INTRODUZIONE
Il Vescovo è tenuto all'obbligo di visitare ogni anno la diocesi, o tutta o in parte, in
modo da visitare l'intera diocesi almeno ogni cinque anni, o personalmente
oppure, se è legittimamente impedito, tramite il Vescovo coadiutore, o l'ausiliare, o
il Vicario generale o episcopale, o un altro presbitero.
È in facoltà del Vescovo scegliere i chierici che preferisce come accompagnatori e
aiutanti nella visita, riprovato ogni privilegio o consuetudine contraria
1
.
Prendendo le mosse da quanto disposto dal vigente Codex Juris Canonici
2
(CJC) in merito alla Visita pastorale, intendiamo volgere la nostra breve indagine
in una duplice direzione: studiare in generale l'istituto della Visita pastorale;
passare poi ad analizzare un caso specifico.
Nel primo capitolo ci occuperemo di capire in cosa consista l'istituto
ecclesiale della Visita pastorale: dando uno sguardo (giocoforza sintetico) alla sua
storia e facendo riferimento alla normativa (attuale e passata), cercheremo di
capire a cosa serve, come si svolge, quando nasce e come si sviluppa nella storia
fino ad arrivare ai tempi presenti.
Nel secondo capitolo ci focalizzeremo brevemente sulla realtà della nostra
Sardegna, dando alcuni cenni sulla storia dell'istituto visitale nell'isola.
Nel terzo capitolo prenderemo in esame una specifica Visita pastorale,
segnatamente quella condotta dall'arcivescovo di Cagliari D.G. Cadello nel 1800-
1801 in Ogliastra: cercheremo di inquadrare tale visitatio nel suo contesto (dando
qualche accenno biografico sulla figura del “visitatore” e sulle circoscrizioni
ecclesiastiche del tempo) prima di passare ad analizzare ciò che le carte ci dicono.
1 CJC, c. 396 § 1-2.
2 L'attuale CJC è stato promulgato il 25 gennaio 1983. Il Libro III, Parte II, Sezione II,
Titolo I si occupa delle Chiese Particolari (cann. 368-374) e dei Vescovi diocesani (cann. 381-
402). Nello specifico, l'istituto della Visita pastorale è normato dai cann. 396-398.
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Tale percorso ci condurrà in modo naturale a scoprire, nel quarto capitolo,
che la memoria scritta di un fatto storico (come una specifica Visita pastorale) può
dare luce, oltre che all'evento in se stesso, anche ad un istituto ecclesiale (come
quello visitale) e, soprattutto, fornirci informazioni sulla storia di alcuni centri
abitati (magari poco presenti in altre fonti storiche). Sarà insomma un percorso
che ci porterà a comprendere maggiormente quale sia l'importanza culturale degli
archivi, veri e propri “depositi della memoria”.
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Capitolo Primo
VISITA PASTORALE
La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui
il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del
Popolo di Dio. È occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici,
lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli
al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa.
La visita gli consente inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli
strumenti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circostanze e
difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e
i mezzi della pastorale organica
3
.
1.1. COSA È LA VISITA PASTORALE
In termini generali possiamo dire che la Visita pastorale è quell'antica
prassi per cui il vescovo diocesano si reca, personalmente o tramite delegato, nelle
parrocchie della diocesi
4
a lui affidata. Oggigiorno tale visitatio deve avvenire
almeno una volta in ogni quinquennio
5
, mentre il Concilio di Trento (1545-1563)
prevedeva che fosse svolta ogni anno o al massimo ogni due
6
.
Riprendendo la definizione di Mariotti, possiamo dire che la visita
pastorale è «il mezzo attraverso cui il pastore ordinariamente si pone in contatto
immediato con i fedeli che si raccolgono intorno ad ogni chiesa o cappella, casa
religiosa o pia istituzione, stabilendo anche comunicazioni dirette con le
3 Ap. Succ., n. 221
4 Cfr. CJC, can. 369: «La diocesi è la porzione del popolo di Dio che viene affidata alla
cura pastorale del Vescovo con la cooperazione del presbiterio, in modo che, aderendo al suo
pastore e da lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l'Eucaristia, costituisca una
Chiesa particolare in cui è veramente presente e operante la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e
apostolica».
5 Cfr. CJC, can. 396 § 1.
6 Cfr. COD, n. 762.
6
personalità ecclesiastiche o laiche che esercitano una certa influenza nelle zone»
7
.
1.1.1. Finalità
Sebbene il CJC non definisca apertis verbis quale sia la finalità della Visita
pastorale, si può affermare che essa abbia primariamente una duplice finalità:
«permettere al vescovo di informarsi direttamente della situazione e delle
circostanze concrete della Chiesa particolare e sostenere tutti i fedeli nella
tensione a compiere a loro volta più appassionatamente i loro doveri»
8
. Durante
l'elaborazione del canone è stato soppresso (perché ritenuto superfluo) l'elenco dei
fini della visita pastorale, che invece per noi sarà utile ricordare, poiché sono le
finalità che per secoli hanno animato i vescovi nel preparare e compiere le loro
Visite pastorali
9
: custodire la vera ed ortodossa dottrina, proteggere le buone
abitudini e correggere quelle cattive, incrementare la carità, la pietà e la disciplina
tra il clero e tra gli altri fedeli, dare impulso all'apostolato e predisporre tutto
quanto utile, a seconda delle circostanze concrete, per il bene della fede.
Non si può, tuttavia, evitare di aggiungere che accanto a tali scopi
eminentemente pastorali, nell'attuazione dell'istituto visitale ha avuto un ruolo
importante (e in alcune fasi storiche anche preponderante) l'aspetto
amministrativo e giuridico: il vescovo infatti in ogni villaggio ispezionava i locali
della chiesa parrocchiale e delle altre chiese (urbane o rurali) con tutti gli arredi ed
oggetti liturgici di pertinenza di ogni edificio (con la redazione quindi dei relativi
inventari); inoltre il vescovo era talvolta chiamato a pronunciarsi, giudicando la
condotta di alcuni fedeli (chierici o laici) o dirimendo alcune controversie (di
giurisdizione fra chierici o personali fra chierici o laici).
Sia l'attività pastorale, sia quella amministrativa e giuridica del vescovo
trovano quindi riscontro nei decreti, cioè nelle disposizioni conclusive che egli
7 M. MARIOTTI, Le costituzioni dei sinodi diocesani e dei concili provinciali e le relazioni
delle visite pastorali e per le visite «ad limina» come fonti per la storia religiosa e sociale della
Calabria, in La società religiosa nell'età moderna. Atti del convegno di studi di storia sociale e
religiosa (Capaccio-Paestum, 18-21 maggio 1972), Napoli, 1973, p. 898.
8 Commento al can. 396 del CJC in Codice di Diritto Canonico e leggi complementari
commentato, a cura di J. I. Arrieta, Roma 2004.
9 Tale elenco riprendeva il can. 343 § 1 del CJC 17 e, in ultima analisi, quanto espresso dal
Concilio di Trento: cfr. COD, n. 762.
7
lascia alla singola parrocchia (al termine della visitatio in un centro abitato) o
all'intera diocesi (conclusa tutta la Visita pastorale).
1.2. LA VISITA PASTORALE NELLA STORIA
L'istituto visitale, pur mantenendo sempre una fisionomia ben delineata,
nel corso della storia ha subito alcune modificazioni ed in alcuni casi delle
degenerazioni, tanto che più volte è stato necessario che la Chiesa intervenisse in
maniera ufficiale e solenne (specie in sede di Concilio ecumenico) per correggere
delle prassi ritenute erronee; inoltre i vescovi nel corso dei secoli non hanno
sempre assolto con assiduità e puntualità all'obbligo della visitatio nei territori di
loro pertinenza.
1.2.1. Origini e sviluppo
A sottolineare l'antichità di tale istituto, la Garau afferma che le radici della
Visita pastorale «affondano in alcune lettere pastorali di San Paolo (la prima e la
seconda Lettera a Timoteo e la Lettera a Tito)»
10
, mentre l'Enciclopedia Cattolica
rimanda alla figura di Pietro ed afferma che «fin dalle origini del cristianesimo la
visita è ritenuta come uno dei più gravi obblighi del ministero pastorale»
11
(citando come testimonianza l'operato di vescovi come s. Basilio di Cesarea, s.
Martino di Tours, s. Agostino) e il Dizionario storico del cristianesimo asserisce
che «l'usanza da parte dei vescovi o dei loro rappresentanti (nel medioevo gli
arcidiaconi
12
) di visitare le singole parrocchie s'incontra dal IV sec. nelle Chiese
orientali e dal VI sec. nella Chiesa cattolica romana»
13
.
La Garau asserisce poi che la visitatio «acquista particolare importanza
dopo il Concilio di Trento»
14
. Se ciò è vero, non si può, però, tacere sul fatto che
10 M. GARAU, Le visite pastorali come fonti per lo studio della Sardegna moderna e
contemporanea. Alcune proposte per l'elaborazione informatica dei dati, Villacidro 2008, p. 7.
11 «Visita pastorale», in Enciclopedia cattolica, a cura di P. Paschini, vol. XII, col. 1493.
12 «Diacono e Arcidiacono», in Enciclopedia cattolica, op. cit., vol. IV, col. 1538-1544.
13 «Visita pastorale», in Dizionario storico del cristianesimo, a cura di C. Andresen – G.
Denzler, Cinisello Balsamo 1992, p. 698.
14 GARAU M., Le visite pastorali, op. cit., p. 7
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