatti che tali vicende non emergono in alcun modo 
dai documenti filmati, pur essendo intrinseche al panorama 
sociale di quegli anni e come tali non assolutamente 
trascurabili per dare ora ed in futuro un giudizio obiettivo 
sulla storia di questa terra. 
I cinegiornali hanno quindi permesso di allargare il campo di 
ricerca su alcune tematiche, ma hanno altresì mostrato il 
loro limite in quanto prodotto e specchio di una volontà 
politica che di quell’epoca e di quelle vicende voleva 
comunque scrivere la “sua” storia, attraverso un mezzo 
sfacciatamente propagandistico.