3
Premessa
Nelle corti italiane dei San Bonifacio e dei Da Romano, emerge agli inizi del XIII
secolo, la figura di un illustre trovatore: Sordello da Goito.
Il suo personaggio fu destinato a godere di ampia fama tra i suoi contemporanei per
la natura delle sue rime e per le sue abilità di compositore.
Oggetto di questo lavoro, nato da una curiosità, è stato quello di districare e
distribuire fornendone una panoramica aggiornata, le informazioni sulla fortuna
post mortem di Sordello.
Poiché la maggior parte dei documenti riguardanti il trovatore verte sulla sua
immagine comune di poeta, ho rintracciato le opere, che al contrario, ci consegnano
una nuova immagine di Sordello: quella di prode cavaliere.
Mi sono mossa sulla scia dell' immagine di Sordello, tracciata da Dante nella
Commedia, che rappresenta una notevole testimonianza. Mi sono poi concentrata
sull' analisi di documenti, atti, saggi, che forniscono informazioni sulla fortuna tardo
medievale di Sordello.
Il punto di partenza della mia analisi, a cui è dedicato tutto il primo capitolo , sono
le attestazioni manoscritte delle vidas del trovatore, le poesie e gli studi fatti su
Sordello poeta e compositore di splendide rime, pellegrino di corte in corte, ritenuto
il migliore dagli autori a lui coevi.
Nella parte centrale, ho presentato la figura di Sordello all' interno della Cronica de
Mantua di Bonamente Aliprandi, delineandone i caratteri della trasfigurazione che
lo vuole valoroso cavaliere. Per dimostrare in che modo Aliprandi ne ridisegna
l'immagine ho riportato e commentato estratti di testo.
Non ho tralasciato le opere di carattere cronachistico, diffusesi tra '400 e '500, che
suffragano Sordello aliprandino.
Nella terza ed ultima parte, ho rivolto l' attenzione al Fortleben di Sordello nella
opera più famosa di Teofilo Folengo : il Baldus.
Folengo consegna al lettore un Sordello ancora diverso, vecchio, abile difensore
dell' eponimo protagonista dell'opera suffragando la succitata Cronica de Mantua.
4
Mi sono interrogata su quali siano state le motivazioni che spinsero gli autori tardo
medievali a mettere a frutto tale ritratto e ho dato credito alla diffusione orale di una
leggenda, alle loro letture, ma anche alle loro fantasie.
Mi auguro con questo lavoro, di essere riuscita a fornire un quadro di riferimento
complessivo ed aggiornato della fama del trovatore, dal quale partire per ulteriori
approfondimenti riguardanti una o l'altra immagine.
12
1.2 Il pellegrinaggio oltre le Alpi: in Spagna e il soggiorno alla corte di
Provenza.
Del viaggio oltralpe di Sordello si sa innanzitutto che peregrinò a lungo senza
fermarsi mai per troppo tempo in alcuna corte.
Passò dapprima per la Provenza, poi per i Pirenei per fare probabilmente
nuovamente ritorno in Francia.
Il soggiorno spagnolo oltre i Pirenei è documentato da alcune corrispondenze con
altri trovatori e in particolare Marco Boni ci informa che proprio a questo viaggio
fa riferimento il sirventese En la mar major del trovatore Peire Bremon Ricas
Novas.
In questo sirventese, affidandoci al commento di Boni, Peire dice che Sordello sa
troppo dei baroni spagnoli e fa riferimento ad un seignor de Leon, che secondo De
Lollis parrebbe essere Alfonso IX, morto nel 1230, ultimo sovrano di Leon prima di
suo figlio Ferdinando III che regno dal 1217 al 1252 ; successivamente il potere
andò nelle mani di Alfonso X.
Le dispute sull'identificazione di questo seignor non sono poche.
Cercando di spiegarle brevemente si può dire che: Alfonso IX fu l'ultimo sovrano
ad avere questo titolo " Signore di Leòn" dato che suo figlio Ferdinando fu oltre che
di Leòn ,signore di Castiglia.
Dunque, De Lollis ha asserito che quando Peire Bremon Ricas Novas scriveva il
sirventese , sulla base del componimento e nella fattispecie del v. 20 (ma no ∙ m
mand ad aquel que fo sos enemics), Alfonso IX fosse vivo ; secondo Boni ed altri
studiosi invece il seignor in questione è Ferdinando III; questa obiezione è motivata
con il rimando al rimprovero che Sordello rivolge a quest'ultimo nella mischia dei
sovrani immorali nel plahn in morte di Blacatz.
Insomma non si ha la somma certezza di nessuna delle due ipotesi, anche se appare
poco contestabile ( sulla base di una cronologia storica) l'opinione di De Lollis nell'
identificarlo con Alfonso IX perché riteneva che se si fosse trattato di Ferdinando
III, il trovatore tolosano Peire avrebbe aggiunto anche la Castiglia nella definizione
della sua proprietà posseduta in qualità di Signore.
13
Basandoci sempre sul sirventese di Peire Bremon sappiamo anche che Sordello non
soggiornò solo in Castiglia presso la corte del segnior de Leòn , ma presso diversi
principi anche in Catalogna tra cui Giacomo I di Aragona, che era succeduto al
padre Pietro II nel 1213.
Giacomo I che era ancora un fanciullo a quel tempo, e a lui stesso Sordello dedicò
successivamente uno dei suoi sirventesi morali, ritenendolo l'unico da salvare tra la
corruzione e alla decadenza del mondo.
A questo punto è necessario fare una, seppur esigua, parentesi storica.
In Catalogna, dove al tempo di Sordello c'era Giacomo I , l'affermazione della lirica
d'oc si era registrata sotto il regno di Alfonso II re dal 1162 sino alla morte avvenuta
nel 1196. Durante il regno di Alfonso siamo davanti l'apogeo della poesia
trobadorica in Catalogna
7
; Alfonso trascorse molto tempo a Nord dei Pirenei e fu in
eterno scontro con il conte di Tolosa. E' proprio in questo periodo che avviene,
all'insegna del modello cortese l 'unificazione culturale di queste due regioni.
Alfonso fu molto amato dal suo popolo e molti trovatori dell' epoca dedicarono a lui
opere di ogni genere.
Come lui, anche il figlio Pietro II fu molto sentito come signore e protettore dai
trovatori del tempo, stessa sorte toccò anche a Giacomo I che come abbiamo detto è
l'unico che Sordello reputa esente dalla corruzione signorile in cui annovera gli altri
sovrani.
Sordello passò comunque non molto tempo in Spagna , notizia desumibile sempre
dal sirventese di Peire Bremon Ricas Novas.
Nel v. 24 del sirventese, troviamo «et apres en Peitau cum dav'en Savarics » ovvero
che Sordello fece esperienza nel Poitou presso messer Savarico.
Savarico sarebbe da identificare secondo gli studiosi in Savaric de Mauleon, che
ebbe per un periodo molta autorità nella Francia meridionale e fu trovatore egli
stesso. Savaric morì nel 1230- 1231 e si pensa quasi certamente che il trovatore
mantovano si trovasse quindi lì per quel tempo.
Le notizie comunque anteriori al 1233, prima data che documenta la presenza di
Sordello in Provenza, non sono molto precise.
7
V. BERTOLUCCI, C. ALVAR, S. ASPERTI , Storia delle letterature medievali romanze , L' area iberica ,
Roma; Bari : Laterza, 1999, pp. 341 e sgg.
14
Da tale data invece possediamo notizie sicure fornite dagli atti relativi alle politica
di Raimondo Berengario IV.
E' dunque presso questa corte che Sordello si trovava nel 1233.
Altri documenti hanno dimostrato che a partire da questa data Sordello si stabilì
presso quella corte in Provenza, dove assunse un ruolo considerevole in mezzo a
quei personaggi che rappresentavano il seguito del conte ed erano suoi consiglieri e
collaboratori.
Boni ci informa che vi sono quattro importanti documenti che attestano il
soggiorno di Sordello presso la corte del Berengario almeno fino al 1238.
In Provenza Sordello acquistò una nobile fama attraverso la composizione delle sue
liriche.
Al periodo che va dunque dal 1233 al 1245, anno della morte di Raimondo
Berengario IV , risale la maggior parte delle rime , soprattutto le canzoni.
Tali componimenti appartenenti a questo segmento di tempo rappresentano la
massima espressione artistica del poeta che si preparò il terreno per affermarsi come
migliore trovatore del tempo.
Raimondo Berengario morì il 19 Agosto del 1245 ; successivamente Carlo d' Angiò
sposò , con l'aiuto del papa Innocenzo IV , l'ultima figlia del conte, Beatrice, la
quale in virtù di un testamento del 1238 , era erede della contea provenzale e si
impadroniva della Provenza.
Sordello nel periodo che intercorre tra la morte di Raimondo Berengario e l'ascesa
di Carlo d' Angiò rimase presumibilmente in Provenza alla corte di Beatrice.
In questo periodo Sordello accolse benevolmente l'avvento del nuovo sovrano,
compose alcune liriche per lui e quando Carlo D' Angiò nel 1248 partecipò alla
settima crociata, proposta da suo fratello Luigi IX , invitò pure Sordello che rifiutò
però di unirsi alla spedizione e compose Lai al comte mon segnor voill pregar per
scusarsi del suo rifiuto.
Quando Carlo salpò verso Oriente in agosto del 1248 per fare ritorno due anni dopo,
si interrompono le notizie sulla vita di Sordello.
Nel 1250 Carlo faceva ritorno e intraprendeva insieme al fratello Alfonso di Poiters
una dura sottomissione delle città ribelli Arles, Marsiglia , Avignone e Barral.