all’incile del Po di Goro, suddiviso per tronchi fluviali. Segue un’analisi delle modalità
di formazione delle piene del fiume Po, suddivise in funzione dei sottobacini che
contribuiscono alla loro formazione.
Il secondo capitolo esamina la tecnica di rilievo laser scanning con la quale è stato
prodotto il rilievo utilizzato per generare la geometria del modello idraulico; i sistemi
GIS a quali appartiene Arcview, e fornisce una spiegazione generale dei modelli digitali
delle quote del terreno, i DTM.
I capitoli terzo e quarto costituiscono il nucleo centrale di questa tesi: il terzo capitolo
contiene l’analisi del sistema golenale del tratto medio inferiore del fiume Po, il quarto
invece riguarda il modello numerico idraulico realizzato.
L’analisi del sistema golenale attuale è preceduta da una sintetica descrizione delle
attività di modellazione idraulica sviluppate nell’ambito del progetto SIMPO, svoltosi
tra il 1980 e il 1984. In particolare si è focalizzata l’attenzione sul modello numerico
idraulico monodimensionale utilizzato e sulle analisi svolte nei riguardi del
comportamento idraulico delle golene. Nella seconda parte sono riportati i risultati
ottenuti dall’elaborazione tramite Arcview del rilievo laser scanning: è stata realizzata
una ricatalogazione delle golene appartenenti al progetto SIMPO ’84, e sono stati
determinati, per ogni golena, i volumi invasabili e le superfici disponibili; i risultati
ottenuti sono stati poi messi a confronto con i dati del progetto SIMPO. Seguono alcuni
richiami di idraulica per quanto concerne i concetti di laminazione e di serbatoio di
laminazione.
Il quarto capitolo è incentrato sul modello numerico idraulico quasi-bidimensionale:
nella prima parte sono spiegate in maniera sintetica le procedure seguite per la
definizione della geometria del corso d’acqua; la seconda parte è dedicata alla delicata
fase di calibrazione del modello, svolta con grande attenzione e scrupolo.
Il quinto capitolo conclude la Tesi con una serie di simulazioni condotte per valutare
l’efficienza del sistema golenale al variare della configurazione del sistema di argini
golenali. Sono stati assunti quattro diversi schemi geometrici, testati con tre differenti
scenari di piena. Gli scenari hanno preso a riferimento sia un evento reale (ottobre 2000)
sia scenari ipotetici particolarmente gravosi.
Le appendici contengono i dettagli del lavoro svolto per la catalogazione delle golene e
per la determinazione dei volumi invasabili, e per la esportazione delle informazioni
2
geometriche da Arcview a Hec – Ras. Si è deciso di collocare la descrizione di queste
importanti fasi dell’attività di tesi in appendice, per non appesantire eccessivamente la
trattazione principale.
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Capitolo 1.
Caratteristiche generali del bacino del Fiume Po.
Il bacino del Po è il più grande d’Italia, sia per lunghezza dell’asta principale (650 km)
che per entità dei deflussi (la portata massima storica defluita nella sezione di chiusura
di Pontelagoscuro, in occasione della piena del 1951, è di 10.300 m
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/s). La superficie
del bacino idrografico, alla sezione di Pontelagoscuro, è pari a circa 70.700 km
2
; ad essa
vanno aggiunte le aree costituenti il sottobacino di Burana-Po di Volano e il Delta.
Il bacino idrografico del Po (Figura 1.1 e Figura 1.2 - AUTORITÀ DI BACINO DEL
FIUME PO – PARMA, Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) –
Relazione di sintesi, 1999) comprende complessivamente 3.210 comuni localizzati in
sette Regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia,Veneto, Emilia Romagna,
Toscana) e nella Provincia Autonoma di Trento. Sono considerati appartenenti al bacino
idrografico tutti i comuni che hanno una porzione di territorio all’interno del bacino
stesso, individuabile alla scala di riferimento 1:250.000. Si hanno pertanto comuni il cui
territorio rientra per intero nel bacino e, lungo il confine idrografico, comuni compresi
per una porzione più o meno estesa di territorio.
1.2. Caratteristiche generali dell'asta.
Il fiume Po nasce dal Monviso a quota 2.100 m s.l.m. Il bacino montano, di superficie
modesta, termina poco a valle di Sanfront (provincia di Cuneo). L'asta fluviale
principale è lunga circa 650 km ed è alimentata da 141 affluenti. Il corso del fiume si
dirige dapprima verso nord, fino a Chivasso, dove converge a est fino a Casale
Monferrato, per poi ripiegare a sud verso Valenza e, infine, nuovamente per rivolgersi a
est. Dalla confluenza del Tanaro all’incile del Po di Goro, per circa 375 km, l’asta
fluviale ha una connotazione prevalentemente artificiale, con regime di deflusso
influenzato dalle condizioni idrologiche e di sistemazione idraulica dell’insieme degli
affluenti, oltre che dalle opere di difesa e di sistemazione direttamente realizzate
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Capitolo 1. Caratteristiche generali del bacino del Fiume Po.
sull’asta stessa.
Gli affluenti principali (Figura 1.3 - AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO –
PARMA, Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) – Relazione di
sintesi, 1999), da monte verso valle, sono in sinistra l’Agogna, il Terdoppio, il Ticino,
l’Olona, il Lambro, l’Adda, l’Oglio e il Mincio; in destra lo Scrivia, il Curone, il
Tidone, il Trebbia, il Nure, l’Arda, il Taro, il Parma, l’Enza, il Crostolo, il Secchia e il
Panaro.
Nel primo tratto, tra il Tanaro e il Ticino, conserva ancora caratteri di tipo
sostanzialmente torrentizio, con una pendenza di fondo dell’ordine di 0,35‰ e piene
con picchi molto ripidi a rapido decorso ed escursioni di livello dell’ordine dei 7-8 m.
La confluenza del Ticino, pur apportando un contributo di superficie sottesa di soli
6.600 km
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(bacino idrografico alla Becca pari a 36.770 km
2
), comporta una
trasformazione del regime del corso d’acqua in senso decisamente fluviale, in ragione
dell’apporto idrico regolato, con un notevole contributo glaciale e trasporto solido
assente, che alimenta gli stati di magra e di morbida; la pendenza media si riduce
bruscamente al 0,18‰, per poi decrescere regolarmente e gradualmente verso valle fino
a circa lo 0,14‰ all’altezza di Revere-Ostiglia (237 km a valle). L’alveo mantiene
caratteri di instabilità, condizionati dagli apporti degli affluenti alpini e appenninici, con
andamento estremamente tortuoso e mobile, nel campo della tipologia pluricursale,
lasciando tracce nella pianura circostante delle passate divagazioni. Le escursioni di
livello superano i 10 m. Le arginature continue su entrambe le sponde hanno tracciato
molto irregolare, risentendo della loro origine frammentaria, con distanze che vanno da
meno di 1.000 m a oltre 4.000 m. Proprio l’elevata distanza delle arginature maestre
delimita lungo l’asta una grande area di laminazione della piena (invaso golenale), in
parte aperta e in parte delimitata da argini secondari che vengono tracimati solo in
occasione delle piene maggiori. L’importanza di tale effetto è qualitativamente intuibile
tenendo conto che a fronte di progressivo aumento verso valle della superficie del
bacino idrografico sotteso (36.770 km
2
a Becca; 67.900 km
2
a Revere), la portata al
colmo delle piene maggiori è normalmente massima a Piacenza o a Cremona e si riduce
progressivamente verso valle, proprio in ragione dell’azione modulatrice esercitata
dall’invaso nelle aree golenali.
Da valle di Revere-Ostiglia, e cioè oltre la foce del Mincio e del Secchia, all’incile del
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Capitolo 1. Caratteristiche generali del bacino del Fiume Po.
Delta le arginature si avvicinano all’alveo e incomincia il tronco inferiore del Po,
caratterizzato da un alveo canalizzato tra le arginature, in alcuni tratti a distanze
inferiori ai 500 m, che non riceve più apporti, a eccezione del Panaro, con una pianura
circostante interessata da un reticolo idrografico minore di bonifica prevalentemente a
scolo meccanico.
In questo tratto l’alveo attuale del Po è quello che si è formato a seguito della famosa
rotta di Ficarolo in sponda sinistra, verificatasi verso l’anno 1140, per cui fu
gradualmente abbandonato il vecchio alveo, che, passando per Ferrara, si suddivideva
nei due rami di Volano e di Primaro, e estromesso il Reno, in precedenza affluente del
Po; il corso oggi visibile, che forse ha occupato un colatore preesistente e ha dato anche
inizio alla costruzione dell’attuale Delta, è il risultato di tale evento singolare, oltre che
dei lavori di deviazione verso sud attuati a partire dal 1600 dalla Repubblica di Venezia.
Sino alla fine del secolo scorso il sistema arginale a partire da Becca non era
completamente chiuso e il Po, e più ancora i suoi affluenti, occupavano liberamente con
le acque di piena la vasta pianura circostante; il tratto terminale funzionava in sostanza
più come scaricatore di un lago che non come un corso d’acqua naturale. La situazione
attuale, con il sistema arginale di Po completato e con l’estensione dello stesso ai
numerosi affluenti, costituisce, nonostante i numerosi interventi attuati, una condizione
molto più critica e di delicata gestione. Dal punto di vista amministrativo l’asta del Po
nel tratto considerato interessa comuni delle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-
Romagna e Veneto.
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Capitolo 1. Caratteristiche generali del bacino del Fiume Po.
Figura 1.1 - Bacino idrografico del Po.
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Capitolo 1. Caratteristiche generali del bacino del Fiume Po.
Figura 1.2 – Principali sottobacini idrografici del Po.
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