3accurata di tutti i rischi e le potenzialità prima di bocciarla o promuoverla, 
anche per la clonazione è necessario uno studio approfondito, che metta in 
luce tutti i suoi pro e i suoi contro, prima di condannarla o accettarla. Come 
spesso si dice, una tecnica non è cattiva o buona in sé ma molto dipende da 
come la si utilizza, se posso già da ora sottoscrivere pienamente questa 
affermazione, di certo mi riservo nella parte conclusiva del mio lavoro un 
giudizio complessivo sulla tecnica della clonazione e sulle sue possibili 
applicazioni sull’uomo. Sicuramente la clonazione è un fenomeno 
complesso ricco di promesse e minacce, fautore di speranze e di paure che 
ci porta a riflettere sulla natura dell’uomo,  che pone quesiti che riguardano 
la sacralità della vita, la dignità della persona umana, la nozione di sé, il 
principio di identità e l’idea stessa di anima. Se la clonazione è in grado di 
produrre copie di noi come farà l’uomo futuro a rispondere alla millenaria 
domanda : chi sono io? Ma al tempo stesso siamo sicuri che l’io, la 
personalità di un individuo sia unicamente il risultato dei suoi geni? Questi 
microscopici elementi che appartengono al mondo dell’infinitamente 
piccolo posso determinare la psiche di un uomo? Queste e tante altre sono 
le domande che si impongono quando gettiamo uno sguardo verso, dentro e 
oltre questa tecnica. Per questo motivo l’argomento mi ha affascinato, la 
clonazione è un problema attuale e nel contempo richiama alla mente 
quesiti a cui l’uomo ha sempre tentato di dare una risposta. Nel primo 
capitolo del mio lavoro farò una breve carrellata dei momento salienti che 
hanno caratterizzato lo sviluppo della tecnica della clonazione, prima sugli 
animali e poi sull’uomo, analizzerò successivamente la differenza tra 
clonazione riproduttiva e terapeutica e in connessione con quest’ultima la 
potenzialità delle cellule staminali. I successivi due capitoli daranno 
dedicati alla clonazione terapeutica e riproduttiva, analizzerò i problemi 
etici che esse sollevano tenendo conto degli autori principali che hanno 
espresso opinioni in merito. Infine l’ultimo capitolo sarà dedicato ad una 
4breve esposizione delle legislazioni mondiali in materia di clonazione. Nel 
lavoro ho tentato di fornire una esposizione chiara e rispettosa delle varie 
posizioni che si fronteggiano, ovviamente, in questi casi, la imparzialità è 
difficile da rispettare. Traspare in tutta l’opera la mia convinzione di fondo, 
ovvero una apertura, non assolta e incondizionata, verso le tecniche della 
clonazione, cercherò di motivare questa mia posizione nel corso delle 
argomentazioni e la riassumerò nella conclusione. Tutto il mio lavoro è 
ispirato da un pensiero guida espresso da U. Veronesi: « Credo che 
dovremmo riflettere sulla clonazione senza demonizzarla, cioè essere in 
grado di discuterne come di una possibilità concretamente esplorabile, e 
non come se fosse una… bestemmia »
1
. Come già accennavo, il momento 
della riflessione e della discussione è estremamente utile nella 
comprensione e valutazione di qualsiasi cosa, e diventa necessario quando 
si tratta delle nuove possibilità offerteci dalle biotecnologie.
                                                
1
 G. Giorello, U. Veronesi, La libertà della vita, Raffaello Cortina Editore, Milano 
2006. pag 82.
5CAPITOLO PRIMO
                            
STORIA E TECNICA DELLA CLONAZIONE
                         
 1.1. breve storia della clonazione
La parola clonare, viene dal greco klon, (ramoscello) e significa fare copie 
identiche di un organismo vivente, sia esso batterio, virus, pianta o animale. 
La clonazione è un processo naturale praticato normalmente dagli 
organismi unicellulari e dalle piante per scopi riproduttivi (riproduzione 
asessuata). L'uomo utilizza da tempo questa tecnica sia in agricoltura (per 
esempio: talee, margotte, innesti), sia in campo biomedico (per 
esempio nella produzione di farmaci come l’insulina umana od ormone 
della crescita). La nascita della pecora di Dolly è stato sicuramente 
l’esperimento di clonazione più conosciuto e pubblicizzato degli ultimi 
anni, che ha avuto l’effetto di risvegliare  l’interesse dell’opinione pubblica 
e delle autorità; in realtà la storia della clonazione parte da più lontano. 
Esporrò sinteticamente le tappe salienti della nascita e dello sviluppo della 
tecnica della clonazione, per mostrare come la nascita di Dolly è stata frutto 
di un processo di ricerca durato suppergiù cinquant’anni.
6 1938: Spemann presentò, nel libro del 1938 Sviluppo e induzione di un
embrione, quello che egli stesso definì un “ fantastico esperimento” . 
Suggerì di prelevare il nucleo da una cellula di un embrione in avanzata 
fase di sviluppo (oppure di un individuo adulto) e trasferirlo nel citoplasma 
di una cellula uovo enucleata, cioè privata del proprio nucleo, insieme con 
il corredo genetico. In altre parole, propose un esperimento di trasferimento 
nucleare che sarebbe servito a capire se il nucleo di una cellula 
differenziata sarebbe stato in grado di riprogrammare l'informazione 
espressa e di controllare lo sviluppo embrionale. Spemann non poté 
condurre a termine l'esperimento per la mancanza di strumenti adatti alla 
manipolazione delle cellule somatiche e germinali.
1952: R. Briggs e T.J.King misero in pratica l'esperimento proposto da 
Spemann 14 anni prima sulla rana leopardo (rana pipens). Prelevarono il 
nucleo da una cellula embrionale di rana allo stadio di blastula e lo 
trasferirono in una cellula uovo enucleata (privata del nucleo). Si sapeva 
già che i nuclei di blastula erano totipotenti, e da questo esperimento si vide 
che isolandoli ognuno poteva dare origine ad un nuovo individuo. Il 60% di 
tutti i nuclei trasferiti portarono a girini, ma non superarono mai questo 
stadio. Prelevando nuclei ad uno livello di differenziazione maggiore si 
aveva una drastica diminuzione delle probabilità di successo (questa 
limitazione fu superata solo successivamente) . Da questo esperimento 
comunque si iniziarono a formulare alcune domande:
- il nucleo anche se differenziato contiene l'intero corredo genetico?
- questo può essere riprogrammato per lo sviluppo di un nuovo individuo?
- le interazioni oocita-nucleo trasferito permettono di ridifferenziare il 
nucleo e di dirigerne lo sviluppo?
71962 J. Gurdon ritentò l'esperimento di Briggs e King, prelevando nuclei di 
cellule differenziate dall'intestino di girino di Xeanopus laevis e 
trasferendole in una cellula uovo enucleata. Dei 726 nuclei trasferiti solo 10 
si svilupparono fino allo stadio di girino. Utilizzando il trapianto in serie
(cioè ponendo un nucleo in un uovo, lasciandolo sviluppare fino allo stadio 
di blastula e poi trasferendo i nuclei delle cellule della blastula in altrettante 
uova, si ottiene una maggiore differenziazione del nucleo originale e un 
maggior numero di cloni) ottenne un successo del 7% e 7 di questi girini 
diventarono rane adulte. L'esperimento di Gurdon differisce da quello di 
Briggs e King perché viene utilizzato un organismo più primitivo della rana 
leopardo. Quest'esperimento fu però criticato da Briggs e King che 
sostennero che le cellule di girino potevano essere contaminate da cellule 
germinali e che non si poteva affermare con certezza che le cellule di un 
girino così giovane fossero sicuramente differenziate.
1981: P. Hoope e K. Illmensee trasferirono nuclei di cellule embrionali di 
topo allo stadio di blastocisti in oociti enucleati e affermarono di aver 
ottenuto alcuni topolini in questo modo. Purtroppo ne loro ne altri 
ricercatori riuscirono a ripetere l'esperimento con successo. Questo fu la 
causa dello  scioglimento del gruppo di ricerca di Hoope e Illmensee e i 
finanziamenti per questi studi nell'ambito della biologia dello sviluppo 
vennero bloccati. Continuarono solo in campo zootecnico per l'interesse 
economico che ne poteva derivare.
dal 1986: vengono effettuati trasferimenti nucleari da embrioni di bovini, 
suini e ovini ottenendo migliaia di cloni.
1997:  Il ventuno febbraio viene lanciata un’ansa che proclama la nascita di 
un organismo clonato: la pecora  Dolly, il primo animale clonato a partire 
8da cellule somatiche adulte e quindi completamente differenziate era nata il 
cinque luglio 1996. L'esperimento fu effettuato dal gruppo di ricerca di I. 
Wilmut e pubblicato sulla rivista  Nature  nel numero del vent’otto febbraio 
dove lo stesso Wilmut descrive i suoi esperimenti. Vennero prelevate 
cellule dalla ghiandola mammaria di una pecora adulta di razza Finn 
Dorset, furono disgregate e mantenute in un terreno di cultura privo di 
alcuni nutrienti per rallentarne la divisione cellulare e bloccarle in una fase 
del ciclo chiamata G0 (stadio di quiescenza). Il segreto della riuscita 
dell’esperimento di Wilmut e colleghi è quello di essere riusciti a 
sincronizzare e rendere compatibili il nucleo della cellula adulta con il 
citoplasma dell’oocita ricevente: è  infatti importante per la riuscita del 
trasferimento che l'oocita e il nucleo donatore siano in sincronia. Le cellule 
furono poi incubate in un terreno contenente il virus Sendai e in seguito 
furono trasferite 277 cellule somatiche in altrettanti oociti prelevati da 
pecore di razza diversa. Di questi, 29 si svilupparono fino allo stadio di 
morula/blastocisti e vennero trasferiti nell'utero di 13 femmine surrogate. 
Di queste 29 blastocisti solo una completò lo sviluppo fino alla nascita, la 
famosa Dolly. Se si scorre la rassegna stampa di quel periodo
2
, non si può 
non rimaner impressionati dal numero di articoli ed interventi che 
letteralmente inondarono tutte le testate di ogni paese. Segno tangibile 
questo, del fortissimo impatto scientifico e pubblico che questa notizia ebbe 
in tutto il mondo. Ricordo distintamente, su tutti i telegiornali le immagini 
graziose della pecora, era diventata più famosa di una star di Hollywood. 
Ma perché fu lei a diventar la star e non tutti altri animali ottenuti tramite 
clonazione precedentemente?
                                                
2
 R. Satolli, F. Terragni (a cura di), La clonazione e il suo doppio, Garzanti, Milano 
1998. pag 135 e seg.
93
Come ho accennato, negli anni immediatamente precedenti la nascita di 
Dolly numerosi furono gli esperimenti di clonazione andati a buon fine. 
Cos’è allora che ha reso la pecora Dolly così speciale? Perché fu lei a far 
notizia e non i migliaia di bovini clonati precedentemente? La risposta è 
che per la pecora Dolly fu usata una procedura diversa da quella usata per 
gli altri animali : il trasferimento nucleare. Nel caso dei bovini, per 
esempio, si erano ottenuti numerosi vitelli a partire da embrioni di otto 
cellule, che separate le une dalle altre furono fatte sviluppare come singoli 
embrioni, in questa situazione fu utilizzata la tecnica della scissione 
embrionale. La differenza tra le varie tecniche di clonazione la esporrò nel 
prossimo paragrafo. Prima però c’è da notare che dopo Dolly non solo la 
sperimentazione continuò ma fece anche eccezionali passi avanti : sempre 
                                                
3
 L’immagine illustra schematicamente i passaggi che hanno portato alla nascita della 
pecora Dolly.
10
nel 1997 due ricercatori Meng e Wolf riuscirono a clonare scimmie ( però 
partendo da cellule embrionali) e successivamente nel 2000 tre gruppi di 
ricercatori clonarono maiali. Questi brevi esempi sono solo un indice di 
quanta attenzione ci sia stata negli anni successivi a Dolly verso la 
clonazione; sia come tecnica da usare in campo zootecnico sia, ed è qui  
che sorgono i problemi più urgenti, da usare sull’uomo. Per sgombrare 
subito  il campo da pregiudizi, è doveroso sottolineare che quando si parla 
della tecnica della clonazione applicata sull’uomo non si intende dire 
solamente fare delle “fotocopie” di uomini cioè la clonazione riproduttiva, 
ma ci si riferisce anche  a quell’altro aspetto della clonazione, cioè quello 
connesso alle cellule staminali e alla terapia genica che è la clonazione 
terapeutica. Prima di analizzare questa distinzione, è doveroso illustrarne 
un’altra: le diverse forme della clonazione. Avere un’idea generale sulle 
varie tecniche della clonazione è molto importante anche in relazione alle 
questioni etiche legate alla clonazione umana a fini riproduttivi: essa, 
infatti, permette di far emergere quanto sia difficile muovere una medesima 
obiezione a tutte e tre le diverse forme di clonazione
4
.
1.2. Tecniche di clonazione
Sotto il termine clonazione i mass-media hanno inserito più cose, 
generando a volte, qualche perplessità oltre che confusione. La clonazione, 
in senso stretto, non può essere considerata alla stregua di un concepimento 
naturale in quanto essa avviene senza un rapporto sessuale e senza la 
fusione di  gameti (agamico ed asessuale). Scientificamente parlando 
bisognerebbe definire la clonazione come una embriogenesi asessuata, 
nella quale si possono distinguere tre diverse situazioni. Queste sono : la 
                                                
4
 M. Balistreri , Etica e clonazione umana, Guerini studio, Milano 2004. pag 13.
11
partenogenesi, la clonazione nucleare e la scissione embrionale. Cercherò 
di illustrare brevemente in cosa consistono.
PARTENOGENESI: Tipo di riproduzione non sessuale in cui l’uovo si 
sviluppa senza essere stato fecondato dallo spermatozoo. Si distinguono 
vari tipi di partenogenesi in relazione alla frequenza con cui avviene: 
accidentale se si verifica in via eccezionale in specie che normalmente si 
riproducono con normale fecondazione dell’uovo, facoltativa che avviene 
in uova che possono svilupparsi con o senza fecondazione, obbligatoria 
quando rappresenta l’unico modo di riproduzione di uova che non possono 
venire fecondate per ragioni diverse
5
. Alcuni studi mostrano che 
probabilmente gli stessi esseri umani un tempo si sarebbero riprodotti in 
questo modo, e la riproduzione sessuale si sarebbe affermata solo 
successivamente
6
. La partenogenesi, oltre che ad avvenire in natura in 
maniere spontanea, può essere riprodotta anche in laboratorio, ovvero 
attraverso la stimolazione elettrica o chimica della cellula uovo senza 
l’utilizzazione dello spermatozoo. La caratteristica principale di questa 
tecnica è che essa permette di creare individui con un patrimonio genetico 
identico a quello di un’altra persona, cosa che invece non è scontata con le 
altre tecniche di clonazione
7
. Fino ad oggi gli interventi di partenogenesi a 
fini riproduttivi condotti sui mammiferi non hanno avuto successo cioè non 
hanno portato alla nascita di nuovi individui, ma nel 2002 per la prima 
volta al mondo alcuni ricercatori argentini, operanti in Usa e in Argentina, 
sono riusciti a far sì che degli ovuli congelati di donna si sviluppassero 
senza l'intervento degli spermatozoi. L'esperimento è stato guidato da Ester 
                                                
5
 Questo è il modo in cui si riproducono i tacchini.
6
 R. Dawkins , Il gene egoista, Mondadori, Milano 1995. pag 47.
7
Questo perché, per esempio, il nascituro può ereditare il suo patrimonio genetico da 
persone diverse: il DNA nucleare da una persona e quello mitocondriale da un’altra. Cfr 
M. Balistreri , Etica e clonazione umana, cit., pag 24.
12
Polak de Freid del CER e da un altro argentino, José Cibelli, uno dei 
pionieri della tecnica di clonazione, dell'Università del Michigan (Usa)
8
CLONAZIONE NUCLEARE o Nuclear tranfert: Il trasferimento nucleare 
è una tecnica che permette di sostituire il genoma di una cellula con quello 
derivante da un'altra. In termini pratici si estrae con una pipetta il nucleo da 
una cellula e lo si introduce dentro un oocita enucleato. Nella clonazione 
nucleare il nucleo da trasferire nell’oocita può essere prelevato sia da una 
cellula somatica  (clonazione somatica) sia da una cellula embrionale 
(clonazione embrionale). Una volta avvenuto il trasferimento,  si utilizzano 
delle soluzione particolari in grado di stimolare l'oocita a dividersi e a dar 
luogo ad un embrione, proprio come farebbe un oocita fecondato da uno 
spermatozoo. L'evento che ha luogo viene tecnicamente definito come 
"attivazione dell’oocita". La gravidanza viene portata avanti da una madre 
adottiva, che non necessariamente appartiene alla stessa specie, ma può 
essere di una specie anche solo evolutivamente vicina. La differenza tra 
clonazione somatica e quella embrionale, è che nel primo caso il 
“nascituro” riceverà il DNA nucleare dalla persona da cui deriva la cellula 
somatica e il DNA mitocondriale di quella da cui deriva l’oocita, questo 
significa che solo le donne possono avere figlie con il loro stesso codice 
genetico, dal momento che, solo loro,  possono mettere a disposizione per 
l’intervento di clonazione sia le cellule somatiche che gli oociti. Per il 
nascituro concepito tramite la clonazione embrionale la situazione è 
differente, egli infatti  riceverà il DNA nucleare da un embrione e il DNA 
mitocondriale dalla donna che ha dato l’oocita. Evidenziare la differenza 
tra clonazione embrionale e somatica è importante almeno per un primo 
passo verso la riflessione: nella clonazione somatica, il nucleo trapiantato 
proviene da una cellula somatica appartenete ad un individuo adulto che 
                                                
8
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_primo_embrione_umano_clonato/128
9560
13
non può non essere noto, nella clonazione embrionale invece si parte da 
cellule di un embrione o feto che per forza di cose non possiamo 
“conoscere” e gli individui che ne potranno derivare saranno sicuramente 
ignoti : conoscere come è fatto l’oggetto  della clonazione fa una grossa 
differenza, soprattutto se si tratta i umani. La differenza risiede nel fatto 
che se si parte da un embrione si riproduce un fenomeno abbastanza 
naturale; se invece si parte da un individuo adulto, la componente 
tecnologico-scientifica diventa fortemente preponderante
9
 nel determinare 
il codice genetico del nuovo individuo. Questa tecnica del transfert 
nucleare è quella usata per la nascita della pecora Dolly, ed è quella 
studiata e sperimentata da Briggs, King e Gurdon
10
 : le sperimentazioni 
condotte attraverso la tecnica del trapianto dei nuclei  hanno consentito 
l’approfondimento di conoscenze riguardanti le prime fasi dello sviluppo di 
un embrione e non da ultimo è stato possibile studiare l’importante 
interazione che vi è tra nucleo e citoplasma
11
. 
SCISSIONE EMBRIONALE O EMBRYO SPLITTING: la scissione 
embrionale è la tecnica mediante la quale si favorisce artificialmente la 
scissione dell’embrione, copiando quel processo che in natura è all’origine 
della nascita di gemelli monozigoti. Questa si ha nel momento in cui un 
ovocita fecondato, all’inizio del suo sviluppo quando è solo una cellula, ha 
una particolare divisione, per cui si formano due embrioni identici, dai 
quali nasceranno due persone altrettanto identiche: i gemelli monovulari 
umani. Questo processo può essere indotto artificialmente: dato che le 
cellule dell’embrione, per un certo tempo sono totipotenti, cioè ognuna di 
esse è in grado di originare un embrione completo, prelevando una cellula o 
                                                
9
 R. Satolli , F. Terragni . (a cura di), La clonazione e il suo doppio, cit., pag.54.
10
Cfr sopra pag. 4-5.
11
 R. Satolli , F. Terragni . (a cura di), La clonazione e il suo doppio, cit., «il citoplasma , 
con il suo contenuto di migliaia di molecole piccole e grandi, di organelli tra i quali i 
mitocondri e il loro DNA ( informazione genetica fornita solo dalla madre: serve per la 
produzione di energia ) ha un ruolo importante nello sviluppo fisiologicamente corretto 
degli organismi viventi» pag 55.
14
provocando la scissione di un gruppo di cellule si può dar vita ad un 
gemello dell’embrione da cui è stata prelevata la cellula. Nella pratica la  
suddivisione di embrioni di mammiferi non è mai stata portata oltre la 
produzione di duo o tre sub-embrioni risultati vitali dopo il loro reimpianto 
nell’utero di una madre surrogata. Suddivisioni di un embrione in un 
numero maggiore di aggregati sub-embrionali hanno portato a fallimenti 
totali. La tecnica pertanto è ancora immatura: una spiegazione sembra 
risedere nella limitata disponibilità del citoplasma materno
12
.
Queste tecniche potrebbero essere applicate sia per scopi riproduttivi che 
per scopi terapeutici come mostrerò nei seguenti capitoli.
1.3. clonazione terapeutica e clonazione riproduttiva
Abbiamo detto che tecnicamente, si definisce clonazione, la riproduzione di 
un organismo geneticamente identico all’organismo donatore della cellula 
impiegata, in assenza della fusione dei gameti. In sostanza, è la creazione di 
un organismo senza che vi sia una riproduzione sessuata, che di fatto 
prevede la creazione di un nuovo codice genetico. Una volta preparato 
l’oocita con il  nucleo della cellula che si intende clonare, due sono le 
strade che si possono seguire : la prima è quella dell’impianto  in un utero, 
in questo caso l’embrione, così creato, viene impiantato e lasciato 
sviluppare come in una normale gravidanza, al termine della quale nascerà 
un individuo con lo stesso Dna della cellula usata per creare l’embrione. In 
questo caso si tratterà di clonazione a fini riproduttivi. La seconda strada 
che si può scegliere di seguire è quella di utilizzare l’embrione, creato 
tramite clonazione, come fonte di cellule staminali embrionali, in questo 
                                                
12
 R. Satolli , F. Terragni  (a cura di), La clonazione e il suo doppio, cit.,  pag 52.
15
caso si parla impropriamente, come ritengono numerosi scienziati, di 
clonazione terapeutica. Proprio su quest’ultima è opportuno però fare un 
approfondimento soprattutto per comprendere l’importanza del 
collegamento che esiste tra cellule staminali e clonazione. La clonazione 
terapeutica  ha come fine la produzione di cellule e tessuti somatici con un 
genoma nucleare identico a quello della cellula di partenza, quando lo 
scopo della clonazione è quello di ricreare in laboratorio linee cellulari non 
si assiste ad una vera e propria formazione dell’embrione, infatti lo 
sviluppo di quest’ultimo, per prelevare le cellule, viene interrotto  in uno 
stadio molto precoce della sua crescita, in cui esso ancora non possiede le 
caratteristiche adatte per farlo rientrare nella categoria di embrione vero e 
proprio. La clonazione terapeutica viene definita tale in quanto le cellule 
staminali embrionali, ricavate nei primissimi stadi di sviluppo 
dell’embrione, hanno la capacità di  risolvere molte patologie, tutt’oggi 
incurabili (come per esempio il morbo di Parkinson, l’ Alzheimer etc) . Con 
la clonazione terapeutica, è tecnicamente possibile creare un “clone” pre-
embrionale
13
 della persona affetta da una patologia, e da questo pre-
embrione ricavare delle cellule staminali embrionali perfettamente e 
geneticamente compatibili con quelle del paziente. Una volta ottenute e 
moltiplicate, queste possono fungere da “mattoncini di riparazione” per le 
cellule già morte, e ciò consentirebbe di frenare notevolmente l’esito della 
malattia. Prima di affrontare i problemi etici connessi tanto alla clonazione 
riproduttiva quanto a quella terapeutica, che nel mio lavoro tenterò di tener 
distinte in quanto sollevano questioni etiche differenti
14
, sembra opportuno 
fare una digressione sul che cosa sono le cellule staminali.
                                                
13
 La distinzione tra embrione e pre-embrione è chiarita nel paragrafo sullo statuto 
dell’embrione pag…
14
 M. La Torre , M. Lalatta Costerbosa  e A. Scerbo (a cura di), Questioni di vita o 
morte : etica pratica, bioetica e filosofia del diritto, G. Giappichelli, Torino 2007. pag 
128.
16
1.4. cellule staminali e medicina rigenerativa
Il biologo G. Sabato ha sottolineato come  la “scoperta” della cellule 
staminali
15
, in medicina, sia  una rivoluzione paragonabile all’avvento degli 
antibiotici : come gli antibiotici hanno avuto un ruolo decisivo nel rendere 
controllabile la minaccia più temibile alla salute umana - le malattie 
infettive -  così le cellule staminali promettono di diventare gli strumenti 
con cui la medicina potrà finalmente affrontare quella schiera di malattie 
che, nei paesi ricchi, ha da tempo spodestato i microbi in vetta alla 
classifica delle cause di malattia e di morte : le malattie degenerative e, in 
generale, quelle che causano lesioni non guaribili dei tessuti
16
. Tutti gli 
organismi sono formati da cellule ed ogni organo o tessuto sono costituiti 
da cellule differenziate, cioè specializzate nello svolgimento di compiti 
specifici. Le cellule staminali, invece, si differenziano dalle cellule che 
compongono i tessuti differenziati perché posseggono due caratteristiche 
peculiari : la capacità di moltiplicarsi a volontà e quella di differenziarsi in 
cellule di più tipi diversi. Le cellule staminali sono in pratica cellule non 
ancora specializzate, nel senso che non hanno ancora assunto una funzione 
ben precisa all’interno dell’organismo stesso. Le staminali possono 
riprodursi in maniera pressoché  illimitata, dando vita contemporaneamente 
ad altre cellule staminali e a cellule precursori di una progenie cellulare 
destinata a differenziarsi e a dar vita a tessuti e organi, come i muscoli, il 
cuore, le ossa, etc. Le staminali possono essere totipotenti, quando hanno la 
capacità di specializzarsi in tutti tipi di tessuti, pluripotenti (o multipotenti), 
quando possono generarne solo alcuni, e unipotenti, quando danno vita solo 
                                                
15
 Le prime staminali vennero ricavate da embrioni di topo nel 1981, solo nel 1998 
l’equipe guidata da J. Thomason, dell’Università del Wisconsin, ha reso noto di aver 
isolato e fatto crescere in laboratorio le staminali pluripotenti  prelevate da embrioni 
umani.
16
 G. Sabato, L’officina della vita, Garzanti, Milano 2002. pag 17.