4 
INTRODUZIONE 
    
 
   
     Nel Piemonte del XVIII secolo la rigida censura statale, 
parallelamente a quella ecclesiastica, ostacolava e scoraggiava le 
iniziative nel campo della stampa periodica. Vittorio Amedeo II 
inaugurò la stagione delle riforme ma, esercitando un forte controllo 
sul processo innovativo, impedì alle riforme stesse di costituire 
l’occasione di dar vita ad un libero dibattito sulle questioni politiche, 
sociali e culturali del tempo. Il clima ostile a qualsiasi attività 
giornalistica promossa dal basso raggiunse il culmine durante il regno 
di Carlo Emanuele III, che si distinse per una politica tendente 
all’accentramento delle istituzioni culturali nella capitale, al fine di 
imbrigliare meglio la ”repubblica letteraria”. Tuttavia è errato ritenere 
il Piemonte del Settecento un ambiente culturalmente povero ed 
emarginato dai dibattiti che appassionavano gli intellettuali d’Europa. 
Seppure in ritardo rispetto ad altre regioni italiane, il regno di 
Sardegna, tra la metà degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, 
visse una felice stagione di fermento culturale che gli permise di 
uscire gradualmente dall’isolamento. Salito al trono nel 1773, Vittorio 
Amedeo III si mostrò più aperto del padre alle istanze di autonomia 
associativa provenienti dalla società civile, favorendo l’avvio di un 
breve ma intenso periodo di rinnovamento culturale: a Torino nacque
5 
l’Accademia delle scienze (1783) e nelle province furono fondate 
numerose società scientifiche e letterarie
1
. 
     La “Scelta di opuscoli interessanti tradotti da varie lingue” (1775-
1779) fu un primo segnale del risveglio culturale in Piemonte. Lungi 
dal costituire una mera riproduzione dell’omonima raccolta milanese, 
la “Scelta” contribuì a mettere in contatto i gruppi intellettuali 
piemontesi con quelli lombardi
2
. Negli anni Ottanta la capacità di 
progettare e realizzare nuove idee in campo giornalistico si espresse in 
interessanti esperienze, come quella di “Lo spettatore italiano-
piemontese” (1786-1787), redatto da Francesco Grassi
3
, che 
riprendeva con spunti originali il modello del celebre “Spectator” 
inglese. Nello stesso decennio videro la luce alcuni giornali letterari, 
tra cui la “Biblioteca oltremontana” e il “Catalogo ragionato di libri 
nuovi italiani e francesi”, che fondevano due modelli di periodico: il 
giornale specializzato in recensioni librarie con quello d’opinione. La 
“Biblioteca oltremontana”, nata nel 1787, fu costretta in seguito a 
                                                        
1
   Sulla nuova stagione del giornalismo piemontese cfr. G. RICUPERATI, Giornali e società 
nell’Italia dell’“Ancien Régime” (1668-1789), in C. CAPRA - V. CASTRONOVO - G. 
RICUPERATI, La stampa italiana dal Cinquecento all’Ottocento, Roma-Bari, Laterza, 1986, pp. 
340-350; L. BRAIDA, Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del 
Settecento, Firenze, Olschki, 1995, pp. 337-347. Sulla nascita dell’Accademia delle scienze di 
Torino e sulle premesse della sua fondazione cfr. V. FERRONE, La Nuova Atlantide e i Lumi. 
Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino, Meynier, 1988, pp. 107-157.  
 
2
    Cfr. P. DELPIANO, La divulgazione scientifica nei periodici piemontesi del Settecento, in La 
politica e la scienza. Toscana e stati italiani nel tardo Settecento, a cura di G. Barsanti - V. 
Becagli - R. Pasta, Atti del Convegno di Firenze (27-29 gennaio 1994), Firenze, Olschki, 1996, pp. 
352-353. 
 
3
  Cfr. E. QUARELLO, Due giornali nella Torino del Settecento: “Lo spettatore italiano-
piemontese” e l’“Enciclopedia piemontese”, tesi di laurea in Storia moderna, Facoltà di Lettere e 
Filosofia, Università di Torino, anno accademico 1996-1997, pp. 1-113. Il profilo intellettuale del 
Grassi è stato tracciato ivi, dove l’autrice ha ricostruito i rapporti del letterato con la Patria società 
letteraria (pp. 26-33) ed ha analizzato le sue opere (pp. 91-107).
6 
subire significativi cambiamenti a causa delle ripercussioni provocate 
in Piemonte dagli eventi rivoluzionari, prima mutando il titolo in 
“Biblioteca oltremontana e piemontese” (1790-1791), poi in 
“Biblioteca dell’anno” (1792-1793). Il “Catalogo ragionato” iniziò ed 
esaurì la pubblicazione nel 1789. Entrambi i giornali si proponevano 
di informare il pubblico sui temi politici ed economici mediante le 
recensioni di libri editi prevalentemente oltre frontiera
4
. Vivace fu il 
dibattito sui temi tecnico-scientifici, alla cui divulgazione il “Giornale 
scientifico, letterario e delle arti”, pubblicato dal gennaio 1789 al 
dicembre 1790, contribuì in modo determinante
5
. L’esperienza del 
“Giornale” proseguì con i “Comentarj bibliografici”
6
, periodico di 
grande impegno culturale, la cui pubblicazione cessò nel 1792, 
quando la monarchia sabauda, impaurita dagli echi suscitati in 
Piemonte dagli avvenimenti francesi e minacciata dalle armate della 
Rivoluzione, adottò nei confronti della stampa periodica una rigida 
politica censoria. Da quel momento il rinnovamento culturale, 
intrapreso con successo nel decennio precedente, si interruppe. 
Tuttavia, anche gli anni Novanta registrarono la nascita di nuovi 
                                                        
 
4
    Cfr. L. BRAIDA, Il commercio delle idee cit., pp. 337-347; sulla “Biblioteca oltremontana” cfr. 
anche G. RICUPERATI, Giornali e società cit., pp. 345-350.  
 
5
    Cfr. P. DELPIANO, I Lumi, la scienza e la stampa periodica nel Piemonte di Vittorio Amedeo 
III. Il “Giornale scientifico, letterario e delle arti” (1789-1790), tesi di laurea in Storia moderna, 
Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino, anno accademico 1987-1988; EAD., I 
periodici scientifici nel Nord Italia alla fine del Settecento: studi e ipotesi di ricerca, in “Studi 
storici”, XXX, 1989, pp. 474-480; EAD., Per una storia della divulgazione scientifica nel 
Piemonte del Settecento: il “Giornale scientifico, letterario e delle arti” (1789-1790), in “Rivista 
storica italiana”, CVII, 1995, pp. 29-67. 
 
6
  Cfr. P. DELPIANO, I Lumi, la scienza e la stampa periodica cit., pp. 438-439; EAD., La 
divulgazione tecnico-scientifica cit., p. 355.
7 
giornali di divulgazione letteraria e scientifica, caratterizzati da un 
acceso patriottismo piemontese e da una zelante difesa del regime 
monarchico e della religione cattolica. La nascita dell’“Enciclopedia 
piemontese” (1791-1792), redatta da Giovanni Giacinto Andrà
7
, era la 
testimonianza del cambiamento di clima: il periodico privilegiava gli 
argomenti teologici e assegnava a quelli scientifici la funzione di 
avvalorare i dogmi del cattolicesimo. La “Biblioteca italiana”, 
periodico di letteratura, religione e scienza (quest’ultima relegata in 
secondo piano), uscì per tutto il 1797
8
. Tale esperienza fu continuata 
dall’“Osservatore piemontese”, la cui pubblicazione iniziò alla fine di 
gennaio del 1798 e si concluse nel febbraio del 1799, dopo che il 
giornale si era ormai repubblicanizzato a partire dal penultimo 
numero. Prevalevano la letteratura e la religione (in particolare si dava 
grande risalto all’apologetica), mentre la scienza e la tecnica 
occupavano uno spazio minore, ma pur sempre importante
9
. Nel 1798 
uscì anche la “Nuova frusta letteraria”, in aspra competizione con 
l’“Osservatore”, ma simile a questo per i temi trattati (letteratura, 
religione e scienza), la brevità degli articoli, la presenza di una varietà 
                                                        
7
    Cfr. E. QUARELLO, Due giornali nella Torino del Settecento cit., pp. 1-10, 114-207. Il profilo 
intellettuale di Andrà è stato delineato ivi, pp. 208-227.  
 
8
   Della “Biblioteca italiana” si parla brevemente in L. GUERCI, Due giornali torinesi alla fine 
dell’Ancien Régime, in Dal Piemonte all’Italia. Studi in onore di Narciso Nada, a cura di U. Levra 
- N. Tranfaglia, Torino, Istituto per la storia del Risorgimento italiano - Comitato di Torino, 1995, 
pp. 73-74; cfr. anche oltre, pp. 40-41. 
 
9
  Cfr. L. GUERCI, Due giornali torinesi cit., pp. 73-88; per brevi notizie cfr. anche ID., I giornali 
repubblicani nel Piemonte dell’anno VII, in “Rivista storica italiana”, CII, 1990, p. 375-421.
8 
di rubriche. Nei due periodici l’ardore patriottico e lo zelo nel 
difendere la religione e la chiesa cattolica erano identici
10
. 
     Per quanto riguarda le gazzette, nel corso della prima metà del 
Settecento uscirono in Piemonte soltanto tre testate: il “Giornale di 
Torino” (1724), la “Raccolta di giornali stampati a Torino” (1747) e 
un giornale senza titolo, pubblicato tra il 1748 e il 1750
11
. Dopo più di 
vent’anni di totale assenza di esperienze nel campo dei periodici 
d’informazione, tra il 1772 ed il 1774 fu pubblicata la “Gazette de 
Nice”, sotto il rigido controllo del governo regio, attento ad impedire 
che il giornale riportasse le notizie attinte dalle gazzette straniere 
senza una preventiva sorveglianza da parte del gazzettiere
12
. A partire 
dagli anni Ottanta le gazzette piemontesi vissero una progressiva 
evoluzione  verso l’informazione politica, favorita dalla risonanza 
degli avvenimenti rivoluzionari d’oltreoceano e d’oltralpe. 
     Il “Giornale di Torino e delle Province” (1780-1781), periodico 
settimanale, si configurava soprattutto come un bollettino contenente 
annunci economici e commerciali. Il “Giornale” si proponeva di 
fornire informazioni relative all’economia e al commercio, ma anche 
notizie riguardanti la letteratura, la scienza e le arti. Alla cronaca 
                                                        
10
  Cfr. L. GUERCI, Due giornali torinesi cit., pp. 88-103, in cui si parla della “Nuova frusta 
letteraria”. Su questa e sull’“Osservatore piemontese” cfr. oltre, p. 41-42, in cui si fa riferimento 
agli avvisi contenenti i programmi dei due periodici. 
 
11
 Cfr. G. MAROCCO, Documenti sulla storia del giornalismo in Piemonte, in “Studi 
piemontesi”, III, 1974, pp. 369-370. Ricuperati ha segnalato in Giornali e società cit., p. 341, che 
E. JOVANE, Il primo giornalismo torinese, Torino, Di Modica, 1938, pp. 137-139, attribuì alla 
gazzetta stampata tra il 1748 e il 1750 l’appellativo di “Torino”, confondendo il luogo di 
pubblicazione con il titolo. 
  
12
 Cfr. L. BRAIDA, Le guide del tempo. Produzione, contenuti e forme degli almanacchi 
piemontesi nel Settecento, Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1989, pp. 35-36.
9 
politica era riservato uno spazio ridotto, ma interessante perché 
occupato dagli articoli relativi alla Rivoluzione americana, alla guerra 
tra Stati Uniti e Inghilterra e alle ripercussioni di tali eventi sul 
commercio marittimo. L’atteggiamento assunto dai redattori era 
rigorosamente neutrale, in linea con l’orientamento del governo. La 
cessazione del “Giornale di Torino e delle Province” dopo un solo 
anno di vita testimoniava dell’esistenza di contrasti, di cui si ignora 
l’origine, sorti tra i redattori ed il governo
13
. I lettori piemontesi 
vissero una lunga attesa prima di poter disporre di un nuovo periodico 
d’informazione. 
     Nel dicembre del 1786, in ideale continuità con l’esperienza 
precedente, nacque il “Giornale del Piemonte”, trasformato ben presto 
in “Giornale degli avvisi e notizie del Piemonte” e pubblicato sino al 
dicembre del 1792. Dapprima semplice bollettino di annunci 
economici, ampliò in seguito i suoi interessi, non soltanto riservando 
uno spazio importante agli articoli relativi alle lotterie autorizzate da 
Vittorio Amedeo III a favore di istituzioni pie e assistenziali, ma 
anche prestando grande attenzione alla moda e alla sua evoluzione. 
L’entusiasmo per le ascensioni aerostatiche, presente in tutta Europa, 
trovò eco nella gazzetta, che non mancò di occuparsi delle imprese 
compiute da noti aeronauti in Italia e all’estero. Comparivano anche 
articoli scientifici contenenti informazioni utili in campo medico e 
agronomico. Saltuariamente venivano riportate notizie di letteratura, 
                                                        
13
  Sul “G.T.P.” cfr. R. BUOSO, Giornalismo piemontese nella seconda metà del Settecento 
(1780-1794), tesi di laurea in Storia moderna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino, 
anno accademico 1995-1996, pp. 8-189.
10 
storia e arte all’interno di articoli più ampi. Per quanto riguarda 
l’informazione politica, il periodico fu molto attento agli avvenimenti 
della repubblica di Ginevra, in preda nel 1789 ad agitazioni. In 
quell’anno le vicende francesi attirarono l’interesse dei compilatori. 
La notizia della convocazione degli Stati generali era riportata con 
dovizia di particolari. L’estratto del decreto del 4 agosto con cui la 
Costituente sanciva l’uguaglianza giuridica, abolendo i più importanti 
privilegi feudali, veniva pubblicato dal “Giornale degli avvisi” con 
straordinaria tempestività. Dunque, il periodico torinese contribuiva, 
seppur inconsapevolmente ed evitando ogni commento, a diffondere 
rapidamente non solo notizie, ma addirittura materiale rivoluzionario 
in uno stato d’Ancien Régime. Il pericolo delle idee rivoluzionarie 
d’oltralpe non era ancora avvertito con chiarezza dal governo sardo, 
che non interruppe la pubblicazione della gazzetta. Tre anni dopo, il 
“Giornale degli avvisi” dava grande risalto alla guerra franco-sarda, 
provocata dall’ingresso delle truppe francesi nei territori di Nizza e 
della Savoia nel settembre del 1792: la gazzetta riportava  la notizia 
dell’invasione, ritenendo necessario informare il pubblico sulla 
situazione di grave pericolo. Tuttavia, gli articoli di carattere militare 
erano manipolati in modo da accentuare i successi delle truppe sarde e 
da occultarne o ridimensionarne le sconfitte
14
. 
     La “Gazzetta di Torino e notizie particolari” uscì nel gennaio del 
1793 in coincidenza con la chiusura del “Giornale degli avvisi e 
                                                        
14
   Sul “G.A.N.P.” cfr. R. BUOSO, Giornalismo piemontese cit., pp. 190-267. A causa dei pochi 
numeri superstiti, l’autrice ha fatto riferimento al saggio di E. JOVANE, Il primo giornalismo 
torinese cit., pp. 165-179, in cui sono citati molti esemplari, anche se con numerose imprecisioni.
11 
notizie del Piemonte”. Rispetto al “Giornale degli avvisi” il nuovo 
foglio manteneva la periodicità bisettimanale, ma raddoppiava il 
numero delle pagine (da quattro a otto) in risposta all’accresciuta 
curiosità dei lettori per le notizie politiche e militari provenienti 
dall’estero. Poiché era ormai impossibile impedire tale informazione, 
il governo decise di permettere la pubblicazione di una gazzetta 
politica, ma ufficiale e rigidamente controllata. La cronaca politica 
quasi monopolizzava il giornale, mentre le rubriche commerciali e gli 
avvisi economici erano relegati per lo più in ultima pagina. Le notizie 
provenienti dall’estero prevalevano su quelle dall’interno, che però 
avevano un ruolo importante nella propaganda antifrancese, come nel 
caso degli articoli sull’occupazione di Nizza e della Savoia e sul 
tentativo francese d’invasione della Sardegna avvenuto nel 1793. 
Peraltro il rigoroso controllo governativo non funzionò alla 
perfezione, visto che, nel novembre del 1796, le autorità decretarono 
la chiusura del periodico, che terminò le pubblicazioni alla fine di 
dicembre. A tale decisione Carlo Emanuele IV, salito al trono da poco 
più di un mese, era giunto in seguito al giudizio negativo sul giornale, 
giudizio espresso nella lettera inviata dalla Segreteria degli affari 
esteri al primo segretario per gli affari interni conte Graneri
15
. 
     La sconfitta subita nell’aprile del 1796 da Vittorio Amedeo III ad 
opera dell’armata francese indusse il nuovo re, Carlo Emanuele IV, a 
stringere ulteriormente i freni. Il re, in accordo con il segretario per gli 
affari esteri Priocca, progettò di promuovere la pubblicazione di un 
                                                        
15
   Sulla “G.T.” cfr. R. BUOSO, Giornalismo piemontese cit., pp. 268-444.
12 
“foglio politico, o nazionale o estero, così per appagare la pubblica 
curiosità come per dirigere al meglio la pubblica opinione”
16
. Da tale 
progetto nacque la “Gazzetta piemontese”, ultima esperienza di 
giornale ufficiale nel Piemonte d’Ancien Régime prima dell’avvento 
del regime repubblicano, iniziato l’8 dicembre 1798. Al fine di 
assicurare un più sicuro controllo della notizia, la direzione del 
periodico fu affidata al segretario di stato Vincenzo Valsecchi
17
. Il 
primo numero uscì il 4 gennaio 1797, subito dopo la chiusura della 
“Gazzetta di Torino e notizie particolari”. Organo semi-ufficiale dei 
regimi che si susseguirono, la “Gazzetta piemontese”, dapprima 
sottoposta al controllo delle autorità sabaude, divenne repubblicana a 
partire dal n. 50 del 12 dicembre 1798, per poi allinearsi prontamente 
dal n. 22 del 29 maggio 1799 alle direttive degli occupanti  austro-
russi; dal n. 25 del 26 giugno 1800 si subordinò al governo 
repubblicano insediato dai francesi, ritornati in Piemonte con la 
vittoria riportata da Napoleone a Marengo il 14 giugno 1800 contro gli 
Austriaci. La “Gazzetta piemontese” fu sempre pubblicata  
regolarmente e senza soluzione di continuità fino al n. 43 del 25 
ottobre 1800. 
 
     Questa tesi, suddivisa in quattro capitoli e corredata da una 
bibliografia delle opere citate in essa, prende in esame le notizie 
                                                        
16
 A.S.T., Corte, Istruzione pubblica, Proprietà letteraria, mazzo 5, Atto di soppressione del 
“Giornale” edito dal Masserano. Lettera al Graneri (cit. in R. BUOSO, Giornalismo piemontese 
cit., pp. 285-286). 
 
17
  Cfr. G. MAROCCO, Documenti sulla storia cit., p. 371.
13 
pubblicate dalla “Gazzetta piemontese” in periodo regio (4 gennaio 
1797 - 5 dicembre 1798). Nel primo capitolo si riportano le condizioni 
d’acquisto del giornale, si segnalano la periodicità, la composizione 
tipografica e le caratteristiche editoriali e redazionali (in quest’ultimo 
caso si formula l’ipotesi della collaborazione dello scienziato Carlo 
Giulio). Inoltre si descrive la struttura delle notizie, suddivise in 
sezioni corrispondenti ai paesi dai quali giungeva l’informazione, di 
cui si indica la tipologia. 
     Il secondo capitolo dedica ampio spazio all’analisi delle notizie di 
carattere scientifico, artistico e letterario. Il lettore della “Gazzetta” 
veniva informato circa le innovazioni nel settore agricolo e in quello 
dell’allevamento: alcuni articoli fornivano nozioni di utilità pratica per 
l’agricoltore, altri soddisfacevano la curiosità scientifica 
dell’agronomo. Si pubblicizzavano i ritrovati medici, le osservazioni 
meteorologiche, i metodi di tintura del cotone e gli studi sul fluido 
elettrico animale e vegetale. Per quanto concerne l’arte, il periodico 
dava notizia dei premi conseguiti da scultori e pittori piemontesi in 
concorsi banditi da accademie italiane. La cronaca letteraria ospitava i 
commenti ad orazioni, a raccolte di iscrizioni funebri, a poesie e 
cantate. In qualche numero della “Gazzetta” erano inseriti gli avvisi 
relativi ad alcuni periodici letterari pubblicati nel regno. Nello stesso 
capitolo si esaminano gli articoli che segnalavano incendi, terremoti e 
altre calamità in varie località del mondo, nonché aneddoti curiosi. 
Inoltre ci si sofferma sulle notizie di nozze, lutti, abitudini mondane e 
su quelle inerenti allo stato di salute di monarchi e di nobili d’Europa.
14 
Questi articoli, unitamente alla cronaca delle feste di corte e cittadine, 
davano l’occasione al gazzettiere di andare oltre l’aspetto frivolo della 
notizia, che forniva lo spunto per un’informazione riguardante la 
politica degli stati, le consuetudini e la personalità di importanti 
personaggi degli ambienti militari e di corte, i loro rapporti con il 
popolo. Nell’ultima parte del secondo capitolo si parla brevemente 
delle notizie attinenti alla moda, alle disposizioni dei governi per la 
tutela del buon costume e dell’ordine sociale, alle tipologie della 
tassazione e ai toponimi. Tali notizie, pur sporadiche, costituivano 
interessanti frammenti di vita quotidiana di fine Settecento. 
     Il terzo capitolo inizia con una breve esposizione dei prospetti che, 
in ultima pagina, riferivano il corso dei cambi e il prezzo degli 
organzini. Molto più lunga e dettagliata è l’analisi relativa alla rubrica 
Avvisi, anch’essa riportata in fondo al giornale. Tale rubrica 
comprendeva sia inserzioni di vario tipo pubblicate su richiesta del 
committente, sia avvisi inseriti su iniziativa della redazione. Nel caso 
delle inserzioni commerciali inviate dai committenti, questi erano 
talvolta librai torinesi che pubblicizzavano la vendita di libri, giornali, 
opere artistiche e cartografiche. L’esame di tali inserzioni ha permesso 
di appurare la diversificazione del prodotto operata dai librai, che 
spesso erano presenti da più generazioni nel mercato torinese del 
libro. La diversificazione consisteva nell’offerta di libri di vario 
genere, di almanacchi, di carte geografiche e di quadri. Alcuni avvisi 
di questo tipo contenevano utili indicazioni relative alla composizione 
sociale o professionale e al grado culturale del lettore destinatario
15 
dell’inserzione. L’offerta dell’opera era spesso accompagnata da un 
breve commento che chiariva il contenuto del libro e gli scopi che 
avevano indotto l’autore a scrivere e a dare alle stampe il libro stesso. 
Le inserzioni commerciali su commissione riguardavano anche le aste, 
la vendita o l’affitto di licenze per professionisti, le proposte di 
costituzione di società, gli annunci immobiliari, la vendita di merci di 
vario genere e l’offerta di servizi medico-terapeutici. Gli annunci non 
commerciali inseriti su richiesta del committente comprendevano la 
ricerca di persone scomparse, la segnalazione di animali e oggetti 
smarriti, e i messaggi individuali o di gruppo destinati a persone con 
cui sarebbe stato impossibile comunicare se non attraverso la 
“Gazzetta”. Il giornale piemontese pubblicò un solo avviso di lotteria. 
Su iniziativa della redazione erano pubblicati sia annunci di 
esperimenti scientifici e di iniziative culturali sia comunicati di organi 
istituzionali. 
    Il quarto ed ultimo capitolo esamina le notizie politiche, che 
costituivano la parte prevalente dell’informazione fornita dalla 
“Gazzetta”, periodico di cronaca politica, diplomatica e militare. Le 
corrispondenze provenivano sia da oltre confine sia dalle principali 
località del Piemonte. La predominanza delle notizie dall’estero su 
quelle dall’interno rivela il grande interesse della redazione per quanto 
accadeva negli stati le cui strategie influivano, nel periodo in esame, 
sulla vita politica e sociale dell’Europa in generale e del regno sardo 
in particolare. Conseguentemente gli articoli che parlavano della 
Francia, dell’Inghilterra e della Germania erano predominanti. Le
16 
corrispondenze dall’Italia privilegiavano le notizie dal Veneto, dalla 
Liguria, dalla Lombardia e dagli stati pontifici seguendo con 
attenzione la nascita delle repubbliche filofrancesi in quelle regioni e i 
mutamenti politico-istituzionali che ne derivarono. La cronaca dallo 
stato sabaudo, oltre a fornire un’ampia informazione relativa ai 
provvedimenti emanati dalle autorità, rendeva noti gli avvenimenti 
politici e bellici che turbarono l’Ancien Régime piemontese nel 
biennio 1797-1798, dando un particolare risalto alla rivoluzione 
astigiana di fine luglio 1797, agli scontri avvenuti presso i confini 
liguri e lombardi, nel corso del 1798, tra l’esercito regio e i fuorusciti, 
ai disordini provocati dai soldati francesi durante le sortite dalla 
cittadella torinese occupata nel luglio del 1798 dalle truppe 
transalpine. 
     Riepilogando, nella tesi abbiamo evidenziato gli aspetti che 
rivalutano l’interesse per un giornale sino ad ora considerato soltanto 
come repertorio di notizie. La lettura della “Gazzetta” ha rivelato una 
significativa varietà relativamente alla tipologia dell’informazione 
fornita da una redazione che recepiva e stimolava la domanda di 
cultura e la curiosità del lettore per gli eventi mondani e per i fatti di 
costume dell’Europa di fine Settecento. L’interesse è ancora più 
grande se consideriamo che il compilatore, attraverso la selezione, la 
classificazione e l’elaborazione della notizia, trasformava il giornale 
da bollettino di informazione in veicolo di orientamento politico del 
lettore, orientamento funzionale al regime sabaudo, di cui la 
“Gazzetta” era espressione.