Introduzione 
allergie e patologie varie. La naturale presenza di questi gas è da anni 
profondamente alterata dalla combustione degli idrocarburi che, in 
varie forme e per vari usi, sono ormai divenuti la nostra fonte primaria 
di energia.  
E’ bene precisare che non tutti gli esperti del settore energetico hanno 
opinioni concordi con quelle di Rifkin riguardo le riserve future di 
combustibili fossili. Le nuove tecniche di monitoraggio ed estrazione, 
infatti, potranno assicurare ancora per molti decenni la linfa vitale 
della nostra civiltà, l’energia, senza che i prezzi dei combustibili 
necessari alla sua produzione subiscano scossoni particolari.  
Il maggior problema da risolvere non sarà di ordine economico, bensì 
sociale ed ecologico. La crescita della popolazione che si avrà nei 
prossimi decenni nei Paesi in via di sviluppo (PVS) porrà l’umanità di 
fronte alla questione di assicurare ai nuovi “consumatori” l’energia di 
cui necessitano senza provocare un aumento dei gas serra 
nell’atmosfera. Cina, India ed altri Paesi in via di sviluppo, infatti, si 
modernizzeranno e immetteranno nel pianeta altra anidride carbonica.  
 
Un altro problema irrisolto è legato all’obsolescenza delle griglie 
elettriche dei vari Paesi che porta a frequenti blackout e ad 
insufficienze erogative. La soluzione migliore a questa problematica 
sembra debba essere ricercata in una decentralizzazione della griglia 
stessa, da attuarsi mediante una diminuzione della taglia degli impianti 
che producono l’elettricità necessaria alle attività umane. 
Introduzione 
La decentralizzazione porta, però con sé, una questione anch’essa 
particolarmente astiosa, ovvero l’accettazione da parte della 
popolazione di minicentrali ubicate nelle vicinanze dei centri abitati. 
Le centrali elettriche tradizionali, infatti, nonostante l’ottimo livello 
tecnologico raggiunto, sono inquinanti e rumorose e non è proponibile 
optare per una decentralizzazione basata sulle attuali tecnologie. 
Appare chiaro, perciò, come si debba intraprendere una strada 
alternativa alle fonti energetiche tradizionali, al fine di soddisfare la 
domanda energetica di un numero sempre maggiore di persone che 
hanno accesso all’elettricità e alle sue comode applicazioni e che 
possa, al tempo stesso, essere rispettosa dell’ambiente. 
Per molto tempo si è ritenuto che la soluzione potesse essere rinvenuta 
nelle fonti energetiche rinnovabili. Le varie forme di energia pulita 
ideate e sviluppate (si pensi ad esempio all'energia solare o a quella 
eolica) non sono mai riuscite a fornire energia sufficiente al nostro 
attuale fabbisogno, tanto meno potranno farlo in futuro.  
Unica eccezione è l'idrogeno. In teoria inesauribile, è l'elemento più 
diffuso non solo sulla terra, ma nell'intero universo; l'idrogeno è 
l'unico vettore energetico capace di fornire energia pulita nelle 
quantità attualmente richieste.  
E’ molto importante sottolineare che l'idrogeno non è una fonte di 
energia, ma un vettore energetico, ovvero un mezzo tramite cui 
stoccare e distribuire l’energia prodotta tramite altre fonti. 
Introduzione 
Il principio su cui si basa la produzione di energia a partire 
dall'idrogeno è quello della idrolisi inversa: idrogeno (H
2
) e ossigeno 
(O
2
) si uniscono per generare acqua (H
2
O) allo stato di vapore.  
Non è però tutto così semplice. L'idrogeno in natura non si trova allo 
stato puro (H
2
) ma legato ad altre sostanze, come la stessa acqua e gli 
idrocarburi. L'idrogeno puro va, quindi, raffinato, portando 
produzione di materiale di scarto inquinante come il CO
2
. Dunque, 
l'idrogeno è in grado di fornire energia pulita, ma la produzione di 
idrogeno è ancora un processo inquinante, sebbene in misura 
sensibilmente minore rispetto agli idrocarburi.  
Il futuro è, però, pieno di promesse. Sfruttando l'idrolisi (il cui 
significato è "separazione dell'acqua") si può ottenere idrogeno puro 
(H
2
) e ossigeno puro (O
2
) che, reagendo attraverso l'idrolisi inversa, 
portano alla produzione di energia elettrica e nuovamente acqua da cui 
ottenere ancora H
2
 e O
2
, generando un circolo virtuoso di produzione 
di energia pulita. Ma per ottenere l'idrolisi dell’acqua, abbiamo 
bisogno di elettricità che può essere fornita da fonti rinnovabili, come 
quella solare, o da fonti non rinnovabili ma sostanzialmente pulite, 
come il nucleare, messe al bando troppo incautamente.  
 
Trasportare il mondo verso un Economia dell’Idrogeno è un processo 
costoso, in quanto abbiamo bisogno di nuove applicazioni e nuovi reti 
distributive per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla nuova 
frontiera energetica. Occorre ripensare il concetto di griglia elettrica 
ed è necessario educare le popolazioni. 
Introduzione 
In questo senso diventa fondamentale il contributo che i Governi dei 
vari Stati possono offrire nella fase embrionale della ricerca e 
sperimentazione sul campo, affinché un’utopia scolpita nei sogni di 
qualcuno diventi il futuro di tutti.  
  
 
 
 
 
CAPITOLO PRIMO 
 
IL PROBLEMA ENERGETICO 
Il problema energetico  
1.1 FABBISOGNO FUTURO DI ENERGIA PRIMARIA 
 
Per la determinazione del fabbisogno futuro di energia primaria è 
possibile impiegare, come strumento principale di analisi, il World 
Energy Model
1
, un modello, cioè, di proiezione domanda/offerta di 
energia elaborato dall’Associazione Internazionale dell’Energia (IEA). 
Prima di iniziare a discutere il modello però, è bene chiarire che non 
tutti gli autori concordano sulla sua importanza e validità. Già nel 
1976 Herman Daly si poneva seriamente il problema relativo a come 
vengono previsti questi fabbisogni energetici: “… I recenti tassi di 
crescita della popolazione in rapporto all’uso di energia procapite 
vengono estrapolati fino a una futura data arbitraria. Viene accettata 
automaticamente qualsiasi tecnologia in grado di far fronte alla 
domanda prevista, e con essa alle sue implicazioni sociali, senza che si 
ponga mente a quanto il sistema possa resistere una volta che i livelli 
previsti vengano raggiunti. … Un tale approccio è indegno di qualsiasi 
organismo che abbia un sistema nervoso centrale, ancor di più di un 
essere dotato di cervello.”
2
 
Tornando al modello, esso si basa su una serie di ipotesi riguardanti:  
1. lo sviluppo economico;  
2. la crescita demografica;  
3. l’evoluzione dei prezzi dei combustibili fossili; 
4. le politiche messe in atto dai vari governi.  
                                                 
1
 Il World Energy Model è un modello dinamico di equilibrio parziale, composto da 13 sotto-
modelli regionali e molteplici modelli settoriali. 
2
 DUNN S. – Idrogeno, verso la sostenibilità dei consumi energetici - Edizioni Ambiente, Milano, 
2002, p. 8. 
Il problema energetico  
Tra queste variabili, la crescita economica è certamente la 
determinante principale nell’aumento della domanda di fonti 
energetiche primarie. 
 
Per quel che concerne la prima ipotesi posta alla base di questo 
importante strumento previsionale, ovvero lo sviluppo economico, il 
modello ipotizza che il PIL mondiale cresca ad un tasso medio annuo 
del 3,1%, sorpassando nel 2020 i 67.000 miliardi di dollari. 
La Tabella 1 mostra in dettaglio le ipotesi di crescita economica e 
demografica globale su base regionale. 
 
Tab.1- Ipotesi di crescita economica e demografica (tassi medi annui 1997-2020).
3
 
            PIL                         POPOLAZIONE 
          1997 - 2020                      1997 – 2020 
OCSE 2,0% 0,3%
Economie in transizione 3,1% 0% 
Cina 5,2% 0,7%
Est Asia 4,2% 1,1% 
Sud Asia 4,7% 1,4% 
America Latina 3,2% 1,3% 
Africa 2,9% 2,1%
Medio Oriente 3,2% 2,6% 
Totale PVS 4,3% 1,3% 
MONDO 3,1% 1,1%
Fonte: IEA, 2000. 
                                                 
3
 CNEL - Rapporto 2000: The World Energy Outlook – elaborato dell’Agenzia Internazionale 
dell’Energia dell’OCSE, sintesi in italiano, Presentazione del Consiglio Nazionale dell’Economia 
e del Lavoro (CNEL), 16 Marzo 2001, p. 2. 
Il problema energetico  
Come è agile notare, Cina, India e più in generale il Sud-Est asiatico 
traineranno la crescita mondiale, con tassi medi annui attesi intorno al 
5%, mentre i Paesi OCSE cresceranno solo di due punti percentuali 
ogni anno. 
I differenziali di crescita si rifletteranno in una diminuzione del peso 
economico dei Paesi OCSE che nel 2020 rappresenteranno il 42% 
della ricchezza mondiale rispetto all’attuale 54%.  
Ciononostante, le forti disparità di reddito pro-capite che attualmente 
caratterizzano la distribuzione della ricchezza, non verranno livellate 
nei prossimi vent’anni.  
Infatti, nel 2020 un abitante dei Paesi OCSE avrà a disposizione in 
media 27.000 dollari, ossia tre volte di più di un abitante della Russia 
o della Cina e oltre dieci volte il reddito di un abitante dell’Africa. 
 
Passando alla seconda ipotesi, ovvero la crescita demografica, sempre 
dalla Tabella 1 possiamo notare come la popolazione mondiale subirà 
un incremento dell’1,1% ogni anno, passando dagli attuali 6 miliardi 
di abitanti ai 7,4 miliardi nel 2020. Il dato più eclatante è che l’80% 
della popolazione risiederà nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). 
 
Analizzando ora la terza ipotesi e, quindi, l’evoluzione dei prezzi dei 
combustibili fossili, bisogna dire che le stime sull’andamento del 
prezzo internazionale del greggio considerano che le riserve
4
 non 
                                                 
4
 Secondo la più recente stima dell’US Geological Survey (USGS), le riserve recuperabili di 
greggio ammontano a 3.345 miliardi di barili.  
Il problema energetico  
rappresentano un vincolo alla soddisfazione della domanda almeno 
per i prossimi due decenni.  
Fatta questa premessa, il prezzo del greggio, determinato 
esclusivamente dalle condizioni di mercato, dovrebbe rimanere stabile 
a 21 dollari al barile fino al 2010 (Tabella 2). In seguito, il ricorso a 
fonti più costose spingerà il prezzo del barile sino a 28 dollari nel 
2020. Queste ipotesi non vanno interpretate in maniera assoluta poiché 
la prevista concentrazione geografica della produzione del greggio fa 
prevedere un aumento della volatilità del mercato. Anche su questo 
dato non c’è pieno consenso. Jeremy Rifkin, già citato autore del best 
seller “Economia all’Idrogeno”, afferma che le risorse petrolifere sono 
limitate e tenderanno ad esaurirsi nel giro di pochi anni. Egli sostiene 
che, una volta esaurite la metà delle risorse mondiali di petrolio, il 
prezzo del barile salirà vertiginosamente mettendo in crisi l’economia 
mondiale. L’agricoltura, l’industria, la società dei consumi e della 
produzione di beni e servizi potrebbero crollare, con conseguenze 
devastanti per gli Stati occidentali e non solo. 
Passando al prezzo del gas naturale
5
, questo è correlato, a causa 
dell’indicizzazione dei contratti, a quello del greggio. Inoltre, a causa 
delle infrastrutture necessarie al trasporto, il gas naturale è per lo più 
scambiato su mercati regionali.  
L’atteso aumento dei volumi scambiati e la maggiore globalizzazione 
dei mercati, tenderanno a ridurre le differenze di prezzo tra le regioni e 
porteranno ad un graduale disaccoppiamento dal prezzo del petrolio. 
                                                 
5
 Come per il petrolio, le riserve mondiali di gas si dimostrano più che sufficienti a soddisfare la 
domanda. Cedigaz stima le riserve in 158.300 miliardi di metri cubi. 
Il problema energetico  
Questo sarà vero soprattutto in Nord America ove per soddisfare la 
robusta domanda di gas sarà necessario il ricorso a risorse non 
convenzionali
6
. Ciò eserciterà una pressione al rialzo sul prezzo del 
gas a partire dalla metà del decennio prossimo. 
Infine, per ciò che concerne il prezzo del carbone, si ipotizza che esso 
rimanga stabile su tutto il periodo di previsione a 46,5 dollari per 
tonnellata.  
 
Tab. 2 – Ipotesi di prezzo dei combustibili fossili ($ USA 2000).
7
 
 1997       1998         1999       2010       2020 
20 13 17 21 28 
2,4 2,0 2,1 3,1 4,4 
112 98 84 101 165 
169 132 127 164 227 
Greggio                   $/bbl 
Gas Nord America  $/000 tf 
Gas Europa             $/tep 
GNL Pacifico         $/tep 
Carbone                  $/tonn 
45,8 40,8 36,4 46,5 46,5 
Fonte IEA, 2000. 
 
L’ultima ipotesi di riferimento del World Energy Model incorpora le 
politiche in materia energetica implementate dai Paesi OCSE fino a 
metà 2000, gran parte delle quali sono state disegnate al fine di 
limitare le emissioni di CO
2
. Le misure considerate variano dagli 
accordi volontari ai programmi di efficienza energetica, dagli standard 
sulle apparecchiature ai programmi di supporto per lo sviluppo delle 
fonti rinnovabili.  
                                                 
6
 Nella macrocategoria delle risorse non convenzionali includiamo i gas di origine non naturale. 
7
 Op. cit. nota 3, p. 3. 
Il problema energetico  
Elaborando le variabili poste alla base del modello, il risultato 
ottenuto dall’IEA è che la domanda mondiale di energia primaria 
dovrebbe crescere ad un tasso medio annuo del 2%, superando i 
13.700 milioni di tep nel 2020. Il petrolio rimarrà il combustibile più 
utilizzato mantenendo inalterata la quota del 40% del mix energetico 
mondiale nei prossimi due decenni. Il massiccio utilizzo del gas 
naturale, specie nella generazione elettrica, farà sì che il consumo 
mondiale di gas nel secondo decennio sorpassi quello del carbone. 
L’insieme dei combustibili fossili dominerà ancora lo scenario 
energetico, appagando il 90% della domanda di energia primaria al 
2020.  
Nucleare e rinnovabili si spartiranno in maniera equa il restante 10%. 
Non considerando l’energia idroelettrica (2% della domanda di 
energia nel 2020), le restanti energie rinnovabili cresceranno ad un 
tasso medio annuo del 2,8%. Ciononostante riusciranno a soddisfare 
solo il 3% della domanda di energia primaria al 2020. 
Per quanto riguarda la distribuzione geografica della domanda, i 2/3 
dell’incremento della domanda energetica mondiale dei prossimi due 
decenni proverranno dai PVS e ciò grazie alla rapida crescita 
economica, all’espansione industriale, alla crescita della popolazione 
ed all’aumento del tasso di urbanizzazione. 
Il peso di questi Paesi nella domanda energetica passerà dal 44% nel 
1997 al 54% nel 2020.  
Tra i PVS, la sola Cina rappresenterà il 14% della domanda mondiale 
di energia nel 2020. 
Il problema energetico  
Nonostante questi tassi di crescita, è necessario sottolineare come il 
consumo nel Nord America al 2020 (3000 mil. tep a fronte di una 
popolazione di 350 milioni di persone) sarà superiore a quello di Cina 
ed India messe insieme (2600 mil. tep e 2,7 miliardi di abitanti). 
Per quanto riguarda l’intensità energetica (misurata come domanda di 
energia primaria per unità di PIL) è previsto un decremento medio 
annuo pari all’1,1%. L’intensità energetica decrescerà più lentamente 
nei Paesi OCSE nei prossimi due decenni rispetto al passato, mentre 
esattamente l’opposto accadrà nei restanti Paesi. 
La Tabella 3 mostra un quadro riassuntivo di quanto appena descritto. 
 
Tab. 3 – Domanda di energia primaria, PIL, e abitanti per aree.
8
 
Energia primaria
    (mil. tep) 
PIL 
(000 miliardi $) 
Abitanti 
(milioni) 
 1997 2020 1997 2020 1997 2020 
OCSE 4750 5895 17826 28296 954 1026
EC. IN TRANS. 1001 1440 1300 2607 354 357
Cina 905 1937 4347 14023 1234 1443
Est Asia 550 1279 2873 7394 603 779
Sud Asia 315 843 1805 5240 1255 1716
America Latina 495 1004 2879 5889 490 657
Africa 241 457 1281 2460 736 1189
Medio Oriente 354 675 679 1393 156 280
PVS 2859 6194 13865 36398 4474 6064
MONDO 8743 13710 32990 67303 5783 7447
Fonte: IEA, 2000. 
                                                 
8
 Op. cit. nota 3, p. 4. 
Il problema energetico  
 
1.2 FABBISOGNO FUTURO DI ELETTRICITA’ 
 
Nei Prossimi due decenni la domanda di elettricità avrà il più alto 
tasso di crescita tra tutti gli usi finali di energia.  
Con un tasso medio annuo del 2,8%, il suo consumo raddoppierà tra il 
1997 e il 2020.  
Nei PVS, il tasso di crescita annuo, trainato dal settore residenziale, 
sarà pari al 4,6%. 
L’aumento dell’elettrificazione e la diffusione delle apparecchiature 
elettriche offriranno una spinta consistente alla crescita. 
Per quel che concerne il livello dei consumi pro-capite, nel 2020 un 
abitante dei Paesi OCSE consumerà mediamente 6 volte l’elettricità di 
un abitante dei PVS. Ovvero i 4/5 della popolazione mondiale 
consumeranno meno della metà della produzione elettrica mondiale. 
Il tasso di crescita medio annuo della generazione di energia elettrica è 
stimato al 2,7% per i prossimi vent’anni.  
Si passerà dai 14.000 TWh nel 1997 a quasi 26.000 di TWh nel 2020. 
Ciò richiederà circa 3000 GW di nuova capacità, 1/5 dei quali 
rimpiazzerà impianti obsoleti mentre la restante parte servirà a 
soddisfare l’incremento di domanda.  
Il carbone continuerà a rappresentare la fonte più utilizzata su scala 
globale nella generazione di energia elettrica e questo poiché esso 
riveste ancora una grande importanza nei PVS. Cina ed India insieme 
rappresenteranno al 2020 il 40% della capacità mondiale installata a 
Il problema energetico  
carbone. Nei Paesi OCSE, invece, tale fonte sarà sempre meno 
utilizzata perdendo il 4% in vent’anni. 
Tuttavia, date le ipotesi di prezzo segnalate nel paragrafo precedente, 
il carbone diverrà più competitivo rispetto al gas il cui utilizzo 
aumenterà comunque di tre volte e mezzo, diventando il secondo 
combustibile nel mix dei combustibili per la generazione di elettricità, 
superando sia la fonte idroelettrica sia il nucleare. 
I Paesi OCSE contribuiranno circa alla metà della crescita. 
La quota del petrolio nella generazione elettrica continuerà a 
diminuire proseguendo nella tendenza manifestatasi a seguito degli 
shock petroliferi degli anni Settanta, passando dall’attuale 9% al 6% 
nel 2020. 
La quota di nucleare passerà dal 17% nel 1997 al 9% nel 2020. 
Attualmente più di 4/5 della generazione elettrica nucleare sono 
prodotti nei Paesi OCSE e soddisfano 1/4 dei fabbisogni di quest’area. 
L’energia idroelettrica è la sola energia rinnovabile sfruttata su larga 
scala. Infatti, nel 1997 essa forniva il 18% del fabbisogno mondiale di 
elettricità. Nonostante una crescita attesa media annua dell’1,8%, la 
quota della fonte idrica diminuirà al 15% nel 2020. 
Nei Paesi OCSE la maggior parte del potenziale idroelettrico è stato 
già sfruttato, per cui i 4/5 dell’incremento della generazione 
idroelettrica saranno installati nei PVS: 3/4 di essa in Cina e America 
Latina.