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sforzo di persuadere gli europei ad un’azione comune contro l’intervento 
sovietico in Afghanistan. Infine, Ronald Reagan, la cui politica concorre a 
determinare il crollo dell’URSS, ignora l’Europa, dove farà delle apparizioni 
brevissime riducendo al minimo i contatti con i capi di stato e di governo 
europei, eccezion fatta per Margaret Thatcher, a cui lo legherà un’intesa politica 
e umana. Reagan sarà presidente per otto degli undici anni durante i quali 
Margaret Thatcher ricopre la carica di Primo Ministro. Quest’ultima è il primo 
leader straniero a visitare Reagan dopo la sua elezione nel 1981. Entrambi 
saranno convinti politici, uniti nel loro anti-comunismo e nella propria 
concezione economica di libero mercato. Il loro rapporto personale e politico 
contribuisce a far trionfare la prospettiva neoconservatrice nel mondo al 
momento del crollo dell’URSS. L’intesa si sviluppa nonostante le differenze. Lei, 
dedita al lavoro, immersa nei dettagli della politica, dorme meno di sei ore a 
notte, lui, pigro, interessato al quadro generale, ma felice di delegare ad  altri le 
responsabilità dei dettagli.  
E’ attraverso i documenti di quegli anni che si vuole ricostruire il carattere, la 
natura e l’evolversi della «special relationship» tra Stati Uniti e Gran Bretagna e 
in modo particolare tra il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il Primo 
Ministro inglese Margaret Thatcher. Il racconto non è facile. Il passato ci viene 
presentato per mezzo di interpretazioni già confezionate, che recepiamo leggendo 
i libri di Storia. Per alcuni avvenimenti che hanno segnato a fondo l’umanità, vi 
sono interpretazioni che sono nate, cresciute, e che hanno, per così dire, messo 
radici nelle nostre menti, nella nostra cultura per diventare parte della Storia 
stessa. La Storia è fatta di parole e spesso una stessa parola può essere ricca di 
significati e di diverse connotazioni. Più recenti sono i fatti, più possono essere 
ancora oggetto di opposte interpretazioni, soprattutto nel caso in cui chi ce li 
narra li ha anche vissuti. E’ il caso del decennio Reagan-Thatcher che noi 
guardiamo da un punto di osservazione ancora molto vicino. Dunque, il «giudizio 
storico» è dinamico, ma non per questa ragione non si possono esprimere giudizi 
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sulla Storia recente. Se possediamo prove di qualità e capacità critica è possibile 
disegnare un buon ritratto che risponda al vero anche dei fatti a noi più vicini. Si 
tenterà, come già detto, in questo lavoro, di seguire le comunanze tra Reagan e 
Thatcher. Naturalmente, non c’è la presunzione di  analizzare ogni singolo 
avvenimento, ogni singolo provvedimento preso dai due leaders. Un simile 
intento sarebbe stato impossibile da realizzare in un tempo e in uno spazio 
ragionevoli. Si è preferito scegliere alcuni momenti e problemi precisi che hanno 
segnato profondamente la vita politica, economica e sociale di quegli anni. 
_______________________ CAPITOLO 1: MITI E REALTÀ DELLA SPECIAL RELATIONSHIP 
 
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CAPITOLO 1 
MITI E REALTA’ DELLA SPECIAL RELATIONSHIP 
 
Pietra angolare della visione strategica dei governi britannici dopo la fine della 
Seconda Guerra Mondiale, il primo e il più importante dei «tre cerchi» della 
politica estera inglese, la «relazione speciale» con gli Stati Uniti non ha smesso 
di creare dibattito nel Regno Unito, tanto presso le élites politiche quanto tra gli 
storici che hanno cercato di darne conto. Dietro un’apparente semplicità, o 
addirittura evidenza (i governi britannici e americani hanno intrattenuto legami 
politici ed economici privilegiati a partire dall’entrata in guerra degli Stati Uniti 
ad oggi), la «special relationship» si è dimostrata essere un oggetto complesso, 
relativo nel tempo e nella sua intensità, parzialmente mitico e che sfugge ad ogni 
rigida definizione. Essa tuttavia è stata al centro della visione del mondo di 
Churchill nel 1945-1946 e ha durevolmente impregnato la politica estera inglese 
durante tutta la durata della guerra.  
_______________________ CAPITOLO 1: MITI E REALTÀ DELLA SPECIAL RELATIONSHIP 
 
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1.1 Tentativi di definizione 
I termini utilizzati sono variati («close», «natural»…) ma, che lo si accetti o lo si 
neghi, il termine di riferimento è senza dubbio quello di «relazione speciale» 
(«special relationship») tra gli Stati Uniti e il Regno Unito. Fu Churchill ad 
averne per primo teorizzato l’idea (già presente nell’aria) in occasione del suo 
famoso discorso di Fulton, il 5 marzo 1946. Nell’utilizzo del termine 
«relationship» piuttosto che «relation», che si troverebbe comunemente poiché si 
tratta di relazioni tra stati, appariva già ben chiaro ciò che differenziava questa 
alleanza dalle altre, vale a dire la sua dimensione affettiva e sentimentale, dovuta 
alle affinità culturali, storiche ed ideologiche tra i due paesi. La cooperazione 
militare e diplomatica anglo-americana non era fondata solamente su interessi 
comuni ma anche e soprattutto sulla condivisione di una lingua, di un passato, 
sull’esistenza di legami familiari antichi e recenti (di cui lo stesso Churchill era 
un esempio, con madre americana).  
 
«…Neither the sure prevention of war, nor the continuous rise of world 
organization will be gained without what I have called the fraternal 
association of the English-speaking peoples ...a special relationship between 
the British Commonwealth and Empire and the United States. Fraternal 
association requires not only the growing friendship and mutual 
understanding between our two vast but kindred systems of society, but the 
continuance of the intimate relationship between our military advisers, 
leading to common study of potential dangers, the similarity of weapons and 
manuals of instructions, and to the interchange of officers and cadets at 
technical colleges...Would a special relationship between the United States 
and the British Commonwealth be inconsistent with our over-riding loyalties 
to the World Organization? I reply that, on the contrary, it is probably the 
only means by which that organization will achieve its full stature and 
strength».
2
 
 
                                                 
2
  W. Churchill, “Sinews of Peace Address”, op. cit. Vedi Allegato n°1. 
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Questa visione sembrerebbe conferire alla special relationship un carattere 
naturale, automatico e quindi ineluttabile. Tuttavia, un esame attento della storia 
delle relazioni tra i due paesi prova che non è così. Sono state necessarie 
circostanze molto particolari tra il 1940 e il 1945 affinché la relazione speciale si 
instaurasse, non senza rischi e difficoltà. Prima della Seconda guerra Mondiale, 
infatti, i due paesi vissero delle divergenze su importanti questioni, quali 
l’isolazionismo della politica estera americana, l’imperialismo britannico 
criticato severamente dagli americani e la politica commerciale protezionista 
(detta delle «preferenze imperiali») di Sua Maestà. Tutto indica peraltro che colui 
che era nel 1946 leader dell’opposizione conservatrice non era vittima della 
propria retorica e che il discorso di Churchill era destinato a convincere il popolo 
americano del pericolo sovietico e della necessità di consolidare il partneraiato 
atlantico. E’ dunque nell’esistenza di interessi nazionali convergenti che si 
ritrova l’origine della special relationship. Come spesso nelle alleanze, la 
presenza di un nemico comune fu essenziale, o meglio in questo caso di due 
nemici successivi, la Germania nazista e i suoi alleati prima e l’Unione Sovietica 
e i suoi «alleati» del blocco comunista a partire dal 1947. La necessità di 
assicurare una coalizione potente per resistere ai nemici fu all’origine della 
presenza diplomatica e soprattutto militare degli Stati Uniti nell’Europa 
occidentale, senza la quale non si sarebbe avuta nessuna relazione speciale tra le 
due rive dell’Atlantico.  
Il secondo punto su cui gli storici hanno rivolto l’attenzione è quello della realtà 
e della durata della relazione privilegiata. Si tratta forse di un fantasma creato dai 
britannici (che hanno sempre utilizzato il termine più sovente degli americani) 
per consolarsi di aver perso il loro impero e il ruolo di prima potenza mondiale 
che detenevano fino alla Prima Guerra Mondiale? Si sono forse aggrappati 
all’illusione di poter esercitare una qualche forma di influenza a Washington per 
nascondere la realtà del loro declino storico? 
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1.2 La grande epoca della special relationship 
Nell’insieme, la maggior parte degli storici accordano sull’importanza della 
relazione speciale tra il 1945 e gli inizi degli anni ’60, nonostante essa conobbe 
un passaggio a vuoto nell’immediato dopoguerra. Durante questo periodo e 
nonostante la decolonizzazione in corso nell’impero britannico e le sue evidenti 
difficoltà economiche, il Regno Unito ha potuto conservare il suo ruolo a fianco 
degli Stati Uniti ed esercitare una reale influenza sui governi di Washington, non 
solamente riguardo alle questioni europee, ma anche riguardante altre regioni del 
mondo, in modo particolare Medio Oriente e Asia. La special relationship aveva 
quindi risvolti multipli.  
Essa si fondava innanzitutto su una moltitudine di legami personali, non solo a 
livello di dirigenti dei due paesi, ma anche a livello di intermediari, di ministeri, 
di amministratori, civili e militari. L’abitudine di consultarsi, di partecipare alle 
riunioni a Washington così come a Londra, si forgiò in quest’epoca, facilitata dai 
legami stabilitisi durante la guerra e da una lingua comune. I legami personali 
erano assolutamente indipendenti dai dirigenti e dal loro orientamento politico. In 
questo senso, dal punto di vista inglese, la relazione speciale non era né «di 
Destra», né «di Sinistra», essa veniva perseguita attivamente da Primi Ministri 
laburisti e conservatori, ad eccezione, vedremo, di Edward Heath. Essa è stata 
strutturale e non congiunturale ed è divenuta in qualche modo costitutiva 
dell’identità britannica del secondo dopoguerra.  
Ma fu sul piano diplomatico e militare che la collaborazione fu evidente. Durante 
la crisi di Berlino del 1948 i britannici parteciparono a fianco degli americani al 
ponte aereo che permise di rifornire la città accerchiata dalle truppe comuniste. 
Fu in questo periodo che i due paesi si accordarono sullo stazionamento, presto 
divenuto permanente, di bombardieri americani su basi inglesi, in un’epoca in cui 
non esistevano ancora i missili intercontinentali. Londra giocò poi un ruolo 
cruciale nella nascita dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), 
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nell’elaborazione della dottrina strategica detta «rappresaglia massiccia» e in 
quella detta «risposta flessibile» o «risposta graduata» negli anni ’60. 
 Il Regno Unito accettò, allo stesso tempo, non senza provocare disordini interni, 
di dispensare larghe somme finanziarie per lo sviluppo delle sue truppe 
convenzionali nel quadro della NATO. Malgrado poi alcuni disaccordi sulla 
politica in Asia e un’attitudine generalmente più moderata di Londra nei 
confronti di Mosca, il governo Attlee accetterà di inviare truppe in Corea a fianco 
degli Stati Uniti nel 1950.  
Per quanto concerne l’ambito atomico, la relazione speciale fu apparentemente 
più erratica. Nel 1946 la legge McMahon votata dal Congresso americano, contro 
il parere del governo Truman, mise fine alla collaborazione in materia di ricerca 
nucleare che era nata durante il conflitto mondiale. Questo ebbe come 
conseguenza quella di accelerare la decisione presa dal Gabinetto Attlee di 
sviluppare un programma nucleare indipendente avente come obiettivo, tra gli 
altri, quello di dimostrare agli americani quanto l’alleanza britannica potesse 
essere preziosa. Progressivamente, nel corso degli anni 1954-1958, la legge 
McMahon  fu mitigata e la collaborazione anglo-americana riprese. Essa sfociò 
spettacolarmente in occasione del vertice di Nassau nel dicembre 1962 con la 
decisione del presidente Kennedy di fornire missili nucleari americani Polaris al 
Regno Unito, unico paese cui un tale «favore» fu fatto.  
Tuttavia, anche durante questo periodo privilegiato, i conflitti e i disaccordi tra i 
due paesi non mancano. Il più grave fu la crisi di Suez, nel 1956, durante la quale 
gli Stati Uniti esercitarono enormi pressioni diplomatiche e finanziarie per 
forzare il Regno Unito  e la Francia a rinunciare al loro attacco contro l’Egitto di 
Nasser. Questo «tradimento» dell’alleanza oltre-Atlantico fu interpretato in 
maniera negativa, ma non fece altro che rinforzare la percezione della necessità 
di migliorare la collaborazione con Washington. Ci furono poi frizioni a 
proposito del riconoscimento della Cina comunista da parte di Londra e 
dell’attitudine americana in Indocina. Ma niente di tutto questo mise in 
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discussione né l’intensità della collaborazione politica e militare tra i due paesi 
né la fiducia reciproca.  
 
 
1.3 La crisi di Suez e la special relationship 
Uno spartiacque per il ruolo mondiale inglese fu attraversato con la spedizione di 
Suez nell’ottobre del 1956. Il Primo Ministro conservatore Anthony Eden 
concordò nel coordinare una operazione militare francese e inglese per 
recuperare il controllo del Canale. L’operazione militare in sé ebbe successo 
(nonostante le grosse perdite e le grandi difficoltà incontrate), ma il governo 
Eden dovette ben presto affrontare una grave crisi internazionale. Nonostante la 
spedizione di Suez ricevette supporto da parte dell’opinione pubblica britannica 
(sebbene l’opposizione del leader del partito laburista Hugh Gaitskell), l’impresa 
fece scoppiare un’ondata di critiche internazionali. L’Unione Sovietica (coinvolta 
in quel tempo nella Rivoluzione ungherese) attaccò duramente l’azione anglo-
francese e minacciò l’uso di missili se la Francia e il Regno Unito non fossero 
arretrati. Molto più devastante per la Gran Bretagna fu, tuttavia, l’opposizione 
degli Stati Uniti sotto il Presidente Eisenhower e il Segretario di Stato John 
Foster Dulles. Gli Stati Uniti votarono infatti insieme all’Unione sovietica per 
una risoluzione di condanna in seno all’ONU  nei confronti delle potenze 
europee. Gli americani rifiutarono inoltre di intervenire in aiuto al Regno Unito, 
coinvolto in una crescente crisi finanziaria.  
Di fronte alle pressioni finanziarie e politiche, gli inglesi e i francesi furono 
costretti ad una umiliante ritirata. L’episodio lasciò uno strascico di amarezza  e 
frizione nelle relazioni anglo-americane: gli inglesi restarono risentiti del 
mancato supporto americano nel mezzo di una grave crisi.  
L’amministrazione di Eisenhower fu incolpata da parte di molti conservatori 
inglesi di minacciare l’Alleanza Atlantica. Nel gennaio del 1957, il presidente 
americano pronunciò uno speciale messaggio al Congresso attraverso il quale 
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incitò l’azione economica e militare americana a combattere il “comunismo 
internazionale” nell’area del Medio Oriente (una richiesta che trovò statuizione 
nel marzo con la Middle East Resolution.  
Contemporaneamente, il successore di Eden, Harold Macmillan tenne un summit 
con Eisenhower nelle Bermuda in cui si confermò che la special relationship si 
configurava come una relazione di dipendenza (dependence) del Regno Unito nei 
confronti degli Stati Uniti. Nella vasta area del Medio Oriente, definita ad hoc 
(estesa dal Marocco orientale al Pakistan e dalla Turchia meridionale al Sudan) il 
Regno Unito avrebbe seguito le linee guida di Washington: non ci sarebbe più 
stato un going it alone da parte di Londra (e questo avvenne almeno fino ai giorni 
della guerra delle Falkland). 
Negli anni seguenti il Regno Unito ridusse fortemente il suo coinvolgimento a 
livello globale, ritirandosi alla fine degli anni ’60 dall’Est di Suez e riducendo 
gradualmente il suo ruolo militare con modeste guarnigioni in un esiguo numero 
di avamposti.