3 
 
Introduzione 
 
La vita di una qualsiasi organizzazione di stampo regionale è composta da due 
dimensioni fondamentali, diverse e complementari: “deepening” e “widening”. 
Mentre con la prima si intende l'approfondimento del processo di integrazione, vale a 
dire l'estensione della collaborazione fra Stati a nuovi settori e un maggiore impegno 
nella cooperazione stessa, con il secondo termine si intende l'ampliamento della 
“base sociale”, vale a dire degli Stati che fanno parte dell'organizzazione. Una delle 
sfide del processo di integrazione, dunque, consiste nel fare in modo che una non 
avvenga a spese dell'altra. 
 
Seppur nel rispetto dei limiti imposti dalla geografia del continente europeo, l'Unione 
europea tende ad includere paesi ancora “terzi”, al fine di rafforzarsi ulteriormente e 
di rendere, quindi, piø agevole il raggiungimento di quegli obiettivi di pace, stabilità 
e miglioramento delle condizioni di vita, in nome dei quali Ø stata fondata. Ogni 
allargamento va inoltre a potenziare un'ampia attività culturale e linguistica
1
 che 
rappresenta un aspetto distintivo dell'Unione europea. L’arrivo dei nuovi membri, 
che portano con sØ un patrimonio culturale estremamente ricco, accentuerà le 
diversità dell’Unione stessa. L’allargamento favorirà gli scambi di idee e la 
comprensione degli altri europei.  
 
Si può quindi affermare che nell'Unione europea l'allargamento è un processo 
“permanente”. Essa ha una continua tendenza all'allargamento. Tuttavia, tale 
processo non è automatico, ma è subordinato al soddisfacimento di requisiti ben 
precisi, fra cui in primo luogo l'esistenza di uno Stato democratico e il rispetto dei 
diritti umani. Il processo di adesione coinvolge sia gli Stati membri sia le istituzioni 
dell'Unione e, talvolta, le popolazioni del paese candidato (quando questi vengono 
                                                           
1
 Dal 1° gennaio 2007, l’Unione europea conta 23 lingue ufficiali: il bulgaro, il ceco, il danese, 
l’estone, il finnico, il francese, il greco, l’inglese, l’irlandese, l’italiano, il lettone, il lituano, il maltese, 
l’olandese, il polacco, il portoghese, il rumeno, lo slovacco, lo sloveno, lo spagnolo, lo svedese, il 
tedesco e l’ungherese. La legislazione dell’UE è pubblicata in tutte le lingue ufficiali ed i cittadini 
possono usare una qualsiasi di queste lingue per rivolgersi alle istituzioni dell’UE. In Europa si 
parlano ovviamente molte altre lingue oltre a quelle ufficiali dell’UE e questa varietà di lingue 
nazionali e regionali è motivo di orgoglio per gli europei, in quanto parte importante del loro ricco 
patrimonio culturale.
4 
 
sottoposti al referendum). Si tratta, dunque, di un processo volto a riunire popoli e 
società, paragonabile ad una fusione commerciale, che potrà considerarsi veramente 
riuscito solo quando farà parte della realtà quotidiana di tutti gli interessati.  
 
Il maxi allargamento del 1° maggio 2004 da 15 a 25 Stati membri è stato quello piø 
importante della storia dell'Unione. Le origini di tale allargamento risalgono alla fine 
del comunismo simbolizzato dal crollo del muro di Berlino nel 1989, che offrì 
l'opportunità insperata e senza precedenti di estendere all'Europa centrale ed orientale 
la stabilità e la prosperità godute dai cittadini dell'Unione. Con il quinto allargamento 
del 1° gennaio 2007 sono entrate a far parte dell'UE anche la Bulgaria e la Romania. 
Il prossimo allargamento è previsto per il 1° luglio 2013, quando la Croazia diventerà 
il ventottesimo Stato membro dell’Unione europea.  
 
Dal punto di vista geografico, l’allargamento è ora possibile solo verso Est e verso i 
Balcani occidentali.
2
 Man mano che ci si allontana da quello che possiamo definire il 
“cuore” della vecchia Europa, aumentano le differenze di tipo culturale, politico e 
soprattutto religioso. La diversità socio-culturale con i Stati dell’Europa orientale 
costituisce sicuramente una sfida importante in quanto questi paesi hanno bisogno di 
un radicale cambiamento delle loro strutture, dato che per anni sono stati sotto 
l’egemonia del comunismo e, di conseguenza, differenziano dalle strutture statali 
dell’Europa occidentale.  
 
Il delicato processo di allargamento dell’Unione europea ai paesi dell’Est e dei 
Balcani sta, dunque, modificando il panorama del Vecchio Continente. Sebbene nel 
complesso la popolazione abbia un atteggiamento positivo nei confronti 
dell’allargamento, si e dibattuto molto sul fatto che questo allargamento a est rischia 
di comportare una perdita dell’identità dell’Unione europea che i padri fondatori 
avevano immaginato al momento della creazione della Comunità europea per il 
carbone e l’acciaio (CECA).  
 
                                                           
2
 Per lo scopo di questa analisi, il termine Balcani occidentali fa riferimento a quella parte della piø 
amplia penisola balcanica che ha costituito il territorio della Repubblica Federale Socialista Jugoslava. 
Per comodità e semplificazione le denominazioni Balcani, Balcani occidentali ed Europa sud-orientale 
verranno usati indifferentemente.
5 
 
L’allargamento coincide per l’Unione europea con notevoli sfide riguardanti la sua 
situazione economica, la sua coesione interna e il suo ruolo esterno, soprattutto al 
giorno d’oggi quando l’economia mondiale è in crisi. La crisi economica globale 
iniziata nel 2008
3
, della quale vediamo ancora le conseguenze, sorprese tutto il 
mondo per una ragione. Mentre in passato le crisi economiche stavano succedendo 
soprattutto a piccoli e deboli Stati del Terzo mondo, l’ultima crisi economica ha 
dimostrato che anche paesi dell’Unione europea possono essere colpiti da instabilità 
economiche. Per fortuna, il senso dell’Europa è proprio questo, aiutarsi 
reciprocamente nelle difficoltà e, questi paesi, quindi, hanno ricevuto enorme 
sostegno da parte delle istituzioni dell’Unione europea. 
 
Con la presente tesi mi sono posta l’obiettivo di analizzare in primo luogo i requisiti 
di allargamento dell’Unione europea ed il suo ruolo e le strategie nei Balcani 
occidentali in generale, per poi soffermarmi nella seconda e nella terza parte sul 
processo di allargamento intrapreso dalla Repubblica di Macedonia, paese candidato 
all’UE. La seconda parte spiega tutti i sviluppi della Macedonia da quando è stato 
attribuito lo status di paese candidato, mentre il terzo capitolo l’ho dedicato alle 
difficoltà che il paese si trova ad affrontare nella sua strada verso Bruxelles.   
 
La Repubblica di Macedonia è uno dei paesi uscito dalla rottura di quella potente 
struttura che formava la ex Jugoslavia
4
 ed è riuscita ad ottenere l’indipendenza nei 
primi anni degli anni Novanta in modo pacifico e senza conflitti. Ma quello che la 
popolazione macedone non aveva capito è che ottenere l’indipendenza rappresentava 
allora non la fine di una lunga battaglia verso la libertà, bensì l’inizio di una nuova 
fase in cui il paese doveva cominciare a modificare poco alla volta la sua struttura 
interna ormai considerata obsoleta ed adeguare la posizione del proprio paese alla 
politica internazionale. La scena politica nei Balcani dopo questi eventi, dunque, si è 
drammaticamente ricomposta. La Macedonia quindi è riuscita a uscirne senza guerre 
                                                           
3
 La crisi economica del 2008-2012 ha avuto avvio dai primi mesi del 2008 in tutto il mondo in 
seguito ad una crisi di natura finanziaria scoppiata nell'estate del 2007 (originatasi negli Stati 
Uniti con la crisi dei subprime). Tra i principali fattori della crisi figurano gli alti prezzi delle materie 
prime (petrolio in primis), una crisi alimentare mondiale, un'elevata inflazione globale, la minaccia di 
una recessione in tutto il mondo e per finire una crisi creditizia con conseguente crollo di fiducia 
dei mercati borsistici. Viene considerata da molti economisti come una delle peggiori crisi 
economiche della storia, seconda solo alla Grande depressione iniziata nel 1929. 
4
 Cfr. Politicki esei, Denko Maleski, Kultura 2012
6 
 
civili a differenza dei suoi vicini. Come scriveva Niccolò Machiavelli “ la scena 
internazionale è destinata  a cambiamenti continui e il paese che non è capace ad 
adeguarsi a questi cambiamenti – fallisce”.” L’adeguarsi, però, scrive di nuovo 
Machiavelli, non è una cosa facile proprio perchØ gli Stati sono guidati da esseri 
umani i quali non possono cambiare la loro natura nel tempo e negli eventi che li 
circondano ma sono guidati dalle loro abitudini”.   
Oggi, di tutti i paesi facenti parte della ex Jugoslavia, solo due sono riusciti ad 
integrarsi nell’Unione europea: la Slovenia, la quale ha aderito il 1° maggio 2004 e la 
Croazia che ha completato con successo il negoziati di adesione e che a partire dal 1° 
luglio 2013 diventerà il ventottesimo membro dell’UE. L’adesione di questi paesi 
nell’UE ha decisamente migliorato la situazione dei loro vicini, candidati e potenziali 
candidati all’adesione nell’Unione. Attualmente obiettivo principale di questi paesi è 
quello di completare il processo di omologazione agli standard europei e migliorare 
la cooperazione regionale che è importante in tutta l’area. Grazie alle riforme che la 
Repubblica di Macedonia sta attuando nel suo processo di avvicinamento all’Unione, 
il paese ha cambiato notevolmente la sua struttura, le sue istituzioni ed i servizi al 
fine di adeguarsi agli standard europei. Tutto questo è stato ben accettato dai cittadini 
macedoni che ogni giorno si sentono sempre piø europei.  
 
In questo lavoro ho dedicato una parte consistente alla disputa diplomatica con la 
vicina Grecia, che è il motivo principale per cui le porte dell’UE e della NATO per la 
Macedonia restano ancora chiuse. Gran parte delle riforme sono state realizzate, ma 
per cominciare i negoziati per l’accesso nell’Unione la Macedonia deve innanzitutto 
giungere a un compromesso per il nome costituzionale del paese. Vedremo come i 
recenti sviluppi mostrano che la Commissione europea ha dichiarato nella 
Comunicazione del 2012 che è possibile cominciare i negoziati anche se non è 
ancora stata trovata una soluzione per il nome. Questo significa che il paese è, oggi 
piø che mai, molto vicino al suo obiettivo. Il Summit del 13-14 dicembre 2012 sarà 
decisivo per il futuro della Macedonia che lo attende con grandi speranze.
7 
 
1. La tendenza all’espansione dell’Unione europea 
 
1.1.  Come si entra nell’UE: requisiti per l’allargamento 
 
Riassumendo brevemente la storia dei primi passi della creazione di quella che oggi è 
l’Unione europea, notiamo che in nemmeno sessant’anni l’idea dei padri fondatori, i 
sei paesi che crearono la Comunità europea del carbone e del acciaio (CECA): 
Belgio, Olanda, Lussemburgo, Germania Occidentale, Italia e Francia, su iniziativa 
dei politici francesi Jean Monnet e Robert Schuman,
5
 potrà considerarsi quasi 
compiuta, tanto che attualmente gli Stati che ne fanno parte sono ventisette, con 
l’ultima adesione della Bulgaria e della Romania il 1° gennaio 2007.
6
 I padri 
fondatori intendevano adottare una soluzione funzionalista, che prevedeva 
un’integrazione graduale per settori e per funzioni specie di natura economica e 
commerciale. I funzionalisti puntavano allo Stato federale, ma pragmaticamente 
affidavano il processo di integrazione agli automatismi di un naturale meccanismo 
evolutivo.  
“L’Europa non verrà creata tutta in una volta e secondo un unico progetto generale, 
ma verrà costruita attraverso realizzazioni concrete dirette a creare solidarietà 
reali”.  
Così dichiarava Robert Schuman al momento della presentazione del suo piano per la 
Comunità del carbone e del acciaio, la prima e la piø significativa realizzazione del 
modello funzionalista, alla quale seguirà la creazione dell’Unione europea.
7
 
 
                                                           
5
 Il 10 maggio 1950 a Londra, maturava la proposta di Monnet per un’autorità dotata di poteri 
sovranazionali che avrebbe gestito, controllato e commercializzato la produzione di carbone e acciaio 
di Francia e Germania, e di quei paesi europei che avessero accettato di partecipare. Monnet presentò 
il piano al ministro degli Esteri, Robert Schuman, che lo fece  approvare dal governo francese con un 
vero e proprio blitz senza nemmeno presentare il testo scritto, ma solo in base a una esposizione orale 
del piano.  
6
 http://europa.eu/pol/enlarg/index_it.htm  
7
 Cfr. G. Mammarella P. Cacace, Storia e politica dell’Unione europea (1926-2005), Editori Laterza 
2009
8 
 
1.1.1 Base giuridica 
L’Unione europea è aperta a ogni paese europeo conformemente all’art. 49 co. 1 
TUE
8
 il quale dispone che ogni Stato “europeo” può domandare di diventare 
membro dell’Unione a condizione che rispetti i valori di cui all’art. 2 TUE e si 
impegni a promuoverli. Tali valori, indicati come “comuni agli Stati membri”, 
sono quelli “del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, 
dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i 
diritti delle persone appartenenti a minoranze”. 
9
 
Tuttavia, l’Unione europea dispone di regole precise e chiare, nel senso che 
chiede ai paesi che fanno domanda di adesione che si rispettino alcuni criteri 
democratici, politici ed economici considerati fondamentali.  
 
 
1.1.2 Processo di adesione 
Qualsiasi domanda di adesione forma oggetto di un parere della Commissione e 
di una decisione del Consiglio. Una volta riconosciuto lo status di paese 
candidato al paese richiedente, ciò non contribuisce ad aprire necessariamente 
delle trattative immediate per l’adesione, ma ci sono determinate condizioni. In 
particolare, un paese può entrare a far parte dell’UE solo se soddisfa i tre criteri 
di adesione o criteri di Copenhagen,
10
  specificati nell’art. 49, co.1, TUE e 
definiti nel Consiglio europeo di Copenhagen del 21 e 22 giugno 1993 che ha 
                                                           
8
 Il Trattato di Lisbona è il trattato dell’Unione europea attualmente in vigore. Il trattato è stato firmato 
il 13 dicembre 2007 a Lisbona, in Portogallo, che in quel periodo presiedeva il Consiglio dell’UE. 
Esso è entrato in vigore il 1º dicembre 2009. In sostanza, il trattato di Lisbona consiste in una serie di 
modifiche apportate agli articoli del trattato precedente. Per leggere il trattato dell’UE occorre leggere 
i “trattati consolidati”, ovvero un testo che contiene le norme vigenti in questo momento, a 
prescindere da come siano cambiate rispetto alla versione precedente. “Trattati” è usato al plurale 
perchØ le norme contenute nel trattato di Lisbona sono divise in due parti: il “Trattato sull’Unione 
europea”, che contiene i principi in generale, e il “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”, 
che contiene maggiori dettagli sul suo funzionamento. 
9
 Cfr. Draetta U., Elementi di diritto dell’Unione europea. Parte istituzionale. Ordinamento e struttura 
dell’Unione europea, Giuffrè editore 
10
 European Council in Copenhagen, 21-22 June 1933, Conclusions of the presidency  
http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=DOC/93/3&format=HTML&aged=1&langu
age=en&guiLanguage=en
9 
 
dato il via all’allargamento a est, completati successivamente durante il Consiglio 
europeo di Madrid
11
 del 15 e 16 dicembre 1995. I tre criteri sono: 
1. Politici: presenza di istituzioni stabili che garantiscano la 
democrazia, il principio di legalità, i diritti dell’uomo nonchØ il 
rispetto e la tutela delle minoranze, in coerenza, quindi, con i 
valori di cui all’art. 2 TUE.  
 
2. Economici: esistenza di un’economia di mercato valida, capace di 
far fronte alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato 
all’interno dell’Ue, in coerenza con la vocazione liberista del 
mercato interno.  
 
3. Giuridici: accettazione della legislazione e delle prassi consolidate 
dell’Ue (il cd. acquis communitaire).
12
 
Questi tre criteri sono verificati in una fase preliminare di negoziati pre-adesione 
nella quale, per prassi, è la Commissione che svolge un ruolo determinante. Ma 
prima di spiegare questa fase preliminare dei negoziati di pre-adesione, vorrei 
brevemente citare le varie fasi della domanda di ammissione, utile per capire come 
avviene l’entrata di un nuovo membro all’Unione. 
La domanda di ammissione, della quale vanno informati sia il Parlamento Europeo 
che i Parlamenti nazionali degli Stati membri, è trasmessa dallo Stato richiedente al 
Consiglio, il quale, al riguardo, si pronuncia all’unanimità. Significa che ogni Stato 
membro rappresentato nel Consiglio, deve essere d’accordo sull’ammissione di un 
nuovo Stato. La pronuncia del Consiglio richiede la previa approvazione da parte del 
Parlamento Europeo, che delibera a maggioranza dei suoi membri e che, in caso di 
mancata approvazione, gode di un diritto di veto in merito all’ammissione di un 
                                                           
11
 Nel dicembre 1995, il Consiglio europeo di Madrid riformulò i criteri d'accesso, richiedendo che i 
nuovi membri adattassero la propria struttura amministrativa e giuridica per fare in modo che la 
legislazione europea potesse essere efficacemente adottata dalla legislazione nazionale. 
12
 Cfr. “Allargamento Ue – da sei a quindici e oltre” DG Allagamento, Centro d’informazione