Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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prevede il pagamento delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie. 
Tutt’ora sono all’avanguardia nell’adozione di strumenti che 
tassativamente permettono allo Stato di controllare l’appropriatezza del 
“setting assistenziale” nell’erogazione delle prestazioni da parte delle 
strutture sanitarie. 
Tra questi strumenti troviamo la guida Prevention Quality Indicator (PQI) 
dell’Agency for Healthcare Research and Quality statunitense la quale, 
prevedendo una serie di “indicatori sentinella”, mette in evidenza  
l’assenza di una buona qualità dell’assistenza sanitaria erogata sia a livello 
ambulatoriale che territoriale. 
Questi indicatori sono utilizzati per valutare la “presa in carico” 
(continuità assistenziale) dei pazienti con patologie cronico-degenerative 
che vengono dimessi dalla struttura ospedaliera. 
Negli Stati Uniti tali indicatori sono pienamente operativi mentre in Italia 
sono stati sperimentati solo in alcune realtà, come ad es. in Lombardia. 
Con la presente ricerca verranno applicati anche nella Regione Marche per 
analizzarne i risultati prodotti. 
Recentemente, nella Regione Marche, sono stati anche realizzati rilevanti 
interventi per ridurre il numero dei ricoveri ospedalieri e delle relative 
giornate di degenza per alcune tipologie di ricovero ad alto rischio di 
inappropriatezza. Una significativa area di intervento è rappresentata 
dalle cure primarie e dalle cure intermedie.  
Le cure primarie rappresentano la porta di accesso delle persone, della 
famiglia e della comunità con il Servizio Sanitario Nazionale.  
Gli ambiti di attività delle cure primarie riguardano l’assistenza di 
medicina generale, l’assistenza pediatrica, le prestazioni di specialistica 
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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ambulatoriale e consultoriale, le cure domiciliari, i servizi rivolti agli 
anziani e ai disabili. Un ruolo determinante nelle cure primarie viene 
svolto dai Medici di Medicina Generale, dai Pediatri di Libera Scelta, dai 
Medici di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) e dal personale 
infermieristico dei servizi domiciliari, oggi sempre più essenziale per 
offrire la più completa assistenza sanitaria al cittadino, anche in 
integrazione con i servizi sociali. 
Le cure intermedie rappresentano l’area delle cure sub-intensive, cure che 
si collocano tra l’intensività assistenziale delle cure ospedaliere e 
l’estensività assistenziale per la cronicità, garantita a domicilio o nelle 
strutture residenziali. Fanno parte delle cure intermedie tutti i servizi 
integrati, sanitari e sociali, domiciliari, residenziali e semiresidenziali 
finalizzati a: 
 ξ garantire la continuità assistenziale dopo la dimissione ospedaliera; 
 ξ favorire il recupero funzionale e la massima autonomia dei pazienti; 
 ξ soddisfare i bisogni dei cittadini che presentano una patologia che 
richiede un elevato grado di protezione, ma non necessariamente 
un ricovero ospedaliero.  
Quest’area favorisce quindi la prevenzione dei ricoveri non necessari e/o 
impropri (PSRM 2007-2009). 
La lettura delle tipologie di diagnosi che determinano il ricovero 
(aggregate per DRG) mostrano il forte impatto di patologie cronico - 
degenerative (chemioterapie, insufficienza cardiaca, patologie 
cerebrovascolari, patologia articolare). 
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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Nelle Marche la popolazione anziana ultrasessantaquattrenne ha 
determinato circa il 47% delle degenze ospedaliere. Dall’analisi dei 
ricoveri spicca il peso delle malattie cronico - degenerative. 
Sono ricoveri che potrebbero in parte essere evitati se i pazienti fossero 
seguiti adeguatamente nel territorio e/o a domicilio, ad es. con una buona 
“educazione terapeutica”. 
Prenderemo in esame uno dei 14 indicatori proposti dalla guida PQI 
dell’AHRQ e specificamente quello relativo alle amputazione degli arti 
inferiori (AAI) nei pazienti diabetici (PQI 16). 
La qualità della prevenzione delle amputazioni degli arti inferiori del 
paziente diabetico può facilmente essere rilevata utilizzando l’indicatore 
“PQI 16” che indica l’entità di interventi effettuati in ospedale per trattare 
tale complicanza della patologia diabetica. 
Le ammissioni in ospedale per amputazione degli arti inferiori dei 
pazienti con diabete è un PQI che potrebbe essere molto interessante per 
comprendere il sistema di erogazione dell’assistenza sanitaria. 
Infatti, come PQI, l’amputazione degli arti inferiori nei pazienti diabetici 
non è una misura della qualità dell’assistenza ospedaliera, ma piuttosto 
una misura del presa in carico a domicilio del paziente.  
Molte variabili socio-demografiche sono associate con il rischio di AAI, 
incluso l’età, la durata del diabete e il sesso (Mayfield 1998) (Selby 1995) 
Numerosi studi dei programmi d’intervento educativo hanno evidenziato 
una diminuzione del rischio di amputazione. Un recente studio infatti ha 
messo in evidenza, a 1 anno post intervento preventivo/educativo, la 
diminuzione del 79% delle amputazioni in una popolazione afro-
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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americana con basso reddito. Gli interventi preventivi hanno incluso 
l’educazione alla cura del piede, l’assistenza nella ricerca di calzature 
appropriate e la sua prescrizione (Patout 2000). 
Uno studio osservazionale ha provato che i pazienti che non hanno 
ricevuto educazione sulla gestione del diabete a domicilio hanno un 
rischio di amputazione 3 volte maggiore rispetto a quelli che hanno 
ricevuto assistenza (Reiber 1992). 
 
 Gli anziani nelle Marche 
Nelle Marche gli anziani, dall’1981 al 2005, sono in continua crescita. Il 
62% degli ultra sessantaquattrenni è sposato, 1 anziano su 3 ( il 33%) è 
vedovo. La vedovanza è una condizione tipicamente femminile, mentre gli 
uomini possono più frequentemente contare sulla presenza del coniuge. Il 
15% degli anziani vive solo e la percentuale di anziani soli nelle Marche è 
una delle più basse tra le regioni italiane. L’ultra sessantaquattrenne, 
anche quando presenta deficit funzionali, è ancora aiutato dall’ambiente 
familiare e dalla rete informale. Tuttavia i profondi cambiamenti, in atto 
nella struttura familiare, pongono una inevitabile riflessione sulla tenuta 
di questa tipologia di assistenza: diventa prioritario perciò pensare ad 
alternative valide.  
Lo stato di salute degli anziani marchigiani è condizionato dalla presenza 
di malattie cronico - degenerative, spesso presenti in forma di 
pluripatologia, che influenzano in modo permanente la qualità di vita 
della persona. Tra le malattie croniche quelle prevalenti sono:  le patologie 
a carico dell’apparato osteo-articolare, in particolare nel sesso femminile, 
la cardiopatia ischemica e la BPCO, in particolare nel sesso maschile.  
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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Nelle Marche il 15% di anziani ha problemi di udito, il 16% ha difficoltà 
visive (PSRM 2007-2009).  
 
Le cadute 
I deficit visivi sono importanti fattori di rischio di caduta. L’ evento caduta 
rappresenta una spia della condizione di fragilità delle persone con più di 
64 anni,  visto che il 27% della popolazione anziana cade ogni anno. A 
livello regionale è stata avviata la sperimentazione del Progetto SINIACA 
e dall’analisi preliminare dei dati dell’anno 2006 si evidenzia che: 
 ξ un incidente domestico su quattro coinvolge gli ultrasettantenni, 
 ξ tra gli ambienti più a rischio figurano la cucina e le scale, 
 ξ in larga parte la dinamica dell’incidente riguarda la 
caduta/inciampamento. 
 
Il paziente diabetico 
Nella Regione Marche il Centro Diabetologico rappresenta la principale 
“figura” assistenziale del paziente diabetico. Il livello di consapevolezza 
dei pazienti sui corretti stili di vita è complessivamente buono ma si 
evidenzia una difficoltà nel modificare alcuni comportamenti errati, come 
ad esempio un’alimentazione non controllata e l’abitudine a non svolgere 
una corretta attività fisica. Ruolo importante oggi viene assegnato al 
personale infermieristico che come “case manager” può seguire il 
percorso assistenziale del paziente dal ricovero ospedaliero al domicilio 
“prendendo in carico” i bisogni assistenziale del paziente e della famiglia 
che lo accoglie (caregiver). 
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
10 
 
Il paziente bronchitico cronico, l’influenza e le polmoniti 
Per quanto riguarda l’ospedalizzazione, le BPCO risultano patologie a 
prevalente impatto sulla popolazione anziana. L’Influenza risulta una 
patologia a basso tasso di ospedalizzazione, mentre le polmoniti, che 
rappresentano una classica complicazione della patologia influenzale, 
risultano essere le patologie respiratorie caratterizzate dal più alto tasso di 
ricovero registrato nel triennio sul territorio regionale.  
 
Il paziente cardiopatico 
Il numero complessivo di ricoveri per “Malattie ischemiche del cuore” dei 
residenti nella Regione Marche è stato di 7.452 nel 2001, 6.863 nel 2002 e 
5.869 nel 2003; il tasso standardizzato di ospedalizzazione (SHR)1 per 
malattie ischemiche del cuore nelle quattro province mostra una riduzione 
dei ricoveri in tutto il territorio regionale. I dati relativi ai ricoveri per 
l’Infarto acuto del miocardio manifestano invece un trend in aumento. 
Nelle Marche è stato istituito il  Registro delle Sindromi Coronariche 
Acute, utile per il monitoraggio dell’applicazione del “Profilo di assistenza 
per l’infarto miocardico” su tutto il territorio regionale e per valutare 
l’efficacia e la qualità degli interventi stessi. Per quanto riguarda le 
patologie cerebrovascolari, il numero di ricoveri risulta piuttosto stabile 
(9.522 nel 2003).  
                                                 
1
 L’SHR è una tecnica epidemiologica che consente di eliminare gli errori di 
confondimento determinati dalla diversa composizione per età e sesso delle diverse 
province. 
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11 
 
La promozione della salute 
La promozione della salute è il processo che mette in grado le persone di 
aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per 
raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un 
individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le 
proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente 
circostante o di farvi fronte. La salute è quindi vista come una risorsa per 
la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere. La salute è un concetto 
positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità 
fisiche. Quindi la promozione della salute non è una responsabilità 
esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al 
benessere (Carta di Ottawa 1986).  
L’approccio corretto delle politiche socio-sanitarie ai problemi legati 
all’anzianità è allora quello complessivo di Promozione della Salute del 
soggetto anziano, attuata con azioni mirate alla:  
 ξ prevenzione del decadimento psico-fisico; 
 ξ cura delle patologie; 
 ξ recupero (quando possibile) e mantenimento dell’autonomia. 
L’implementazione del “case manager”, cioè dell’infermiere che segue il 
caso, è la necessaria risposta che il Sistema Sanitario deve garantire ai 
pazienti e alle famiglie. Infatti il case manager fornisce la necessaria 
educazione terapeutica che consiste nel corretto regime alimentare, 
nell’attività fisica e nei necessari controlli sanitari che i pazienti con 
patologie cronico-degenerative devono rispettare per evitare la 
riacutizzazione della patologia, l’insorgenza delle complicanze che 
 Dott. Roberto Sabbatini                      Introduzione 
 
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potrebbero determinare un nuovo ricovero in ospedale, ricovero che 
poteva essere evitato. 
 
Il Diabete 
Il tasso di incremento della patologia diabetica e della sua prevalenza nei 
paesi sviluppati è allarmante; nell’anno 2025 più dei tre quarti di tutte le 
persone con diabete risiederanno nei paesi sviluppati. India e Cina stanno 
in testa a questo aumento di pazienti diabetici mentre gli africani sud 
sahariani attualmente sono al più basso tasso. Ci sono buone ragioni 
perché, nei paesi sviluppati, lo sforzo debba essere diretto alla 
prevenzione primaria del diabete. Una volta che il diabete si sviluppa, il 
costo per la cura è proibitivo. Una cattiva gestione del diabete determina 
complicazioni severe (insufficienza renale, cecità, amputazione degli arti 
inferiori e malattia cardiaca) e molti paesi sviluppati sono mal 
equipaggiati per trattarlo. Da uno studio randomizzato controllato (trial) 
si evidenzia che, nella prevenzione del diabete, l’approccio alla modifica 
dello stile di vita è più efficace dell’espansione della terapia farmacologica. 
Questa evenienza costituisce un vantaggio perché la modifica dello stile di 
vita può essere implementato localmente. Il primo passo è l’educazione 
dei soggetti politici sull’urgenza di una tempestiva azione per prevenire la 
mondiale epidemia di diabete. Una volta che i governi sono convinti di 
questa criticità la traduzione della prevenzione del diabete passa 
attraverso la modifica della dieta e l’incremento dell’attività fisica (Dagogo 
2006).