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Capitolo I 
Il sistema creditizio 
 
1.1  Per cominciare: cenni storici 
La nascita della banca commerciale appartiene alla storia italiana del periodo 
rinascimentale, infatti le prime banche moderne nacquero nel 1400 in Italia:  
precisamente nel 1406 a Genova nasceva il Banco di San Giorgio, nel 1472 la Banca 
Monte dei Paschi di Siena che è la più antica banca al mondo ancora in attività 
(all‟inizio era un Monte di Pietà) e nel 1473 la Rolo Banca, che noi ricordiamo col 
nome di “Rolo Banca 1473”, e che operò in autonomia per oltre cinque secoli fino al 
2002, anno in cui si è fusa con altre banche in Unicredit banca spa; inoltre tra i banchieri 
più famosi di quei tempi vengono ricordati i Medici, paragonati, per il prestigio 
ottenuto, ai Rothschild e ai Morgan delle epoche successive. 
L‟attività connessa all‟intermediazione del denaro ha comunque origini ancora più 
remote. Già all‟epoca dell‟antica Roma erano molto diffusi i cambiavalute, di fatto 
indispensabili considerata la numerosa tipologia di monete in circolazione; e abbiamo 
testimonianze storiche di una sviluppata attività bancaria, nella forma sia di prestiti a 
breve e medio periodo, crediti al “consumo” per piccole esigenze, sia di finanziamenti 
più consistenti ai potenti e ai re. 
Ulteriori testimonianze relative all‟uso delle monete4 e alle prime forme di deposito si 
trovano anche nella civiltà greca: allora non esistevano le banche così come oggi le 
possiamo immaginare, ma venivano utilizzati i templi, luoghi considerati inviolabili per 
la loro sacralità, e pertanto da sempre utilizzati come deposito sicuro dei valori delle 
città; lo stesso avvenne anche a Roma: per esempio il Tesoro (aerarium) era conservato 
nel tempio di Saturno. 
Anche nella longeva civiltà egiziana, dall‟epoca faraonica ai secoli bizantini, grazie alla 
documentazione papiracea, è possibile trovare la descrizione di numerosi contratti, 
querelle giudiziarie, compravendite, affitti, eredità, ma anche vere e proprie 
                                                          
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 L’invenzione delle monete viene fatta risalire dalla tradizione al VII sec. A.C. a opera di Gige, re di Lidia.  
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documentazioni di prestiti, nonostante la mancanza della moneta in epoca faraonica5.  È 
logico supporre che la forma scritta veniva riservata alle operazioni più importanti, ed è 
interessante notare come queste fossero connesse alle attività economiche dell‟epoca: i 
prestiti potevano riguardare per esempio viaggi navali e quindi operazioni mercantili, di 
essi veniva stabilita la durata e i termini, spesso ai viaggi prendeva parte un servo del 
prestatore quale testimone della spedizione. 
Tornando alla banca, lo stesso termine è derivabile dalla parola “banco”, presso e sul 
quale i prestatori di denaro svolgevano la propria attività. Gli autori latini ce li 
descrivono seduti dietro al loro banco, spesso coperto da un drappo verde per meglio far 
risaltare il colore della loro merce: le monete6.  
Il periodo alto-medioevale rappresentò una fase di declino per l‟attività bancaria, sia per 
il generale rallentamento degli scambi, sia perché i prestiti confliggevano con le 
obiezioni religiose all‟usura7. 
 Nel basso Medioevo, con la ripresa dei commerci sorge l‟esigenza di ottenere 
disponibilità monetarie, tipicamente in forma di “lettere di credito” simili a moderne 
cambiali o, secondo la forma, a degli assegni. Questo limitava il rischio di portare con 
sé ingenti somme di denaro, a causa delle strade poco sicure e della possibilità non tanto 
remota di essere vittime di furti. 
A quest‟epoca risale, ad opera degli italiani, il più famoso e ancor oggi utilizzato 
metodo contabile della partita doppia, di cui il famoso veneziano Luca Pacioli fu uno 
dei primi divulgatori. Lo sviluppo delle tecniche di contabilità rese necessario 
soppiantare l‟utilizzo dei numeri romani con i più pratici numeri arabi, la cui 
affermazione è attribuita anche qui ad un noto italiano,  il cui nome è più ricordato per 
la ben nota “successione di Fibonacci”8 : Leonardo Fibonacci, autore del Liber  abaci 
                                                          
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 Esisteva “l’impiego d’una unità ideala di valore merceologico e d’una premoneta costituita da masselli 
d’oro, argento e rame di peso determinato”: S. Curto, L’Egitto antico, Torino 1974, pag. 18. 
6
 Dosi A., Schnell F., I soldi nella Roma antica. Banchieri e professioni, affari e malaffare, Mursia, Milano 
1993, pag. 34. 
7
 Galbraith J.K., La moneta. Da dove viene e dove va, A. Mondadori, Milano 1976, pag. 29. 
8
 AAVV (a cura di Castronovo V.), Storia dell’economia mondiale. Part.1 Dall’antichità al medioevo, 
Editori Laterza, Bari 1996, pag. 511. 
 
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con il quale introduce il sistema numerico decimale indo-arabico e i principali metodi di 
calcolo ad esso relativi. 
Il processo con cui le banche “creano” denaro risale anch‟esso a questo periodo. Dal 
momento che la moneta depositata poteva essere utilizzata e trasferita altrove come 
contante, si scoprì che con un‟ulteriore scrittura si poteva trasferire ad un altro cliente 
un prestito tratto da quel deposito, e lucrarci ovviamente un interesse. Il fatto che il 
prestito generasse un ulteriore deposito e che entrambi potessero essere prestati a terzi 
fu certamente una delle prime e fondamentali innovazioni finanziarie, cui oggi diamo il 
nome di moltiplicatore dei depositi, fondamento del successivo sviluppo delle attività 
bancarie. 
 
 
1.2  Antico e moderno 
Per concludere questa breve e, necessariamente succinta panoramica storica alla ricerca 
della nascita, non della moneta, bensì dell‟intermediazione finanziaria, si riportano 
alcuni esempi a dimostrazione di come alcune pratiche odierne trovino antiche e, forse 
inaspettate, analogie. 
Spesso si paragonano le attuali banche, soprattutto le loro sedi o filiali di prestigio, alle 
antiche cattedrali: “…l’atrio sembra la navata centrale e sulle parti laterali i vari 
sportelli possono essere scambiati per dei confessionali (…) nel sottosuolo le casseforti 
sono custodite in una specie di cripta”9, certo il paragone è giustificato, se pensiamo 
che le prime forme di deposito erano proprio, come abbiamo visto, presso i templi. 
Durante lo sviluppo commerciale del XIII secolo alcune operazioni di finanziamento 
venivano remunerate, invece che con un interesse direttamente con una quota del 
profitto. In questo modo si realizzava quella che oggi chiameremmo “partecipazione al 
capitale di rischio”, o più propriamente venture capital 10.  
                                                          
9
 Cfr. Dosi A., op.cit., p. 37 
10
 Il venture capital designa l'apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l'avvio 
o la crescita di un'attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Spesso lo stesso nome è dato ai 
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Sovente in questi casi un membro dell‟organizzazione del finanziatore prendeva parte 
alla direzione dell‟impresa, venendosi a realizzare una sorta di controllo preventivo a 
garanzia della buona riuscita dell‟operazione, nonché per evitare la distrazione dei 
capitali dagli obiettivi iniziali, situazioni queste che possiamo ritrovare in molte 
composizioni dei board, o comitati esecutivi delle grandi società dei nostri tempi. 
Anche in epoche antiche i banchieri potevano fallire: Cicerone testimonia nei suoi scritti 
della banca degli Egnatii, coinvolta in uno dei primi fallimenti a seguito delle guerre 
civili, e, nel medioevo, dal momento che anche i re chiedevano ingenti prestiti per 
finanziare le guerre o per le proprie spese, poteva certamente capitare che questi non  
saldassero i loro debiti, determinando il fallimento dei banchieri.  
Per esempio nel secolo XIV il re Edoardo III d‟Inghilterra si rifiutò di pagare ai 
banchieri fiorentini Bardi e Peruzzi oltre un milione di fiorini d‟oro, provocando un 
crollo che coinvolse numerose altre compagnie toscane. 
Certo non si poteva più applicare in questi casi quello che succedeva nell‟antichità: il 
fenomeno della schiavitù per debiti. Per esempio le leggi romane erano particolarmente 
severe nel regolare il rapporto tra debitore e creditore. Come nel tempo attuale, la 
legislazione romana disciplinava il rapporto di prestito come una vera e propria 
obbligazione11 che dava al creditore il diritto di esigere, alla scadenza determinata, la 
restituzione della somma maggiorata degli interessi, a pena di gravi sanzioni.  
Accadeva che il debitore troppo povero per ottenere un prestito, come oggi, anche allora 
solitamente garantito da beni materiali, non aveva altro da ipotecare che il proprio 
corpo. Tralasciando i casi di soddisfacimento più cruenti (prima  delle leggi delle dodici 
tavole12 il creditore poteva addirittura uccidere l‟insolvente), poteva accadere che il 
debitore perdesse la libertà il giorno della scadenza del prestito, divenendo schiavo13 del 
creditore (per un periodo comunque temporaneo). In tal modo poteva riscattare il 
                                                                                                                                                                          
fondi creati appositamente, mentre i soggetti che effettuano queste operazioni sono detti venture 
capitalist.  
11
 Nexus ovvero obbligato era così chiamato il debitore. 
12
 Corpo di leggi del diritto romano del 450 A.C. 
13
 La schiavitù per debiti fu abrogata a Roma alla fine del IV secolo A.C. ancora prima ad Atene all’inizio 
del VI secolo A.C. ad opera di Solone, che liberò chi si trovava in quella condizione e fece anche 
riscattare gli schiavi finiti in vendita all’estero: Giannelli G., Trattato di storia greca, Tumminelli Ed., 
Roma 1967, p. 149. 
9 
 
proprio debito lavorando per un tempo determinato e proporzionale, ma succedeva 
talvolta che l‟insolvente per potersi liberare dal debito cedesse i figli come schiavi al 
proprio posto. 
Nell‟Egitto tardo tolemaico e romano, peraltro, per una particolare categoria di debitori 
(i cosiddetti “persiani della discendenza”), veniva riconosciuto al creditore l‟immediato 
diritto di “arresto” fino all‟estinzione del debito.14 
 Mutatis mutandis per poter comprare casa in alcune città giapponesi, da qualche anno 
non bastano più i classici mutui di 20, 30 o 40 anni, e così sono stati introdotti mutui 
trans-generazionali della durata anche di 80 anni. Con l‟eredità, oltre alla casa, i figli e 
poi anche i nipoti, subentreranno nei mutui, e dovranno pertanto lavorare per saldare i 
debiti dei loro avi ! 
 
 
1.3 Evoluzione del sistema creditizio 
Come s‟è detto i primi banchieri furono italiani: genovesi, fiorentini, pisani e veneziani 
espansero la loro attività tra il XII e XIII secolo sino alle, allora lontane, terre francesi, 
spagnole e inglesi. 
Nei secoli XV-XVI nascono un po‟ ovunque in Italia diverse compagnie bancarie: oltre 
alle già citate genovesi Banco di San Giorgio,  Monte dei Paschi di Siena e Rolo Banca 
1473, a Milano nel 1593 il Banco di Sant‟Ambrogio, a Napoli (da un Monte di Pietà 
fondato nel 1539 che aprì una cassa di depositi nel 1584) il Banco di Napoli, il “più 
famoso istituto di credito d‟Europa”15, e successivamente diversi Monti di Pietà16, sorti 
con l‟intenzione di venire incontro a temporanee esigenze finanziarie per persone 
appartenenti alle fasce più deboli della popolazione. 
                                                          
14
 Montevecchi O., La papirologia, SEI, Torino 1973, pag. 227. 
15
 Rota P. da “Historia” nr. 46 settembre 1961 
16
 Ancor oggi nelle principali città italiane si trovano gli antichi palazzi in cui avevano sede i Monte di 
pietà