Introduzione 
Mediante l’analisi del terzo romanzo di Bukowski, intitolato Donne, colgo 
l’occasione per far chiarezza su due temi fondamentali riguardanti l’intera 
esistenza enigmatica del poeta: il suo rapporto con l’altro sesso, valutando 
anzitutto quanto il ruolo della figura materna abbia interferito sulla vita e le 
opere di questo autore; il suo essere “uomo del sottosuolo” nella realtà e non, 
attraverso l’alter ego per eccellenza che è Henry Chinaski  che ritroviamo in 
quasi tutti i suoi scritti.  
Le idee esposte in questo lavoro, quindi, ci presenteranno ed aiuteranno a 
capire la figura di Bukowski uomo e Bukowski scrittore, quel Bukowski 
isolato, emancipato, ripudiato, odiato, maltrattato ma anche amato follemente 
dal mondo femminile.  
È con questo romanzo che l’autore, camuffandola di solito con il suo lato più 
pungente, mette in mostra la propria fragilità interiore che il lettore, proprio 
attraverso quel mezzo sacro che per Bukowski è la scrittura, riesce a percepire 
nitidamente. Una fragilità dovuta alla sua infanzia infelice, ad una vita 
sregolata e senza particolari dogmi da seguire.  
La vita non di un poeta maledetto, come molti pensano, ma la vita di un poeta 
controcorrente ed underground, realista e disinvolto nello scrivere.  
Questo romanzo, oltre ad aver suscitato in me molta curiosità e soprattutto 
tanta ammirazione verso l’autore, è dal mio punto di vista il più completo e 
stimolante tra tutti gli scritti di Bukowski, poesie comprese, perché mostra il 
coraggio dell’autore di far conoscere al pubblico le sue imperfezioni e 
debolezze e, pertanto, intendo dare dell’opera e dell’autore un’interpretazione 
pulita e quanto più vicina alla realtà.
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I CAPITOLO: Dal piccolo Charles al grande Henry 
 
<<Sono nato bastardo, cioè fuori dal matrimonio.>> 
Charles Bukowski 
I.I.  VITA  
Si può brevemente introdurre Bukowski più come un character che come una 
persona, perché , in realtà, l’autore ha più interpretato che vissuto la vita. 
Questa vita, però, non era solo la sua personale esperienza: era la vita di tutti 
gli Stati Uniti e delle sue vorticose realtà, una situazione distopica e 
angosciante di cui Bukowski non riusciva a farsene una ragione. L’unico modo 
in cui riusciva a sopravvivere in questo contesto era interpretare una parte: 
quella del sovversivo, che scappava dai “baccelli” eterodiretti, per citare il film 
di Siegel “L’invasione degli ultracorpi”, e contemporaneamente cercava di 
demolirli con l’unica arma che aveva a disposizione: una scrittura mordace e 
pungente. Bukowski era il più cattivo e volgare tra i buoni scrittori d’America, 
il Re di tutto ciò che è contro: controcultura, controriformistico, incontrollabile, 
controindicato, controtendenza, controstomaco, controvoglia, scontroso, 
controsenso, controverso,  controvita.  
Dall’unione di Henry Charles Bukowski, sergente della U.S. Army, e 
Katharina Fett, sarta, il 16 agosto 1920 nacque Heinrich Karl Bukowski ad 
Andernach, nella regione della Renania-Palatinato in Germania.  
A causa del collasso dell’economia tedesca nel 1923, i Bukowski si 
trasferirono in America, inizialmente a Baltimora, lasciandosi alle spalle subito 
l’Europa e la sua cultura e adattando i propri nomi ad una pronuncia 
americana: la madre iniziò a farsi chiamare Kate e Heinrich divenne Henry. 
Con i soldi messi da parte si trasferirono successivamente in California, a Los 
Angeles, terra d’origine del padre di Henry. Qui il nostro Bukowski avrebbe 
vissuto la maggior parte della sua vita e vi avrebbe ambientato la maggior parte 
delle sue opere. In queste zone a quei tempi si respirava ancora aria di fioritura,
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bellezza e stabilità economica soprattutto perché erano presenti i famosi studios 
di  Hollywood.  
Bukowski ha avuto fin da subito una vita difficile poiché i genitori, che si 
credevano troppo perfetti, non gli permettevano di avvicinarsi ad altri bambini 
e perciò veniva sempre isolato e preso in giro. Questo isolamento continuo, 
soprattutto in età adolescenziale, lo porterà ad essere asociale e ad odiare tutti 
coloro che gli staranno attorno. Gli unici momenti in cui Bukowski si sentirà 
bene e soprattutto si sentirà gratificato, saranno quando rimarrà solo con se 
stesso. 
Già ai tempi della scuola elementare iniziava a manifestare quel suo carattere 
particolare, un carattere che lo avrebbe reso unico nel suo genere. Era violento, 
taciturno e faceva spesso a botte e tutto questo non gli garantiva di certo  
l’ammirazione del padre. Infatti ogni occasione era buona per schernire e 
punire il figlio. Hank non aveva una vita come quella dei suoi coetanei; non 
andava a giocare a football nel pomeriggio, ma era costretto quotidianamente 
dal padre a prendersi cura del prato e tagliarlo alla perfezione e, quando ciò 
non accadeva, veniva picchiato e frustato. 
A ciò la madre non reagiva e anzi, così facendo, si rendeva complice di quel 
padre-padrone. Questa realtà scatenò in Charles un profondo sentimento di 
indifferenza nei confronti della madre portandolo ad ignorarla e a non volerle 
più bene. Questo, e soprattutto il comportamento del padre nei confronti di 
Bukowski, influenzarono decisamente la sua personalità.  
Passata quell’infanzia ad ingoiare mele avvelenate, a tredici anni gli scoppiò in 
viso una forma gravissima di acne vulgaris. Tutto il volto era ricoperto di 
gigantesche pustole e per poterle far sparire bisognava inciderle con un ago 
elettrico. Il dolore era tanto, ma mai quanto quello che aveva dovuto sopportare 
negli anni precedenti.  
Anche in questo caso i genitori non gli stettero vicino, ma anzi provavano una 
sensazione di pura vergogna nei suoi confronti.
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Nel gennaio 1936 Henry si diplomò alla scuola media e già si notavano le sue 
abilità nella scrittura.  
Scoprì la biblioteca pubblica dove iniziò a leggere Sinclair Lewis, D.H. 
Lawrence, John Dos Passos, Sherwood Anderson e i primi racconti di Ernest 
Hemingway. Si appassionò anche alla letteratura russa. Quei libri che più 
rimasero nella mente di Bukowski, ne avrebbero delineato il suo stile.  
Nell’estate del 1939 Henry si diplomò alla Los Angeles High, una scuola 
d’élite dove Hank non si sentiva a suo agio, ma che serviva al padre per 
riscattarsi dal suo ruolo sociale ormai precipitato a causa della crisi economica 
del ’29.  
Bukowski trovò un lavoro in un magazzino vicino la Los Angeles High, ma 
durò poco perché venne licenziato dopo aver litigato con un suo collega. 
Bukowski in fondo non la considerava una grande perdita. 
Nel settembre del 1939 entrò come borsista al Los Angeles City College per 
seguire corsi di inglese, economia e politica per poter intraprendere un giorno 
la carriera giornalistica. Ma a causa del suo scarso rendimento e della sua 
sgraziata condotta, l’anno successivo gli venne revocata la borsa di studio. 
Decise di lasciare il college nel 1941 e fuggire da quella vita piena di 
restrizioni e brutte facce.  
Così partì per New Orleans dove trovò inizialmente un lavoro che lasciò per 
andare ad Atlanta, in Georgia, e qui toccò così tanto il fondo che fu costretto a 
chiedere dei soldi al padre. Stava ancora cercando il momento giusto per 
iniziare a scrivere. Arrivò a El Paso dove lesse Memorie dal sottosuolo di 
Dostoevskij, altro romanzo che fu decisivo per la sua formazione letteraria. 
Nell’Estate del 1942 arrivò a San Francisco dove lavorò per la Croce Rossa, 
uno dei lavori migliori avuti fino a quel momento. Iniziarono le iscrizioni per la 
leva per la Seconda Guerra Mondiale. Bukowski superò tutti gli esami fisici 
tranne quelli psicologici e perciò venne esonerato dal servizio militare.
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Così arrivò a Saint Louis dove si rinchiudeva nella sua camera in affitto a 
scrivere per ore ed ore e spediva le sue composizioni anche a giornali 
prestigiosi, ma spesso e volentieri quei racconti tornavano indietro e Bukowski 
li distruggeva. 
Ma grazie a Whit Burnett, che pubblicò sulla rivista “Story” il racconto 
autobiografico Aftermath of a Lenghty Rejection Slip, Bukowski fece il suo 
breve  debutto e iniziò a firmarsi col nome di Charles Bukowski. 
Nel 1944 poi arrivò a New York dove vide il suo nome stampato e acquistò in 
un drugstore del Greenwich Village la rivista che avrebbe dovuto contenere il 
suo racconto, presente però solo nelle ultime pagine; così Bukowski si sentì 
preso in giro e mandò all’aria il suo rapporto con la rivista “Story.” Dopo 
l’esperienza newyorkese decise di trasferirsi nella città dell’Amore Fraterno: 
Philadelphia. Qui in seguito venne raggiunto da due agenti dell’FBI che lo 
interrogarono per conoscere la ragione della sua mancata presenza al servizio 
militare. Bukowski rispose di essere stato classificato come F-4
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, ma questo 
non bastò agli agenti che lo accusarono di renitenza alla leva e lo rinchiusero in 
prigione.  
La svolta arrivò nella primavera del 1946 quando, dopo la lettera di Caresse 
Crosby fondatrice insieme al marito della Black Sun Press, Bukowski presentò 
al “Portfolio” della mecenate un racconto intitolato 20 Thanks from 
Kasseldown e il racconto venne accettato e pubblicato sul terzo numero del 
“Portfolio”. 
Le sue prime poesie vennero pubblicate invece dalla rivista di Philadelphia 
“Matrix”. Bukowski considerava la poesia come <<il modo più rapido, più 
dolce e più esplosivo>>
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 di esprimere ciò che voleva dire. 
                                                           
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  Chi veniva classificato come F-4 ,nel reclutamento per la guerra, era colui che aveva 
problemi o      deficienze mentali.
 
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 Sounes H., Bukowski La vita ribelle dello scrittore che ha raccontato l’altra America, 2004, 
Milano, Tea.
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Bukowski tornò a Los Angeles dai suoi genitori, dove cercò di riprendere uno 
stile di vita convenzionale. Ma qui ricevette un’ulteriore delusione dal padre. 
Henry trovò il numero III del “Portfolio” col nome del figlio accanto a quelli di 
Lorca e Sartre, ma non mostrò indifferenza a ciò: decise di far vedere quel 
giornale ai suoi colleghi e spacciare quei racconti come farina del suo sacco. 
Bukowski non poteva sopportare l’idea che il padre venisse elogiato per quegli 
scritti che non gli appartenevano, e così decise di nuovo di andar via e affogare 
come sempre i suoi dispiaceri nell’alcool. 
La sua vita da lì in poi fu un susseguirsi di incontri con donne e lavori, come il 
famosissimo lavoro all’ufficio postale che durò circa dodici anni e le cui 
memorie sono rintracciabili in Post Office, suo primo romanzo del 1971 
impostato su una scia hemigwayana; oppure di quelle sue amatissime 
scommesse ai cavalli delle quali parlerà in ogni opera. I suoi componimenti 
hanno fatto il giro di tutto il mondo e sono stati apprezzati chi da più chi da 
meno.  
Ma la sua vera fortuna iniziò nel 1966 quando entrò in contatto con la Black 
Sparrow Press conoscendo il fondatore John Martin, il quale promise al nostro 
poeta una somma settimanale di cento dollari a vita che Bukowski 
contraccambiava con un’attività letteraria molto prolifica. Questa casa editrice 
porterà molta fortuna a Bukowski. Da quel momento in poi ci sarà un 
susseguirsi di collaborazioni con diverse case editrici, come la City Lights 
Books di Lawrence Ferlinghetti e, con queste esperienze, si intrecceranno 
eventi salienti della sua vita personale. 
Bukowski morì nella sua casa di San Pedro nel 1994 accompagnato da quelle 
poche persone che lo avevano accettato per come era veramente, senza avere 
insostenibili pretese da un uomo di questo calibro. 
Il poeta non ha mai voluto far parte di quel mondo monotono e falso che gli 
altri vivevano. Lui ha sempre cercato di costruire la sua vita andando