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Introduzione
La follia fa paura perché sai di arrivare proprio a te stesso. [ …] Normalmente si ha
la certezza di una sedia, e la certezza di potercisi sedere. Ma se non si ha più
questa certezza, e ci si siede di colpo in un immenso vuoto, tutto diventa
terrorizzante.
1
Que sto lavor o vuole e ss e re un’inter p re taz ione ps icoa na li ti c a de ll ’ Inquilino
del terzo piano di Roman Polanski
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, film poco amato dalla critica – per lo
più considerato un tentativo mal riuscito – e da ll o stesso a utore . E’ il fil m che ha realizzato più rapidamente (otto mesi dalla lettura del libro alla prima
proiezione) e nella sua autobiografia
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vi dedica solo poche righe. Credo che
que sto tra tt a mento non re nda g iust iz ia a d un’op e ra c ompl e ss a e ric c a di
suggestioni come questa, che riunisce e sviluppa i più interessanti temi
polanskiani. Credo altresì che un approccio psicoanalitico sia legittimato su
tutti i fronti. Innanzitutto per le innumerevoli convergenze tra psicoanalisi e
arte in generale: Freud ha sottolineato più volte la naturale vocazione degli
artisti per la psicologia, in particolare in Sofocle, Shakespeare, Goethe,
Dostoe vski j, I bs e n e a lt r i. Gli a rtist i sono i ve ri s c opritori de ll ’inc onscio e de i conf li tt i psi c hici c he torme ntano l’ uomo.
Ma, se è legittimo sottolineare la dimensione prevalentemente letteraria,
ve rba le d e ll a psicoa n a li si e de ll ’inc onscio – lettura imposta negli anni
settanta da una visione strutturalista della psiche – , è però innegabile che la
natura visiva del film si adatta perfettamente alla descrizione di stati
mentali disturbati e deliranti.
1
D a u n ’ i n ter v i s ta a P o lan ski, raccolta in Edoardo Bruno (a cura di), Roman Polanski,
Gremese, Roma 1993 p.11.
2
Titolo originale Le locataire, scritto da Roman Polanski e Gèrard Brach, Marianne
Productions, France 1976, tratto da un racconto di Roland Topor, Le locataire chimerique,
del 1964.
3
Roman Polanski, Roman Polanski di Roman Polanski, trad. it. Bompiani, Milano 1984.
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Sottolinea Otto Rank:
[ …] il cinema, che per tanti aspetti ricorda il meccanismo del sogno, può
esprimere in un linguaggio figurativo chiaro ed evidente, facilitandocene così la
comprensione, anche certi fatti psicologici e relazioni che il poeta spesso non può
esprimere chiaramente con parole.
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Il cinema, alla pari del sogno, e vo c a “ un luo g o, un a mbi e nte, uno spaz i o, con tutti i caratteri dello spazio reale e che però non si inserisce e si
inquadra nella realtà de ll o spaz io”
5
. C ome osser va Aldo C a rote nuto “ la pa ra dossalit à de ll ’imm a g ine filmi c a , re a le e a ll uc inata a l tempo stess o,
divi e ne lo spaz io pr ivi leg iato in c ui il f a ntasti c o può trova re e spre ssi one ”
6
.
Coetaneo della psicoanalisi, il cinema assorbì subito i suoi suggerimenti, le
sue suggestioni, creando un ricchissimo filone ispirato al tema del diverso,
del mostruoso, del doppio, della follia. E la follia – nel senso cinquecentesco
del termine, come oscuro psichico – è stato innumerevoli volte trattato dal
cinema, nei modi più disparati: per opera del regista gli elementi del quadro
patologico subiscono una trasformazione, una codificazione, in simboli e
metafore. Riemergono attraverso scene-chiave, sequenze rivelatrici, sguardi,
movimenti, chiaro-scuri: un materiale da decodificare come nel lavoro
analitico dello psicanalista.
Osservano M. Fleming e R. Manvell:
Per lo psicologo la pazzia è innanzitutto qualcosa che deve essere misurato
quantitativamente e poi curato. Per il regista la pazzia è principalmente un soggetto
la cui raffigurazione sonda il più oscuro e nascosto lato del nostro essere.
7
Una lato che ha sempre affascinato Polanski a partire da Il coltello
ne ll ’ac qua fino a Chinatown. Altri due film in particolare, oltre a quello qui
4
O. Rank, Il Doppio. Il significato del sosia nella letteratura e nel folklore, Sugarco,
Milano 1979 p.16.
5
In Cesare Musatti, Scritti sul cinema, Testo & Immagine, Torino 2000 pp.33-4.
6
Aldo Carotenuto, I l fa s cin o d is creto d ell’ o r r o r e. P s ico lo g ia d ell’ a r te e d ella lettera tu r a fantastica, Bompiani, Milano 1997 p.289.
7
Fleming Michael and Manvell Roger, Image of madness. The portrayal of insanity in the
feature film, Associated University Press 1985 p.17 (la traduzione è mia).
6
analizzato, si muovono sul confine tra realtà e fantasia, pazzia e normalità
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:
Repulsion e Ros e mary ’s baby . Tutti e tre sono accomunati anche dagli stessi
“ spaz i chiusi e oppr e ssi vi”
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, metafora del labirinto della mente umana.
Questo interesse verso la psicologia è ritrovabile in molti registi polacchi del
dopoguerra, insieme al gusto per la metafora e alla consapevolezza del
poter e sim boli c o de ll ’i mm a g ine. M a P olanski svincola la ric e rc a d a tematiche sociali (ancora preponderanti ne Il c olt e ll o ne ll ’ac qua ) – o
comunque le mette in secondo piano – p e r fa r e e mer ge r e l’indi viduo in tut ta la sua problematicità.
In Ros e mary ’s baby la follia e il demoniaco erano introdotte in modo
suggestivo, inquietante, ambiguo, ma senza il rigore, la lucidità descrittiva e
l’iper re a li smo di Repulsion e L ’inquil ino de l terzo piano. In questi due film
Polanski sembra ispirato da qualcosa di più dello straordinario intuito di
un’a rtist a . G ià pr im a , ri fe re ndosi , n e ll ’a utobi ogr a fia , a ll a p roie z ione de Il
c olt e ll o ne ll ’ac qua, tenuta durante un festival negli Stati Uniti, il regista ci
dice:
Dopo la proiezione mi trovai assediato da gente che aveva domande da porre e da
s p ettato r i en t u s iast i. Di q u es ti f ac ev a p ar te u n ’ i n tellett u al is s i m a g io v an e d o n n a occhialuta che mi fornì il primo accenno del l ’ i m p o r ta n z a ch e in Am er ica s i attr ib u is ce a Fre u d . “A lc u n i d ei s u o i s i m b o lis m i li h o tr o v ati a f f asci n a n ti” [ …] “ O v v ia m e n te il co ltello r ap p r esen ta il p en e ! ”. L eg g er m en t e s co n ce r tato le d ied i
r is p o s te v a g h e. Av e v o letto l’ I n tr o d u zio n e alla p s ico an a lis i d i Freud quando era
stata pubblicata per la prima volta in polacco durante il disgelo, ma non mi ero
reso conto di quanto seriamente fosse preso oltreoceano il fondatore della
psicoanalisi.
E ancora, dopo la prima proiezione di Repulsion:
Il dottor Blake [lo psichiatra Steven Blake] volle sapere quali ricerche Gerard e io
avessimo compiuto per essere tanto informati sulla schizofrenia. Il personaggio di
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C o m e o s s er v a n o R u lli e De B er n ar d in is “ l ’ a m b i g u ità è te m a f o n d a m e n tale d ell ’ u n iv er s o p o lan s k ia n o ”, in Roman Polanski Il castoro, Milano 1995 p.117.
9
Vittorio Giacci Il caos imploso in Edoardo Bruno (a cura di) Roman Polanski Gremese,
Roma 1993 p.33.
7
Carole, disse, costituiva una rappresentazione minuziosamente fedele di un caso di
schizofrenia omicida, e dovetti ammettere, non senza imbarazzo, che era tutto e
soltanto frutto della nostra fantasia.
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Anche escludendo, in questi passi, un possibile malizioso ammiccamento
del regista su valenze di cui lui stesso era ben conscio, al momento di girare
L ’inquilino del terzo piano i suoi film erano stati più volte oggetto di
int e rpr e taz ioni psica na li ti c he più o meno c onvince nti . L ’inte re ss e de l re g ist a per questi argomenti era già ben manifesto e si era evoluto negli anni; le
analisi della critica potevano stimolare dialetticamente questa tendenza.
Ne ll ’a utobi ogra fi a, poi, Polanski non fa mistero del suo uso di stupefacenti.
L ’ a buso di dr o g h e sint e ti c he pr ovo c a spesso uno stato c onfusiona le pseud o -
onirico, fatto di allucinazioni e paranoia, simile a quello della psicosi; in
alcuni casi questa situazione può portare al suicidio. Polanski potrebbe aver
preso spunto dalle sue esperienze per descrivere così vividamente certe
scene di delirio.
Ma ci sono altri elementi a favore di una lettura psicoanalitica che è bene
sottolineare. Importanti sono le differenze che dividono il film dal racconto
di Topor
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da cui è tratto: differenze che sottolineano la deliberata
intenzione di Polanski di spingere la lettura in una determinata direzione.
La recente edizione italiana del testo porta lo stesso nome del film, ma,
giustamente, la prima traduzione
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ripor tava a nc he l’a gge tt ivo c he ne l li br o
si accompagnava ad inquilino: chimérique (tradotto in italiano, stregato).
Qui infa tt i è p re ponde r a nte l’a sp e tt o ma g ico, mi ster ico de ll a storia: gli
elementi che convincono della salute mentale del protagonista, e che gettano
una luce fosca sui vicini, sono più numerosi; la caratterizzazione sessuale di
Trelkovsky qui è ben diversa rispetto al film, più marcatamente
e ter osessua l e , “ norma le ” diremmo; le sequenze oniriche sono più sconnesse
e surr e a li , meno rive latri c i, se nz a c onn e ssi oni c o n i que sit i sull ’ide nti tà de l
10
Roman Polanski, Roman Polanski cit. pp.206-07 e p.229.
11
R. Topor L’in q u ilin o d el terz o p ia n o Bompiani, Milano 1992.
12
R. Topor L’in q u ilin o s tr eg a to Gandini, Milano 1976.