2
Il presente lavoro si svilupperà considerando le caratteristiche delle acque 
minerali, che sono fondamentali per la definizione della tipologia del prodotto 
e per la classificazione delle acque; in seguito si proseguirà con un’analisi del 
relativo mercato, osservato su scala mondiale, europea e italiana, 
soffermandosi su produzioni, consumi ed aziende in esso operanti. 
I successivi capitoli riguarderanno strettamente l’aspetto economico-
aziendale; a cominciare dall’esposizione degli scopi e del contenuto del 
bilancio, per passare poi alla sua analisi e per finire con il caso aziendale: la 
Italaquae S.p.A. Lo studio concernente questa Società che opera nel mercato 
delle acque minerali sarà svolto innanzitutto attraverso una descrizione della 
stessa e dei marchi che rappresenta, per procedere poi all’esame della 
situazione patrimoniale, economica e finanziaria. In particolare, si procederà 
all’esposizione dei bilanci della Società, relativi a quattro esercizi, ed alla loro 
analisi, per consentire una “lettura critica” dei bilanci stessi. 
Dopo la riclassificazione dei bilanci, l’analisi sarà condotta sia per indici 
che per flussi. Infatti, tramite l’opportuna rielaborazione dei dati contenuti nei 
conti annuali e il calcolo di appropriati indicatori di natura economica, 
finanziaria e patrimoniale, è stato possibile esprimere giudizi, sufficientemente 
attendibili, in merito alla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della 
Società. 
 
 
 
 
 
 
 
 3
CAPITOLO 1 
 
L’ACQUA MINERALE: 
CARATTERISTICHE E MERCATO 
 
 
1.1  Definizione e classificazioni 
Le acque minerali sono sostanzialmente acque sotterranee di origine 
meteorica che, durante il tragitto sotterraneo, si depurano e si mineralizzano, 
acquisendo quei peculiari caratteri chimici, fisici ed organolettici che ne 
determinano poi le proprietà “terapeutiche”. 
Ogni acqua contiene in soluzione quantità più o meno grandi di sostanze 
inorganiche (talvolta anche organiche), solide o gassose. Il termine “acqua 
minerale” non indica semplicemente un’acqua in cui sono disciolti dei 
minerali, bensì l’aggettivo “minerale” possiede un significato più complesso, in 
quanto tende a considerare le azioni terapeutiche correlate alla 
mineralizzazione. In pratica queste acque contengono sostanze come il calcio, 
il sodio, il potassio, i bicarbonati, i solfati, il fluoro ed altre ancora, in 
percentuali tali da svolgere un ruolo biologico importante. 
L’importanza dei sali minerali in relazione al tema in oggetto è evidente. È 
proprio in base alla quantità totale di sali (indicata in etichetta come “residuo 
fisso a 180 gradi”) che in Italia le acque minerali sono distinte per legge in 
quattro categorie
1
: 
 Acque minimamente mineralizzate: sali inferiori a 50 mg/l. 
Rappresentano circa il 9% delle acque minerali italiane in commercio e 
sono quelle con il minor contenuto assoluto di sali e quindi il loro 
assorbimento per via gastrica è rapidissimo. Queste acque determinano 
                                                 
1
 Fonte: Guida alle acque minerali italiane in bottiglia, V edizione, Litografia Tosi, 2003. 
 4
un marcato aumento della diuresi e trovano la loro principale indicazione 
nella cura della calcolosi delle vie urinarie; 
 Acque oligominerali o leggermente mineralizzate: sali non oltre 
500 mg/l. Le due categorie raggruppano le acque leggere, diventate di 
moda negli ultimi anni, perché si abbina il termine leggero al cibo 
leggero e alla facilità di digestione. La realtà è più semplice, infatti la 
scarsa presenza di sali rende queste acque adatte al consumo quotidiano, 
anche in quantità maggiori. Le oligominerali rappresentano il 56% delle 
acque minerali italiane in bottiglia; 
 Acque minerali: sali tra 500 e 1500 mg/l. Rappresentano il 24% 
delle acque attualmente in commercio. L’uso quotidiano di acque 
minerali con oltre 1000 mg/l di residuo fisso può portare un eccesso di 
sali nella dieta, specie per quanto riguarda il sodio (controindicato per gli 
ipertesi). Per questo gli esperti consigliano di alternarle con acque 
oligominerali; 
 Acqua “ricca di sali minerali”: sali oltre i 1500 mg/l. Sono 
sconsigliate per il consumo quotidiano. Di solito si usano a scopo 
terapeutico per l’elevata presenza di sodio, solfati, potassio, magnesio ed 
altri sali. Solo l’11% delle acque minerali italiane in commercio rientra in 
questo gruppo. 
 
 
1.2  Aspetti giuridici 
L’acqua minerale viene estratta dal sottosuolo, quindi per la legge italiana è 
considerata un prodotto minerario facente parte del patrimonio dello Stato
2
. Il 
suo sfruttamento può essere dato in concessione a privati dietro pagamento di 
un canone e la licenza, della durata in genere di 30 anni, è rinnovabile. 
                                                 
2
 R.D. 29/07/1927 N. 1443 (e successive modificazioni, v. Legge 7/11/1941 n. 1360 e D.P.R. 
28/6/1955 n. 620). 
 5
Il riconoscimento di un’acqua come acqua minerale naturale viene eseguito 
dal Ministero della Sanità, il quale valuta quattro elementi essenziali: l’origine 
profonda e protetta, la purezza microbiologica all’origine, la costanza della 
composizione chimica e gli effetti favorevoli alla salute, tutti considerati sul 
piano geologico, microbiologico, farmacologico, clinico e fisiologico
3
. Le 
imprese che vogliono ottenere il riconoscimento di un’acqua come acqua 
minerale naturale, sono tenute a presentare, a corredo della domanda, una 
relazione idrogeologica, dei certificati di almeno quattro analisi chimiche, 
fisico-chimiche e microbiologiche eseguite nelle quattro stagioni, nonché studi 
clinici, farmacologici e tossicologici. Le analisi chimiche e microbiologiche 
devono essere effettuate da laboratori appositamente autorizzati e gli studi 
clinici e farmaco-tossicologici devono essere condotti presso Istituti ospedalieri 
o universitari. Ottenuto così il decreto di “riconoscimento” da parte del 
Ministero della Sanità, spetta poi alla Regione il rilascio dell’autorizzazione 
all’utilizzo, previo accertamento: della protezione della sorgente, delle opere di 
captazione, canalizzazione e stoccaggio, dei locali e degli impianti di 
confezionamento. Il Ministero della Sanità, inoltre, consente limitati trattamenti 
di natura essenzialmente fisica quali la decantazione o filtrazione meccanica e 
l’aggiunta di anidride carbonica non di provenienza della sorgente. Non 
consente, invece, qualsiasi operazione volta a modificare il microbismo 
dell’acqua e, quindi, qualsiasi trattamento di potabilizzazione. L’utilizzazione e 
la commercializzazione delle acque minerali attualmente sono disciplinate dal 
D.L. 25/1/1992 n° 105 (di attuazione della Direttiva 80/777/CEE del Consiglio 
Europeo del 15/7/1980). Le disposizioni del decreto, tuttavia, non si applicano 
alle acque minerali destinate alle esportazioni in Paesi terzi. La giurisprudenza 
riguardante le acque minerali è costituita però da numerose altre leggi
4
. 
 
 
 
                                                 
3
 Nuovo Annuario 2003-2004 Acque Minerali e di Sorgente, Beverfood Edizioni S.r.l., 2003. 
4
 Cfr. Tabella successiva e Tabella pag. 6. 
 6
Il quadro normativo sulle acque minerali
5
 
  
Direttiva CEE 777 del 
1980 sulle acque 
minerali naturali    
      
        
  
Recepimento della 
direttiva 
D.L. 105 del 1992   
      
      
  
Criteri di valutazione 
D.M. 542 del 1992    
      
      
Analisi 
batteriologiche 
Circ. 17 del 
1991 
Metodi di analisi 
chimica e 
batteriologica 
D.M. del 13/01/1993 
Analisi 
chimiche 
Circ. 19 del 
1993 
 
 
La tabella suddetta mostra quanto la legislazione inerente al settore acque 
minerali sia articolata ed intrecciata tra le varie competenze statali-regionali-
comunitarie. 
La legge italiana identifica con precisione quali acque vanno definite 
minerali (D.L. 25/1/1992 n° 105) e considera “minerali” quelle che, avendo 
origine da una falda o da un giacimento sotterraneo, provengono da una o più 
sorgenti, naturali o perforate, che hanno caratteristiche igieniche particolari 
favorevoli alla salute. Il riconoscimento della qualifica di acqua minerale da 
parte del Ministero della Sanità pone questo settore sotto il controllo delle 
Autorità dello Stato e delle Regioni e quindi la ricerca, lo sfruttamento e 
l'utilizzazione delle acque, fin dalla sorgente, viene disciplinato da una serie di 
norme che garantiscono ampiamente il cittadino. 
                                                 
5
 Fonte: nostra rielaborazione. 
 7
Normative che regolano il settore delle acque minerali
6
 
Regolamento del 1919  Riconoscimento sanitario  
D.M. 20/01/1927  Protezione delle sorgenti, i locali ed i depositi 
Legge 1443 del 29/07/1927  Riguarda i permessi di ricerca, il rilascio,  
Legge 283 del 3/04/1961 la captazione e l'imbottigliamento 
Legge 281 del 1970  Delega la competenza alle regioni per quanto riguarda le fonti. 
Leggi regionali relative alle concessioni  Puglia L.R. 28/05/1975 n. 44; Liguria L.R. 11/08/1977 n. 33; 
minerarie relativamente alle Acque  Lombardia L.R. 29/04/1980 n. 44; Lazio L.R. 26/06/1980 n. 90; 
Minerali  Marche L.R. 23/08/1982 n.32; Basilicata L.R. 16/04/1988 n. 9; 
  Umbria L.R. 11/11/1987 n. 48; Emilia Romagna L.R. 17/08/1988 n. 40; 
 Veneto L.R. 10/10/1989 n. 40; Piemonte L.R. 12/07/1994 n. 25; 
 Toscana L.R. 09/11/1994 n. 86. 
Direttiva CEE 80/777 15/07/1980 
Riguarda la captazione, la classificazione, L'imbottigliamento e 
l'etichettatura 
DPR n. 236 del 24/05/1988  
Attuazione alla direttiva  CEE n. 80/778 concernente la qualità delle 
acque destinate al consumo umano 
Circolare n.17 del 13 settembre 1991  analisi microbiologiche  
D.L. 25/01/1992 n. 105 
Attuazione della direttiva CEE 80/777 relativa alla utilizzazione e 
commercializzazione delle acque minerali naturali 
D.L. Sanità n. 542 del 12/11/1992 Criteri di valutazione delle caratteristiche delle Acque Minerali Naturali 
Circolare Minist. n.19 del 12/05/1993 Analisi chimiche e chimico-fisiche delle Acque Minerali Naturali 
D.M.Sanità del 13/10/1993 Metodi di analisi per la valutazione delle caratteristiche microbiologiche 
D.M. 21/03/1973 Norme igeniche relative a contenitori ed oggetti che 
D.L. 108 25/01/1992 vengono a contatto con sostanze alimentari e di uso 
D.M. 220 26/04/1993 Personale 
L. 475 9/11/1988 Riciclaggio dei contenitori per ligquidi e degli imballaggi 
D.M. 23/01/1991 Regolamento Consorzio Obbligatorio Replastic 
D.L. 27/01/1992 n. 109 Attuazione direttive CEE 89/395 e 89/396 concernenti etichettatura, 
 Presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari 
D.M. 28/6/1989 Etichettatura degli imballaggi e dei contenitori per  liquidi 
D.L. 25/01/1992 n. 74 Attuazione della normativa CEE in materia di pubblicità ingannevole 
Direttiva Cee 96/70 del 28/10/1996 riavvicinamento legislazioni degli stati membri in materia di  
  utilizzazione e commercializzazione delle acque minerali naturali. 
  Introduzione delle acque da sorgente 
Direttiva Cee 98/83 del 3/11/1998 Fissazione di nuovi limiti dei contaminanti dell’acqua destinata al  
  consumo umano e alla.vendita come acqua di sorgente. 
D.L. app. dal Cons. dei Min. il  1/4/1999 Recepisce la normativa europea n. 70 del 1996 
D. Lgsl. 4 agosto 1999, n.339  Disciplina delle acque di sorgente e modificazioni al decreto legislativo  
  25 gennaio 1992, n.105, in attuazione della direttiva 96/70/CE 
Direttiva 2003/40/EC del 16/05/2003 stabilisce la lista, limiti di concentrazione ed identificante i requisiti 
 
dei costituenti delle acque minerali naturali ed i termini per l’uso dell’an. 
carb. per il tratt. delle acque minerali naturali e delle acque di fonte. 
 
                                                 
6
 Fonte: Databank, Report Acque Minerali, 2003; Nuovo Annuario 2003-2004 Acque Minerali 
e di Sorgente, Beverfood Edizioni S.r.l., 2003. 
 8
La Comunità Europea con la direttiva 777 del 1980, emanata al fine di 
uniformare le legislazioni sulle acque minerali fra i Paesi membri, riporta una 
sua definizione che nella sostanza coincide con quella della legislazione 
italiana, suffragando il fatto che l'acqua minerale per “sua natura” possiede 
caratteristiche tali da differenziarla dalla normale acqua potabile. 
 
Acqua potabile: per essere definita potabile un'acqua deve risultare 
incolore, insapore, inodore, limpida e fresca. Deve contenere un modesto tasso 
di sali che per essere ben tollerato dall'uomo, non deve superare 1,5 grammi 
per litro. I germi non patogeni in essa presenti non devono essere più di 100 per 
cm
3
; né si devono trovare quantità apprezzabili di ammoniaca, di nitriti o di 
altre sostanze tossiche. La direttiva 98/83 del 3 novembre 1998, ha fissato 
nuovi limiti, più restrittivi, e la nuova periodicità dei controlli. Per l’acqua del 
rubinetto sono consentiti trattamenti come: filtrazione, clorazione e ozonazione 
prima di essere distribuita. 
 
Acqua minerale
7
: la legge consente di chiamare minerale solo l'acqua 
dotata di proprietà salutari, legata alla presenza di particolari sali minerali e 
piccole quantità di oligoelementi. Vieta inoltre qualsiasi trattamento, eccezion 
fatta per: 
 ξ  la separazione degli elementi instabili, quali i composti del ferro e 
dello zolfo, mediante filtrazione o decantazione, eventualmente preceduta 
da ossigenazione, a condizione che tale trattamento non comporti una 
modifica della composizione dell’acqua in quei componenti essenziali 
che conferiscono all’acqua stessa le sue proprietà; 
 ξ  la separazione dei composti di ferro, manganese e zolfo nonché 
dell’arsenico da talune acque minerali naturali mediante trattamento con 
aria arricchita di ozono, a condizione che tale trattamento non comporti 
                                                 
7
 Direttiva 80/777 del consiglio del 15/7/1980 modificata dalla direttiva 96/70del 28/10/1996. 
 9
una modifica della composizione dell’acqua in quei componenti 
essenziali che conferiscono all’acqua stessa le sue proprietà; 
 ξ  la separazione di componenti indesiderabili, diversi da quelli 
menzionati, a condizione che tale trattamento non comporti una modifica 
della composizione dell’acqua in quei componenti essenziali che 
conferiscono all’acqua stessa le sue proprietà. L'acqua deve essere, 
inoltre, imbottigliata così come sgorga dalla sorgente o con l'aggiunta 
variabile di anidride carbonica, non può essere confezionata in 
contenitori di capienza superiore ai due litri. Le acque minerali si 
differenziano dalle acque di rubinetto perché sono batteriologicamente 
pure e provengono da falde e sorgenti indenni da inquinamento. Si deve 
aggiungere che, per le acque minerali, c'è la possibilità di addizionarle 
con anidride carbonica, per rendere il loro gusto più piacevole, inoltre il 
gas contenuto limita la crescita di microrganismi, rendendole così più 
sicure dal punto di vista igienico. 
 
Acqua di sorgente: la direttiva CEE n. 96/70 del 28/10/1996 introduce la 
categoria delle “acque di sorgente”, definite come acque potabili allo stato 
naturale, imbottigliate alla sorgente, microbiologicamente pure, ma che non 
hanno effettuato gli esami clinico-farmacologici; conseguentemente viene loro 
preclusa la possibilità di riportare in etichetta qualsiasi menzione relativa alle 
proprietà e l’analisi chimica, prerogative proprie ed esclusive delle acque 
minerali naturali. Quest'acqua, a differenza della “minerale” dovrà riportare 
sull'etichetta la scritta “acqua di sorgente”. L’unico obbligo dell’imbottigliatore 
consiste nell’avere un’autorizzazione rilasciata dall’autorità sanitaria locale e 
non da parte del Ministero della Sanità, come per le acque minerali. 
In nazioni come Francia e Belgio l'iniziativa ha avuto un notevole successo 
commerciale grazie al prezzo notevolmente più basso e al fatto che questo tipo 
di acqua consente di essere confezionata anche in contenitori superiori ai due 
litri. Aspetto negativo è il fatto che, in contrapposizione al prezzo economico, 
c'è la scarsa sicurezza che l'acqua sia adeguatamente controllata da 
 10
contaminanti microbiologici e chimici. Basti pensare ad acque estratte da pozzi 
artesiani molto soggette ad inquinanti tipo pesticidi, fertilizzanti, diserbanti, 
ecc. Per ovviare a ciò, la Comunità Europea ha emanato la direttiva 98/83 del 3 
novembre 1998, che riguarda anche questa categoria di acque dette appunto di 
sorgente.  
In Italia, la commercializzazione delle acque di sorgente non ha riscosso 
molti successi. La ragione principale è dovuta al fatto che nel predetto Paese le 
acque minerali hanno già un costo bassissimo, il 20% in meno di tutto il resto 
d’Europa, e difficilmente le acque da sorgente potranno posizionarsi sotto tale 
livello, e a parità di prezzo sicuramente il consumatore preferirà il consumo 
delle più pregiate acque minerali. 
 
 
1.3  Il mercato dell’acqua minerale: identificazione e criticità 
del business 
Negli ultimi anni le acque minerali in bottiglia sono divenute un tema di 
estrema attualità, un business in continua espansione. 
Il settore delle acque minerali è identificabile in base a
8
: 
 ξ  le funzioni d’uso: integrare la dieta o soddisfare la sete mediante 
acqua minerale, diversa dalla comune acqua potabile per caratteristiche 
particolari quali la purezza ed il contenuto di minerali disciolti; 
 ξ  una tecnologia di base: la captazione e l’imbottigliamento alla fonte; 
 ξ  un mercato definito da: 
1) gli intermediari commerciali, che si occupano di far giungere il 
prodotto al consumatore finale attraverso diversi canali di distribuzione; 
2) i consumatori finali. 
                                                 
8
 Databank, Report Acque Minerali, 2003. 
 11
Si possono inoltre individuare due grandi famiglie di prodotti, caratterizzate 
dalle differenti materie prime impiegate e dalle diverse tecnologie/conoscenze 
implicate nella fase di imbottigliamento: 
 ξ  acque minerali frizzanti o lievemente frizzanti (effervescenti naturali 
o addizionate di gas); 
 ξ  acque minerali cosiddette “piatte” (non contenenti gas in alcuna 
forma, naturale o artificiale). 
Le due famiglie di prodotti così individuate, possono essere ulteriormente 
segmentate in base alla tecnologia di “packaging” del prodotto. 
Per le “acque frizzanti” o “lievemente frizzanti” vengono impiegati il vetro e 
il PET. Per le acque “piatte” si utilizzano anche altri tipi di “packaging” (Brick, 
PP, e PVC, che però sta scomparendo). 
Nell’ambito del comparto alimentare il settore delle acque minerali presenta 
diverse anomalie: 
 ξ  il costo della materia prima è praticamente nullo; 
 ξ  il prodotto può essere considerato un bene pubblico oltre che un 
servizio; 
 ξ  la legislazione (esaminata in precedenza) sotto molti aspetti, 
considera l’acqua come un prodotto minerario (è richiesta una 
concessione per lo sfruttamento). 
 
Il mercato delle acque minerali è altamente concorrenziale; si presentano 
due livelli competitivi: i grandi gruppi competono tra loro a livello nazionale e 
con i piccoli imbottigliatori sui mercati regionali. 
I fattori chiave di successo si collocano sia nell’area produzione sia, con 
maggior rilevanza, nell’area marketing. 
In considerazione dei vincoli produttivi relativi al settore delle acque 
minerali: obbligo dell’imbottigliamento alla fonte, costo dei trasporti e 
 12
particolari caratteristiche della linea di imbottigliamento, i fattori di successo, 
in riferimento alla produzione, sono: 
o la capacità di produrre bottiglie resistenti ma di un peso più contenuto 
rispetto ai concorrenti, capacità che permette di ottenere notevoli 
vantaggi di costo considerato il peso del materiale granulare sul totale dei 
costi di produzione; 
o economie di scala: permettono di abbattere i costi di produzione delle 
bottiglie, che incidono in maniera determinante; nel caso di apertura di 
nuovi stabilimenti in regioni diverse da quella di origine dell’azienda, è 
comunque importante l’economia di scala data dall’acquisto centralizzato 
delle materie prime (PET principalmente). 
Relativamente all’area marketing poi, i fattori di successo possono essere 
rappresentati da: 
o efficacia/efficienza della rete distributiva in termini di copertura e 
penetrazione; 
o la politica distributiva: l’accesso ai canali della moderna distribuzione 
è sempre importante; 
o comunicazione pubblicitaria: un’immagine incisiva e coinvolgente è 
importante per ogni competitor attivo su questo mercato sia per 
differenziare i propri brands dai concorrenti, sia per alzare il livello 
complessivo della domanda; 
o il merchandising e la promozione sul trade; 
o servizio offerto; 
o il prezzo è uno dei fattori principali su cui si basa la competizione, 
anche se c’è da dire che la leva del prezzo oggi è utilizzata in maniera 
meno esasperata, risulta, infatti, essenziale un equilibrato rapporto tra 
immagine del prodotto e prezzo; 
o le promozioni sul prezzo continuano ad essere strategiche. 
 
 13
Negli ultimi anni i consumi di acqua minerale hanno conosciuto una forte 
espansione. Le motivazioni che spiegano tale crescita sono essenzialmente 
correlate a: 
 ξ  calo dei prezzi medi sul mercato; 
 ξ  sfiducia verso l’acqua di rubinetto; 
 ξ  orientamento verso bevande salutistiche. 
Nello sforzo di incrementare il business, grandi e medie aziende hanno 
messo a punto strategie, volte a sottosegmentare la domanda finale, collegate 
all’evolversi degli stili di vita e dei comportamenti di consumo. Un esempio di 
questa sottosegmentazione è stata l’introduzione delle acque lievemente 
frizzanti. 
Il mercato delle acque minerali è sempre stato caratterizzato da una scarsa 
fedeltà di marca. Pur esistendo quasi sempre una marca preferita, spesso le 
scelte dei consumatori si spostano da questa verso altre, per le promozioni che 
trovano nel punto vendita o per la mancata disponibilità della marca in 
questione. I motivi che si possono attribuire alla scarsa fedeltà sono la 
frequenza di acquisto, che rende poco meditato l’atto di acquisto in sé, e la 
scarsa capacità da parte del consumatore di distinguere effettivamente le 
caratteristiche di un’acqua dall’altra, sia dal punto di vista del gusto che dal 
punto di vista dei minerali contenuti. 
Il numero di marche conosciuto dai consumatori è notevolmente elevato, e 
di frequente all’interno della stessa famiglia vengono acquistate marche diverse 
di acque minerali. 
Marche diverse quindi, ma che spesso appartengono allo stesso gruppo 
industriale.  
La maggior parte delle compagnie di acque minerali, infatti, è unita in 
grandi gruppi o, più spesso, finisce sotto il controllo delle maggiori 
multinazionali, in particolare Nestlè, Danone, Coca-cola o PepsiCo.