VI 
 
 
 
 
Introduzione 
 
 
 
 
L’attuale contesto di crisi economica e finanziaria ha inasprito ancor di 
più le condizioni di accesso al credito bancario per le piccole e medie imprese, 
che ha rappresentato e rappresenta tuttora il canale preferito dalle imprese 
italiane per il finanziamento dei loro progetti. Questo contesto, tuttavia, era già 
critico precedentemente alla crisi per le imprese agroalimentari e soprattutto 
per le imprese agricole, a causa dei severi criteri impiegati dalle banche 
nell’affidamento e dell’opacità informativa che contraddistingue le piccole e 
medie imprese.  
I criteri introdotti con gli accordi di Basilea II e aggiornati con 
l’accordo di Basilea III hanno accentrato l’attenzione nella fase di affidamento 
su dati oggettivi (le cosiddette hard information). Si tratta di dati che le piccole 
e medie imprese in generale e le imprese agricole, in particolare, non 
dispongono in quantità sufficiente. Si determinano così asimmetrie informative 
e si complica l’accesso al credito per le imprese 
In virtù di queste problematiche lo strumento dei finanziamenti erogati 
dalla comunità europea, dallo stato e a livello regionale possono rappresentare 
un importante sostituto. Tuttavia così come nell’accesso al credito bancario, 
anche nell’accesso a queste agevolazioni le piccole e medie imprese incontrano 
numerosi ostacoli, di cui il principale è rappresentato dalla normativa, che
VII 
 
spesso è poco chiara e molto ampia, e dalla procedura che spesso rallenta e 
complica questo processo. A complicare questa situazione si aggiunga che a 
volte le imprese neppure sono a conoscenza delle opportunità a cui potrebbero 
accedere.  
 Ciò che mi ha spinto ad analizzare questo argomento, le sue 
problematiche e ad approfondirle per una loro migliore comprensione,  è stata 
l’importanza e la centralità del settore agroalimentare per l’Italia, ma 
soprattutto per la Toscana. Il tema dei finanziamenti all’agroindustria è inoltre 
un argomento sul quale la letteratura non è ampia ed è piuttosto complesso 
poiché in continua evoluzione a causa della normativa nazionale e comunitaria 
in continuo aggiornamento. Questo lavoro è stato orientato perciò anche dalla 
volontà di capire qualcosa in più nei confronti di questo argomento e di questi 
strumenti, che potrebbero essere di estrema importanza per la nascita di nuove 
imprese o lo sviluppo di quelle esistenti e potrebbero inoltre modificare il 
rapporto banca – impresa, un rapporto così importante ma allo stesso tempo 
così complesso.  
Partendo dall’analisi delle asimmetrie informative che ostacolano 
l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, questo lavoro ha cercato di 
far luce sulle diverse opportunità offerte da interventi a livello comunitario, 
nazionale e regionale, per poi soffermarsi su alcuni strumenti agevolativi. 
Infine l’analisi si è concentrata sul Piano di Sviluppo Rurale e sulla misura 
123a. Per verificare l’efficacia di questo strumento di agevolazione sono state 
condotte alcune interviste qualitative aperte agli enti preposti alla procedura per 
l’erogazione del contributo di cui alla misura 123a ed è stato infine analizzato 
il caso Flora Toscana, un’impresa che ha beneficiato delle agevolazioni 
nell’ambito di questa misura.  
 
Il primo capitolo si sofferma sul rapporto così importante, ma così 
difficile tra le piccole e medie imprese e le banche, concludendosi poi con
VIII 
 
l’analisi delle peculiarità del rapporto tra le imprese agroalimentari e gli istituti 
di credito.  
Il secondo capitolo, partendo dall’analisi del complesso sistema degli 
aiuti di stato per le imprese agroindustriali, ha cercato di spiegare nel modo più 
esaustivo possibile il panorama così vasto di opportunità di agevolazione a cui 
possono accedere le imprese italiane. Non si è voluto distinguere i vari 
interventi per origine, bensì in base all’oggetto.  
Il terzo capitolo si è concentrato su alcuni degli strumenti di 
agevolazione precedentemente esaminati. Così sono stati analizzati la legge 
488/92 e la sua recente evoluzione, le opportunità offerte dall’Istituto di 
Sviluppo Agroalimentare e infine il Piano di Sviluppo Rurale della Regione 
Toscana, e nello specifico, la misura 123a e la misura 124. Ovvero le uniche 
misure applicabili alle imprese agroindustriali.  
 Nel capitolo quarto sono state analizzate le problematiche relative 
all’applicazione del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana e sono 
stati verificati il suo funzionamento, la sua efficienza e la sua efficacia 
attraverso un caso di studio.  
Il lavoro è stato realizzato attingendo alla letteratura disponibile per 
ciascun argomento e consultando la vasta e complessa normativa relativa alle 
singole agevolazioni. Per il capitolo terzo sono state di estrema importanza le  
utili informazioni e  i chiarimenti ottenuti per mezzo di un’indagine diretta con 
interviste qualitative aperte rivolte ad alcuni enti (ISA, Ministero dello 
Sviluppo Economico). L’analisi del quarto capitolo è stata realizzata per mezzo 
di  un’indagine rivolta agli enti cui sono demandate importanti funzioni 
nell’ambito della procedura da seguire per l’ottenimento del contributo relativo 
alla misura 123a. Sono stati intervistati i referenti per la misura 123a della 
Provincia di Firenze Dott. Pollastri e della Provincia di Siena Dott. Trecci. 
L’analisi si è poi conclusa con il caso Flora Toscana, la cui realizzazione è 
stata possibile grazie al Dott. Grazzini, in qualità di consulente dell’impresa.
IX 
 
E’ doveroso da parte mia rivolgere un sincero ringraziamento verso la 
Prof.ssa Scaramuzzi per avermi orientato verso questo argomento e  verso 
quelle persone che hanno reso possibile la realizzazione di questo lavoro. Un 
ringraziamento va dunque al Dott. De Natale Sifola Galiani (Ministero dello 
Sviluppo Economico), alla Dott.ssa Sportelli e al Dott. Aiello (Istituto Sviluppo 
Agroalimentare), al Dott. Pollastri (Provincia di Firenze), al Dott. Trecci 
(Provincia di Siena), al Dott. Grazzini e a tutta Flora Toscana.  
Dalla lista infine non possono mancare mio fratello, per il supporto 
anche tecnico, concesso nella comprensione di alcuni argomenti e voi tutti 
amici che consapevolmente o meno mi avete sostenuto in questo lungo 
percorso.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
1 
 
 
 
 
 
CAPITOLO PRIMO 
LE PROBLEMATICHE DI ACCESSO AL CREDITO 
DELLE PMI E LE ASIMMETRIE INFORMATIVE 
 
 
 
 
 
 
1.1 Imperfezioni nei mercati dei capitali e asimmetrie 
informative 
  
Il rapporto tra finanza e sviluppo dell’impresa è molto stretto e dipende sia 
dalle caratteristiche del sistema finanziario sia dalle specificità dell’impresa.  
 Le decisioni finanziarie prese dalle imprese avvengono in un mercato 
dei capitali in cui sono presenti imperfezioni. Se vi fossero condizioni di 
concorrenza e fossero assenti asimmetrie informative tra l’impresa e chi 
fornisce fondi, i possibili canali di finanziamento non avrebbero alcuna 
influenza sugli investimenti di un’impresa. Si avrebbe così una sorta di 
“neutralità” della struttura finanziaria dell’impresa (Modigliani e Miller 1958). 
In realtà le scelte finanziarie per l’impresa non sono indifferenti e il mercato in
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
2 
 
cui operano gli intermediari finanziari è “ben lungi dall’essere competitivo”
1
. 
Nel teorema di Modigliani e Miller (1958) il valore di mercato e le decisioni 
reali dell’impresa sono indipendenti dalla struttura finanziaria e dalle politiche 
di finanziamento, e dal momento che i mercati dei capitali sono perfetti, i fondi 
esterni (azioni, obbligazioni, debito) ed interni (autofinanziamento) sono 
perfetti sostituti. Di conseguenza si ipotizza che l’impresa sia indifferente tra la 
scelta dell’ autofinanziamento e la scelta di fonti di finanziamento esterne 
(prestiti bancari, aumenti di capitale sul mercato azionario ecc.)
2
.  
 Questo teorema si fonda su alcune ipotesi: non vi sono tasse, le imprese 
hanno la possibilità di raccogliere finanziamento esterno tramite debito o 
capitale netto senza costi di emissione, non esistono costi diretti e indiretti 
connessi al fallimento e non esistono costi di agenzia. In questo contesto le 
decisioni inerenti la politica di finanziamento divengono irrilevanti. Se invece, 
nel modello di Modigliani e Miller, si considerano le imposte e i costi di 
fallimento si crea un trade-off tra le varie forme di finanziamento e la scelta 
della combinazione delle fonti di finanziamento non è irrilevante ma incide sul 
valore dell’impresa ed esiste, in ultima analisi, una struttura finanziaria 
ottimale
3
.  
 Secondo Damodaran (2006), perciò, la politica finanziaria comporta 
costi (costi di fallimento, costi di agenzia, perdita di flessibilità) e benefici 
(benefici fiscali, maggiore disciplina imposta al management) del debito. In 
alcuni casi gli uni prevalgono sugli altri, in altri casi si ha la situazione opposta. 
Di conseguenza esiste per la maggior parte delle imprese “una combinazione 
ottimale delle fonti di finanziamento tramite la quale si può massimizzare il 
valore dell’impresa” (Damodaran 2006).  
                                                             
1
 Cfr Mediocredito centrale - Osservatorio sulle piccole e medie imprese (1996).  
2
 Per una breve interpretazione del teorema di Modigliani e Miller si veda, oltre all’opera di 
Modigliani e Miller (1958), anche Mediocredito Centrale – Osservatorio sulle piccole imprese 
(1996) e Brighi e Torluccio (2008).  
3
 Su questo punto si veda Modigliani e Miller (1958) e Damodaran (2006).
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
3 
 
 Il teorema di Modigliani e Miller, dunque, analizza il funzionamento 
del sistema in condizioni ideali ma non riesce a spiegare la presenza di alcuni 
fenomeni empirici come l’applicazione di tassi d’interesse diversi a diverse 
tipologie di imprese e i fenomeni del razionamento del credito. In più, 
soffermandosi sull’oggetto del presente lavoro, quindi le piccole e medie 
imprese, occorre notare che esse effettuano scelte di finanziamento diverse 
dalle grandi imprese a causa di diverse condizioni istituzionali, regolamentari o 
semplicemente prassi operative
4
.  
 Nell’ambito della diversificazione delle fonti di finanziamento si hanno 
due diverse teorie la Trade-Off Theory (TOT) e la Pecking Order Theory 
(POT). In base alla Trade-Off Theory esiste un rapporto ottimale di 
indebitamento determinato dal trade-off tra costi e benefici del debito. I 
benefici consistono nella deducibilità della spesa per interessi, mentre tra i costi 
si hanno quelli di bancarotta legati al rischio di fallimento dell’impresa. Questa 
teoria si è sviluppata a seguito del teorema di Modigliani e Miller e pone enfasi 
sulla compensazione tra costi e  benefici del debito
5
. In base alla Pecking Order 
Theory esiste una gerarchia tra le fonti di finanziamento utilizzate dall’impresa. 
L’autofinanziamento è la scelta preferita dalle imprese, seguita dal debito e 
solo in ultima istanza si ha l’emissione di nuove azioni. Una ragione di questa 
gerarchia secondo Damodaran (2006) è la rilevanza, per l’impresa, di fattori 
quali la flessibilità ed il controllo. Infatti ricorrendo a mezzi di finanziamento 
esterni (ad esempio il debito bancario) si riduce la flessibilità ed il controllo, 
così l’impresa si avvale nei limiti del possibile dell’autofinanziamento che non 
comporta i costi di transazione, associati invece alle altre fonti.  
                                                             
4
 Si veda Mediocredito Centrale – Osservatorio sulle piccole imprese (1996) e Brighi e 
Torluccio (2008). Un altro contributo interessante è quello di Fazzari, Hubbard e Petersen 
(1988) i quali hanno dimostrato empiricamente che  il grado di sensibilità alle diverse forme di 
finanziamento è diverso a seconda della dimensione dell’impresa e della durata del rapporto 
intrattenuto con un certo istituto bancario.  
5
 Frank e Goyal (2008) danno un ampia spiegazione di questa teoria distinguendo anche tra 
trade off theory dinamica e statica.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
4 
 
 Le imprese seguono questa gerarchia delle fonti di finanziamento in 
funzione delle più o meno severe asimmetrie informative che incontrano nelle 
varie forme di finanziamento. I costi che scaturiscono da queste imperfezioni 
informative, secondo Myers e Majluf (1984) conducono l’impresa a preferire 
quelle fonti di finanziamento più economiche in termini di information 
disclosure
6
.  
 Secondo Brighi e Torluccio (2008) questa “opacità informativa” 
influenza la domanda di fonti di finanziamento dell’impresa. Nel scegliere tra 
fonti di finanziamento interne ed esterne una maggiore opacità informativa 
spinge verso la scelta dell’autofinanziamento. Se l’impresa ha deciso di 
ricorrere a fonti di finanziamento esterne si privilegerà il debito bancario 
rispetto al capitale azionario.  
 Le imprese pertanto conoscono molti più dettagli sulle proprie 
prospettive future rispetto ai mercati finanziari, con i quali interagiscono. Nel 
momento in cui effettuano una scelta di finanziamento dovranno tenere conto 
delle informazioni che trasmettono, circa le proprie condizioni e prospettive. 
L’asimmetria informativa dunque spiega il motivo per cui le imprese adottano 
una gerarchia nelle scelte di finanziamento e spiega altresì la reazione 
manifestata dai mercati verso una scelta di finanziamento dell’impresa
7
. 
 In presenza di mercati caratterizzati da concorrenza imperfetta e 
asimmetrie informative le decisioni finanziarie incidono su quelle relative agli 
investimenti. Non esiste, tuttavia, una struttura “ottima” del capitale 
universalmente valida o condivisa (Costa 2003), in quanto per l’impresa 
esistono vantaggi e svantaggi relativi ad un certo strumento finanziario in 
                                                             
6
 Nel caso delle piccole e medie imprese i costi delle asimmetrie informative sono 
particolarmente rilevanti. Le PMI anche quando è giuridicamente possibile, mostrano un 
limitato interesse per il mercato dell’equity perché è più costoso in termini di information 
disclosure. Esse appaiono in genere poco disponibili a condividere con i terzi il controllo 
dell’impresa per timore di perdere autonomia e flessibilità nella gestione della loro attività. In 
quest’ottica è chiaro che il contratto di debito è preferibile rispetto a quello azionario. Si veda 
Brighi e Torluccio (2008).  
7
 A questa conclusione arrivano  Myers e Majluf (1984) e Damodaran (2006).
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
5 
 
funzione delle condizioni in cui si trova e dell’esistenza di asimmetrie 
informative. Una prima condizione da esaminare è lo stadio di vita in cui si 
trova l’impresa.   
 Ogni impresa, infatti, nasce piccola e non è in grado di avere una 
reputazione affermata verso i finanziatori e non dispone neppure di risorse 
accumulate sufficienti a dare le necessarie garanzie per l’accesso al credito
8
. In 
questa prima fase di vita esistono vincoli finanziari particolarmente severi:  
- le asimmetrie informative sono considerevoli; 
- l’autofinanziamento, pertanto, viste le difficoltà di ottenere 
finanziamenti, copre la quasi totalità delle fonti finanziarie 
dell’impresa. 
Nella fase successiva l’impresa si trova a crescere più rapidamente, tuttavia i 
vincoli finanziari non si dissolvono, restano stringenti. All’espansione dei 
progetti d’investimento corrisponde un profilo di rischio più complesso e un 
fabbisogno finanziario superiore. E’ in questa fase che le fonti di finanziamento 
dovrebbero essere diversificate, ma le piccole e medie imprese incontrano delle 
difficoltà e dunque non si realizza la necessaria crescita dimensionale.  
 Se l’impresa riesce ad accedere alle fonti finanziarie che le permettono 
di svilupparsi, può agevolmente superare la seconda fase e accedere alla fase 
successiva. In questa fase di maturità gli strumenti più diffusi divengono il 
prestito obbligazionario e l’emissione delle azioni, previa precedente 
quotazione (Bianco, Ferri e Finaldo Russo 1998).  
 L’accesso al credito in quest’ultima fase risulta più agevole in quanto le 
asimmetrie che hanno ostacolato il reperimento di fondi dovrebbero esser 
venute meno ed è stata accumulata una sufficiente reputazione sui mercati 
finanziari. Un tale percorso risulta per le PMI irto di ostacoli, poiché 
                                                             
8
 In questa prima fase secondo Damodaran (2006) gli utili esigui e volatili fanno incrementare i 
costi di fallimento, l’assenza di investimenti in essere e la prospettiva di notevoli investimenti 
futuri rendono i finanziatori poco propensi a concedere prestito e fanno aumentare i costi di 
agenzia. Tutto ciò porta alla definizione di clausole condizioni del finanziamento più 
sfavorevoli.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
6 
 
generalmente le fasi più delicate della vita dell’impresa, come l’avvio e la 
crescita, vengono affrontate quando si hanno dimensioni aziendali ridotte
9
. 
 In un contesto così delineato le problematiche delle imprese, e delle 
PMI soprattutto, discendono dall’esistenza di asimmetrie informative.  
 La letteratura economica più recente individua nelle asimmetrie 
informative tra investitore e finanziatore l’origine di fenomeni come il 
razionamento del credito e il differenziale positivo tra il costo delle fonti 
interne (autofinanziamento) e il costo delle fonti esterne (banca) di 
finanziamento delle imprese
10
.  
 La teoria economica si è inizialmente concentrata sull’inefficienza del 
finanziamento bancario, analizzando situazioni di razionamento dovute a 
ritardi nell’aggiustamento dei tassi di interesse ai tassi di mercato (Bagella, 
Becchetti e Caggese 1996).  Hodgman negli anni ’60 sposta i termini della 
discussione concentrandosi sulle cause del razionamento e giunge alla 
conclusione che è la conseguenza di fattori endogeni, anziché esogeni. Il 
razionamento secondo Hodgman è strettamente connesso con l’obiettivo di 
massimizzazione del profitto delle banche (Bagella, Becchetti e Caggese 
1996). Il razionamento è perciò la conseguenza del fatto che a importi di 
prestito superiori ad una certa soglia, l’insolvenza del cliente è pressoché certa.  
 Akerlof (1970) introduce una novità in questo dibattito, eliminando 
l’ipotesi di perfetta simmetria delle informazioni. Nella “teoria dei limoni” 
(Akerlof 1970) si ritiene che i contraenti abbiano una diversa conoscenza della 
qualità dei beni oggetto della transazione. Da ciò deriva una asimmetria 
informativa e si determina il fenomeno della selezione avversa: secondo 
Akerlof infatti i beni di cattiva qualità spiazzano quelli di buona qualità.  
 Il celebre lavoro di Stiglitz e Weiss (1981) conduce alla conclusione 
che il problema delle asimmetrie informative, applicato al rapporto tra banca e 
                                                             
9
 Si veda su questo punto e su tutto l’argomento Costa (2003), Costa e Costagli (2004). 
10
 Si veda a proposito Bagella, Becchetti e Caggese (1996), dai quali si riprende anche questa 
suddivisione in varie tipologie di inefficienza del finanziamento.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
7 
 
impresa, genera l’effetto del razionamento del credito. Nel modello delineato 
dai due autori si hanno imprese tutte uguali, con progetti di analoghe 
dimensioni, che richiedono lo stesso livello di finanziamento. Questi progetti 
hanno lo stesso rendimento medio atteso, ma hanno rischiosità diversa. Il tasso 
applicato ai prestiti influisce sia sul livello della domanda del credito sia sulla 
rischiosità dei progetti intrapresi dalle imprese finanziate, a causa dei 
meccanismi di adverse selection e moral hazard. Se si applicano tassi sui 
prestiti molto alti si aumenta anche la rischiosità del pool di progetti finanziati, 
così da ridurre anche il profitto della banca.
11
.  
 Alcune imprese, alle quali non viene attribuito credito, sarebbero state 
disposte a pagare un interesse più alto del tasso di equilibrio di mercato, oppure 
ad apportare maggiori attività a titolo di collateral. La banca invece decide di 
limitare il numero di prestiti concessi (si ha appunto razionamento del credito) 
in quanto l’incremento del tasso di interesse o del collateral avrebbe l’effetto di 
incrementare il rischio del portafoglio della banca avendo poi un ulteriore 
effetto negativo per quest’ultima: sarebbero scoraggiate le imprese più sicure e 
queste sarebbero indotte a investire in progetti più rischiosi
12
, riducendo così i 
profitti della banca (Stiglitz e Weiss, 1981).  
 La banca non presterà pertanto ad un individuo che è disponibile a 
pagare un interesse superiore rispetto al tasso d’interesse ottimale, perché la 
banca giudica questo soggetto ed il relativo prestito più rischioso rispetto ai 
prestiti ai quali si applica il tasso ottimale. Inoltre, il ritorno atteso per un 
finanziamento con tasso superiore al tasso di equilibrio secondo Stiglitz e 
                                                             
11
 La letteratura sul credit rationing e sulle asimmetrie informative è ampia, per un 
approfondimento su questo argomento si veda Stiglitz e Weiss (1981), Bagella, Becchetti e 
Caggese (1996).  
12
 A questo punto si collega il problema delle informazioni asimmetriche. Stiglitz e Weiss 
(1981) infatti giungono alla conclusione che un incremento dei tassi indurrebbe ad 
intraprendere progetti più rischiosi in quanto non esiste “informazione perfetta e senza costo”, 
che permetterebbe alla banca di “stipulare” tutte le azioni che il prenditore di fondi 
intraprenderebbe.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
8 
 
Weiss (1981) è inferiore rispetto a quello dei prestiti ai quali viene applicato un 
tasso più basso.  
 Si genera razionamento del credito, pertanto, quando in presenza di un 
eccesso di domanda il tasso di equilibrio di mercato non viene applicato dalla 
banca, perché superiore al tasso critico, e perché la banca realizzerebbe 
operazioni troppo rischiose
13
 
 E’ centrale nell’ambito del razionamento il ruolo svolto 
dall’informazione. L’informazione è costosa in quanto il processo con cui si 
reperiscono informazioni è costoso e il valore delle informazioni private si 
riduce notevolmente quando esse vengono diffuse pubblicamente
14
. Poiché 
l’informazione è costosa e ne trae vantaggio chi ne possiede in quantità 
maggiore, si ha la conseguenza che essa non è equamente distribuita tra gli 
agenti economici. Inoltre secondo Stiglitz (1993) i costi legati all’informazione 
sono costi fissi e, a causa di questa natura, può darsi che quei mercati che sono 
information intensive  abbiano una concorrenza imperfetta.  
Esistono perciò due parti nel mercato del credito che possiedono 
informazioni diverse. Indubbiamente colui che richiede il finanziamento (cioè 
l’impresa) possiede maggiori informazioni sul progetto d’investimento rispetto 
a chi lo finanzia (cioè la banca). Sono i manager dell’impresa che richiede il 
finanziamento a disporre di un’informazione superiore in merito alle 
prospettive finanziarie ed economiche dell’impresa (Bagella, Becchetti e 
Caggese 1996; Damodaran 2006; Di Giorgio 2007).  
 Secondo Di Giorgio (2007) il mercato è caratterizzato da informazione 
asimmetrica qualora un solo lato del mercato è informato, mentre l’altro è 
                                                             
13
 Si veda ancora Stiglitz e Weiss (1981) e Bagella, Becchetti e Caggese (1996).  
14
 Secondo Stiglitz (1993) l’informazione possiede due caratteristiche tipiche di ogni bene 
pubblico: non rivalità (vale a dire il consumo di un bene da parte di un soggetto non limita 
l’uso che ne può fare un altro soggetto) e non escludibilità ( è impossibile o al meno molto 
costoso escludere un soggetto dal godere di un bene pubblico). Così nel caso di 
un’informazione se si dispone di una informazione e la si trasmette ad un altro soggetto, si 
continua a conoscerla e la conoscenza dell’informazione, da parte dell’altra persona, non va a 
detrimento della conoscenza del primo soggetto.
Le problematiche di accesso al credito delle pmi e le asimmetrie informative 
 
9 
 
caratterizzato da informazione incompleta. La conseguenza di questa 
situazione è che l’agente più informato tenta di sfruttare questo vantaggio 
informativo a scapito dell’altra parte che si trova in una posizione di 
svantaggio.  
 La presenza di un’informazione imperfetta implica per il management 
la necessità di tener conto dell’”effetto segnalazione”. Il mercato cioè desume 
tale informazione dalle decisioni prese dall’impresa in merito, ad esempio, alle 
politiche dei dividendi o alle decisioni di finanziamento. Dovendo tener conto 
di questo effetto segnalazione l’impresa può prendere delle decisioni che 
sarebbero in conflitto con l’obiettivo della massimizzazione del profitto in un 
contesto in cui vi fosse informazione perfetta
15
.  
 L’asimmetria informativa tra investitore e finanziatore che può 
provocare razionamento di credito è tuttavia di difficile soluzione. La via più 
diretta sembrerebbe la riduzione delle asimmetrie informative, ma le 
caratteristiche di non escludibilità e non rivalità che rendono l’informazione un 
bene pubblico e i rendimenti decrescenti dell’investimento in informazione al 
crescere dell’informazione disponibile nel sistema economico, sono degli 
ostacoli alla risoluzione delle asimmetrie informative attraverso l’iniziativa 
privata
16
. 
 Una soluzione alternativa, secondo Bagella e Becchetti (1997), è 
l’intervento pubblico, l’unico in grado di risolvere questo fallimento di 
mercato. Il ruolo dell’intervento pubblico si ha in riferimento a quelle imprese 
che sono colpite da vincoli finanziari o non sono in grado di risolvere il 
problema impiegando i segnali. Si tratta perciò delle piccole e medie imprese, 
di quelle di recente costituzione e di quelle innovative. L’intervento pubblico 
secondo Bagella e Becchetti (1997) dovrebbe consistere in un sussidio volto a 
correggere i problemi informativi. 
                                                             
15
 L’effetto segnalazione è stato già accennato in precedenza e sarà trattato più accuratamente 
nel prossimo paragrafo. Si veda ancora Myers e Majluf (1984) e Damodaran (2006).  
16
 Sono numerosi gli interventi a proposito di questo argomento, si veda Stiglitz (1993), 
Grossman e Stiglitz (1980) e Bagella e Becchetti (1997).