INTRODUZIONE 
A partire dalla seconda metà del ventesimo secolo si è assistito a sostanziali 
cambiamenti nell’accudimento dei bambini durante la prima infanzia. In passato i 
bambini in età prescolare erano seguiti dalle madri che non lavoravano oppure 
venivano affidati ai nonni o altri parenti. Oggi molte donne non possono 
permettersi di rimanere a casa e, spesso, devono tornare al lavoro quando i loro 
bambini sono ancora molto piccoli. La presenza di servizi per la prima infanzia 
rappresenta per queste madri una soluzione indispensabile. Da anni quindi i 
ricercatori si stanno interrogano sugli effetti dell’accudimento non materno 
individuando sia esiti positivi che negativi sullo sviluppo e sull’adattamento dei 
bambini. Tuttavia, esiste un generale accordo sull’importanza della qualità 
dell’esperienza di cura per il benessere dei piccoli. 
Con questo lavoro di tesi s’intende analizzare, nel nostro campione, i fattori che 
contribuiscono alla qualità dell’asilo nido e indagare l’influenza che essi hanno 
sul benessere socio-emotivo dei piccoli ospiti. Insieme alle caratteristiche 
strutturali (numero di bambini per educatrice e dimensione del gruppo), degli 
educatori (anzianità di servizio, livello d’istruzione) e dei bambini (età d’ingresso 
al nido e ore settimanali trascorse all’asilo), la relazione che si instaura tra il 
bambino e l’educatrice rappresenta un importante elemento che definisce la 
qualità dell’ambiente educativo. Nella letteratura internazionale numerosi studi 
hanno dimostrato che le prime relazioni con l’educatore sono determinanti 
importanti del funzionamento sociale ed emotivo dei bambini; per questo motivo 
si è deciso di porre l’attenzione su questo particolare rapporto per comprendere 
quali fattori e meccanismi possono favorire lo sviluppo di una positiva relazione 
caregiver-bambino e di conseguenza un buon adattamento dei bimbi che 
frequentano l’asilo nido. 
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CAPITOLO 1 
L’ASILO NIDO COME CONTESTO DI SVILUPPO 
1.1 I servizi per l’infanzia in Italia 
Il dibattito sul ruolo dell'asilo nido occupa oggi una posizione di primo piano nel 
vasto campo di interessi della psicologia dell'età evolutiva. 
Le domande che questo tipo di servizio suscita rispetto al suo ruolo ed alla sua 
organizzazione nello sviluppo complessivo del bambino e della bambina sono al 
centro di studi e ricerche volte a comprendere se e come l'asilo nido possa 
rappresentare un servizio educativo efficace nel garantire la crescita globale del 
bambino, ed in maniera particolare a favorire una reale condizione di benessere 
psicofisico ai piccoli ospiti. 
La storia di questa istituzione evidenzia un problema di fondo che pone una 
precisa domanda: l'asilo nido svolge un ruolo educativo veramente importante ai 
fini dello sviluppo o è una risposta alle necessità generate dal lavoro femminile? 
1.1.1 L’asilo nido 
Gli asili nido sono strutture che accolgono bambini dai 3 mesi ai 3 anni. Essi 
svolgono un servizio sociale, tenendo in custodia i bambini e consentono 
l’inserimento delle mamme nel mondo del lavoro, ed educativo, in quanto i 
bambini possono praticare diverse attività volte a favorire una crescita totale 
sotto il profilo cognitivo, emotivo e relazionale. 
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In Veneto la normativa relativa alla certificazione elenca una serie di standard 
specifici che un “buon nido” deve possedere per poter essere accreditato e 
autorizzato ad operare. I requisiti salienti richiesti sono di tipo strutturale, 
tecnologico, funzionale e organizzativo. Per quanto riguarda la recettività, i 
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 dgr n. 84 del 2007 e n. 2067 del 2007 
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servizi per la prima infanzia devono prevedere un’apertura minima annuale di 47 
settimane dal lunedì al venerdì, fatti salvi i giorni festivi, per almeno 7 ore 
continuative al giorno. La pianta organica del personale comprende: un 
coordinatore, laureato in Scienze dell’Educazione o lauree equivalenti che può 
avere anche funzioni operative ed è responsabile di fare in modo che ci sia una 
certa uniformità dei processi educativi - pedagogici nei vari asili; gli operatori 
addetti alla funzione educativo - assistenziale che seguono il bambino sul piano 
sociale, igienico e mentale. Tra i titoli di studio validi per l’esercizio di tale 
professione troviamo: diploma di maturità magistrale, di vigilatrice d’infanzia, di 
puericultrice, di assistente all’infanzia, di operatore dei servizi sociali, di maturità 
rilasciato dal Liceo socio - psico pedagogico, di dirigente di comunità, diploma 
d’abilitazione d’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio, diploma di 
laurea in pedagogia, in scienze dell’educazione, in scienze della formazione 
primaria, in psicologia. C’è poi il personale addetto ai compiti amministrativi e 
quello addetto ai servizi, che comprende anche il cuoco in quegli asili in cui sia 
presente una cucina dove si preparano i pasti. La pianta organica del personale 
con funzione educativa deve assicurare il rapporto numerico di 1 unità ogni 6 
bambini di età inferiore a 12 mesi, e di 1 unità ogni 8 bambini di età superiore ai 
12 mesi. La legge, inoltre, stabilisce alcuni requisiti generali delle strutture 
previsti dalle norme vigenti, in normativa di urbanistica, sicurezza, impianti e 
attrezzature, nonché quelli relativi alle norme per l’eliminazione delle barriere 
architettoniche. L’asilo nido deve essere localizzato preferibilmente al piano terra 
e i locali devono essere in diretta comunicazione con aree all’aperto d’esclusivo 
utilizzo del nido. Per quanto riguarda l’articolazione della struttura devono essere 
previsti degli spazi per le attività educative, ricreative, di riposo, di 
consumazione pasti e i servizi igienici; inoltre, devono essere previsti spazi per il 
personale dove è impossibilitato l’ingresso da parte dei bambini. 
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Ogni unità d’offerta approvata dalla Regione del Veneto (ai sensi della legge 
regionale n. 32 del 1990) è in possesso di una targa esibita nella struttura, a 
garanzia del servizio prestato. Tutti i servizi rivolti ai bimbi 0-3 anni, autorizzati 
e accreditati, fanno parte del sistema dei servizi offerti dal territorio e beneficiano 
di contributi e finanziamenti pubblici, al fine di agevolare le rette per le famiglie. 
Le Amministrazioni comunali e le Aziende Ulss sono impegnate, assieme alla 
Regione, in verifiche, controlli e vigilanza. Le autorizzazioni all’esercizio e i 
certificati di accreditamento hanno, infatti, una durata rispettivamente di 5 e 3 
anni, a conferma concreta dell’esistenza di un monitoraggio continuo svolto sul 
campo che rilevi e garantisca per gli utenti, i piccoli e le loro famiglie, il 
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mantenimento degli standard richiesti. 
1.1.2 Cenni storici 
In Italia le vicende per la costituzione degli asili nido sono sempre state connesse 
alle vertenze sindacali ed ai problemi delle madri che lavorano. 
L’istituzione degli asili nido risale al 1800 con la nascita delle prime strutture a 
Cremona, a Parma e a Milano. La nascita vera e propria tuttavia è attribuita al 
periodo fascista (1920) e fino agli anni ’60 l’asilo mantenne perlopiù un ruolo 
d’assistenza ai piccoli. Con una legge del 10 dicembre 1925 sorse a Roma 
l’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (ONMI), un’organizzazione che, 
proponendosi inizialmente compiti di assistenza e di custodia rispetto ai minori 
abbandonati, istituì un servizio di asili nido che andò incontro, per molti anni, ai 
bisogni di tutte quelle lavoratrici che non avevano a disposizione né un nido 
aziendale né altre possibilità. In questi nidi prevaleva l'aspetto assistenziale e 
custodialistico mentre quello educativo non veniva minimamente considerato, 
tanto che questo termine non compariva mai, neppure nel regolamento. Il 
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 www.venetosociale.it 
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personale comprendeva un'assistente sociale, un'assistente sanitaria, un'economa-
direttrice, delle puericultrici e del personale addetto ai servizi di cucina e di 
pulizia. 
Sebbene nel 1950 fu emanata una legge che obbligava i datori di lavoro ad 
istituire o a finanziare asili nido per i figli delle lavoratrici, la maggior parte degli 
asili furono aperti dall’OMNI, dai comuni o da privati. Nel 1960 l'Unione Donne 
Italiane presentò una proposta di legge in cui si chiedeva il passaggio degli Enti e 
delle funzioni dell' OMNI alle amministrazioni comunali. Cinque anni più tardi 
venne presentata un'altra proposta di legge volta ad ottenere un servizio nazionale 
di asili nido, ma è solo nel 1968 che i sindacati iniziarono ad occuparsi di questo 
problema. Da questo fermento nacque la legge n. 1044 del 6 dicembre 1971, in 
cui il Parlamento dichiarava che l’assistenza ai bambini costituisce un servizio 
sociale pubblico, approvava la costruzione di 3.800 asili nido comunali entro il 
1975 e delegava alle Regioni la responsabilità di decidere i criteri per la 
costruzione, il controllo e la gestione degli asili nido. Questi devono essere 
realizzati in modo da soddisfare le esigenze delle famiglie, e per questo motivo la 
gestione deve avvenire con la loro partecipazione e con quella dei rappresentanti 
del personale. L'approvazione di questa legge è un capitolo molto importante 
nella storia di tali organizzazioni, poiché rappresenta un passo fondamentale 
verso il riconoscimento del loro valore educativo e non più solo custodialistico. 
Solo nel 1997, con la legge 285 vennero date le “DISPOSIZIONI PER LE 
PROMOZIONI DEI DIRITTI ED OPPORTUNITA”. La legge promosse progetti 
per bambini da 0 a 3 anni assumendo un carattere sperimentale, vennero stanziati 
fondi e soprattutto venne ampliata alle organizzazioni di famiglie, associazioni o 
cooperative la possibilità di gestire asili nido. Dai primi anni del 2000, il 
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