CAPITOLO 1 
 
 
1.1    I MUTUI, DEBITORI E CREDITORI SUBPRIME    
In generale il mutuo è un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, 
consegna all'altra, detta mutuataria, una somma di denaro o una quantità di beni 
fungibili, che l'altra si obbliga a restituire successivamente con altrettanti beni 
della stessa specie e qualità. Il mutuo è di per sé un’opportunità di investimento 
che offre in generale un buon profilo rischio/rendimento per chi presta denaro 
poiché presenta rendimenti generalmente medio-alti e non è esposto a rischi legati 
a tassi di interesse, o  rapporto di cambio, che sono invece trasferiti direttamente 
sul cliente. Il mutuo inoltre è spesso garantito da un’ipoteca su un bene immobile 
che non può essere sottratto ai creditori. Tuttavia, nonostante queste garanzie 
legali e del mercato, parte del sistema bancario è esposto a perdite, svalutazioni di 
asset e  rischio di fallimento. 
I prestiti subprime, denominati anche B-Paper, near-prime o second chance,
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sono quei prestiti che vengono concessi a soggetti che non possono accedere ai 
tassi di interesse di mercato per loro più favorevoli, in quanto hanno avuto storie 
creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti, fallimenti e ritardi. 
I debitori subprime hanno dunque tipicamente, un basso punteggio di merito 
creditizio
2
. Queste condizioni si traducono in tassi di interesse, parcelle e premi 
più elevati.  I prestiti subprime sono per loro natura quindi più rischiosi sia per i 
creditori che per i debitori,
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 vista la pericolosa combinazione di alti tassi di 
                                                 
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 OECD (2008).  
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Uno dei sistemi di misurazione del merito creditizio è il rating. Esso è un metodo utilizzato per 
classificare i titoli obbligazionari in base alla loro rischiosità. Viene espresso attraverso un voto in 
lettere in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all'azienda per 
accettare quel determinato investimento. Scendendo nel  rating, aumenta il premio per il rischio 
richiesto e quindi l'emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.  
Monti (2006).  
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 Ciò richiama all’effetto microeconomico della “selezione avversa”che denota ogni situazione in 
cui una variazione delle condizioni di un contratto provoca una selezione dei contraenti 
sfavorevole per la parte che ha modificato, a suo vantaggio, le condizioni. Tale concetto è stato 
formulato per la prima volta nel lavoro, The market for lemons di George Akerlof. Hey(2007). 
   
 
 
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interesse, cattiva storia creditizia e situazioni finanziarie poco chiare, associate a 
coloro che hanno accesso a questo tipo di credito 
I mutui subprime hanno permesso di estendere l'accesso al mercato del credito a 
consumatori che non avrebbero potuto averlo altrimenti. Alla base delle 
turbolenze finanziarie, oggetto di questa discussione, vi è infatti l’avere concesso 
mutui a clienti che in modo evidente presentavano già in origine la mancanza dei 
requisiti necessari di solvibilità. Queste critiche hanno trovato le prime conferme a 
partire dal 2006 con i presagi della crisi dell'industria statunitense dei mutui 
ipotecari subprime.  
Man mano che si presentavano le insolvenze le banche alzavano i tassi di  
interesse con i quali concedevano i prestiti e questo aumentava la probabilità che i 
debitori ai quali erano concessi i prestiti, al momento della restituzione si 
sarebbero rivelati insolventi. 
I prestatori subprime sono i soggetti che esercitano il credito e  assumono  il 
rischio associato all’attività creditizia nei confronti di debitori scarsamente 
affidabili, con un “punteggio di credito” basso o molto basso. I prestatori di fondi 
usano diversi metodi per coprire questi rischi. In molti prestiti subprime il rischio 
viene coperto con un tasso di interesse più alto. Per quanto riguarda le carte di 
credito subprime, rispetto alle prime, ai possessori vengono addebitate tariffe di 
mora più elevate, in aggiunta a varie tariffe annuali. Un’ulteriore differenza 
rispetto alle carte di credito Prime, è che nel caso di quelle subprime, non viene 
dato generalmente ai clienti un intervallo temporale di "tolleranza", in cui i 
pagamenti possono essere ancora effettuati senza conseguenze, nonostante la 
scadenza del termine. Una volta addebitate sul conto, le tariffe di mora possono 
anche spingere il credito oltre il limite previsto e sfociare in ulteriori penali. Tutto 
ciò determina introiti più elevati per i prestatori e, in maniera direttamente 
proporzionale, una maggiore difficoltà per i debitori, generando una sorta di 
circolo vizioso. 
Generalmente coloro che contraggono un prestito subprime presentano peculiari 
caratteristiche di rischio, tra le quali
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: 
                                                 
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 Reinhart e Rogoff  (2008). 
. 
 
 
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 ξ  Due o più pagamenti di crediti pregressi effettuati oltre 30 giorni dopo la 
scadenza negli ultimi 12 mesi, oppure uno o più pagamenti effettuati 60 giorni 
oltre la scadenza negli ultimi 36 mesi;  
 ξ  Dichiarazione di bancarotta negli ultimi 5 anni;  
 ξ  Ritardo nel pagamento di un mutuo negli ultimi 24 mesi;  
 ξ  Alte probabilità relative di inadempienza, evidenziate dall’attribuzione di 
punteggi di Rating molto bassi.  
Recenti studi, come si dimostra in figura 1.1, hanno evidenziato come i mutui a 
più alto tasso di interesse si collocano nelle fasce a più basso reddito e come in 
questo insieme assumono grande rilevanza le minoranze etniche. 
 
 
 
Figura 1.1 Minoranze etniche e prestiti subprime 
 
Fonte: Lax et al.( 2004) 
 
 
Stime dell’OECD rivelano che il numero di  persone che,  negli Stati Uniti a causa 
dei subprime corrono il pericolo di perdere la propria abitazione sia di 2,2 milioni.  
Le autorità di vigilanza stanno cercando di correre ai ripari richiedendo agli 
intermediari il rispetto di più rigorosi criteri di correttezza e trasparenza e più 
attente analisi del rischio di solvibilità della clientela.  
 
 
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Dal grafico della figura seguente 1.2 si nota la distribuzione dei prestiti subprime 
rispetto all’età media dei  contraenti. 
E’ evidente che il ricorso ai subprime è maggiore dai 55 anni in su, mentre nella 
fascia d’età 18-34 anni prevale il prime. 
 
Figura 1.2 Età media dei debitori subprime 
 
 
Fonte: Lax et al. (2004) 
 
Dall’analisi della tabella seguente (figura 1.3), che nello specifico riporta i dati di 
un’indagine sulla popolazione americana, effettuata sottoponendo cluster di 
famiglie che hanno contratto debiti subprime a determinati e specifici sondaggi, è 
evidente che la maggior parte delle persone che hanno contratto un mutuo 
subprime ha avuto negli ultimi anni una condizione economica difficile, spesso 
gravata da spese mediche, da problemi economici derivanti dallo status di 
disoccupato, o da una situazione economica di ritorno al monoreddito dovuta a 
problemi di divorzio, o calo del reddito dovuto alle cause più disparate, come la 
morte del coniuge. 
 
 
 
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Figura 1.3 Difficoltà economiche ricorrenti nei debitori subprime 
 
Fonte:Lax et al.(2004). 
 
1.2  LE TIPOLOGIE DI CREDITO SUBPRIME 
I mutui ipotecari subprime, come tutte le altre tipologie di credito concesse al 
tasso subprime, sono rilasciati a particolari categorie di risparmiatori che 
presentano caratteristiche del tipo elencato nel paragrafo precedente. 
I mutui subprime hanno iniziato a proliferare a partire dai primi anni del 
ventunesimo secolo. John Lonski, economista di Moody's, in un’intervista  ha 
recentemente affermato,
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 che all'incirca il 21% dei mutui contratti dal 2004 al 
2006  sono stati classificati come subprime, mentre nel periodo dal 1996 al 2004 
la percentuale si assestava al 9%. Nel 2006 i mutui subprime raccoglievano un 
importo totale di 600 miliardi di dollari, capitalizzando circa un quinto sul totale 
                                                 
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 Banknetindia. (2008) Subprime Special ,www.banknetindia.com/banking/subprime.htm.   
 
 
5
del mercato statunitense dei mutui per la casa. Secondo l’associazione banche 
ipotecarie Mortgage Bankers Association, i mutui subprime hanno raggiunto il 
13,5% del volume totale dei mutui nel 2006, dunque una cifra complessiva 
superiore ai 1300 miliardi
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. 
Tra i vari tipi differenti di mutui subprime ci sono:  
 ξ  mutui interest-only, che permettono a chi contrae il prestito di pagare 
unicamente la quota interessi per un determinato periodo di tempo 
(tipicamente 5-10 anni); 
 ξ  mutui pick-payment, che consentono ai mutuatari di scegliere la tipologia 
di pagamento mensile (pagamento pieno, solo quota interessi, oppure 
pagamento minimo che può essere più basso del pagamento richiesto per 
ridurre l'indebitamento);  
 ξ  mutui a tasso fisso iniziale che si convertono nel tempo in mutui a tasso 
variabile (cd. mutui a tasso aggiustabile).  
A partire dagli anni novanta, le compagnie di carte di credito hanno iniziato ad 
offrire carte di credito cd. subprime a determinati debitori alle stesse condizioni 
alle quali veniva concesso credito o venivano rilasciati mutui. Queste carte si 
caratterizzavano per il fatto di proporre bassi limiti di credito ma accompagnati da 
tariffe estremamente alte e tassi di interesse che potevano arrivare ad essere 
superiori al 30%.  
Recentemente, a partire dal 2007, sono emerse nel mercato nuove carte di credito 
subprime. Il mercato stesso è diventato più concorrenziale e gli istituti di credito 
sono stati costretti a rendere le loro offerte più appetibili per i consumatori. 
Attualmente i tassi di interesse per le carte di credito subprime partono da un 
minimo di 9.9%, fino ad oltre il 24%. Le carte di credito subprime presentano 
inoltre la peculiarità di permettere di migliorare bassi punteggi di credito, quando 
i debitori mostrano regolarità e puntualità nel saldare le proprie pendenze.  
 
                                                 
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 Fonte: http://www.mortgagebankers.org/ResearchandForecasts   
 
 
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1.3 LE ORIGINI DELLA CRISI DEI MUTUI SUBPRIME 
 
Le turbolenze dei mercati osservate a partire dall’estate  del 2007, sono state 
precedute da un periodo di forte crescita del credito e della cosiddetta “leva 
finanziaria”
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, leverage, vale a dire del livello di indebitamento per finanziare 
l’acquisto di attività, iniziato nel 2000 e andato ad accentuarsi dopo l’11 settembre 
2001, quando i consumi si sono orientati verso il mercato immobiliare. Il Pil 
americano continuava a crescere grazie ai consumi delle famiglie, piene di soldi, 
ma anche di debiti. 
Alcune statistiche elaborate dal Bureau of Economic  Analysis dimostrano che 
negli ultimi anni, il 50% la crescita del Pil americano è stata legata al settore 
edilizio e che gli americani per l’acquisto di beni di consumo hanno impegnato 
beni durevoli, per garantire così i crediti. In questo modo il prezzo degli immobili 
è  divenuto determinante del credito e dei consumi. 
 
 
Figura 1.4: Componenti della domanda in USA  (contributi alla crescita del PIL) 
 
Fonte: Bureau of Economic Analysis 
 
                                                 
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 Il leverage o rapporto di indebitamento è un indice utilizzato in ambito finanziario per misurare 
la proporzione fra il capitale proprio e quello di terzi delle risorse utilizzate per finanziare gli 
impieghi. L'indebitamento è conveniente fino a quando il rendimento dato dall'investimento dei 
capitali raccolti è maggiore del costo dei capitali stessi. 
 
 
 
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