5 
celere di tali fonti risulta infine indispensabile per ridurre l’intensità di carbonio e 
quindi le emissioni di CO2, contribuendo così al rispetto degli impegni assunti 
dall’Unione Europea con il Protocollo di Kyoto…>>.  
 Gli obiettivi del Libro Verde sono stati confermati con l’adozione del 
provvedimento comunitario “Energia per il futuro: le fonti energetiche 
rinnovabili” – Libro Bianco1 –   per una strategia ed un Piano di Azione della 
Comunità”, ritenendo cruciale il ruolo degli Stati membri e obbligandoli a fissare 
obiettivi e strategie specifici. In particolare il documento prevede un Piano di 
Azione comprendente una serie di misure di sostegno, mirate a fornire eque 
possibilità di mercato per le energie rinnovabili, senza oneri finanziari eccessivi. È 
inoltre prevista un’apposita campagna per il decollo di progetti su larga scala, in 
particolare concernenti un milione di sistemi fotovoltaici, 10.000 Mw di grandi 
centrali eoliche, 10.000 Mw di impianti di biomassa, e l’integrazione a titolo 
sperimentale delle energie rinnovabili in 100 comunità, Regioni, città ed isole2.  
 Tenendo conto di tale contesto, si è pensato di compiere un’analisi del 
settore fotovoltaico nella provincia di Catania. 
 Nel primo capitolo, viene illustrato il concetto di sviluppo sostenibile, 
tenendo conto di quanto si sta cercando di fare a livello internazionale, con 
l’adesione dei vari paesi al protocollo di Kyoto e attraverso il sostegno allo 
sviluppo delle energie rinnovabili. In seguito, vengono descritte le principali 
caratteristiche della tecnologia fotovoltaica e il sistema italiano di incentivi e 
regole per il fotovoltaico, denominato “Conto Energia”. 
Nel secondo capitolo, viene esposta la liberalizzazione del mercato 
dell’energia elettrica, avvenuta a seguito di varie riforme normative, e le 
conseguenze principali che ha comportato, tenendo conto anche dei meccanismi di 
sostegno alla produzione elettrica originata da fonti rinnovabili, i certificati verdi. 
                                                 
1
 Approvato nel 1998 dall’Italia, con un documento analogo. 
2
 Vittorio Campetti (2002), “Diffusione delle rinnovabili: il ruolo dell’eolico”, Economia e 
Ambiente, pp.51-53. 
 
   Gangale, Caminiti, (2005), “Le politiche e le misure del settore elettrico: La liberalizzazione del 
mercato elettrico,  
le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica”. Documento tratto dal sito internet: 
http://www.enea.it (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) 
 
 6 
Il terzo capitolo, parte centrale dell’elaborato, è dedicato all’analisi del 
settore catanese del fotovoltaico, effettuata utilizzando il Modello delle cinque 
forze di Porter. Vengono descritti, con le loro attività principali e i dati analitici, i 
concorrenti protagonisti del settore. A seguire, si delineano le tipologie di clienti 
attuali e potenziali, i fornitori, i prodotti sostitutivi e i potenziali entranti, tenendo 
conto delle barriere all’entrata del settore. 
Il quarto ed ultimo capitolo, è riservato all’Analisi SWOT, strumento di 
pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza, di debolezza, le 
opportunità e le minacce, delle organizzazioni oggetto dell’analisi. 
 
 7 
 
 
 
CAPITOLO 1 
 
 
 
 
 
 
DAL SOLE: 
ENERGIA RINNOVABILE PER  
UNO SVILUPPO SOSTENIBILE 
 
 
 
 8 
 
 
 
1.1 IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE 
 
Lo sviluppo sostenibile è “una forma di sviluppo che garantisce i bisogni 
delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni 
future riescano a soddisfare i propri, preservando la qualità e la quantità del 
patrimonio e delle riserve naturali”. 
L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l’equità 
sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale. E’ la 
cosiddetta regola dell’equilibrio delle tre “E”: ecologia, equità, economia. 
La prima definizione in ordine temporale è stata quella contenuta nel 
rapporto Brundtland del 1987 e poi ripresa dalla Conferenza mondiale 
sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU. 
Una successiva definizione di sviluppo sostenibile, fornita, nel 1991 lo identifica 
come: 
<< ...un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico 
degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende>>. 
Nello stesso anno Herman Daly3 ricondusse lo sviluppo sostenibile a tre 
condizioni generali concernenti l’uso delle risorse naturali da parte dell’uomo: 
- il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro 
tasso di rigenerazione;  
- l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare 
la capacità di carico dell’ambiente stesso;  
- lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo. 
Secondo lo stesso Daly: << la potenza del concetto di sviluppo sostenibile sta nel 
fatto che esso riflette e al contempo richiede un cambiamento potenziale nella 
nostra visione di quale sia il rapporto tra le attività economiche degli esseri umani 
e il mondo naturale: un ecosistema che è finito, non crescente, e materialmente 
chiuso. La condizione per lo sviluppo sostenibile è che le richieste di tali attività 
                                                 
3
 Herman E. Daly (2001), Oltre la crescita: l’economia dello sviluppo sostenibile, Edizioni di 
Comunità, Torino 
 
 9 
nei confronti dell’ecosistema che le contiene, in termini di rigenerazione degli 
“input” di materie prime e di assorbimento degli “output” di rifiuti, vengano 
mantenute a livelli ecologicamente sostenibili. 
Questo cambiamento di visione comporta la sostituzione del modello economico 
dell’espansione quantitativa (crescita del Pil) con quello del miglioramento 
qualitativo (sviluppo) quale sentiero del progresso futuro. A tale cambiamento si 
oppone la gran parte delle istituzioni economiche e politiche, che sono fondate 
sulla tradizionale crescita quantitativa e temono legittimamente la sua sostituzione 
con qualcosa di elusivo ed impegnativo come lo sviluppo qualitativo>>. 
Attualmente, per favorire lo sviluppo sostenibile sono in atto molteplici 
attività ricollegabili sia alle politiche ambientali dei singoli Stati e delle 
organizzazioni sovranazionali sia a specifiche attività collegate ai vari settori 
dell’ambiente naturale. 
 
1.2 IL PROTOCOLLO DI KYOTO E IL SUMMIT DI COPENAGHEN 
Nel 1997 venne creato il protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro 
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, attraverso il quale 169 nazioni del 
mondo si sono impegnate a ridurre (mediamente del 5%) le emissioni di gas serra, 
per rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Grandi assenti furono gli Stati 
Uniti, i primi produttori di gas serra nel mondo. Per raggiungere questi obiettivi si 
lavora su due vie: 
- il risparmio energetico attraverso l’ottimizzazione sia nella fase di produzione 
che negli usi finali (impianti, edifici e sistemi ad alta efficienza, nonché 
educazione al consumo consapevole),  
- lo sviluppo delle fonti alternative di energia invece del consumo massiccio di 
combustibili fossili.  
L’Unione europea ha ratificato il protocollo di Kyoto il 31 maggio 2002. Il 
protocollo è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica della Russia. 
Vari Paesi industrializzati non hanno voluto ratificare il protocollo, tra cui gli Stati 
Uniti e l’Australia. Tra il 2008 e il 2012 gli Stati membri dell’Unione devono 
ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8%.  
 10 
Nel dicembre del 2009 si è tenuto a Copenaghen un nuovo summit che, 
purtroppo, non ha prodotto risultati sufficienti. Il risultato sostanziale sembra 
essere solo una proroga dei termini del Protocollo di Kyoto per i Paesi che lo 
firmarono e un’adesione formale per gli altri (USA, Cina, India e Brasile in testa).  
L’impegno assunto dall’unione europea, nei prossimi anni, consiste nel 
ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica e produrre il 20% dell’energia 
con fonti rinnovabili. L’obiettivo rimane mantenere entro due gradi, rispetto ai 
livelli preindustriali, l’aumento della temperatura globale. Perché ciò sia possibile, 
secondo le stime degli scienziati incaricati dall’ONU, è necessario un taglio delle 
emissioni mondiali di anidride carbonica del 50% entro il 2050, con un peso 
relativo dell’80% sui Paesi industrializzati, che dovrebbero impegnarsi ad una 
riduzione del 25-40% già entro il 2020. Nell’accordo però, manca un vincolo alle 
emissioni che produrrebbero questo risultato. 
 
1.3 LO SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA SOLARE 
La recente crisi economica, la strutturale dipendenza energetica dall’estero 
e la questione climatica, impongono l’adozione di una convinta politica di 
sostenibilità, a partire da misure attuabili in tempi stretti e con risultati immediati 
sotto il profilo ambientale. La diffusione su scala mondiale dell’energia ottenuta 
tramite fonti energetiche rinnovabili è considerata un obiettivo di sostenibilità 
ambientale ed economica di assoluta importanza. 
Nei prossimi mesi, l’Italia dovrà definire la propria strategia energetica, 
nel nuovo quadro di impegni comunitari. Si sente dire spesso che, rispettare il 
protocollo di Kyoto ci verrebbe a costare molto, che potrebbe far diminuire il Pil, 
ecc.; ma se adoperiamo le tecnologie giuste possiamo rispettare Kyoto, senza aver 
nessun danno dal punto di vista economico, avendo anzi dei vantaggi. 
Una di queste tecnologie è il fotovoltaico, che utilizzando una fonte 
inesauribile e rinnovabile, ha il pregio, di produrre solo 40 grammi di CO2 per 
chilowattora, contro i circa 760 di una centrale a carbone ed i 350 di una centrale a 
gas. Di meglio riesce a fare solo l’eolico (5-9 grammi per chilowattora). Sono 
queste le ragioni, che stanno spingendo sempre di più i governi ad investire in una