6 
 
Introduzione 
 
E’ sufficiente dare uno sguardo all’offerta formativa per la psichiatria e alle relative brochure anche dei 
congressi e dei seminari per la psicologia per comprendere come la figura professionale del Terapista della 
Riabilitazione Psichiatrica, sia ancora poco conosciuta e quindi di conseguenza ancora troppo poco 
considerata, stimata e infine richiesta dal mercato del lavoro, perché ancora raramente il TRP viene inserito 
nell’elenco dei corsi ecm come figura accreditata alla partecipazione. 
Indubbiamente è un gap che andrà colmato con la buona volontà di tutti gli addetti del mondo della 
psichiatria. E c’è da augurarsi che a farsene promotori attivi siano anche le forze che hanno pensato e 
architettato i corsi di laurea per questa giovane professione. 
Avranno visto giusto? Siamo veramente ciò che mancava e che ora invece comincia a essere abbastanza 
disponibile come figura professionale? Probabilmente la risposta, il polso della situazione, si avranno sul 
campo, quando inizieremo la ricerca di un posto di lavoro. 
Anche la musicoterapia ha intrapreso da tempo un percorso che la vede impegnata nella intenzione di 
progredire nella affermazione di una maggiore evidenza scientifica. 
In questo lungo e difficile cammino, traspaiono tutte le difficoltà di coniugare musica e scienza. 
La scienza ha ancora molto da scoprire sul cervello e sul suo funzionamento. 
Il cervello è in effetti il nostro organo più complesso e per molti aspetti ancora misterioso e sconosciuto. 
Nel descriverne la sua complessità Alberto Oliverio, afferma che le neuroscienze, per esempio, nel loro 
procedere comunicano e risentono dell’apporto non solo delle scienze matematiche, fisiche, statistiche, 
psicologiche ma anche di quelle filosofiche
1
. 
In questo variegato panorama scientifico si manifestano le nostre memorie. 
In modo del tutto universale, nessuno di noi può definirsi scevro dalle memorie musicali del nostro passato. 
In particolare ognuno di noi ha certamente in memoria almeno un motivo musicale, o almeno un frammento 
di esso, in comune con altri esseri umani.  
Non solo. Ognuno di noi credo abbia fatto, almeno una volta nella sua vita, l’esperienza di cantare a memoria 
una canzone nota ai più in un gruppo. Ed è verosimile che questa canzone appartenga in qualche modo alla 
cultura del paese di origine, a quello che propongono in larga misura i mass-media, con a capo la omni-
pervadente televisione. 
Ricordo con nostalgia e irritazione i primi walk-man, prima vera espressione e mezzo di fruizione personale 
della musica (provate voi oggigiorno ad acquistare un semplice lettore portatile di cassette e mi direte se sia 
tanto facile reperirne un esemplare funzionante). 
                                                           
1
 Alberto Oliverio racconta “Le neuroscienze”, Collana DVD La psicologia, La Repubblica, L’espresso, Roma, 
Volume 10, 2012
7 
 
Cellulari, MP3 player, lettori USB, tablet, etc. : tutto il mondo della tecnologia digitale moderna concorre a 
fornirci sistemi di ascolto musicale personale sempre più sofisticati, veloci, potenti , miniaturizzati e 
trasportabili. 
Ma nella esperienza descritta in questa tesi, emerge una costante che attraversa trasversalmente l’evolversi 
delle esperienza umana a contatto di tutte queste tecnologie: la memoria. 
La memoria di un repertorio di canzoni che nel tempo ha lasciato una traccia, una presenza, 
indissolubilmente legata a emozioni e altri ricordi. 
E’ in questa memoria comune che vi sono dei potenziali evocativi di unione molto forti, come delle 
fondamenta di una cultura comune, come solo lo potrebbero essere le comuni origini della cultura ebraico-
cristiana che permeano tutta la cultura europea occidentale. 
Per me l’origine di questa cultura è doppiamente legata all’ambiente cattolico: le prime canzoni e le prime 
nozioni di chitarra le ho ricevute frequentando per diversi anni i gruppi parrocchiali della comunità San 
Benedetto di Torino, allora diretta da Don Giacomo Lanzetti, detto Mino, oggi Vescovo di Alba. 
Ho perso il conto di quante volte poi ho cantato e accompagnato in gruppo amici in serate canterine a casa, in 
spiaggia, nelle occasioni laiche e religiose più disparate. 
Per arrivare in tempi più recenti a un percorso di esibizioni in pubblico, come solista e in formazioni corali. 
Nel tempo si è andato a formare un repertorio di canzoni, in larga parte composto dalle più note canzoni del 
repertorio di musica popolare Italiana, e in parte straniera: questo repertorio costituisce il “serbatoio” a cui in 
parte ho attinto durante l’esperienza di tirocinio. 
Certamente il fatto che si sia attinto a un repertorio largamente conosciuto e facilmente disponibile, non ci 
dice che questo sia l’unico percorso possibile. 
Come vedremo la musica popolare italiana si è evoluta nel tempo attingendo a tanti generi differenti. 
Senza dubbio la produzione dei cantautori italiani degli anni ‘60 e ‘70, (per nominarne uno tra tutti Fabrizio 
De Andrè), hanno lasciato un segno indelebile in tutti i giovani di quel periodo; e ancora oggi nelle 
generazioni contemporanee, i testi e le musiche di questi autori hanno molto da dire. 
Senza voler aprire una polemica, sarà comunque parziale oggetto del nostro discorso, una breve digressione 
sulla qualità della musica oggi disponibile, sia essa del passato o contemporanea.  
Anche nel lavoro di selezione dei brani, svolto in Chiarugi, si è cercato di tenere conto dei fattori legati al 
contenuto delle canzoni e alla qualità della musica. 
Non è possibile però dimenticare le origini colte della nostra musica, alla quale tanti hanno attinto; origini 
che attraverso l’uso del Song Writing
2
, forse sarà possibile far riemergere in maniera qualitativamente e 
quantitativamente maggiore. 
                                                           
2
 Il Song Writing è una tecnica di composizione musicale, che utilizza prevalentemente brani esistenti, per produrre 
nuove composizioni; per esempio scrivendo un nuovo testo su un brano preesistente, mantenendo pressoché 
inalterata la musica e la metrica del testo. Cfr. Paolo Alberto Caneva, La composizione di canzoni come strategia di 
intervento musicoterapico, Armando Editore , 2007
8 
 
Di certo sarebbe bello che fin dalla scuola primaria l’educazione musicale facilitasse il compito dei 
professionisti della musica di ogni ordine e grado, permettendo al pubblico di ogni tipo, e non solo ai 
pazienti, di accedere a codici musicali il più possibile variegati e ricchi. 
La musica leggera è una ricchezza culturale, ma chi ha imparato ad amare la musica classica sa quale 
patrimonio di inestimabile valore abbia oggi a disposizione l’uomo. Di certo non sovrapponibile a quello 
della musica leggera, ma sicuramente capace di esprimere un valore complementare. 
Non dobbiamo dimenticarci che, da sempre e in tutte le culture, la musica ha e ha avuto un profondo 
significato sociale; per esempio nello scandire lo scorrere del tempo, nell’ accompagnare l’alternarsi delle 
stagioni, il lavoro nei campi, le attività giornaliere. 
Nella cultura contadina delle nostre regioni italiane, era facile trovare canti e storie da raccontare ai bambini 
o al popolo. Ma oggigiorno cosa capita?  
Oggi le persone vivono perlopiù chiuse nelle loro abitazioni, negli uffici, nelle città; e non cantano, se non c'è 
motivo. Non cantano, almeno, come si faceva un tempo, nel lavorare a contatto diretto con la natura, e 
seguendo il ritmo delle stagioni.  
Così oggi i giovani si incontrano per fare festa e per cantare e ballare, e come tutte le generazioni, per trovare 
compagnia; ma gli stessi giovani, diventati adulti, dopo aver formato una famiglia, entrano nel “tunnel” della 
ricerca di sicurezza economica, e non cantano più: non c'è più tempo, non c'è più motivazione.  
Nonostante ciò, i giovani e meno giovani si riconoscono in un repertorio nel quale tutti gli italiani possono 
ritrovarsi, e che diventa talora motivo e occasione di aggregazione sociale (per esempio nel karaoke, nei 
locali o in casa); o comunque una sorta di idea collettiva con un comune denominatore. Benenzon (2005) ne 
attribuisce la valenza di “ISO Gruppale”
3
.  
Il percorso seguito nel Centro Semiresidenziale Vincenzo Chiarugi ha delle analogie con questo meccanismo 
di aggregazione gruppale, partendo dall’utilizzo di temi musicali noti a tutti i componenti del gruppo.  
Da una prima idea di semplice intrattenimento, si è infatti passati a un coinvolgimento attivo di tutti gli 
elementi del gruppo. Una canzone evoca un ricordo che ne genera un altro, in un altro componente del 
gruppo; e tale ricordo fa pensare ad altre canzoni e le canzoni altri ricordi; così come un fiume, raccoglie le 
acque degli affluenti e i loro detriti, senza selezionare ciò che trasporta. 
In ultima istanza, occorre precisare che, l'attuale ricerca, da parte di molti musicoterapisti, di tornare alle 
origini, alla scoperta dell’efficacia di antichi “codici” terapeutici, in realtà porta con sè una frattura con il 
                                                           
3
 Con Iso Gruppale, Benenzon intede “una identità sonoro/musicale propria di un tipo di soggetti”. Cfr. Rolando 
Benenzon, Manuale di musicoterapia, Ed. Borla, 2005
9 
 
passato. Non vi è realmente la possibilità e la volontà di utilizzarli con le stesse identiche antiche valenze 
terapeutiche, ma il tentativo di riscoprirne la veridicità, senza prescindere dalla valenza scientifica. Purtroppo 
anche la comunità scientifica, si è accorta del rischio che si corre, nel proseguire la ricerca: la musica 
potrebbe non più trovare il suo spazio “antropologicamente” importante: rischiamo di abbandonarne all’oblio 
parti importanti, lungo il nostro cammino, come i fili di una tela lacera che il vento disperde, perché non più 
ancorati alla matrice.
10 
 
Il tema della follia nella musica popolare e colta in 
Europa 
 
Solo un breve accenno per ricordare che La “Follia” è un tema musicale fra i più antichi della musica 
europea. Si presume sia di origine portoghese o del Sud America. 
Le sue origini risalgono probabilmente al tardo Medioevo, come forma di danza popolare e di canto. 
Letteralmente il termine folia significa “folle divertimento, baldoria, sollazzo”, o anche “follia”, e viene 
utilizzato per designare una festa popolare parecchio movimentata, caratterizzata da danze, musica e grande 
allegria. 
Infatti a partire dal XVI al XVIII secolo, oltre 150 compositori hanno utilizzato il tema della Folia come base 
per comporre serie di variazioni altamente virtuosistiche.  
Memorabili quelle di musicisti italiani come Frescobaldi, Corelli, Alessandro Scarlatti, Vivaldi e Bononcini. 
Ma anche Jean-Baptiste Lully, Marais e D’Anglebert in Francia; Johann Sebastian e Carl Philipp Emanuel 
Bach in Germania, per citare alcuni esempi fra i più significativi.
4
 
E’ quindi molto probabile che anche gli autori moderni europei e italiani abbiano ricevuto alcuni semi 
germinati tra le pieghe dei motivi popolari ispirati da queste melodie. 
  
                                                           
4
 Tratto dal sito web della “Associazione Culturale Luis de Camoes”
11 
 
La musica popolare italiana: origini e sviluppo 
 
Per poter meglio comprendere le origini e la natura della musica alla quale ho attinto per l’attività di 
tirocinio, è necessario tentare un breve excursus sulla musica popolare italiana. 
A ben vedere stiamo parlando di musica italiana popolare. Mi spiego: ho condotto alcune ricerche sulle 
origini dei termini musica pop, musica popolare, musica folk, musica leggera. E’ infatti noto che attorno a 
questi termini sono sorti moltissimi dibattiti e studi in tutto il mondo e da diversi anni. 
In particolare la associazione IASPM, fondata nel 1981, tiene a riguardo diverse attività a livello mondiale, e 
in particolare una conferenza mondiale ogni due anni. 
Inoltre i fondatori della IASPM, hanno sancito il desiderio e la necessità degli studiosi di tutto il mondo di 
promuovere lo studio della Popular Music e interrogarsi periodicamente su che cosa sia, come si è evoluta e 
come si stia evolvendo; i risultati di questi studi vengono periodicamente condivisi in un congresso 
internazionale, una volta ogni due anni. 
Per maggiori spiegazioni al riguardo è bene vedere il corposo volume degli atti del primo convegno 
mondiale.
5
 
Per iniziare a sgombrare il campo da equivoci è bene dire che, dalla lettura degli atti del primo convegno 
mondiale della IASPM tenutosi a Reggio Emilia, tra il 19 e il 24 settembre 1983, è emerso che “popular” e 
“popolare” hanno accezioni diverse a secondo del contesto culturale e nazionale a cui si riferiscono. E’ 
pertanto bene non confonderle e in particolare in Italia è bene che siano tenute distinte. 
L’abbreviazione pop music che distingue come abbreviazione la popular music anglosassone ha anch’essa 
una precisa connotazione, che si riallaccia a una origine più vicina alla musica Rock. 
Ritengo sia bene non voler entrare troppo nel merito di queste distinzioni: basti sapere che all’interno dei 
dibattiti della IASPM ne discutono eminenti studiosi da anni. 
Ma ai fini della nostra trattazione ho trovato utile inserire come riferimento le definizioni di Musica Leggera 
e Musica Popolare che ne dà Alberto Basso nel suo DEUMM
6
: 
“Musica Leggera: sotto questa denominazione, che non si riferisce a un solo genere, ma ne comprende 
parecchi assai diversi fra loro (canzonetta, musica da rivista, musica pubblicitaria, commenti sonori, musica 
per danza), si raggruppano comunemente tutti i tipi di musica composti, eseguiti e utilizzati in epoca 
borghese per intrattenimento e per svago al di là di ogni gerarchia di genere e di ogni valutazione estetica: 
la M. L., anche di prima qualità, si differenzia comunque dalla musica colta, anche se si tratta di un 
prodotto epigonico artisticamente inutile, poiché il suo obiettivo non è quello di allargare l'orizzonte 
culturale di chi l'ascolta, bensì quello di produrre e di vendere facendo divertire o commuovere, sognare o 
                                                           
5
 AA.VV., What is popular music, 41 saggi, ricerche, interventi sulla musica di ogni giorno. Conferenza internazionale 
della IASPM, Atti a cura di Franco Fabbri, Ed. Unicopoli, 1985 
6
 Alberto Basso, Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, “DEUMM”, Ed.Utet, 1984
12 
 
danzare la più larga fascia di utenti di età e classi sociali diverse. E si differenzia anche dalla musica 
popolare, benché in qualche caso venga utilizzata in maniera analoga per ragioni di mercato: infatti, mentre 
la musica popolare nasce dall'interpretazione diretta dei bisogni e delle passioni di chi poi la canta o 
l'ascolta, la M. L. è prodotta e diffusa da specialisti sulla base di una domanda implicita e spesso indotta. 
[…]” 
Possiamo già qui iniziare a comprendere come, dal momento che si inizi a parlare di generi musicali, siano 
necessarie molto parole per demarcare un confine, che peraltro non è del tutto nitido. 
E’ interessante anche vedere come il DEUMM definisce la Pop Music:  
“Abbreviazione di popular music, normalmente usata nei Paesi anglosassoni per indicare un’ibrida ed 
estremamente varia produzione che non è ne diretta espressione di un gruppo etnico ne appartenente alla 
musica di tradizione colta; in tal senso è da considerarsi il corrispettivo anglosassone del nostro termine 
musica leggera. Tuttavia nel corso degli Anni Sessanta l’abbreviazione P.M. è venuta acquisendo un 
accezione sua propria atta ad indicare un ambito musicale derivato dal Rock And Roll “storico” degli Anni 
Cinquanta., destinato ai giovani , da questi suonato e fruito in stretto rapporto con i mezzi di comunicazione 
di massa. In questo ambito si possono sicuramente situare altre denominazioni quali beat, rock, 
underground music, ecc., non essendovi sostanziali differenze e soluzioni di continuità, fra esse, tranne che 
per l’interpretazione dei loro fruitori ed esegeti.  […]Risulta impossibile dare una definizione esaustiva di 
P.M. in quanto essa sfugge ad ogni rigorosa analisi e classificazione, variando di volta in volta e generi e le 
culture musicali da cui deriva, i gruppi sociali verso cui è indirizzata, gli scopi e la volontà dei suoi 
musicisti, e infine il rapporto che si instaura fra essa e l’”ordine” stabilito.[…]Questo carattere di collage, 
proprio di gran parte della P.M. non costituisce solo una dimensione formale, ma coinvolge i contenuti 
stessi del linguaggio, in quanto collegando o solo affastellando frammenti isolati tratti da repertori diversi e 
costituiti da materiali contrastanti, si conferisce alla musica un aspetto evocativo e uno spessore drammatico 
coinvolgente: citazioni verbali, inserti solo strumentali, rumori e strumenti più o meno riconoscibili, ma 
sempre emotivamente connotati, producono nell’ascoltatore delle risposte per lo più non razionali, 
sottolineate e dilatate spesso da effetti ambientali contingenti. […] 
Questa definizione potrebbe da sola descrivere in sintesi gran parte delle caratteristiche delle musiche 
descritte più avanti, ma soprattutto introduce importanti temi che saranno trattati, come il contenuto delle 
canzoni, la selezione in base al testo, gli effetti della musica sui pazienti, il contesto da cui provengono le 
canzoni e l’utilizzo che in genere ne fanno i fruitori in privato, prima e dopo, nelle sessioni di gruppo. 
Pertanto è necessario chiarire che l’accezione “musica popolare italiana” è utilizzata in questo testo per 
connotare un insieme di canzoni che hanno prima di tutto la caratteristica di essere basati su un testo in 
lingua italiana, composti in Italia, molto conosciuti e quindi connotati dalla caratteristica di essere popolari. 
Meglio forse quindi parlare di “musica italiana popolare”. 
Stiamo quindi parlando di un repertorio nel quale tutti gli italiani possono ritrovarsi, e che diventa talora 
motivo e occasione di aggregazione sociale (per esempio nel karaoke nei locali o in casa); o comunque idea
13 
 
collettiva con un denominatore comune. Infatti Benenzon (2005) ne attribuisce la valenza di “ISO 
Gruppale”
7
.  
Pertanto queste canzoni fanno parte del repertorio di musica leggera, e non appartengono al repertorio della 
cosiddetta musica colta, o quanto meno al repertorio che viene fatto oggetto di insegnamento o studio nelle 
istituzioni ufficiali quali Università, conservatori o altre istituzioni ufficiali. 
In questo quadro occorre ricordare le comuni radici della canzone italiana, a partire dal melodramma e dalla 
canzone napoletana, e l’influenza che la musica folk ha indubbiamente esercitato su di essa.  
In questo contesto non è quindi possibile utilizzare tout court il termine pop music, poiché in Italia la sua 
traduzione in popolare, assume una connotazione più vicina alla musica folk appunto, che non terrebbe conto 
dell’evoluzione che la musica leggera in generale, e in particolare la canzone italiana, hanno seguito fino ad 
oggi. 
Al di la delle problematiche di classificazione che interessano anche la etnomusicologia e la musicoterapia, è 
importante notare come indubbiamente negli anni a partire dal secondo dopoguerra ad oggi,si sia attestato un 
insieme di canzoni italiane che sono molto conosciute e che, anche per i giovani di oggi, rimangono un punto 
di riferimento per svariati motivi sociali, economici, culturali, e artistici. 
Mi riferisco in particolare alla produzione dei cantautori italiani degli anni ’60, ’70, fino ad arrivare agli anni 
’80. Molta della produzione di questi autori è diventata un vero patrimonio popolare, in quanto 
conosciutissimo dagli adulti di oggi, allora giovani, e che continua a mietere successi e ad essere conosciuto 
anche dai giovani nostri contemporanei. 
Questo processo di trasmissione attraverso le generazioni è stato possibile anche grazie al fatto che alcuni 
degli autori più famosi e meritevoli, sono stati citati in alcune antologie per le scuole medie superiori, e 
sicuramente anche grazie alla grande facilità di accesso alle canzoni attraverso le nuove tecnologie come il 
portale di video Youtube. 
Un altro elemento di trasmissione di questo complesso di canzoni è da attribuirsi ai canzonieri , in particolare 
quelli compilati e utilizzati in ambienti sociali organizzati come i gruppi scout, i gruppi parrocchiali, fino a 
giungere ai moderni canzonieri oggi facilmente disponibili nelle librerie e nei negozi di musica specializzati. 
Un altro elemento di diffusione e trasmissione sono state le garage bands, i gruppi musicali giovanili, i 
gruppi musicali di base urbani, guidati in prima battuta dalla necessità di mettere in piedi rapidamente un 
repertorio non difficile, per iniziare a misurarsi il prima possibile con le esibizioni in pubblico, e magari 
anche raggranellare qualche soldo, poiché i loro membri sono perlopiù studenti o lavoratori al primo 
impiego. A questi gruppi hanno fatto eco moltissime esperienze condotte dal vivo in occasione di rassegne 
musicali cittadine ufficiali o meno, concorsi, concerti auto-organizzati, serate in locali pubblici, ecc. 
Tutto questo avvicendarsi di fenomeni e manifestazioni musicali ha contribuito nel tempo ad alimentare e 
accrescere in larga misura personaggi della canzone d’autore, le cui composizioni hanno saputo parlare un 
linguaggio diretto al cuore della gente, e anche alla loro mente. 
                                                           
7
 Cfr. Rolando Benenzon, Manuale di musicoterapia, Ed. Borla, 2005, op. cit.
14 
 
Non si può non citare come elementi motore di trasmissione di questa forma di cultura popolare le 
trasmissioni radio-televisive come Il festival di San Remo, Canzonissima, il Festivalbar, le varie Hit parade 
radiofoniche, come quella di Lelio Luttazzi,e i giornali specializzati come Sorrisi e canzoni Tv, per citare le 
più famose e storiche. E come non citare le influenze della musica Rock proveniente dagli U.S.A. e 
dall’Inghilterra, che tanto influenzarono e ancora oggi influenzano la canzone Italiana e guidano le scelte di 
repertorio di innumerevoli gruppi musicali, fino ai giorni nostri nelle formazioni di Psychiatric Bands di cui 
parleremo.