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Capitolo I 
Il punto di vista comunitario e la realt  gitana in  Andalusia 
 
 
1. Le Raccomandazioni comunitarie in sintesi 
 
Negli ultimi venti anni la Comunit  Europea ha cerc ato di disciplinare la questione 
della minoranza rom e sinta attraverso una serie di risoluzioni che avevano come 
obiettivo l istituzione di politiche positive nei confronti di questo popolo. 
Questa operazione di ricerca delle fonti e, in misura minore, anche di commento, si 
rivolge esclusivamente al quadro normativo europeo poichØ, trattando in questa sede 
delle situazioni correnti in Italia e in Spagna (e piø nello specifico nelle Marche e in 
Andalusia), potremo cos  effettivamente constatare il diverso grado d impegno e 
rispondenza rispetto ai criteri e agli obiettivi individuati dalla Comunit  Europea. 
Gi  dalla prima fonte che vado ad analizzare, ovver o la Risoluzione (75) 13, si 
evincono le linee guida che dovrebbero informare l azione dei singoli Stati:  ...sar  
incoraggiata e realizzata la partecipazione dei nomadi alla preparazione e all attuazione 
delle misure che li riguardano , e ancora  i nomadi  e i loro figli dovrebbero poter 
effettivamente accedere alle varie istituzioni esistenti per l orientamento, 
l addestramento e la riconversione professionale  e  infine  ...sar  incoraggiata la 
formazione di operatori sociali provenienti da famiglie nomadi 1.  
La Risoluzione 125 (1981), elaborata in seno alla Conferenza dei poteri locali e 
regionali d Europa, procede ad un interessante prem essa di stampo storico-sociologico 
considerando le diverse ragioni che hanno portato gli zingari a soffrire situazioni di 
estremo disagio: impossibilit  di sostentarsi per m ezzo dei mestieri tradizionali, 
mancanza di spazi adeguati dove installarsi e forti pregiudizi di carattere culturale. La 
proposta avanzata nella presente Risoluzione Ł quella di creare, nel quadro del 
Consiglio d Europa, un fondo di solidariet  a cui d ovrebbero partecipare gli Stati 
membri proporzionalmente alla loro popolazione e al loro reddito pro capite, 
                                                 
1
 Dalla  Risoluzione (75) 13 contenente raccomandazi oni sulla situazione sociale dei nomadi in Europa .   
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indipendentemente dal numero di nomadi,  [...] dove ndo essere questo un problema 
considerato come un eredit  europea comune 2. Il fondo avrebbe dovuto avere 
soprattutto lo scopo di coprire le spese sostenute da Comuni e Regioni, ma sembra non 
sia mai stato attivato. In pratica oggi sembra sussistere una diversa forma di 
finanziamento degli Stati membri dell Unione Europea, quella del Fondo sociale 
europeo (FSE). Tra i vari obiettivi di valorizzazione del capitale umano e accesso al 
mercato del lavoro per chi appunto non ha un impiego, il FSE sostiene l azione degli 
Stati membri nella  inclusione sociale dei gruppi s vantaggiati e [nella] lotta contro la 
discriminazione sul mercato del lavoro 3. Ma il FSE, pur essendo molto importante in 
prospettiva di uno sviluppo comunitario, e pur finanziando periodicamente progetti 
attinenti alla questione degli zingari (un esempio Ł il progetto Acceder che analizzer  
come buona prassi), non pu  incidere in maniera mas siccia e strutturale sulle 
condizioni di un intera minoranza etnica, poichØ la sua azione si rivolge a molti altri 
destinatari e, come gi  notato in precedenza, verso  una molteplicit  di scopi 
concernenti il mondo del lavoro e il capitale umano. Nella stessa Risoluzione gli Stati 
membri vengono anche invitati a istituire un sistema di perequazione in virtø del quale 
i poteri locali e regionali possano usufruire di rimborsi per le spese affrontate a favore 
delle popolazioni nomadi, in modo tale da incoraggiare gli stessi enti locali a prendere 
iniziative in questo campo. Anche per quanto riguarda quest ultima proposta, non c Ł 
mai stata la dovuta attenzione alla creazione di un sistema integrato centro-periferia 
che conferisse rapidit  e diversificazione degli in terventi. 
La Risoluzione 249-2003 invita le autorit  locali e  regionali  ad adottare le misure 
necessarie mediante un approccio globale per facilitare l integrazione dei rom e dei 
sinti nella comunit  locale, nei settori dell istru zione, delle aree di sosta, della salute 
[...] . Importante Ł il riferimento all approccio g lobale, quindi ad una serie di interventi 
collegati e indirizzati verso un unico fine. Altri spunti interessanti vengono da questa 
risoluzione, come l invito alle Commissioni Cultura e Affari sociali di promuovere una 
rete di Comuni per facilitare scambio di informazioni e microprogetti tesi allo sviluppo 
comunitario. 
                                                 
2
 Dalla  Risoluzione 125 (1981) sul ruolo e la respo nsabilit  delle collettivit  locali e regionali di fronte ai 
problemi culturali e sociali delle popolazioni di origine nomade . 
3
 Da www.fondosocialeeuropeo.it.  
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Per quanto riguarda la scolarizzazione dei rom e dei sinti, il documento piø rilevante in 
ambito europeo Ł senza dubbio la Raccomandazione n R(2000) 4. In questo 
documento viene rilevato come alla base dei problemi educativi dei rom e dei sinti ci 
siano in larga parte le attuali politiche educative che portano all assimilazione e alla 
segregazione degli scolari rom, partendo dal presupposto di una loro presunta 
inadeguatezza socioculturale. Continuando, diversi sono i riferimenti alla connessione 
che deve necessariamente esistere tra politiche educative per ragazzi ed adulti e 
formazione professionale. 
Dall Annesso a questa Raccomandazione si ricavano invece delle indicazioni di 
carattere piø pratico, come l auspicio della partecipazione dei rappresentanti rom e sinti 
nell elaborazione di materiale didattico riguardante la loro storia e cultura. Inoltre Ł da 
rimarcare come secondo tali direttive europee, le misure educative non dovrebbero mai 
incoraggiare la creazione di classi distinte e quindi la segregazione scolastica; al 
contrario, per garantire una piena integrazione si dovrebbe favorire la formazione di 
insegnanti rom e sinti. 
Nella Raccomandazione n 57 (2002), l Assemblea Parl amentare del Consiglio 
d Europa individua sei condizioni necessarie per migliorare la situazione dei rom e 
sinti in Europa. Le condizioni che il Consiglio invita a rispettare spaziano dal 
riconoscimento giuridico dei rom e sinti come persone appartenenti ad una minoranza 
etnica (prima condizione), all elaborazione di programmi e interventi specifici miranti 
alla loro partecipazione ai processi decisionali e di integrazione (seconda condizione). 
Nella terza e quarta condizione viene sottolineata l importanza delle azioni positive e 
delle garanzie di trattamento nel campo dell istruzione, dell impiego, dell assistenza 
medica, dei servizi pubblici e degli alloggi. Infine, le ultime due condizioni riguardano 
i provvedimenti necessari affinchØ la cultura romanŁs e sinta venga protetta e al 
contempo fatta conoscere alla cultura maggioritaria e le misure per garantire un 
trattamento non discriminatorio a qualsiasi livello politico. 
Il Piano d azione per migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nell area dell OSCE , 
formulato nel 2003, Ł, a partire dallo stesso nome, un interessante contributo di 
carattere globale. Oltre alle considerazioni generali contenute piø o meno in tutti i 
documenti trattanti questo argomento, il Piano d azione  entra piø nello specifico, 
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preoccupandosi di temi quali il miglioramento delle relazioni tra le comunit  zingare e 
la Polizia e proponendo un ruolo obiettivo dei Mass Media nell informare l opinione 
pubblica su tale argomento. Le raccomandazioni contenute nel Piano d azione  portano 
con sØ delle novit  nel panorama legislativo comunitario. Ad esempio, nel caso degli 
alloggi viene consigliato di chiarire la sussistenza di diritti di propriet  e di regolare lo 
status giuridico di quei rom e sinti che frequentemente vivono in quartieri o 
agglomerati privi di un riconoscimento legale. Lo stesso vale per i documenti d identit  
e i certificati di nascita e di assicurazione sanitaria: gli Stati devono provvedere 
affinchØ gli zingari dispongano di tutti i documenti necessari alla pari degli altri 
cittadini, avvalendosi della collaborazione delle organizzazioni civili dei rom e sinti. 
Nel 2006, la situazione italiana veniva cos  descritta dal comitato dei Ministri del 
Consiglio d Europa:  la mancanza di progressi tangi bili per l integrazione di Rom, 
Sinti e Camminanti, la diffusa discriminazione che spesso devono affrontare e le 
povere condizioni di vita che prevalgono in molti campi, Ł fonte di interesse . Il 
comitato raccomanda di  intensificare le misure gi  esistenti in modo da rendere 
possibile ai Rom, Sinti e Camminanti di usufruire di condizioni di vita adeguate, e 
ricercare sforzi per adottare, insieme alle parti interessate, una strategia comprensiva di 
integrazione a livello nazionale, focalizzata all accesso abitativo, all educazione e alla 
previdenza sanitaria  4. 
L ultimo documento rilevante Ł la Risoluzione su una strategia europea per i rom del 
31 gennaio 2008. In primo luogo il Parlamento Europeo, pur richiedendo 
un impostazione globale delle politiche comuni a livello dell UE,  [...] riconosce che le 
competenze fondamentali e il principale investimento in termini di volont  politica, 
tempo e risorse da destinare alla protezione, all’attuazione di politiche, alla promozione 
e alla responsabilizzazione dei rom devono essere a carico degli Stati membri 5. Inoltre 
esorta la Commissione affinchØ si promuova la metodologia di intervento  da Rom a 
Rom  e si incentivi la presenza di personale rom al l interno della sua stessa struttura. 
Infine viene rivolto un ultimo importante monito agli Stati membri per quanto riguarda 
la questione dei campi sosta, con la speranza che gli stessi Stati si adoperino per 
                                                 
4
 Da  Risoluzione Res CMN (2006) 5, sull attuazione della Convenzione Quadro per la protezione delle 
minoranze nazionali, da parte dell Italia . 
5
 Da  Risoluzione del Parlamento europeo del 31 genn aio 2008 su una strategia europea per i rom .