Introduzione
Questa tesi è il risultato di un' analisi del discorso democratico americano, sia dal punto di vista 
linguistico che argomentativo.
Il testo si articola in cinque capitoli, ciascuno dei quali volto a definire un aspetto dell'analisi che 
questo elaborato si propone. Nel primo capitolo si procederà all'esposizione degli obiettivi del testo, 
alla citazione delle fonti su cui si è svolta la ricerca teorica, e all'introduzione di alcuni concetti di 
base. Nel secondo capitolo, si esporranno l'origine e la tipologia dei materiali su cui questa analisi si 
basa, i metodi applicati e i passaggi pratici svolti per il conseguimento di dati scientifici. Nel terzo 
capitolo, le scelte e i metodi introdotti nel capitolo precedente, daranno vita appunto ad una serie di 
risultati,  di  cui  seguirà  un'analisi  linguistica.  Successivamente,  nel  capitolo quarto,  verrà  svolta 
un'analisi  argomentativa  delle  espressioni  evidenziate  nel  capitolo  precedente.  Nel  capitolo 
conclusivo si provvederà a compiere un sunto di quanto emerso nei capitoli precedenti del testo, 
corredato da alcune riflessioni personali sui contributi di alcuni autori, essenziali allo svolgimento 
dell'analisi compiuta.
Muovendo da alcune teorie di Partington e Sinclair, questo elaborato si prefigge l'obiettivo di 
analizzare,  dal  punto  di  vista  linguistico-argomentativo,  il  discorso  democratico  americano, 
attraverso l'analisi della produzione discorsiva di due presidenti statunitensi del calibro di John F. 
Kennedy e Bill Clinton. Per quanto riguarda l'analisi linguistica, si è cercato di applicare le nozioni 
apprese in Partington(1998) e Sinclair(1991), al fine di evidenziare, qualora presenti, usi particolari 
della lingua, sotto forma di pattern o di collocazioni significative. L'estrapolazione di questi aspetti 
particolari della lingua, è stata svolta applicando la linguistica computazionale all'analisi del testo 
come unità sovra lessicale, creando due corpus di discorsi presidenziali di Kennedy e Clinton. 
Il desiderio di svolgere questo tipo di analisi nasce principalmente dalla curiosità di vivere in 
prima persona l'applicazione a livello pratico di  alcuni studi di  linguistica dei corpora svolti  in 
ambito accademico. La frequentazione di due corsi universitari, uno incentrato sulla linguistica dei 
corpus, e l'altro sull'analisi dei generi, hanno suscitato in chi scrive il desiderio di approfondire sia 
le  conoscenze  in  ambito  di  corpus,  sia  le  conoscenze  in  ambito  di  analisi  di  genere,  con  una 
particolare predilezione nei confronti del discorso politico. 
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La scelta di focalizzare la propria analisi sui discorsi di Kennedy e Clinton, è nata invece un po' 
per scelta personale e un po' per cause di forza maggiore. Inizialmente infatti, il lavoro si prefiggeva 
l'obiettivo di descrivere più generalmente il discorso politico americano, attraverso i discorsi dei 
presidenti Clinton, Bush e Obama. L'impossibilità a perseguire questo obiettivo, che verrà spiegata 
nel dettaglio all'interno del secondo capitolo, ha dato vita all'intuizione di focalizzare maggiormente 
l'ambito dell'analisi, restringendo il campo dal discorso politico in generale, alla lingua discorsiva 
propria di un determinato partito politico. Da qui, la scelta di identificare Clinton e Kennedy come 
soggetti finali dell'analisi da svolgere: buon numero di testi disponibili, stesso partito politico e la 
possibilità  di  valutare  anche  le  eventuali  differenze  diacroniche,  hanno  reso  particolarmente 
appetibili i due presidenti ai fini della stesura di questo elaborato.
 Dal punto di vista dell'analisi vera e propria, alla base del lavoro c'è l'applicazione dell'approccio 
linguistico di Partington e Sinclair, unitamente alla volontà di indagare la lingua oggetto dell'analisi, 
cercando di cogliere e approfondire ogni aspetto linguistico-argomentativo, riscontrato durante lo 
svolgimento del lavoro, con una particolare predilezione per quegli aspetti forieri della personalità e 
delle opinioni degli oratori. Per quanto riguarda la parte prettamente argomentativa dell'analisi, si è 
andati ad indagare i corpus attraverso le parole chiave, alla ricerca delle metodologie argomentative 
sfruttate dai due presidenti, secondo le tipologie riconosciute da Plantin, Micheli e Zarefsky.
 
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1. Le teorie e i concetti di base
In questo capitolo verranno illustrate le teorie e gli autori che hanno contribuito a sviluppare le 
conoscenze necessarie allo svolgimento dell'elaborato.  Verranno inoltre introdotti alcuni concetti 
chiave in ambito linguistico-argomentativo, propedeutici alla conduzione di un'analisi linguistica 
autonoma.
1.1. Sinclair e Partington: la linguistica dei corpora 
Una  prima  infarinatura  in  tema  di  linguistica  computazionale  e  analisi  dei  corpora  è  stata 
conseguita  attraverso  la  lettura  di  “Patterns  and Meanings”,  di  Alan Partington  e  di  “Corpus,  
Concordance, Collocation”, di John Sinclair.
Nell'introduzione  al  testo,  Partington  fornisce  una  definizione  del  concetto  di  corpus  e  una 
descrizione generale della funzione che l'analisi dei corpora svolge in ambito linguistico. Attraverso 
le parole di W. Nelson Francis, citate da Partington, apprendiamo che il corpus è “a collection of 
texts assumed to be representative of a given language, dialect or other subset of language, to be 
used for linguistic analysis”. Partington procede poi nell'elencazione di alcune tra le principali aree 
di utilizzo dei corpus in analisi linguistica. Tra questi appaiono lo studio della lingua parlata, lo 
studio del lessico e della lessicografia, nonché lo studio di registri linguistici specifici. Nei primi 
capitoli,  Partington introduce il concetto di  collocazione, basilare ai fini della comprensione dei 
capitoli seguenti. Di grande utilità per la stesura di questo elaborato è stato però il capitolo 4,  in cui 
vengono introdotti i termini connotation e semantic prosody. Con il termine connotation, si intende 
principalmente il vero valore comunicativo di una parola o espressione, che va spesso al di là della 
definizione generica del termine stesso, veicolando vari aspetti della personalità, della provenienza, 
dei  valori  e  delle  convinzioni di  chi ha pronunciato o scritto la parola  o l'espressione presa ad 
esame.  Strettamente  collegata  alla  connotazione  è  la  prosodia  semantica,  termine  coniato 
originariamente da Sinclair di cui Partington mostra un esempio di applicazione pratica attraverso lo 
studio  del  termine  commit.  Le  parole  con  cui  Partington  apre  il  paragrafo,  seppure  non 
espressamente,  costituiscono una sorta  di  definizione del concetto  di  semantic  prosody.  Ovvero 
quando “a favourable or unfavourable connotation is not contained in a single item, but is expressed 
by that item in association with others, with its collocates”.
Andando avanti nello studio del testo, Partington spiega come sia possibile applicare l'analisi 
delle  concordanze  all'analisi  della  sintassi,della  coesione  del  testo  e  anche  della  “unusuality” 
nell'uso della lingua.
Se “Patterns and Meanings” ha il merito di aver spiegato i concetti base della linguistica dei 
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corpora,  “Corpus,  Concordance,  Collocation”  ha  fornito  gli  strumenti  indispensabili  alla 
realizzazione dei corpus necessari all'analisi linguistica del discorso democratico.
Il testo è un vero e proprio manuale, in cui il linguista inglese descrive in modo dettagliato le 
tecniche  atte  alla  creazione  di  un  corpus  e  alla  sua  analisi.  In  questa  sede,  Sinclair  insiste 
sull'importanza di seguire dei criteri scientifici fondamentali nella creazione di un corpus, tra cui 
l'importanza della omogeneità dei testi, i quali devono appartenere ad un solo genere testuale, e 
l'importanza  della  trasparenza  nella  trascrizione,  che  si  tratti  di  testi  in  formato  cartaceo  o già 
digitalizzati.  Qualora  i  criteri  esposti  da  Sinclair  non  venissero  rispettati,  verrebbero  minate 
l'integrità e il valore scientifico del corpus creato, invalidando l'analisi che da esso deriva. 
Come verrà menzionato più avanti nel capitolo “Materiali”, per la formazione dei tre corpus, 
oggetto  dell'analisi  che  questa  tesi  si  propone,  sono  stati  seguiti  i  criteri  stabiliti  da  Sinclair 
nell'opera citata, scegliendo con cura la tipologia e l'origine di ogni testo inserito.
Lo spunto per l'applicazione pratica delle teorie esposte nell'opera citata, viene invece da un 
capitolo di Trust the Text, in cui il linguista inglese dimostra chiaramente come la lingua non venga 
completamente descritta da vocabolari, dizionari e glossari. In questa sede, viene ribadito il concetto 
secondo  cui  la  lingua,  strumento  vivo  di  comunicazione,  viene  continuamente  aggiornata  e 
modificata attraverso l'uso continuo e personale che ne fanno i parlanti. Ciò rende impossibile a 
qualunque strumento tradizionale la registrazione di ogni sfumatura, di ogni uso particolare che di 
essa  viene  fatto,  sia  esso  grammaticale  o  meno,  fino  all'effettivo  riconoscimento  da  parte  di 
dizionari e testi di grammatica, il quale avviene solo quando la quasi totalità dei parlanti “accetta” 
universalmente un nuovo fenomeno o una nuova sfumatura di significato. 
In  “The lexical  Item”1 Sinclair  si  riferisce principalmente al  significato delle  parole,  e  pone 
l'attenzione sulle difficoltà di un parlante non nativo di una lingua di rintracciare il  vero uso di 
queste attraverso gli strumenti canonici. Il linguista affida la spiegazione di questo concetto allo 
studio del caso del termine budge, svolta nel capitolo citato. Con questo esempio pratico, Sinclair, 
introduce i concetti di semantic preference e semantic prosody, evidenziando come ad una attenta 
analisi delle collocazioni del termine budge, appare chiara una prosodia del tutto negativa, che non 
viene affatto registrata dai comuni dizionari, i quali si limitano a proporre un significato generico 
del  termine,  tacendo  qualunque  riferimento  alla  effettiva  capacità  comunicativa  della  parola. 
Capacità che però non sfugge ai parlanti, i quali scelgono accuratamente, anche se spesso in modo 
inconscio,  il  termine  budge per  indicare  qualcosa  che  si  vorrebbe  che  si  muovesse  ma  che 
effettivamente non si muove, a dispetto della volontà di chi lo osserva. Calandosi nel punto di vista 
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 Sinclair, J. “The lexical item”, from Sinclair, J. 2004 “Trust the text”
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