cui anche l’acqua è diventata un business, è di vitale importanza che le persone
vengano a conoscenza che ogni giorno troppa gente muore di sete, e che nel
mondo sono in atto più di 50 conflitti per la spartizione delle risorse idriche.
Se in tanti sono (o fingono di essere all’oscuro) di tutto ciò, fortunatamente
c’è anche chi si sente spronato ad agire, a correre in difesa di un bene così
prezioso, a battersi per cambiare l’attuale stato delle cose. L’intento di questo
lavoro è proprio quello di portare testimonianza di ciò che si sta facendo, e che si
farà, per salvare l’acqua, e per salvare le popolazioni al momento a rischio.
Il punto di partenza, nel I capitolo, sarà una panoramica degli scenari
delineatisi negli ultimi decenni per quanto concerne la dislocazione, la quantità e
la qualità e le funzioni dell’acqua; inoltre si accennerà alla storia
dell’ambientalismo, dal quale si sono poi sviluppate ed evolute le campagne per
l’acqua. Dopodiché, nel II capitolo, si tratterà dei vertici internazionali organizzati
con lo scopo di delineare dei principi comuni per gli Stati da seguire per la
gestione delle risorse idriche, e si sottolineerà in particolare la formazione di due
visioni tra loro diametralmente opposte. Nel III capitolo si approfondirà la
questione: se da un lato a regolare l’azione dei privati ci sono gli Stati,
responsabili dell’amministrazione e della concessione dei beni pubblici, categoria
nella quale rientra per l’appunto l’acqua, dall’altro lato le imprese sono disposte a
tutto pur di accaparrarsi una fetta del mercato dell’acqua; nel momento in cui il
potere pubblico risulta inefficiente a garantire e tutelare le risorse idriche, i
capitalisti e gli imprenditori ne approfittano per acquistare la gestione dei servizi:
ha il via la privatizzazione e la mercificazione del bene acqua (in Italia si contano
19 diverse marche di acqua minerali, con relativi slogan e personaggi celebri
pronti ad offrire la loro immagine per invitare all’acquisto del prodotto). Infine,
nel IV capitolo si passerà alla presentazione di iniziative diverse da quelle
analizzate fino al momento: si tratta di iniziative che partono dal basso, da chi non
vuole stare fermo a guardare mentre si svolgono i giochi: la posta è troppo alta.
Da qui nascono le determinanti esperienze del Manifesto dell’Acqua o di Water
for peace, per citarne solo due.
A conclusione di questa nota introduttiva, tengo a specificare che le mie
ricerche si sono basate su testi specifici sull’argomento, ma che di notevole aiuto è
stato anche l’utilizzo dei motori di ricerca informatici e dei siti internet delle
associazioni per l’ambiente e per l’acqua, che mi hanno fornito i dati e le notizie
più attuali su questa tematica sempre all’ordine del giorno.
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I. L’ACQUA, ELEMENTO NATURALE DELLA TERRA
I.1. A PROPOSITO DI ACQUA
I.1.1. Acqua: da simbolo di vita a bene in esaurimento
L’acqua è vita: per i cristiani e i musulmani è “dono di Dio”, Gesù stesso
viene battezzato nelle acque del fiume Giordano, in segno di purificazione; in
Cina la pioggia è simbolo di fertilità; gli egiziani basavano la loro vita sulle piene
del Nilo (tanto che Erodoto definì l’Egitto “regalo del Nilo”); i romani
consideravano aria, mare e acqua res communes omnium, vale a dire beni pubblici
di tutti, nel senso di elementi essenziali, e in quanto tali ne era vietata la proprietà
privata.
Purtroppo la realtà non è più tale: i diritti e gli interessi individuali hanno
prevaricato quelli umani e sociali, e da bene comune l’acqua è diventata un bene
economico, come il petrolio. Inoltre, il suo prezzo è in aumento, poiché i costi di
trattamento e distribuzione sono sempre più elevati: l’acqua è sempre più
inquinata e concentrata solo in alcune parti del pianeta.
La scienziata e attivista indiana Vandana Shiva
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spiega chiaramente le reali cause
del continuo impoverimento idrico del pianeta: l’interruzione del ciclo dell’acqua
attraverso la deforestazione, l’attività estrattiva, la diffusione dell’agricoltura
industriale nei Paesi del sud, la sostituzione dei sistemi di conservazione e
distribuzione delle comunità locali, la deviazione dei fiumi e la costruzione di
enormi dighe.
Nei prossimi paragrafi si tenterà di dare una visione d’insieme sulla
situazione attuale delle nostre risorse idriche, che effettivamente risulta più
preoccupante di quanto si sarebbe portati ad immaginare.
I.1.2. Questione di disponibilità
E’ facile pensare che l’acqua abbondi sulla Terra, e che quindi essa non
abbia in sé un grande valore. In realtà, il 98% di acqua presente sul nostro pianeta
è salata, il 2% è acqua dolce e di questo solo uno 0,02% è utilizzabile dall’uomo,
in quantità di circa duecentomila chilometri cubi.
L’acqua dolce in forma liquida è per la maggior parte raccolta nei laghi, per un
totale di circa novantamila chilometri cubi; altri novantamila chilometri cubi si
trovano nel suolo. Il vapore acqueo dell’atmosfera rappresenta un totale di
tredicimila chilometri cubi d’acqua. Seguono poi gli acquitrini e i terreni paludosi,
con undicimila chilometri cubi, i fiumi, con duemila chilometri cubi, per finire
con gli esseri viventi, con mille chilometri cubi.
Tuttavia, per avere una visione della realtà, più che a queste grandezze
statiche, bisognerebbe fare riferimento al ciclo dell’acqua: l’acqua è infatti in
continuo movimento e non è sempre disponibile. Prendendo l’esempio dei pozzi,
se l’acqua si trova ad una ridotta profondità, le piogge non saranno sufficienti a
riformare la riserva d’acqua, e i pozzi finiranno con il prosciugarsi; in altri casi, le
falde acquifere si trovano sottoterra, ma in zone desertiche, dove le precipitazioni
1
Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua, Universale Economica Saggi, Giangiacomo Feltrinelli
Editore, Milano 2003, pp. 164
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sono quasi totalmente assenti: per quanto l’acqua sia disponibile e possa essere
pompata, non potrà rinnovarsi e tenderà facilmente ad esaurirsi.
L’acqua effettivamente utilizzabile dall’uomo consiste in primo luogo
nella pioggia, che cade sul suolo per poi evaporare (sessantamila chilometri cubi
all’anno). Parte di quest’acqua evapora dal terreno, un’altra parte viene assorbita
dalle piante e poi rilasciata dalle foglie mediante la traspirazione. Un’altra parte
ancora evapora dagli specchi d’acqua.
In secondo luogo, bisogna considerare il flusso di acqua che precipita sulla
terra emersa e che eccede il volume di quello che evapora, (quarantamila
chilometri cubi), e che si raccoglie nei canali di scolo o che si immette nei fiumi.
In effetti l’acqua che viene quotidianamente utilizzata ha proprio questa
provenienza. Bisogna tenere in conto però che neanche in questo caso tutta
quest’acqua è utilizzabile: infatti i tre fiumi che vantano la portata maggiore, il
Rio delle Amazzoni, il Congo e l’Orinoco, scorrono in gran parte attraverso
giungle inabitabili e inospitali, e altri due grandi fiumi siberiani, la Lena e lo
Jenisej, si trovano in desolate pianure artiche.
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I.1.3. La distribuzione delle risorse idriche, nel tempo e nello spazio
L’acqua sulla Terra è distribuita in modo altamente disuguale.
A livello spaziale, mentre alcuni paesi dispongono di grandi risorse
idriche, altri devono cavarsela con quantitativi d’acqua molto limitati. Per fare
degli esempi, mentre paesi come l’Alaska (1.560.200 m³ per abitante), la Guyana
(812.100 m³ per abitante), l’Islanda (609.300 m³ per abitante), la Repubblica
Democratica del Congo (275.700 m³ per abitante), risultano particolarmente
forniti, vi sono paesi come Singapore (149 m³ per abitante), Malta (129 m³ per
abitante), l’Arabia Saudita (118 m³ per abitante), la Libia (113 m³ per abitante), la
Striscia di Gaza (53 m³ per abitante), il Kuwait (10 m³ per abitante), che
dispongono di quantitativi d’acqua particolarmente bassi.
Per avere un quadro d’insieme, si può dire che l’Asia, che raccoglie il 61% della
popolazione mondiale, possiede solo il 36% delle risorse idriche utilizzabili;
l’Europa l’8% di acqua per il 12% della popolazione. In America si riscontra una
tendenza diversa: il 26% delle risorse per il 6% dell’umanità.
Parlando invece della distribuzione temporale, si riscontrano casi di
regioni in cui in alcuni periodi dell’anno l’acqua è più che abbondante, mentre in
altri periodi scarseggia: il Bangladesh è oggetto di cicliche inondazioni, alle quali
però si alternano periodi di grave siccità. I suoi fiumi, il Gange e il Brahmaputra,
sono in piena tra luglio e ottobre, ma rischiano di prosciugarsi tra marzo e maggio.
Nelle praterie canadesi e nell’ovest americano, le nevi che si sciolgono
contribuiscono ad alimentare i fiumi, che però vedono diminuire la loro portata
con l’arrivo della stagione secca, che coincide con il periodo di massima attività
agricola. Il Tigri e l’Eufrate, i due grandi fiumi della mezzaluna fertile, sono
soggetti a grandi piene primaverili, dovute ai depositi di neve. Tuttavia le piene
sono tardive per i raccolti invernali e precoci per quelli estivi. Si aggiunga che nei
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Per una trattazione più estesa sull’argomento, cfr. Frédéric Lasserre, Acqua. Spartizione di una
risorsa, Ponte alle Grazie, Milano, 2004, pp. 200
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