3
bisogna riconoscere che Giovanni Antonio lasciò la Campania fornito di una 
buona conoscenza dei classici. 
Nel 1452 il Campano giunse a Perugia dove visse sotto la protezione 
dell'influente famiglia Baglioni; il 16 novembre 1455 fu chiamato alla cattedra di 
retorica dell'università perugina. Nello stesso anno partecipò, in veste di oratore, 
all'ambasceria di obbedienza inviata dai Perugini al papa Callisto III. Fu questo il 
suo primo contatto con Roma. 
Allorché poi, il 19 agosto 1458, Enea Silvio Piccolomini salì al soglio 
pontificio, con il nome di Pio II, il Campano partecipò alla legazione di 
obbedienza inviata a Roma dalla città. Poté incontrare di nuovo il papa umanista a 
Perugia poco dopo, quando Pio II, che si recava al congresso di Manova, giunse 
nella città con grande seguito. In quell'occasione un altro letterato, il cardinale 
Giacomo Ammannati, allora segretario pontificio e grande confidente del nuovo 
papa, rimase impressionato dal genio letterario del Campano e lo invitò ad 
aggregarsi alla curia. Il 20 ottobre 1462 Pio II nominò il Campano vescovo di 
Crotone in Calabria; successivamente, in seguito ad una serie di trasferimenti 
disposti in diverse sedi episcopali, fu trasferito nella sede di Teramo. 
Nell'estate del 1465 stando al parere di alcuni studiosi, tenne la 
commemorazione funebre di Pio II; secondo il giudizio di altri invece, l'orazione 
funebre da lui composta fu pronunciata durante i funerali del pontefice che 
avvennero nel 1464. 
 4
Il legame con il pontefice scomparso non gli impedì, tuttavia, di cercare di 
stabilire buoni rapporti con il suo successore Paolo II e così fu fino a quando, nel 
corso degli anni, le loro relazioni peggiorarono. Il 26 luglio del 1471 moriva 
Paolo II e il 9 agosto fu eletto suo successore Sisto IV. 
Il nuovo pontefice concesse al Campano dei privilegi, ma ben presto i loro 
rapporti si incrinarono e ciò soprattutto in seguito ad una lettera nella quale 
Giovanni Antonio paragonava i metodi militari del pontefice alle azioni turche. 
Com'era prevedibile, il Campano cadde in disgrazia per il resto della sua vita. Il 
15 luglio 1477 all'età di 48 anni morì a Siena, dove si trovava occasionalmente, e 
fu sepolto nel Duomo. 
In vita il Campano fu molto ammirato per le sue doti letterarie e questa 
ammirazione si perpetuò nei secoli grazie a Michele Ferno, il quale curò 
un'edizione degli Opera Omnia con l'aggiunta di una biografia del Campano
2
. 
In particolare, è indiscutibile il valore delle sue maggiori opere storiche: le 
biografie di Braccio e di Pio II. 
La Vita di Pio II, scritta tra il 1470 ed il 1477, nasce con chiari intenti 
apologetici, tuttavia, anch'essa riveste un rilevante interesse documentario, 
                                                 
2
 Iohannis Antonii Campani Opera Omnia a Michaele Ferno Mediolanensi edita, Romae,           
per Eucharium Silber, 1495. Sull'edizione vd. Di Bernardo, Un Vescovo umanista, pp. 6-7. 
 5
basandosi in parte sui ricordi personali di chi, come il Campano, era stato a lungo 
in diretto contatto con il Piccolomini
3
. 
Non è da sottovalutare tra gli scritti del Campano neppure il testo dell'orazione 
funebre per Pio II, oggetto di questo studio, poichè, contribuisce ad illuminare la 
figura del grande pontefice
4
. 
                                                 
3
 La Vita è edita in Le Vite di Pio II di Giovanni Antonio Campano e Bartolomeo Platina, a cura di 
G. C. Zimolo, RIS
2
, III, 2, Bologna 1964, pp. III-XXI. 
4
 Campani Opera Omnia, ff. 99r-104r. 
 6
2. I PRIMI CONTATTI CON PIO II (1459-1460) 
 
Nel 1459 fu indetto a Mantova un congresso dei principi cristiani per 
concordare la crociata contro i Turchi. Il 1 febbraio di quell'anno il papa Pio II e la 
sua corte pontificia in viaggio verso Mantova furono accolti nella città di Perugia. 
Il papa fu ricevuto con grande entusiasmo dalla cittadinanza anche perché erano 
passati ben settant'anni dall'ultima visita fatta a Perugia dal papa Bonifacio IX nel 
1392
5
. Di questo avvenimento straordinario fu testimone Giovanni Antonio 
Campano, professore nello Studio di Perugia. Il Campano stesso fece dell'evento 
una chiara descrizione nella Vita di Pio II e a distanza di anni ricordava 
l'impressione provata alla vista di colui che sarà il "suo" papa, incedere su un 
"cavallo bianchissimo", lui stesso vestito di bianco e procedere verso la cattedrale, 
accompagnato da due ali di popolo plaudente
6
. 
Pio II si fermò in città diciannove giorni durante i quali il Campano ebbe la 
possibilità di rinnovare le vecchie amicizie e di stringerne delle nuove: una di 
queste segnò una svolta decisiva nella sua vita, fu quella con Giacomo 
Ammannati, che seguiva il papa a Mantova come segretario apostolico.  
Probabilmente Giovanni Antonio e Giacomo si conoscevano già da qualche 
anno, ma a Perugia si strinse tra loro quel legama affettuoso che caratterizzò, poi, 
                                                 
5
 Le notizie sui rapporti intercorsi tra il Campano e Pio II sono desunte da Di Bernardo,Un 
Vescovo umanista, pp. 90-138. 
6
 Le Vite di Pio II, p. 31. 
 7
tutta la loro vita. Da questo importante incontro, scaturì la decisione del Campano 
di lasciare lo Studio perugino per entrare nella curia pontificia. Giacomo 
Ammannati fece conoscere egli stesso il nuovo amico al pontefice e gli procurò 
un posto come segretario del cardinale Filippo Calandrini, vescovo di Bologna. 
L'incontro a Perugia tra il Campano e Pio II non fu il primo; ho già detto che il 
Campano faceva parte della legazione perugina inviata a Roma per l'elezione di 
Pio II
7
. Ma c'è di più: in un lungo carme, scritto probabilmente nell'estate 1462, 
Giovanni Antonio sembra affermare che aveva conosciuto il Piccolomini fin da 
quando questi era cardinale. Rapporti più stretti, però, tra il Piccolomini ed il 
Campano iniziarono sicuramente durante le tre settimane in cui il papa soggiornò 
a Perugia. L'affetto e la stima che Pio II accordò al Campano, dovevano renderlo 
orgoglioso, perché venivano da un papa che fu sempre cauto nel lodare e nel 
premiare i frutti dell'ingegno altrui. 
La corte pontificia partì da Perugia il 19 febbraio 1459. Dopo aver sostato due 
giorni a Corsignano (il paese natale del pontefice che dal suo nome fu poi 
chiamato Pienza), raggiunse Siena il 24 febbraio e vi rimase circa due mesi, fino 
al 23 aprile. 
A Mantova Pio II entrò il 27 maggio successivo. Il Ferno e sulla sua 
testimonianza tutti i biografi posteriori affermarono che Giovanni Antonio partì da 
Perugia insieme al papa e che insieme a lui raggiunse Mantova. Su questo punto il 
                                                 
7
 Vd. sopra, p. 3. 
 8
biografo milanese, però, creò una tale confusione di date, che fare una 
ricostruzione fedele risulta davvero difficile. Per avere qualche notizia più certa, è 
bene seguire le indicazioni fornite dall'epistolario del Campano. 
In una lettera scritta ai primi di ottobre del 1459 il Campano ricorda un suo 
incontro a Siena con Nicodemo Tranchedini, inviato degli Sforza a Firenze; tale 
incontro avvenne nella primavera dello stesso anno e probabilmente nei giorni in 
cui Pio II soggiornava in città con la sua corte. Altre lettere ed alcuni indizi in 
particolare, assicurano la presenza dell'umanista a Mantova almeno dall'agosto 
all'ottobre del 1459
8
. L'ipotesi poi che il Campano avesse assistito personalmente 
alle accoglienze festose che il pontefice riceveva nelle città visitate durante il 
viaggio verso Mantova è avvalorata dalla descrizione particolareggiata che di 
questi solenni ingressi l'autore fa nella Vita. 
Tuttavia, il Campano probabilmente non si accodò subito alla corte pontificia, 
ma la raggiunse a Mantova. Questo particolare lo si può dedurre da due lettere che 
si riferiscono in modo chiaro al viaggio Perugia - Mantova. E' necessario, però, 
tener presente che il tragitto venne compiuto due volte. Infatti nell'autunno 1459 
Giovanni Antonio lasciò la città sede del congresso per un breve periodo, facendo 
ritorno a Perugia. 
                                                 
8
 Vd. Di Bernardo, Un Vescovo umanista, p. 96. 
 9
Un particolare distingue i due viaggi: nel primo l'umanista seguì lo stesso 
itinerario della corte pontificia, almeno per il tratto Bologna - Mantova; nel 
secondo giunse a Ferrara via mare. 
In una lettera inviata all'Ammannati da Perugia, il Campano scrive: " Verrò, 
dunque, come comandi, e affronterò l'immenso mare con il tuo auspicio e la tua 
guida". Il riferimento al "mare" spinge a credere che nella lettera si parli del 
secondo viaggio verso Mantova, quello compiuto in autunno. Simile per il 
contenuto alla lettera inviata a Giacomo Ammannati è un'altra indirizzata 
all'amico Maffei. Dal contesto appare che il Maffei era al seguito della curia 
pontificia e Giovanni Antonio non era sicuro se lo avrebbe raggiunto a Bologna 
oppure a Mantova; ciò significa che l'umanista non viaggiò in compagnia del 
papa, almeno nel primo tratto dell'itinerario. L'ipotesi più probabile dunque, è che 
il Campano abbia raggiunto Mantova in un secondo momento rispetto a Pio II e 
solo al termine dei suoi impegni presso lo Studio perugino
9
. 
Il Campano entrò a far parte della curia pontificia in qualità di segretario e 
commensale del cardinale Filippo Calandrini, arcivescovo di Bologna; si trattava 
di un incarico umile, ma tuttavia gli permise di vivere vicino a Pio II. L'anno 
seguente, 1460, venne insignito della porpora cardinalizia Alessandro Oliva, già 
professore presso lo Studio perugino; il Campano allora, lasciò il segretariato 
presso il Calandrini ed entrò al servizio del cardinale Oliva. 
                                                 
9
 Di Bernardo, Un Vescovo umanista, p. 99.