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1-Individuazione e problematiche dei vari gruppi
di disabili
Molteplici sono le categorie di disabili che possono presentarsi in studio
odontoiatrico, quindi è di fondamentale importanza individuarle e conoscerne le
peculiarità, in particolare sapere quali sono le principali problematiche che
spingono il disabile a ricorrere ad un intervento odontoiatrico. Per tale motivo in
questo capitolo saranno descritte varie condizioni handicappanti ,fra le più
comuni, esaminando l’eziologia e gli aspetti clinici.
Forme neuropsichiatriche
La forme cliniche che possono dare luogo ad un handicap neuropsichico,
possono essere riunite in tre gruppi:
1) Forme psichiche:
Insufficienza Mentale
L’Insufficienza Mentale (IM, incidenza del 3% circa della popolazione in età
scolare) è caratterizzata da un rallentamento delle fasi di sviluppo, con
alterazioni anche della sequenza in cui queste fasi si realizzano (eterocronia). In
genere si verifica una riduzione marcatissima di quella capacità di comprensione
che dall’età di 5 mesi in poi caratterizza i bambini. Nei bambini normali, infatti,
vi è la possibilità di seguire con attenzione un oggetto, raccogliendo nel
frattempo una ricca messe di sensazioni, informazioni e sfumature
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dall’ambiente. Il bambino insufficiente mentale segue al massimo una traccia e
spesso lo fa in modo labile ed incostante. Operativamente nell’IM media o
grave, l’handicap è determinato dalla mancanza della possibilità di gestire
l’adattamento nel rapporto con il mondo esterno e con il mondo interno, per un
difetto che psicologicamente si esprime con la costante necessità dell’intervento
di un “Io Ausiliario” che svolga i compiti suddetti.
Caratteropatie
Nelle caratteropatie gravi il pensiero è praticamente sostituito da azioni dette
agiti con le quali il soggetto continua a rappresentare una reiterazione senza fine
,le problematiche ed i personaggi del proprio mondo interno, tenendo conto
dell’ambiente soltanto quel tanto che esso costituisce spunto per tali
rappresentazioni.
Forme particolari sono costituite dall’anoressia mentale, in cui il terrore di
essersi distrutte la dentatura rende le pazienti estremante ansiose e, in una certa
fase, continuamente alla ricerca di cure addirittura ossessive per i denti.
Oggettivamente, il prolungato digiuno in una fase come quell’adolescenziale, in
cui la necessità calorica è superiore al consueto, determina con gran facilità
decalcificazioni e carie.
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Psicosi
Le psicosi dell’età evolutiva, soprattutto quelle precoci infantili, sono
caratterizzate da una costante confusione del soggetto fra i contenuti del proprio
mondo interno e gli oggetti del mondo esterno. Il rapporto fra il soggetto ed il
mondo esterno è caratterizzato da un’ambivalenza affettiva grave, perciò il
soggetto, avvicinandosi all’oggetto d’interesse, avverte una progressiva ostilità
fino a doverlo allontanare, attaccare o addirittura distruggere. Nella maggior
parte dei casi di psicosi infantili questo processo avviene anche proprio a livello
mentale, per questo questi bambini hanno una gravissima difficoltà cognitiva, in
quanto sono costretti ad aggredire i contenuti stessi della loro mente
spogliandoli delle caratteristiche che avevano suscitato l’interesse stesso.
Le psicosi si possono clinicamente distinguere in:
1) autismo infantile precoce di Kanner
2) psicosi simbiotica di Mahler
3) schizofrenia infantile di De Sanctis
4) forme miste.
Autismo infantile precoce: comincia fin dalla nascita con manifestazioni come
mancanza di richiamo per gli adulti, mancanza della risposta del bambino
piccolo al coccolamento, mancanza del gesto preparatorio (per cui a quattro
mesi il bambino tende le braccia se qualcuno fa l’atto di prenderlo in braccio),
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ritardo e gravi alterazioni del linguaggio (che si presenta con ripetizione di intere
frasi colte dall’ambiente, usate senza un significato comprensibile per chi non ne
ha pratica). Questi bambini sembrano sostituire alla consapevolezza della
propria identità la rassicurante certezza di un ambiente che rimane uguale, e alla
complessa sollecitazione prodotta dall’ambiente, capace di stimolare la
percezione allucinatoria, le sequenze ossessive di un gioco che rimane sempre il
medesimo.
Psicosi simbiotica: l’inizio, spesso drammatico, si ha a 3/4 anni, con gravi crisi
d’angoscia, disturbi del sonno e dell’alimentazione, atteggiamento di grave
dipendenza ed aggressività diretta nei confronti della madre, perdita
dell’organizzazione della personalità con smarrimento in giochi percettivi (come
quello di fissare con la coda dell’occhio superfici in movimento o le proprie
mani che sfarfallano ai margini del campo visivo). In questo quadro il bambino
sembra oscillare continuamente da un isolamento pieno d’angoscia ad una
vicinanza piena di paura, che si risolve nella ricerca del limite fra sé e altro da
sé, per effetto di un’aggressività che produce nella madre reazioni difensive;
soltanto fra i due punti estremi dell’oscillazione il bambino sembra per un attimo
in pace.
Schizofrenia infantile: inizia generalmente in età prepuberale ed è caratterizzata
dal rapporto allucinatorio con il mondo. L’allucinazione non è una « percezione
senza oggetto », come la definiva la psichiatria classica, bensì un concreto (cioè
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percepito) oggetto al posto di uno che manca (manca di fatto affettivamente) e
cioè è in qualche modo un analogo del simbolo e non della percezione. E' per
questo che nella schizofrenia infantile l’elaborazione cognitiva si ferma, anzi
regredisce, mentre tutte le attività della vita quotidiana si frammentano e
rimangono dipendenti in modo effimero solo da abitudini che rappresentano i
fragili binari di un progetto di sviluppo e d’adattamento destinato a fermarsi.
Per le caratteristiche sopra esposte, le psicosi infantili determinano un grave
stato di handicap nel quale la rigidità mentale rende molto difficile l’adattamento
anche in età adolescenziale ed oltre. Abitudini perverse, come mettere in bocca e
masticare sassi od altri oggetti impropri, atteggiamenti come bulimia, grave
inibizione a mordere e masticare, autolesionismo verso la bocca o i denti,
producono talora situazioni sconcertanti.
2) Forme neurologiche:
Fisse
Comprendono le Paralisi Cerebrali Infantili (PCI) o gli esiti d’affezioni
vascolari, traumatiche, tumorali o infettive del sistema nervoso. Tali forme
compromettono le strutture del Sistema Nervoso Centrale (SNC) e del midollo
spinale che governano la postura e producono il movimento. Esaminiamo in
particolare per il loro interesse specifico le PCI.
Per PCI s’intende secondo la definizione del J.F. Kennedy Institute di Baltimora:
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«un disordine non progressivo dell’apparato motorio, dovuto ad una lesione o ad
un’alterazione del cervello avvenuta nel periodo di crescita del cervello stesso ».
La media d’incidenza è dell’l, 9%. In base al tipo di disturbo motorio si
distinguono (in accordo con la classificazione più comune dell’American
Academy for Cerebral Plasy) 4 forme principali: 1) spastica; 2) distonico-
atetoide; 3) atassica; 4) mista.
In questi soggetti la compromissione motoria può essere minore (monoparesi,
emiparesi, paraparesi) oppure maggiore (tetraparesi) compromettendo il collo
(che in questi casi governa l’impostazione posturale), gli arti superiori ed
inferiori ed il tronco.
Progressive
Le forme neurologiche progressive sono generalmente suddivise in degenerative
o metaboliche e comportano diversi ordini di problemi. La compromissione del
SNC e/o periferico determina una sintomatologia complessa per varietà
d’espressione e combinazione semeiologica (patologia motoria e/o sensitiva,
deterioramento mentale, epilessia) che va incontro ad altre modificazioni nel
tempo. Nelle forme metaboliche poi, in particolare, si può avere coinvolgimento
anche d’altri organi o apparati con sintomatologia ancor più complessa. Si tratta
di forme progressive ad inizio estremamente vario, che interessa l’intero arco
dell’età evolutiva, ad esito infausto, in cui il decorso è assai diverso perfino
nell’ambito della stessa malattia. In linea generale i decorsi possono essere
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rapidamente o lentamente progressivi a peggioramento costante (eccetto
eventualmente negli ultimi periodi) o a poussées con lunghi periodi di plateau
(anche d’anni), con stabilizzazioni a livelli sempre più gravi sino all’exitus.
Molto spesso la via terminale comune è verso una situazione di decerebrazione
con una gravissima disfagia che rende l’apparato odontostomatologico
funzionalmente inutile.
Concludo questo breve excursus sul complesso capitolo delle forme
neurologiche progressive, tenendo presente che pur trovandosi di fronte a
malattìe quasi tutte ad esito letale più o meno precoce, è doveroso, agli effetti
della vita quotidiana di questi soggetti, attuare quelle cure che consentono
quanto meno il minor numero di sofferenze possibili.
Va anche ricordato come alcuni di questi bambini perdano nella fase terminale
della malattia qualunque possibilità di esprimere una reattività, mantenendo una
normale sensibilità al dolore.