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1.1 - L’ INFORMAZIONE: DALLA RADIO ALLA TV, IL PASSAGGIO 
DALL’ASCOLTO ALLA VISIONE DELLE NOTIZIE 
 
Evoluzione dell’informazione dal giornale scritto, al radiogiornale dopo 
l’invenzione della radio, al telegiornale. 
Le notizie arrivano così nelle case non solo con la voce, ma anche con le 
immagini. 
La televisione entra anche dove la radio non era mai arrivata. Le notizie sono 
piu’ credibili e le ambientazioni e le scenografie dove vengono ambientati i 
telegiornali crescono di importanza. 
 
Oggi nel mondo ci sono 1 miliardo e 96 milioni di televisori e 
almeno un miliardo di persone vede la televisione ogni giorno. Il 
fenomeno televisivo ha raggiunto dimensioni imponenti e 
nessun altro massmedia ha una platea così vasta;  solo la radio 
può vantare un numero superiore di apparecchi, ma con un 
numero inferiore di ascoltatori. 
La diffusione dei primi massmedia avviene con la nascita della 
stampa e dei giornali, ma è stata limitata sia dalle difficoltà di 
trasporto dei giornali al di fuori dei centri, sia dal costo , sia dal 
numero ristretto di coloro che sapevano leggere. 
L’avvento della radio risolve il problema dell’analfabetismo e 
soprattutto annulla le distanze.  
La radio é stata inventata da Guglielmo Marconi nel 1895 ( un 
anno felice, in cui sono nati i fumetti, il cinema, e le gomme per 
le automobili ), ma né lui né altri che sperimentavano le onde 
elettromagnetiche scoperte dal fisico tedesco Heinrich Hertz nel 
1887, come il russo Alexander Popov e il francese Edouard 
Branly, pensavano a questa possibile applicazione: il loro 
obiettivo era di superare i limiti del telegrafo. 
L’utente della radio ha quindi una prossimità virtuale con tutti 
gli eventi della vita pubblica perché, in una maniera speciale, 
partecipa ad essi. 
 10
I grandi eventi giungono in diretta nelle case: la benedizione 
papale o i discorsi dei governanti, le performance dei cantanti e 
degli attori piu’ famosi. Tutto cio’ che prima era esclusivo , 
costoso, raro, lento nella diffusione, tende a diventare 
accessibile, gratuito, frequente , quotidiano, sincrono. 
Sia pure in una forma virtuale, senza partecipazione diretta, 
l’utente della radio è in collegamento con il mondo in una forma 
che, fino a pochi anni prima, era stata privilegio di pochi. 
La radio costituisce una nuova abitudine; per la prima volta la 
vita famigliare dispone di un personaggio esterno,  un “ospite 
fisso” dalle mille risorse, attorno al quale si riorganizzano le 
conversazioni, gli orari, i rapporti fra vari membri della 
famiglia. 
La diffusione della radio fu tuttavia piuttosto lenta. Tra le due 
guerre solo in pochi paesi esisteva una larga massa  di cittadini 
dotata della capacità di spendere per beni non di prima 
necessità; certo non in Italia. La radio aveva però dei limiti: 
perfetta per la musica , rapida nell’informazione ma non lo era 
altrettanto nell’intrattenimento. 
Fin dagli anni ‘20 furono fatti molti esperimenti per superare 
quello che appariva il principale limite della radio, l’assenza di 
immagini in movimento. Ormai da decenni in tutte le nazioni si 
era fatta molta esperienza nella produzione tecnica di immagini: 
la fotografia (1842), il cinema (1895). 
Nella seconda metà degli anni ‘30 in vari paesi si era pronti per 
la televisione ma la crescente tensione internazionale, che portò 
alla guerra , non soltanto impedì la produzione degli apparecchi 
e il lancio della tv; ma soppresse le condizioni sociali di fondo 
quali il  benessere, il desiderio di investire in beni durevoli. 
Queste condizioni si verificarono invece dopo la guerra. Tra il 
1945 e il 1955 la tv si diffuse in condizioni di crescente 
prosperità economica , di cui non aveva goduto la radio negli 
anni ’30. 
 11
In alcuni paesi, tra cui l’Italia, la tv arrivò anche dove la radio 
non era mai arrivata. La tv completò il processo di un nuovo 
senso della vita , iniziato con l’avvento della radio. 
La televisione fornendo contemporaneamente un audio e un 
video, una parola e un immagine, richiedeva poco sforzo allo 
spettatore. L’effetto congiunto dell’immagine e del suono 
restituiva un inedito effetto di realtà, quasi che l’obiettivo della 
telecamera guidasse lo spettatore in situazioni insolite, 
prestigiose e comunque piacevoli. 
Se la radio aveva industrializzato il tempo del suono, la 
televisione realizzava la contemporaneità del suono e 
dell’immagine. 
Le prime vere trasmissioni di informazione e di 
approfondimento avvennero nei primi anni ‘50, in quanto prima 
non era facile realizzare programmi di attualità. 
Bisognava girarli in cinematografico e poi svilupparli in 
pellicola. Infatti fino ad allora l’informazione era fatta come una 
sorte di radionotiziario coadiuvato da immagini girate in 
pellicola e trasmesse in diretta.  
Invece agli inizi degli anni ‘50 la televisione Americana aveva 
sviluppato quello che resterà il suo cavallo di battaglia: 
l’approfondimento informativo  legato ad un anchorman (uomo-
appoggio), un giornalista dalla forte personalità, connotato 
anche politicamente, che conduceva uno spazio fisso. 
Fu questo il primo esempio di telegiornale fatto da un esperto 
del settore che commentava delle notizie, quello che oggi noi 
chiamiamo giornalista.   
La televisione americana non era certo lontana dalla politica: 
basti pensare al presidente Lyndon Johnson, la cui famiglia 
gestiva una florida stazione televisiva ad Austin nel Texas. 
Furono proprio le esigenze della politica a far decidere come 
fare informazione e come impostare i palinsesti televisivi sia 
nelle reti private che in quelle pubbliche. 
 12
A partire da questo momento si cominciò a fare informazione in  
tutti paesi del mondo, sotto forma di notiziari, fino ad arrivare 
alla formula “classica” del telegiornale dei nostri giorni. 
La televisione è un mezzo che serve per il nostro relax: soddisfa 
le nostre necessità di informazione e di comunicazione. La tv 
risponde a un esigenza di ricostituzione psicofisica e di gestione 
dei rapporti umani, e quindi l’informazione data per via 
televisiva è diventata col tempo importantissima proprio per 
l’efficacia del mezzo televisivo. 
La televisione nasce come perfezionamento della radio, che è 
stata la prima forma di broadcasting, cioè “diffusione larga” 
(ma anche semina), di trasmissioni via etere di un segnale che 
giunge in tutte le case, ovunque ci sia un apparecchio e un 
antenna. 
Nei primi telegiornali il tono della voce del giornalista era di 
stampo radiofonico, stentoreo e virile perché doveva dare un 
idea di forza e di indiscutibilità, mentre inseguito fu scelta 
un’altra linea, infatti il conduttore aveva un tono della voce che 
cercava di trasmettere: sicurezza, profondità, distacco dal reale, 
oggettività. Il giornalista doveva essere convincente , non 
imposto, bensì degno di fiducia, rassicurante. Non a caso, si può 
affermare che il mezzobusto (secondo la definizione che ne dette 
Sergio Saviane nel 1972 su “L’Espresso”) praticamente non 
sorridesse mai. L’asetticità  di questa voce veniva confermata 
dalla tecnica di ripresa implicita nel neologismo di Saviane; lo 
speaker era infatti inquadrato in una posizione che ne tagliava il 
tronco all’altezza del torace ( per l’appunto “il mezzobusto”). 
Inizialmente la televisione si è appoggiata alle stesse strutture 
amministrative, industriali, tecniche e alle stesse soluzioni 
legislative adottate dalla radio, mentre oggi la televisione 
viaggia su propri binari. 
Anzi oggi la televisione occupa un ruolo fondamentale nella 
nostra società e l’informazione data per via televisiva è diventata 
importantissima. 
 13
Il passaggio dall’ascolto alla visione delle notizie, cioè dalla 
radio alla televisione, è stata la svolta di questo secolo sul modo 
di fare informazione: “ha creato l’esigenza di rendere piu’ 
credibili le notizie”, quindi  anche lo spazio dove venivano e 
vengono ambientati i telegiornali diventano fondamentali per 
supportare la veridicità delle informazioni che si danno in un 
telegiornale. 
 14
1.2 - USA-EUROPA  
 
La Germania nazista fu la prima ad annunciare un programma televisivo nel 
marzo 1935, seguita poco dopo dalla Francia. Però fu in America (1932) che 
tale mezzo ebbe maggiore sviluppo e diffusione 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si accelera il processo tecnologico. Il 
modello americano basato sulla competizione tra piu’ catene televisive 
indipendenti comincia in Europa a partire dai primi anni 70/80. 
In Italia, dopo Tangentopoli, i conduttori televisivi emergono come 
intermediari tra cittadini e potere. 
La televisione, a detta dei suoi critici, è vista come un potere separato e non 
democratico.  
 
La televisione è un fenomeno recente, che si colloca nella 
seconda metà del nostro secolo. Per tutti gli anni ‘30 in vari 
paesi (l’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, 
l’Unione Sovietica e altri fra cui l’Italia ) si effettuarono 
esperimenti che in qualche caso portarono all’inizio ufficiale 
delle trasmissioni. 
Le prime nazioni che fecero un servizio televisivo furono 
l’Inghilterra (1936), gli Stati Uniti (1939) e probabilmente la 
Germania (già nel 1935, ma non si hanno fonti sicure che 
confermino questa data ) erano in grado di svolgere un servizio 
regolare e di produrre su larga scala apparecchi televisivi. 
In Europa la prima fu la Germania nazista, che forzò i tempi per 
annunziare il 22 marzo 1935 il “primo programma televisivo 
regolare del mondo”, con un standard piuttosto primitivo, 180 
linee
1
 e 25 immagini al secondo si voleva precedere gli inglesi, 
                                                 
1...Le immagini che vediamo sullo schermo del televisore non sono continue, 
ma “a punti” formata cioè da una grande quantità di elementi di immagine, 
ciascuno chiamato pixel, di colore ben definito, oggi nella tv a colori ogni pixel 
è a sua volta formato da una terna di puntini colorati, uno rosso, uno verde, 
uno blu generati da tre tipi diversi di sostanze, che rivestono la parte interna 
dello schermo televisivo. Queste sostanze inviano luce quando sono colpite 
da un sottile fascio di elettroni: pennello elettronico che è generato nel tubo 
catodico. Il pennello elettronico, che costituisce un pixel, viene deflesso da un 
dispositivo magnetico e percorre tutto lo schermo operando una scansione 
per righe in orizzontale da sinistra a destra. Per evitare lo sfarfallamento, il 
pennello percorre prima le righe dispari e poi quelle pari, scansione 
interlacciata, quindi si forma un semiquadro per volta, 25 al secondo; 
attualmente in Italia in base ai parametri di tutti i paesi europei, sistema 
televisivo PAL, ogni quadro completo è composto da 625 righe, scandite ad 
un frequenza di 15.625 Hz.. Definizione tratta da: AA.VV., “Enciclopedia della 
Scienza e della Tecnica”, De Agostini, Novara, 1994. 
 15
con quattro ore e mezzo di trasmissioni settimanali, che 
diventarono quattordici l’anno successivo (nel 1936 le 
Olimpiadi di Berlino furono trasmesse per otto ore al giorno). 
Col tempo migliorarono le definizioni, nel 1937 si arrivò a 455 
linee della televisione Francese. 
Negli U.S.A. fu il luogo dove il mezzo televisivo fece piu’ 
strada; David Sarnoff, che nel 1930 era stato nominato 
presidente della Rca, era un suo accanito sostenitore e iniziò dal 
1932 trasmissioni sperimentali, optando gradualmente per il 
sistema elettronico della ripetizione del segnale. Nel 1939 la 
Nbc organizzò una grande dimostrazione pubblica alla Fiera 
mondiale di New York. 
Vari paesi europei e non, produssero tentativi isolati, per tutti gli 
anni ‘30 in cerca della televisione, e allo scoppio della seconda 
guerra mondiale, era ormai certo che la televisione sarebbe stata 
elettronica, che l’audio si sarebbe giovato della nuova tecnologia 
in banda Fm, che le linee di scansione dovevano essere piu’ di 
500 perchè il servizio fosse gradevole agli utenti. Il quadro 
tecnologico era completo; il boom del dopo guerra e la 
riconversione dell’industre belliche avrebbero fatto il resto.  
Intanto in tutti i paesi fu sospesa la produzione di apparecchi 
televisivi per un preciso motivo: le industrie produttrici erano 
determinanti per lo sforzo militare. Le valvole elettroniche della 
radio e della tv saranno componenti primarie dei primi grandi 
computer come l’Enaic (Electronic Numerical Integrator And 
Computer) di J.Eckert e J.Mauchly dell’Università di 
Pennsylvania, un macchina da 30 tonnellate e 18000 valvole, 
costruiti durante la guerra per i calcoli di artiglieria. Lo stesso 
ingombrante tubo catodico che equipaggiava i televisori, servirà 
a un apparato fondamentale per la ricognizione  a distanza di 
navi e aerei nemici, il Radar ( Radio Detecting And Ranging ). 
All’indomani della seconda guerra mondiale la televisione 
riprese con decisione la sua strada. Nel mondo diviso in due 
blocchi contrapposti la diffusione della Tv si colorava di un 
aspetto geopolitico: fu evidente quando si trattò di dare un 
 16
ordinamento internazionale alla radiodiffusione e di scegliere gli 
standard di trasmissione. In una Conferenza mondiale sulle 
radiocomunicazioni che si tenne ad Atlantic City nel 1947,  
presenti i delegati di 60 paesi, si stabilirono le distribuzioni delle 
frequenze disponibili nell’etere (lo “spettro elettromagnetico”), 
che sostanzialmente è ancora quello odierno , e scegliendo 
ufficialmente il termine “televisione”, preferendolo a 
“radiovisore” e ad altre dizioni oggi dimenticate. 
Gli standard di trasmissione furono oggetto di una sotterranea 
guerra commerciale. Gli Stati Uniti confermarono il loro sistema 
a 525 linee, puntando sulla massima diffusione a scapito della 
qualità. Nel 1953 la Cbs propose negli Stati Uniti di adottare un 
sistema di televisione a colori, costoso e incompatibile per gli 
apparecchi esistenti , ma di ottima qualità. Tuttavia si proseguì 
con il bianco e nero. 
Nello stesso anno iniziarono le trasmissioni a colori, ma con il 
sistema Ntsc, quindi compatibile con i televisori esistenti. Lo 
standard Americano fu adottato in Canada, nell’America Latina, 
in Australia, in India, nelle Filippine. 
Nell’Europa occidentale fu adottata nel 1951 una definizione 
migliore, a 625 linee in bianco e nero: del colore ancora non si 
parlava. Lo stesso numero di linee, con alcune varianti, fu 
adottato dai paesi del blocco sovietico, Cina compresa. 
L’Inghilterra conservò il suo vecchio standard di 405 linee, 
mentre la Francia adottò una complessa definizione a 819 linee; 
una decisione che provocò un persistente ritardo nella diffusione 
della televisione in Francia. 
L’Italia, dopo qualche incertezza, scelse lo standard europeo 
(1952). Solo negli anni ‘60 tutti i paesi europei adottarono le 
625 linee. Questa lentezza , dovuta alla preoccupazione di 
proteggere i propri modelli culturali e l’opinione pubblica 
nazionale, impedì fortemente la formazione di una cultura e di 
una economia televisiva europea. 
 17
In America l’occupazione del territorio da parte della televisione 
avveniva a grandi passi. Già il 25 aprile del 1945 
l’inaugurazione della conferenza istitutiva dell’ONU a 
S.Francisco fu trasmessa in televisione fino a New York con un 
collegamento di cinquemila chilometri. Per renderlo possibile 
erano stati installati 120 ripetitori posti su torri di cemento a 40 
chilometri di distanza l’una dall’altra: una specie di nuova 
conquista del West, che creò un enorme “spazio audiovisivo” 
unificato ed omogeneo. 
In Europa invece ciascun paese costituì il proprio spazio 
televisivo secondo una propria cultura , avviando con i paesi 
attigui rapporti di buon vicinato, piu’ che di collaborazione. 
Si trattò di un occasione perduta: si posero così le fondamenta di 
un paesaggio audiovisivo con un grande centro ideativo e 
produttivo, gli Stati Uniti, e tante televisioni nazionali piu’ 
piccole, ciascuna delle quali aveva piu’ rapporti con la 
televisione americana che non con i propri vicini. 
Dal 1950 erano disponibili “convertitori standard” che 
permettevano di comunicare tra reti televisive con diversa 
definizione, ma non furono sfruttati a pieno. Nel 1950 fu creata 
l’Uer  ( Union Européenne de Radiodiffusion ) con sede a 
Ginevra e Bruxelles, mentre il blocco orientale dava vita alla 
all’Oirt ( Oganisation Internationale de Radio et Télévision ) con 
sede a Praga. L’Uer però ebbe sempre una funzione diplomatica 
e di rappresentanza, quasi mai una dimensione produttiva. 
L’Eurovisione, che era un collegamento reciproco tra le reti 
nazionali per la trasmissione in contemporanea (nel blocco 
sovietico Intervisione) non andò mai oltre lo scambio di riprese 
di cerimonie, giochi ed eventi internazionali, o la fornitura 
quotidiana di immagini “grezze” di eventi di attualità, e questo 
fu un grave errore. Infatti se ci fosse stata piu’ collaborazione, e 
scambi  tra i due blocchi, probabilmente molte scoperte ed 
evoluzioni tecniche sarebbero arrivate prima ed oggi, forse, 
saremmo già in grado di utilizzare tecnologie attualmente non 
realizzabili (ad esempio le trasmissioni a microonde)  
 18
Lo sviluppo della televisione in America fu rapido: basti pensare 
che nel 1952, solo il 4% delle famiglie aveva un televisore, nel 
1956 si arrivò al 48%, e nel 1960 le famiglie con il televisore 
erano 89% con oltre 50 milioni di apparecchi. Nel 1953 c’erano 
tre network tv Cnbc (che era privata), e le due statali Cbs e Abc, 
quindi coesisteva la televisione nazionale e quelle private che 
sopravvivevano grazie ai proventi delle pubblicità. La prima 
ditta che concentrò i suoi investimenti pubblicitari sulla Tv, fu la 
Hazel Bishop, cosmetici, che passò in due anni da 50 mila 
dollari a 4 milioni e mezzo di fatturato. 
Il modello Americano era basato sulla competizione tra piu’ 
catene televisive indipendenti, finanziate dagli investitori 
pubblicitari, che preferivano sponsorizzare i programmi 
piuttosto che fare spot, e niente gravava sullo spettatore. Questo 
modello in Europa fu utilizzato a partire dagli anni 70/80. 
Infatti se in America l’informazione televisiva, specialmente 
quella legata alla politica, divenne importante, quasi 
fondamentale, già a partire dagli anni ‘60, con i primi dibattiti 
politici tra i principali candidati alla presidenza,
2
 in Europa si 
dovette attendere i primi anni ‘80, quando l’informazione 
politico sociale divenne un seguito genere televisivo, una vera e 
propria forma di intrattenimento, con accesi dibattiti in studio, 
un crescente potere dei conduttori delle trasmissioni, 
un’influenza sugli spettatori indubbia, anche se difficile da 
certificare. 
In maniera particolare in Italia quando, con la crisi della classe 
politica dovuta agli scandali di Tangentopoli tra il 1990 e il 
1992, fece emergere i conduttori televisivi come intermediari tra 
i cittadini e il potere. 
                                                 
2
...questo argomento è maggiormente  approfondito nel Capitolo 5 intitolato “I  
Telegiornali Stranieri”. 
 19
Dai critici la televisione è stata vista come un potere separato e 
non democratico, sovrapposto a quello politico-elettivo e per 
molti aspetti sostituito ad esso. Basti pensare al repentino 
ingresso in politica del magnate delle televisioni private, Silvio 
Berlusconi, e alla sua vittoria, da molti imprevista, alle elezioni 
del 1994, che ha rafforzato questa impostazione critica. 
 20
1.3 - DAL MONOPOLIO DELLA RAI ALLA LIBERALIZZAZIONE 
DELL’INFORMAZIONE 
 
Inizio del servizio televisivo il 03/01/1954 in regime di monopolio affidato 
alla RAI con concessione ventennale. 
Anche Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna hanno una rete a carattere 
nazionale espressione della volontà e delle posizioni del Governo. 
A partire dal  1961 con i primi governi di centro sinistra si profila la 
cosiddetta “lottizzazione”, si arriva alla situazione attuale dove gli spazi e i 
set dei telegiornali restano uguali.   
 
La televisione, all’inizio degli anni ‘50, era presente in quasi 
tutti i paesi d’Europa e in queste nazioni non c’erano alte 
percentuali di alfabetizzazione, né diffusione capillare dei 
giornali quotidiani che, generalmente, costituisce la prima 
conseguenza del diffondersi di un piu’ alto livello di cultura. 
Anche in l’Italia, ed in particolarmodo in alcune regioni italiane, 
la tv arrivava prima della scuola e del giornale, e prima anche 
della radio. Per la particolare situazione del paese la tv in Italia 
costituì un elemento di democratizzazione controllata e di 
modernizzazione, e invase il campo lasciato vuoto dalle 
insufficienze delle scuole, diventando un surrogato di una 
carente scolarità e di alfabetizzazione. 
La missione editoriale della Bbc, che la Rai aveva ben presente, 
assunse in Italia una particolare intenzione pedagogica. La 
cultura di sinistra diffidava della tv che la giudicava rozza, 
propagandistica e volgare. La Chiesa cattolica invece dimostrò 
una grande attenzione : Pio XII, che si era servito largamente 
della radio (dal 1931 il papato ha una propria emittente, 
ascoltata in tutto il mondo, la Radio Vaticana), in occasione 
della Pasqua del 1949 pronuncia il suo primo messaggio 
televisivo e accetta il dono di un trasmettitore televisivo da parte 
dei cattolici francesi.       
 21
In quasi tutti gli Stati dove era presente la televisione, c’era una 
rete unica, che agiva in regime di monopolio o quasi, ed era di 
proprietà del governo.  
Infatti in Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Spagna le 
trasmissioni iniziano tra il 1946 e il 1956 e in tutti questi stati 
c’è una rete unica a carattere nazionale, che è l’espressione delle 
volontà e delle posizioni del Governo. 
In Italia il servizio televisivo inizia il 3 gennaio 1954 ed è svolto 
in regime di monopolio dalla RAI (Radio Televisione Italiana) 
che aveva già in gestione il servizio radiofonico. Prima di questa 
data ci fu però un’intero anno di sperimentazione all’interno del 
quale venne trasmesso un telegiornale il 10 settembre 1952, con 
una sigla ripresa da un jingle radiofonico (quello de I tre 
moschettieri, rimaneggiato dal maestro Storaci) 
3
.   
Quest’incarico fu affidato alla Rai, grazie ad una concessione 
ventennale con lo Stato, nel 1952, ed il telegiornale nazionale 
nasce lo stesso giorno e va in onda per la prima volta alle 20.30
4
. 
La rete fu completata in tempo di record, nel 1957. 
All’inizio la televisione italiana, probabilmente per l’influsso 
cattolico, è particolarmente pedagogica e umanista. Negli anni 
che vanno dal 1957 al 1961 iniziarono a notarsi dei 
cambiamenti: in primo luogo la direzione del telegiornale fu 
affidata a Massimo Redina ed è con lui che avvengono i primi 
sostanziali mutamenti, in una direzione piu’ anglosassone del 
Tg. Nel 1957, ad esempio, lo speaker unico (Riccardo 
Paladini),viene sostituito da un gruppo di speaker (Gigi Carrai, 
Marco Raviarat e Emilio Tarantino), sia da giornalisti in video. 
Nel 1958 si aumenteranno le edizioni del telegiornale, che 
diventeranno tre, con l’aggiunta di un pomeridiano alle 17.30.
5
 
                                                 
3
... tratto dal libro: CALABRESE O. “I telegiornali, istruzioni per l’uso”, La 
Terza, Bari, 1995 
4
...questo argomento è maggiormente  approfondito nel Capitolo 2 intitolato 
“Dal Mezzo Busto agli Anni Novanta”. 
5
... tratto dal libro: CALABRESE O. “I telegiornali, istruzioni per l’uso”, La 
Terza, Bari, 1995 
 22
Nel 1959  Redina fu sostituito da Leone Piccioni, che aveva una 
visione più’ giornalistica e culturale del telegiornale. Con 
Piccioni il modello del giornalismo si fa nel contempo un po' 
più’ “firmato” e “americano”, cioè in qualche caso fondato 
sull’autorevolezza del giornalista. Nel 1959 cambia ad esempio 
l’immagine dello studio, con l’introduzione di uno schermo 
trasparente, l’Ampex, su cui far scorrere le immagini registrate e 
le fotografie di accompagnamento alle notizie. L’Ampex fu 
addirittura un’innovazione prettamente italiana, e conferì un 
carattere di spettacolarità all’informazione televisiva 
praticamente sconosciuta all’estero.      
Dopo il 1960, grazie alle esperienze tecniche, acquisite con le 
Olimpiadi di Roma, giunge un nuovo ed energico 
amministratore delegato, Ettore Bernabei, politicamente legato 
alla Dc, protagonista della televisione fino alla riforma del 1975. 
Nel novembre 1961 inizia il Secondo Programma, che non ha 
autonomia produttiva , ma alimenta un unica offerta e anche il 
telegiornale è ambientato negli stessi spazi e tratta gli  stessi 
argomenti del telegiornale del primo canale. 
Nel 1964, con i primi governi di centro-sinistra, giungono 
amministratori, dirigenti, giornalisti socialisti e si profila quella 
che sarà chiamata da Alberto Ronchey la “lottizzazione”: la 
spartizione non trasparente di cariche e di responsabilità tra i 
partiti. 
Questo primo grosso cambiamento non influenzò i set dei  
telegiornali, che rimasero tutto sommato uguali a quelli già 
esistenti. 
Tra il 1965 e il 1969 alla guida della Rai viene affidata a Gianni 
Granzotto, ed proprio in questi anni che all’interno dei 
telegiornali avvengono interessanti mutamenti di modello: 
crescono sensibilmente i filmati dall’estero prodotti direttamente 
dalla Rai, e non acquistati dall’Eurovisione o da organismi 
consimili.