1 
 
CAPITOLO I 
NASCITA E FORMAZIONE RELIGIOSA DI GREGORIO VII 
 
 Il primo dato incerto e discusso della vita di Gregorio VII 
riguarda l’anno della sua nascita. 
 Essa fu portata al 1002 dal Gfrörer e al 1025 dal Martens; i 
Bollandisti la fissarono nell’anno 1020, ma solo lo Jaffé tentò una 
prima discussione critica dei dati della tradizione.
1
 Egli ebbe anche 
il merito di porre in evidenza l’importante testimonianza che ci offre 
in proposito un passo del “Micrologus de ecclesiasticis 
observationibus” attribuito a Bernoldo di Costanza e scritto poco 
tempo dopo la morte di Gregorio VII.  
 Questo passo fu messo dallo Jaffé in rapporto ad un altro 
della lettera che Gregorio VII scrisse a Ugo di Cluny il 22 Gennaio 
1075 per esprimere all’amico l’amarezza del suo animo, le sue pene, 
le sue speranze.  
 Poiché Ildebrando sarebbe venuto a Roma all’età di venti 
anni, all’epoca del suo decimo antecessore (Benedetto XI, secondo 
lo Jaffé), che pontificò tra il 1032 e il 1044, egli sarebbe nato tra il 
1012 e il 1024. Alla difficoltà che le fonti concordi oppongono alla 
tesi dello Jaffé, designando Ildebrando come “puer” nel momento in 
cui si trova per la prima volta in Roma, l’illustre erudito obiettava 
che, secondo le definizioni del diritto canonico, “puer” può indicare 
un giovane al di sotto dei 25 anni! 
 Giustamente il Fliche faceva osservare che il passo del 
Registro di Gregorio “ … Romae quam … iam a viginti annis 
inhabitavi …” non si può intendere nel senso che egli fosse venuto a 
Roma all’età di venti anni, ma forse che nel momento in cui scriveva 
                                                        
1
  La discussione è riassunta in A. FLICHE, La Réforme grégorienne cit., vol. I, p. 
374, n. 1. V. anche P. JAFFÉ, Monumenta Gregoriana, in Bibl. Rer. Germ. To. II, Berlino, 
1865, p. 632, n. 6. V. anche, per tutte le questioni inerenti la giovinezza di Ildebrando, la 
discussione dei risultati della più moderna storiografia, compiuta da G. MICCOLI, nella voce 
Gregorio VII, in Bibliotheca Sanctorum, vol. VII, Roma 1966, coll. 294-298.
2 
 
(cioè nel 1075 ), egli aveva in Roma la sua residenza abituale da 
circa venti anni.
2
 E tale interpretazione pare confortata da ciò che 
Gregorio VII stesso dice poche righe più sotto: “Et Eum, qui me 
suis alligavit vinculis et Romam invitum reduxit illicque mille 
angustiis precinxit expecto”. Dal qual passo parrebbe che il 
pontefice alluda al suo ritorno a Roma nel 1049 e che quindi dopo 
questo anno vada computato il periodo della sua permanenza nella 
città. 
 Il “coactus” e l’ “invitus” della lettera insistono sul concetto 
che egli, dopo la sua andata in Germania nel 1046, non sarebbe 
ritornato volentieri a Roma, alla città della sua prima giovinezza, se 
non ve lo avesse costretto l’autorità di Leone IX. Tornato in ogni 
modo a Roma nel 1049, egli vi abitò in forma continuativa soltanto 
per circa un ventennio, se si considera che dal 1050 egli fu rettore 
per diversi anni del monastero di San Paolo fuori delle mura della 
città, e se si tiene conto delle sue missioni in Francia e alla corte 
imperiale. Per quel che riguarda poi la serie dei dieci predecessori di 
Gregorio VII, ai quali allude il passo di Bernoldo di Costanza, il 
Fliche osservava che non si può a buon diritto includere Silvestro 
III, come fa lo Jaffé, non essendo possibile supporre che un 
gregoriano, come mostra di essere l’autore del “Micrologus”, 
considerasse come papa legittimo l’antipapa creato contro Gregorio 
VI. Infine non si può ragionevolmente sostenere che il “puer” di 
Bernoldo e delle lettere di Gregorio VII si possa riferire, come vuole 
lo Jaffé, appoggiandosi a pretese definizioni di testi canonici, a un 
giovane al di sotto dei 25 anni!
3
 
 Il Fliche giungeva così alla conclusione che Ildebrando 
doveva essere venuto a Roma fanciullo, sotto il pontificato di 
                                                        
2
  A. FLICHE, La Réforme cit., 1. Cit. 
3
  GREGORII VII, Registrum, cit., VII, 23: “Quia Sanctum Petrus a puero me in 
domo sua dulciter nutrierat”; I, 39: “(princeps Apostolorum) qui me ab infantia sub alis suis 
::: nutrivit”; III, 21: “ Albericus et Cencius et ab ipsa pene adulescentia in romano Palatio 
nobiscum enutriti”.
3 
 
Giovanni XIX, cioè tra il 1024 e il 1032, e fosse perciò nato tra il 
1015 e il 1020. 
 Ma neanche le conclusioni del Fliche sono da accettare senza 
discussione. 
 Intanto, a quale periodo della vita d’Ildebrando si può riferire 
l’espressione di Bernoldo di Costanza “sub decem suis 
predecessoribus”? Ha essa il valore generico di precisazione 
cronologica del corso dell’intera vita di Ildebrando prima di salire al 
Pontificato, o riguarda solo il periodo della sua formazione nel quale 
egli avrebbe, secondo il cronista, investigato “omnes traditiones 
apostolicas”? 
 Sembra evidente che non possa attribuirsi in alcun modo al 
cronista l’intenzione di dare alla sua espressione un significato così 
particolarmente determinato, tanto più che la formazione 
ecclesiastica d’Ildebrando si deve porre in un’età che non è 
certamente la puerizia, mentre noi sappiamo invece con certezza che 
egli era in Roma sin dalla prima infanzia, cioè fin dagli anni più 
teneri e, “puer”, ebbe la sua prima educazione nella scuola del 
Patriarchio lateranense dove non si facevano certamente ricerche 
sulle tradizioni apostoliche, ma si insegnava solamente a leggere, a 
scrivere e a far di conto. 
 Pare quindi più probabile che l’espressione di Bernoldo si 
riferisca a tutta la vita di Ildebrando prima di divenire papa, tanto 
nel caso che egli sia effettivamente nato durante il pontificato di 
Giovanni XIX, quanto nel caso che durante quel pontificato sia 
giunto a Roma, fanciullo al massimo di tre o quattro anni. E poiché 
non abbiamo nessun dato per pensare che Ildebrando sia giunto a 
Roma proprio nel primo anno del pontificato di Giovanni XIX, cioè 
nel 1024, si può prendere questo anno come il probabile limite 
prima del quale non può portarsi in ogni caso la nascita di lui. 
 Si ha così nel 1024 un dato sicuro, “terminus a quo” oltre il 
quale non si può risalire.
4 
 
 Ma oltre che un “terminus a quo”, credo si possa stabilire 
con sicurezza anche un “terminus ante quem” che ci dia modo di 
circoscrivere con sufficiente attendibilità la data della nascita di 
Ildebrando entro un lasso di tempo relativamente breve. 
 Le testimonianze concordi di Desiderio di Montecassino e di 
Bonizone di Sutri ci attestano che Ildebrando fu ordinato 
suddiacono da Leone IX. Ciò non può essere avvenuto che nella 
creazione di cardinali fatta dal pontefice nel 1049, appena giunto a 
Roma. Ora, siccome i canoni dell’età gregoriana, riportati anche nel 
Decreto di Graziano, impongono l’età di almeno venti anni per 
l’ordinazione a suddiacono, potremo stabilire nell’anno 1029 l’altro 
“terminus” al di là del quale non può portarsi la nascita di 
Ildebrando. 
 Egli sarebbe perciò nato tra il 1024 e il 1029. 
 Cercando di precisare maggiormente, credo che si debba 
portare la data di nascita di Ildebrando più verso il 1029 che non 
verso il 1024, in quanto è probabile che egli sia stato ordinato 
suddiacono appena compiuti o trascorsi di poco i venti anni, 
piuttosto che supporre che, pur avendo l’età prescritta dai canoni, 
egli tardasse molto a salire il primo gradino del sacerdozio al quale, 
sin alla più tenera età, lo spingevano le influenze dell’ambiente in 
cui era cresciuto ed era stato educato. Il testo della scomunica di 
Enrico IV, nel quale il pontefice, rivolgendosi agli Apostoli, dice: 
“...Vos scitis quia non libenter ad sacrum ordinem accessi …”,
4
 
potrebbe far pensare che egli sia stato sforzato a entrare nell’ordine 
sacerdotale suo malgrado, per obbedienza al pontefice. E ciò, pur 
riconoscendo che il riferimento è basato principalmente sul bisogno 
di giustificarsi da ogni accusa di ambizione, nel momento in cui egli 
stava per ergersi contro la più alta autorità terrena, non potendosene 
quindi trarre solido argomento per testimoniare una pretesa 
riluttanza di Gregorio VII a entrare nell’ordine sacerdotale, ci 
                                                        
4
  GREGORII VII, Registrum, VII, 14
a
.
5 
 
conferma nell’opinione che proprio il papa lo volle innalzare, di sua 
iniziativa, alla dignità cardinalizia, alla quale Ildebrando, appunto 
per la sua giovanissima età, non avrebbe forse ancora potuto 
aspirare. D’altra parte non può facilmente credersi che Gregorio VI, 
il quale predilesse il giovinetto Ildebrando, e lo ebbe vicino durante 
il suo pontificato e che, secondo una tradizione poco attendibile, ma 
singolarmente rivelatrice per stabilire i rapporti tra il vecchio 
pontefice e il giovinetto, lo avrebbe nominato perfino suo 
cappellano,
5
 avrebbe poi tardato ad ordinarlo suddiacono, se l’età 
dell’ordinando glielo avesse consentito, tanto più che è noto che i 
canoni fissavano rigidamente l’età minima per adire agli ordini 
minori appunto per ovviare alla prassi universalmente invalsa delle 
ordinazioni fatte addirittura nell’età infantile. 
 Così credo possa legittimamente concludersi che la data di 
nascita di Gregorio VII non debba portarsi molto prima del 1028. 
 Questa data conviene del resto col poco che noi sappiamo 
intorno all’infanzia e alla giovinezza del pontefice. 
 “Puer”, e cioè fanciullo dai 5 ai 10 anni, fu educato nella 
scuola del Patriàrchio lateranense, fra il 1033 circa e il 1037. Quivi 
sarebbe rimasto fino alle soglie dell’adolescenza insieme con i 
giovinetti Alberico e Cencio che appartennero poi probabilmente 
alla sua “familia” di pontefice. 
 Verso il 1038 o 1039, all’età di 10 o 11 anni, sarebbe entrato 
come oblato nel monastero di S. Maria sul Monte Aventino, 
affidato dai suoi parenti, secondo la testimonianza di Paolo di 
Bernried, “avunculo suo abbati monasterii S. Mariae Dei 
Genitricis in Aventino monte ad instructionem liberalis scientiae et 
compositionem moralis disciplinae”.
6
 
 Guido di Ferrara, contemporaneo di Gregorio VII e di solito 
bene informato, ci dice di lui: “cum adhunc adulescentulus 
                                                        
5
  BONIZONE DI SUTRI, Liber ad Amicum, lib. V “Mon. Germ. Hist.” (Libelli de 
lite, to. I, p. 587). 
6
  Gregorii papae VII vita, in WATTERICH I.M., op. cit., to. I, p. 477.