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Introduzione
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi triennale è quello di illustrare alcuni dei personaggi
femminili dei romanzi di Luigi Pirandello. E` stata elaborata un’analisi di queste figure sulla base
del loro rapporto con la vita e la forma, della maschera che sono costrette ad indossare, tematica
lungamente affrontata dallo scrittore agrigentino.
Pirandello sostiene che l’uomo durante tutto l’arco della vita indossa appunto una maschera, che è
stata imposta dalla società in cui si vive e dai suoi valori; fa apparire la persona in modo diverso
agli occhi degli altri e non permette mai di scorgere la vera identità dell’uomo.
I personaggi se ne rendono conto grazie ad un evento scatenante che accade nella loro vita, una
sorta di momento epifanico. L’uomo “ha il triste privilegio di sentirsi vivere”, partendo da questa
considerazione egli cerca di lasciare la forma per appropriarsi della vita.
Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche
vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si
rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la
maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia
stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito
così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti?
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Questa condizione crea però difficoltà, smarrimento e il protagonista molte volte vorrebbe indossare
nuovamente la maschera che ha lasciato per tornare ad una condizione di stabilità, cosa però molto
difficile e insopportabile per chi ha ormai capito il gioco ingannevole della vita. Secondo lo scrittore
non è possibile tornare sui propri passi, l’uomo (o la donna) potrà solo passare da una maschera
all’altra, non potrà più tornare indietro. Da qui deriva anche il disagio e la consapevolezza, da parte
dei protagonisti, del fatto che non potranno mai conoscere fino in fondo la loro vera identità, ciò che
credono di essere in realtà è soltanto qualcosa di illusorio e temporaneo, e soprattutto parziale.
Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, piccolissima parte di quello che siamo. E
tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni,
ragionamenti, stati di coscienza che non son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza
normale e cosciente.
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Una realtà non ci fu data e non c’è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una
per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.
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L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Avvertenza sugli scrupoli della fantasia in Tutti i romanzi, vol. I, Milano,
Mondadori, 1973, p. 583.
2
L. Pirandello, l’Umorismo e altri saggi, Firenze, Giunti, 1994, pp. 137-138.
3
L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila in Tutti i romanzi, vol. II, Milano, Mondadori, 1973, p. 800.
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L’interesse di Pirandello per le figure femminili prese avvio anche dall’attenzione prestata alla
scrittura delle donne all’inizio del ‘900, le posizioni andavano da una forte misoginia ad una
curiosità interessata. Lo scrittore di Girgenti nei suoi romanzi e nelle novelle rappresenta donne
molto diverse tra loro ma che solitamente hanno in comune la voglia di libertà e di fuga dal rigido
sistema in cui vivono; Pirandello cerca inoltre di rappresentarle nei loro molteplici caratteri, che
partono dalla tradizione ed arrivano fino alle caratteristiche della donna moderna, novecentesca.
Come già accennato, queste protagoniste cercano l’autonomia, l’emancipazione, ma non riescono
mai a raggiungerle perché ostacolate dalla società che le circonda (di solito medio borghese) e per
colpa delle figure maschili che le sovrastano (padri e mariti). Altre volte invece la donna è accusata
di essere bugiarda, di mentire; per la maggior parte dei casi però è proprio la donna la portatrice di
verità, colei che fa cadere la maschera ai protagonisti maschili creando loro una crisi d’identità;
questo porta l’uomo a vederle come un peso nella loro desolata esistenza (accade ad esempio a
Vitangelo Moscarda e a Mattia Pascal) e produce una reazione di ostilità e disagio personale.
Come si vedrà nei capitoli a seguire, tutte le figure femminili qui analizzate, nel corso della loro
esistenza sono state costrette ad indossare una maschera, e anche quelle che si sono rifiutate di farlo
sono poi state obbligate in un modo o nell’altro, o coinvolte in questioni spiacevoli che le ha rese
consapevoli di come sia impossibile abbandonare la forma, la maschera che la società ha imposto
loro.
L’analisi è stata strutturata partendo da tre protagoniste, proseguendo poi con tre figure secondarie
ma importanti e rilevanti nel romanzo pirandelliano. Per ognuna di queste donne sono state
analizzate le tematiche ricorrenti riscontrate nelle vicende romanzesche: il rapporto con la società,
in particolare con la borghesia contemporanea; i legami con la famiglia, il matrimonio e la maternità
in primo luogo, la morte e ovviamente la menzogna.
La prima donna è Marta Ajala, protagonista de L’Esclusa, il primo titolo dato all’opera era però
proprio Marta Ajala. Si tratta del primo romanzo di Pirandello, terminato di scrivere nel 1893
pubblicato a puntate nella rivista ‹‹La tribuna›› e in volume nel 1908. Marta è una donna forte che
cerca di modificare la sua situazione durante tutto il romanzo, cosa che però alla fine non riesce ad
attuare. Accusata ingiustamente di adulterio, viene cacciata dalla famiglia e riammessa solo quando
avrà compiuto effettivamente il peccato.
La seconda protagonista è Silvia Roncella, figura portante, insieme al marito Giustino, del romanzo
Suo marito, pubblicato anche con il titolo Giustino Roncella nato Boggiolo nel 1911. Silvia riesce
ad emanciparsi nel romanzo, diventa una scrittrice di successo, trova il coraggio di lasciare il marito
che la opprimeva e la costringeva a scrivere per avere un guadagno, ma tutto ciò va a discapito del
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suo ruolo di madre; viene infatti separata dal figlio per continuare a lavorare e rivede il suo
Vittorino solo quando ormai il bimbo sta morendo, colpito da una perniciosa malattia.
La terza figura di donna analizzata è Varia Nestoroff in Quaderni di Serafino Gubbio operatore del
1925, dapprima pubblicato con il titolo Si gira… nel 1916. Varia è un personaggio femminile molto
diverso da quelli presentati precedentemente da Pirandello, un’attrice famosa che incarna la figura
della femme fatale. Nel corso del romanzo però il protagonista, Serafino, si accorgerà che Varia è
diversa da ciò che vuole far apparire; infatti dietro alla maschera della seduttrice spietata si
nasconde una donna debole ed incompresa.
Le tre figure femminili secondarie analizzate sono Dida Moscarda, Adriana Paleari e Stellina Ravì.
La prima è la moglie del protagonista Vitangelo Moscarda nel romanzo Uno, nessuno e centomila
pubblicato nel 1926 prima come romanzo a puntate nella rivista ‹‹La fiera letteraria›› e poi in
volume.
In questo romanzo la figura della donna è rivelatrice della pluralità di forme che l’uomo incarna, è
proprio dopo un’osservazione della moglie che Vitangelo capisce di non avere un’identità, crede di
essere uno e invece ogni persona che conosce gli attribuisce un’immagine diversa, quindi allo stesso
tempo non è nessuno. Nel romanzo troviamo un’altra figura femminile emblematica, Anna Rosa,
un’amica di Dida di cui Vitangelo si invaghirà.
Adriana Paleari è la ragazza di cui si innamora Mattia Pascal nei panni di Adriano Meis nel
romanzo Il fu Mattia Pascal, apparso per la prima volta in puntate nella rivista ‹‹Nuova Antologia››
e poi pubblicato in volume nel 1904. Adriana è forse l’unica donna presa in analisi che non indossa
una maschera, viene descritta come una “giovane onesta” ma proprio questa sua bontà impedirà a
Mattia di rivelarle la sua vera identità e di chiederle di fuggire con lui. Assieme ad Adriana
verranno menzionate le altre molteplici donne presenti in questo romanzo pirandelliano.
L’ultima figura femminile analizzata, e anche la meno conosciuta, è Stellina Ravì del romanzo Il
turno del 1902. La ragazza viene obbligata dal padre a sposare un uomo molto più vecchio di lei in
modo da poter ottenere l’eredità dopo la sua morte, che il padre crede imminente. Stellina dapprima
si opporrà con tutte le forze ma infine, ottenebrata anche dalle ricchezze del vecchio, cederà.
Si vedrà come siano significativi per le protagoniste il difficile rapporto con la società che le
circonda; il matrimonio senza amore che quasi sempre sfocia in adulterio; la difficile maternità e il
complicato rapporto con il padre di quasi tutte le protagoniste; la morte di uno o più familiari che
segna la loro esistenza.