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Introduzione 
 
Il presente studio verte sul tentativo di paragone tra il viaggio in passato e il viaggio 
contemporaneo, come anche tra il viaggio reale e quello immaginario. 
In particolare, ho scelto di esaminare gli strumenti dei viaggiatori. 
La base metodologica per tale tipo di confronto è costituita dalla fondamentale opera 
di Francesco Bacone “I Saggi”.  
Il lavoro è diviso in due parti: nella prima si descrivono il background storico e la 
nascita del viaggio come strumento di formazione; mentre nella seconda si propone 
di esaminare gli strumenti del viaggiatore dal Gran Tour ai giorni d’oggi.
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Capitolo I 
IL VIAGGIO 
1. Le origini 
1.1. L’archetipo 
 
Il concetto di archetipo è considerato da molteplici punti di vista: filosofico, 
religioso, mitico, psicoanalitico, letterario. Si tratta di  un principio universale 
immutabile, la forma preesistente e originale di un pensiero. Nella teoria 
psicoanalitica di Carl Gustav Jung il concetto di archetipo si riferisce a una 
rappresentazione mentale primaria, che fa parte dell’inconscio collettivo. È il 
prodotto delle esperienze primordiali dell’umanità relative agi aspetti fondamentali 
della vita. L’inconscio collettivo è impersonale e universale invariabile e regolare. 
Lo troviamo espresso nel linguaggio del mito e della psicologia arcaica e trova il suo 
fondamento nel corpo. Gli istinti sono dei modi tipici di agire e sono caratteristici del 
comportamento umano. Gli archetipi sono modi tipici di comprensione e di 
percezione da parte dell’uomo. Questi stabiliscono la connessione per cui le cose si 
evolvono, si relazionano e si fanno più complesse, uniscono spirito e natura, corpo e 
mente, l’io e l’universo. 
 
L’arte cerca di imitare la natura visibile e l’arricchisce con riflessioni, ma il pensiero 
non può essere l’unico oggetto di un’opera d’arte, perché ciò la renderebbe 
puramente tecnica. L’artista deve essere in grado di esercitare la libertà di concepirsi 
il mondo secondo la propria esperienza spirituale  e imprimere la sua opera di 
sentimenti e di emozioni. Come il Dio dopo aver plasmato Adamo, gli dona il soffio 
della vita, così anche l’artista deve essere in grado di dare al dipinto o alla scultura 
un’anima. Alla perizia tecnica e alla ricerca letteraria e filosofica, si aggiunge 
l’esperienza metafisica dello scultore. Federico Severino ha osservato che, per 
compiere il viaggio simile a quello di Ulisse, non è necessario spostarsi fisicamente. 
Il viaggio di Ulisse può essere effettuato da ognuno mentre attraversiamo la strada e 
guardiamo per terra. È un fenomeno che ha luogo anche quando leggiamo o 
scriviamo un libro. L’artista è come un demiurgo che crea una copia di un mondo 
ideale, dandole un’esistenza propria. Reinterpretando ciò che osserva e traducendo 
l’esperienza del vissuto nelle proprie opere lo scrittore descrive il mondo con le
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parole, e mentre lo scultore sceglie un solo istante che da spazio alla fantasia e lo 
plasma con le sue mani. L’artista imprime i propri sentimenti nell’opera d’arte e 
rende visibili i diversi stati d’animo in un unico atto. L’arte figurativa racchiude in sé 
la storia personale dell’artista che la crea.  
Il maestro vedantico Nisargadatta Maharaj notava: “Perché inventarsi schemi di 
genesi, di evoluzione e di distruzione universale? Il mondo è dentro di me. Io non gli 
appartengo né ho bisogno di racchiudermelo in uno schema mentale”.
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Il viaggio ha sempre rappresentato un’esperienza unica, la possibilità di entrare a 
contatto con mondi diversi: conoscere le tradizioni e la mentalità di altri paesi, 
arricchirsi culturalmente. Il viaggio inteso come spostamento fisico da un luogo 
all’altro, non ha così grande importanza come il viaggio della mente e dell’intelletto. 
L’artista, pur visitando altri luoghi, crea nell’intimità del proprio studio. Anche lo 
scrittore, nel momento in cui scrive un testo, si distacca dal mondo circostante e 
prende come punto di riferimento il proprio vissuto e l’esperienza personale. 
																																																								
1
 E. ZOLLA, Archetipi, Venezia 1988, cit., pp.15-16.
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Figura 1: Pietro Aquila dopo Annibale Carracci, fresco in Camerino Farnese, Ulisse e le 
sirene,  XVII sec. 
 
 
 
Figura 2: Ulisse e i suoi uomini che lottano contro Scilla, illustrazione dell'Odissea del 1880.
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1.2. Il viaggio in filosofia e psicologia 
1.2.1. Il sogno 
Anche il sogno può essere considerato come un viaggio, in particolare come il 
viaggio alla scoperta del proprio Io. 
Prima di Aristotele gli antichi ritenevano che il sogno non nascesse dalla psiche del 
sognatore ma da un’ispirazione di origine divina. Si distinguevano sogni veraci, 
preziosi, mandati al dormiente per metterlo in guardia o predirgli il futuro, e sogni 
vani, ingannevoli e futili, volti a confonderlo o a portarlo a perdizione. 
Anche secondo gli antichi il contenuto onirico dipendeva dalla vita: 
P. Radestock in Schlaf und Traum scriveva:
Quando, prima della sua campagna contro la Grecia, Serse era combattuto tra il 
parere dei suoi consiglieri che tentavano di distoglierlo dall’impresa, e i sogni che lo 
spronavano continuamente, Artabano, il vecchio razionale interprete di sogni 
persiano, gli disse giustamente che le immagini oniriche contengono in genere ciò 
che l’uomo già pensa nella veglia.
2
 
Nei due scritti di Aristotele sul sogno (De divinatione per somnium e De somnis), 
esso è diventato l’oggetto della psicologia: non è inviato dalla divinità, e la sua 
natura non è divina, esso non proviene da una rivelazione soprannaturale, ma dalle 
leggi dello spirito umano, che è però affine alla divinità. 
2
 P. RADESTOCK, Schlaf und Traum, Lipsia 1879, p.134.
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Nel poema didascalico di Lucrezio De rerum natura si spiega:  
Il riposo dell’anima e dei sensi non è mai, per quanto profondo sia il sonno, 
completo. Esiste una sorta di visione interna, la cui causa deve essere fatta risalire 
ai simulacra, particelle impercettibili che, staccandosi dai corpi, producono 
sollecitazioni sui sensi, da cui derivano la vista, l’odorato, l’udito ed anche i sogni...  
Nel poema (IV, 962- 967) si trova il passo seguente:  
Et quo quisque fere studio devinctus adhaeret 
aut quibus in rebus multum sumus ante morati 
atque in ea ratione fuit contenta magis mens, 
in somnis eadem plerumque videmur obire; 
causidici causas agere et componere leges, 
induperatores pugnare ac proelia obire… 
nautae contractum cum ventis degere duellum, 
nos agere hoc autem et naturam quaerere rerum semper 
et inventam patriis exponere chartis. 
 
E all’attività a cui ciascun legato si dedica o le cose su cui ci siamo molto 
intrattenuti prima e più tesa è stata in quello studio la mente, le medesime cose per 
lo più sembriamo praticare in sogno; gli avvocati trattare cause e mettere insieme 
leggi, i generali combattere e affrontare battaglie, i marinai combattere la guerra 
ingaggiata con i venti, noi poi fare questo e indagare sempre la natura delle cose.
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Qualsiasi cosa il sogno ci presenti, esso trae il proprio materiale dalla realtà e dalla 
vita intellettuale che da questa realtà si sviluppa. 
Ogni sogno si rivela come una formazione psichica densa di significato, che va 
inserita in un punto determinabile dell’attività psichica della veglia. 
A tal proposito ricordiamo L’interpretazione dei sogni di Freud, che ci si rivela come 
un’avventura intellettuale di grande valore e indica una svolta nella storia della 
psicoanalisi. 
L’interpretazione dei sogni è in realtà la via regia per la conoscenza dell’inconscio, 
il fondamento più sicuro della psicoanalisi e il campo in cui ogni praticante deve 
maturare il proprio convincimento e perseguire il proprio perfezionamento.
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La credenza popolare attribuisce al sogno capacità divinatorie da cui si possono 
trarre auspici per il futuro. L’interpretazione dei sogni era destinata a diventare uno 
strumento per l’analisi psicologica delle nevrosi; in seguito la comprensione 
approfondita delle nevrosi ha reagito a sua volta sulla concezione del sogno.  
Attraverso la propria esperienza S. Freud ha colto l’importanza e l’ampiezza del 
simbolismo nei sogni. Infatti, nemmeno per lo scienziato come Sigmund Freud è 
stato possibile comunicare i sogni senza rivelare agli estranei fatti intimi della 
propria vita. 
Dal punto di vista psicologico l’archetipo dell’eroe è rappresentato da ciò che Freud 
ha chiamato l’Io, cioè quella parte della personalità che separa dalla madre e che si 
considera distinta dal resto dell’umanità. L’identità personale pensa di essere staccata 
dal resto del gruppo e il viaggio che intraprende è quello della separazione dalla 
famiglia o dalla tribù, equivalente al distacco del bambino dalla madre. L’Io ricerca 
la propria identità e compiutezza ed è questo il processo che ci trasforma negli adulti.
																																																								
3
 Lettera a Fliess del 28 maggio 1899, in Lettere, p. 390.
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Il lavoro psicologico affrontato da noi è l’unione degli aspetti della nostra 
personalità, i personaggi nei nostri sogni, gli amanti, gli amici, gli alleati e i traditori, 
i maestri e le guide, ecc., in un’unità completa ed equilibrata.  
 
Ognuno di noi deve essere attivo e tenere sotto controllo il proprio destino: superare 
gli ostacoli e raggiungere gli obiettivi, acquisire consapevolezza e saggezza. 
 
Più viviamo, più chiaramente capiamo che la vita non è il punto di arrivo, ma il 
percorso alla ricerca della verità, comprensione, felicità.  
Nonostante possiamo considerare i nostri sogni di essere dei viaggi, talvolta i nostri 
viaggi reali sono paragonabili ai sogni più spettacolari.  
In molti casi lo spostamento nel sogno da un punto all’altro è dettato dal bisogno di 
completare un determinato compito. Esso diventa una prova con le difficoltà che 
appaiono sia lungo il tragitto che nell’utilizzo dei mezzi.  
 
In ogni caso, importante è conoscere la destinazione e osservare i compagni di 
viaggio: il viaggio onirico è la meta individuale, per questo motivo è opportuno 
analizzare l’interazione con le persone conosciute ed estranee, o le immagini 
mistiche che si incontrano lungo il percorso. Ciò che noi facciamo nei sogni spesso 
caratterizza i nostri rapporti con le persone nella vita reale. 
 
Dai sogni è possibile dedurre se siamo determinati, attivi, fortemente entusiasti, 
coinvolti nell’avventura, motivati, oppure riluttanti, pieni di dubbi ed esitazioni, 
passivi, bisognosi di essere motivati. 
Varia anche il modo in cui superiamo gli ostacoli: qualcuno affronta quest’ultimi 
direttamente, qualcuno utilizza l’astuzia, qualcun altro cerca l’aiuto all’esterno. 
 
Il viaggio è il tentativo simbolico della ricerca dell’equilibrio e del proprio posto in 
questo mondo, essendo un viaggio la ricerca archetipica del vero Io. 
L’animo umano raramente si trova in uno stato di quiete e quest’ultimo è uno dei 
mezzi per ritrovare la pace dei sensi.  
Nella vita di tutti i giorni tale tensione si esprime nel desiderio dei cambiamenti e 
nella separazione del proprio Io dalle aspettative altrui.