in termini relativi dei gruppi immigrati, con una pluralità di gruppi etnici sul 
territorio,  e  assoluti  in rapporto alla  popolazione  totale,  vuoi  per  la relativa 
recenza dei flussi migratori nel nostro paese, che hanno avuto inizio in modo 
massiccio solo nella seconda metà degli anni '80. 
Nazionalità Numero di immigrati
Albania 316.659
Marocco 294.945
Romania 248.849
Cina 111.712
Ucraina 93.441
Filippine 82.625
Tunisia 78.230
Senegal 53.941
Totale 2.357.157
Tabella 1: Provenienza della popolazione immigrata residente in Italia, 20051
Tuttavia, nonostante tutto ciò, possono comunque essere ritrovati degli indizi 
che  la  possono  collegare  alla  categorizzazione  di  cui  sopra:  mi  riferisco 
soprattutto alla presenza nell'ambito politico di un partito nato negli anni '80 e 
ad oggi, gennaio 2006, facente parte della coalizione di governo, la Lega Nord, 
che  ha  fatto  nel  tempo  di  uno  dei  suoi  punti  programmatici  la  difesa 
dell'identità  italiana  contro  le  "contaminazioni"  causate  dall'immigrazione. 
Personalmente  ritrovo  alcuni  punti  in  comune  tra  il  movimento  leghista  e 
formazioni  politiche  inglesi  come  il  Fascist  Union  Movement  di  Oswald 
Mosley,  attivo  negli  anni  del  secondo  dopoguerra,  e  il  ben  più  conosciuto 
National Front di Enoch Powell che infiammerà la scena politica inglese negli 
anni '70.
Il saggio in questione, quindi, sviluppando dettagliatamente le tematiche 
emerse  nel  corso  del  processo  di  integrazione  della  comunità  caraibica  nel 
Regno Unito, si propone di fornire delle linee-guida applicabili al fenomeno 
migratorio in altri paesi europei, rimandando l'analisi di questi ad altri lavori.
1 Fonte: ISTAT
3
Capitolo 1 – La grande stagione migratoria (1948-1962)
1.1 – Le cause dell'emigrazione di massa verso il Regno Unito
Per convenzione si fa risalire la data d'inizio dell'immigrazione west-indian in 
Gran Bretagna al 22 giugno 1948, giorno in cui al porto di Tilbury approdò per 
la prima volta il transatlantico  Empire Windrush,  con a bordo 417 immigrati 
giamaicani2. In realtà già negli anni della seconda guerra mondiale (1939-1945) 
erano stati reclutati dai Caraibi circa 16.0003 persone nei corpi militari della 
Royal Air Force (6.000) e della Merchant Navy (10.000)4, che si trovarono così 
a  stabilirsi  in quel  periodo in Gran Bretagna.  Con la  chiamata alle armi,  il 
Regno  Unito,  per  la  prima  volta,  mostrava  di  fare  affidamento  sulla 
popolazione  caraibica,  e  quest'ultima  reagì  positivamente  con  una  forte 
adesione, sia per patriottismo, sia per interesse, sia per avversione alle politiche 
della  Germania  nazista5.  Inoltre,  si  aprivano  per  la  prima  volta  le  porte 
dell'Europa; infatti, non era mai stato proposto loro dalla madrepatria inglese 
un  qualsiasi  tipo  di  lavoro  nell'Isola,  abbattendo  così  anche  una  barriera 
"virtuale" che sembrava esistere tra i Caraibi e l'Europa. 
La prima campagna di reclutamento ebbe luogo nel 1940 e vide coinvolte 
persone che nell'isola godevano di un alto livello sociale e di istruzione, che 
consideravano  l'esperienza  del  trasferimento  in  Europa  come  una  grande 
opportunità per elevare la loro cultura. Questi vennero reclutati nella Royal Air 
Force,  ed  entrarono quindi  a  far  parte  di  un'istituzione  molto  importante  e 
prestigiosa,  che  li  rendeva  esenti  da  ogni  forma  di  razzismo6.  La  seconda 
campagna di reclutamento ebbe invece luogo  nel 1943-1944, e fu differente 
nella composizione sociale dalla prima poichè in quel periodo la Gran Bretagna 
aveva bisogno di risorse umane che svolgessero principalmente un'azione di 
supporto e di  rifornimento nei confronti  dei  combattenti  di  prima linea: per 
questo ruolo vennero reclutati artigiani e contadini delle zone rurali dei Caraibi. 
2 Fonte: http://www.bbc.co.uk/history/society_culture/multicultural/windrush_01.shtml, 
22/10/2005
3 Fonte: http://www.mgtrust.org/car2.htm, 22/10/2005
4 Ibid.
5 M. Phillips & T. Phillips, Windrush: the irresistible rise of multi-racial Britain, Harper-
Collins, London, 1999, pag. 20
6 Ivi, pag. 26
4
I nuovi arrivati furono accolti con calore, ma la presenza di truppe americane 
con  forti  tradizioni  razziste  nel  Paese,  impedì  loro  di  stabilire  rapporti  di 
amicizia duraturi con la popolazione civile inglese.7
Nel dopoguerra, una serie di fattori spinse la popolazione caraibica ad un 
cambio di prospettiva: innanzitutto, le peggiorate condizioni economiche delle 
colonie,  causate  dalla  forte  riduzione  della  domanda  di  prodotti  grezzi 
nell'immediato dopoguerra, come la canna da zucchero, su cui si fondava quasi 
interamente l'economia coloniale delle isole8; già dal XIX secolo, infatti, gran 
parte della superficie coltivabile e le terre più redditizie erano state utilizzate 
per le grandi piantagioni di zucchero, lasciando solo piccoli lotti di terreno per 
l'agricoltura di sussistenza agli abitanti delle isole. I Caraibi inglesi si trovarono 
così,  nell'immediato  dopoguerra,  a  dipendere  ancora  dal  Regno  Unito  per 
quanto riguarda l'importazione di cibo e generi di prima necessità, il che causò 
un impoverimento generale delle condizioni di vita delle colonie a seguito del 
crollo del valore dello zucchero sul mercato internazionale9. Inoltre, a coloro 
che avevano servito la madrepatria inglese durante la guerra, la vita nei Caraibi 
sembrava molto più lenta, noiosa e con meno possibilità di autorealizzazione di 
quanto fosse prima della loro partenza10. Il soggiorno in Gran Bretagna aveva 
inoltre smascherato il mito dell "uomo bianco" istruito, ricco e potente. Anche 
psicologicamente quindi, i  west-indians si sentirono finalmente perfettamente 
identici  sotto  ogni  punto  di  vista  ai  coloni  inglesi.  Questa  convinzione  di 
inferiorità  era  dovuta  al  fatto  che  nei  Caraibi  i  pochi  bianchi  presenti 
ricoprivano da sempre le più alte cariche istituzionali ed avevano istruzione e 
reddito nettamente superiore a quello della media della popolazione nera. 
So the view in the colonies is that the white man is on top in every respect. The 
civil servant seniors are all European. Governor lives in King's House, you ne-
ver see him. And King's House is the Governor's residential, just next to 
Buckingham palace in the hierarchy of things. [...] And after Buckingham 
Palace comes Heaven, that's the order of things; [...] when you go to England, 
you find that it is not like that. You get a sudden immediate shake-up when you 
7 M. Phillips & T. Phillips, op. cit., pag. 34
8 J. R. Ward, Poverty and progress in the Caribbean: 1800-1960, MacMillan, London, 1985, 
pag. 56
9 Ivi, pag. 58
10 ,M. Phillips & T. Phillips, op. cit., pag. 45
5
find an Englishman that can't read or write. [...] And you go and you find a coal 
heaver [...] working, and you don't expect that11
Questi fattori provocarono ripercussioni in due direzioni: nel ceto medio-alto 
causò  la  nascita  di  un  sentimento  nazionalista  che  porterà  a  chiedere,  e  ad 
ottenere  nel  corso  degli  anni  '50,  l'indipendenza  dei  Caraibi  dalla  Gran 
Bretagna12;  per  la  maggioranza  della  popolazione  invece,  l'unica  alternativa 
percorribile a tutto ciò era l'immigrazione. Questa era sempre stata una costante 
nella  società  caraibica:  ma  mai  prima  del  1948  si  era  assistito  ad 
un'emigrazione  di  massa  verso  la  Gran  Bretagna,  mentre  comune  era 
l'emigrazione  stagionale  in  America Latina e  permanente negli  USA13.  Tale 
mutamento  di  visione  avvenne  a  seguito  del'onda  emotiva  scatenata  dai 
racconti entusiasti degli ex-soldati in tempo di guerra sui loro amici e parenti14, 
oltre che per le pessime condizioni economiche delle colonie. In quegli anni 
venne inoltre risolto il problema logistico: fino alla metà degli anni '40 infatti, i 
collegamenti  con  l'Europa  erano  stati  scarsi,  costosi  e  difficoltosi;  ma 
nell'immediato  dopoguerra,  cominciarono a  essere  stabiliti  collegamenti  più 
efficienti a prezzi inferiori grazie all'istituzione di linee di trasporto navali che 
collegavano  le  varie  parti  dell'Impero  con  una  flotta  di  ex-navi  da  guerra 
convertite  all'uso civile15.  La prima di queste a fare rotta nei Caraibi fu nel 
maggio 1948 la Empire Windrush, che dopo 27 giorni di navigazione approdò 
al porto di Tilbury, nell'Essex, a circa 30 miglia da Londra16.
11 M. Phillips & T. Phillips, op. cit., pag. 45. Interview with Dudley Thompson. 
      Traduzione: "Così la visione nelle colonie è quella dell'uomo bianco al top in ogni ambito. 
Tutte le cariche sono occupate da europei. Il Governatore vive nella King's House, e non si 
vede mai in giro. E King's House, la residenza del Governatore, viene subito  dopo 
Buckingham Palace nella gerarchia delle cose. E dopo Buckingham Palace viene il 
Paradiso, questo è l'ordine; quando si va in Inghilterra, si capisce che non è così. Si ha un 
immediato rimescolamento quando si trova un inglese incapace di leggere e scrivere. E poi 
si trova un minatore al lavoro, e non te lo aspetti."
12 Ivi, pag. 46
13 N. Foner, "The Jamaicans: cultural and social change among migrants in Britain" in 
Between two cultures: migrants and minorities in Britain, Blackwell, Oxford, 1979, pag. 
120-150, pag. 125
14 M. Phillips & T. Phillips, op. cit., pag. 51
15 Ivi, pag. 47
16 Fonte: http://maps.google.co.uk/maps?oi=eu_map&q=Tilbury+Juxta+Clare&hl=it
6
1.2– 1948-1962: immigrazione e settlement nella megalopoli londinese
Questo evento  non fu però  che l'inizio  di  una stagione  di  immigrazione  di 
massa dalle Indie Occidentali: dal 1948 al 1962 sbarcarono infatti in territorio 
britannico una media di circa 15.000 immigrati all'anno; il  periodo in cui si 
registrano i numeri maggiori di immigrazione è però il periodo 1955-196217
.Dopo una prima migrazione prettamente maschile come quella del '48-'5518, si 
assiste infatti al ricongiungimento delle famiglie negli anni successivi. Inoltre, 
le prospettive di lavoro in Europa, combinate con la grave crisi economica che 
ha colpito i Caraibi, ha convinto molti west-indians più restii a cercare fortuna 
in  Gran  Bretagna.  Sul  picco  degli  anni  '60-'61  grava  però  l'incombente 
approvazione  di  una  policy molto  più  restrittiva  sull'immigrazione,  il 
Commonwealth  Immigrants  Act,  sulle  cui  specifiche  tornerò  nel  prossimo 
capitolo.  In questo biennio si calcola infatti l'approdo di circa 120.000 west-
indians sulle coste del Regno Unito  
Year Caribbean Birthplace
1951 17.218
1961 173.659
1966 269.300
1971 304.070
Tabella 2: La popolazione caraibica in Gran Bretagna 1951-197119
17 C. Peach, "Trends in levels of Caribbean segregation, Great Britain, 1961-91", in M. 
Chamberlain ed., Caribbean migration: globalised identities, Routledge, London, 1998, 
pag. 203-215, pag. 203
18 E. Thomas-Hope, Explanation in caribbean migration: perception and the image. Jamaica,  
Barbados and Saint Vincent, pag. 5
19 C. Peach, op. cit., pag. 204
7
Tabella 3: Grafico sull'immigrazione caraibica in Gran Bretagna, 1948-198820
Nel periodo 1948-1962 l'immigrazione era strettamente connessa con l'offerta 
di  lavoro  da  parte  di  alcune  grandi  compagnie,  come la  società  ferroviaria 
nazionale,  la  National  Rail21.  Ne consegue che  si  tratta  di  offerta  di  forza-
lavoro unskilled, non qualificata. 
Gli  immigrati  del  periodo  1948-1962  andarono  a  sostituire  la 
manodopera britannica, decimata dalle perdite subite durante la guerra, e dalla 
mobilità sociale ascendente dei decenni precedenti22. I nuovi arrivati trovarono 
quindi maggiori possibilità di lavoro nei settori più bassi, più faticosi e meno 
remunerati economicamente, che i bianchi stavano abbandonando in un periodo 
che,  dopo  le  ristrettezze  della  guerra,  godeva  di  una  buona  congiuntura 
economica.  Molto  spesso,  erano le  stesse compagnie a  reclutare  nelle  West 
Indies i  lavoratori  prima  che  questi  si  stabilissero  in  Gran  Bretagna, 
incentivando così ulteriormente il fenomeno migratorio garantendo a questi un 
lavoro sicuro.
Analogamente,  come  gli  immigrati  caraibici  sostituivano  i  bianchi  in 
campo  lavorativo,  essi  occuparono  anche  i  quartieri  delle  metropoli  che  i 
bianchi  stavano  abbandonando.  Si  era  infatti  assistito  dagli  anni  '30  a  un 
progressivo svuotamento dei quartieri suburbani delle grandi zone industriali 
(Londra, Birmingham, Manchester e West Yorkshire) a favore di piccoli e medi 
centri23;  gli  immigrati  trovarono  quindi  maggiore  disponibilità  di  alloggi 
20 C. Peach, op. cit., pag. 204
21 Ivi, pag. 205
22 Ibid.
23 C. Peach, op. cit., pag. 205
8
proprio in queste aree periferiche dei grandi centri urbani e industriali. Quasi 
l'80% del totale degli immigrati caraibici si stabilì infatti in quattro principali 
aree  metropolitane:  Greater  London (che  da  sola  ospita  il  58%  della 
popolazione  Black  Caribbean),  West  Midlands (nei  pressi  di  Birmingham, 
15%), Greater Manchester e West Yorkshire (Leeds, Bradford).
White Black Caribbean Total
Great Britain 51.873.794 499.964 54.888.844
Greater London 5.333.580 290.968 6.679.699
West Midlands 2.178.149 72.183 2.551.671
Greater 
Manchester
2.351.239 17.095 2.499.441
West Yorkshire 1.849.562 14.795 2.013.693
Perc. di  
popolazione in 
queste aree
22,58 79,01 25,04
Tabella 4:  Concentrazione relativa dei gruppi etnici nelle aree metropolitane 
della Gran Bretagna, 199124
L'insediamento in queste aree di immigrati caraibici non è quindi stato la causa 
dell'abbandono di questi quartieri da parte dei bianchi a posteriori, quanto un 
fenomeno di replacement population25. 
Nonostante la tendenza alla concentrazione da parte della comunità nera 
in determinate aree della geografia cittadina, non si è comunque verificata una 
"ghettizzazione" di queste aree26. Infatti il livello di segregazione è restato negli 
anni moderato ed è anzi risultato molto più alto e preoccupante nelle zone a 
bassa  concentrazione  di  immigrati,  mentre  nelle  quattro  grandi  aree  di 
settlement si registrano i valori più bassi.
24 Ivi, pag. 206
25 Ibid.
26 Ibid.
9
 10
Città 
 
 
Leicester 
Indice di segregazione 
 
 
43 
Popolazione di origine 
caraibica 
 
4.070 
Oxford 46 1.732
Birmingham 48 42.431
Greater London 49 289.712 
Bradford 56 3.223
Greater Manchester 56 10.390
Liverpool 68 1.479 
Leeds 72 5.102
 
Media USA  80  n.d. 
Tabella 5: Indici di segregazione
27 
della popolazione caraibica nelle principali 
città inglesi, 1991
28
 
 
Si può quindi parlare di una segregazione spaziale a cui però non corrisponde, 
se non in misura largamente minore, una separazione sociale tra la comunità 
Black Caribbean e la comunità bianca. Questi valori, che rappresentano la 
situazione al 1991, non sono comunque significativamente differenti rispetto a 
quelli registrati negli anni '60.  
                                                 
27
 L'indice di segregazione viene misurato attraverso due indici molto simili: Index of 
dissimilarity (ID) o Index of segregation (IS). L'ID rappresenta la percentuale della 
popolazione che dovrebbe trasferirsi dalla sua area di residenza per riprodurre la distribuzione 
della popolazione totale nella città. L'IS rappresenta lo stesso valore tranne che misura il "target 
group" in confronto alla popolazione totale a cui viene sottratto lo stesso gruppo target. IS e ID 
sono interscambiabili tra loro. Entrambi hanno un intervallo tra 0 (valore a cui corrisponde una 
mancanza assoluta di segregazione) e 100 (segregazione massima) 
28
 C. Peach, op. cit., pag. 207 29 Ibid. 
1.3– Analisi di statistiche incrociate su immigrazione e disoccupazione
Molto  spesso  si  tende  a  correlare  un  fenomeno  migratorio  di  massa  con 
un'inevitabile  aumento  di  disoccupazione  nelle  aree  in  cui  l'immigrazione 
avviene; nel caso west-indian, invece, una simile correlazione è quanto di più 
lontano possa esserci dalla verità. Infatti, nel periodo 1948-1959, ad un alto 
tasso di disoccupazione in Inghilterra corrisponde una contenuta immigrazione 
in termini assoluti; viceversa, ad un basso tasso di disoccupazione, corrisponde 
un aumento proporzionale di nuovi  settlers. L'immigrazione è cioè più forte, 
più  consistente  nei  periodi  in  cui  vi  è  un'alta  offerta  di  impiego.  Una 
spiegazione di  questo fatto  può essere che molto spesso  gli  stessi  datori  di 
lavoro,  in  particolare  le  grandi  compagnie nazionali30,  andassero a  reclutare 
direttamente  nelle  colonie  la  manodopera  di  cui  essi  avevano  bisogno.  La 
forza-lavoro reclutata era prevalentemente unskilled e l'offerta riguardava lavori 
di manovalanza per quanto riguarda gli uomini, e occupazioni nell'ambito dei 
servizi sociali per le donne31. Tutto questo accadde per la già citata mobilità 
verso l'alto da parte della popolazione bianca verso lavori più riconosciuti e 
meglio remunerati. Questa tendenza non è però applicabile nel periodo 1960-
1962. In questi anni infatti la discussione in Parlamento di un provvedimento 
assai più restrittivo sull'immigrazione quale il  Commonwealth Immigrants Act 
provocò un'ondata migratoria di vasta portata nel tentativo di battere sul tempo 
l'approvazione del provvedimento e di stabilirsi nel Paese per tempo. I tentativi 
di  porre  maggiori  controlli  sull'immigrazione  ebbero  quindi  l'effetto 
paradossale  di  aumentarla  a  dismisura32 e  di  sfalsare  il  rapporto  di 
proporzionalità inversa tra immigrazione e disoccupazione che si era avuto nel 
decennio precedente, e che permise alla società britannica di "assorbire" senza 
troppi problemi in campo occupazionale la presenza degli immigrati.
30 C. Peach, op. cit., pag. 207. 
31 Ibid.
32 Ivi, pag. 205
11