5 
 
Introduzione 
 
 
Solo pochi anni fa era impensabile che un programma informatico potesse elaborare 
un'entità virtuale, da scambiare fra più parti, in maniera sicura e anonima, senza l'intervento 
di un'autorità centrale. 
Bitcoin
1
 ha reso possibile tutto questo, inaugurando una nuova fase dell'informatica 
applicata alla società, dimostrando l'utilità del ricorso al mondo virtuale, rivelando la 
sicurezza della crittografia, mettendo in dubbio l’indispensabilità degli enti centrali.  
L'utilizzo della moneta virtuale per effettuare transazioni rappresenta soltanto una, 
sicuramente quella finora più affermata e sviluppata, delle applicazioni che sfruttano la 
tecnologia alla base di Bitcoin, la c.d. "Blockchain", tramite la quale in un futuro non troppo 
lontano moltissime attività potrebbero essere eseguite in ambito esclusivamente virtuale, 
attravarso protocolli sicuri e decentralizzati. 
In ambito monetario i bitcoin hanno già stravolto ogni paradigma. 
Ne è nata, ed è già diffusa, una moneta virtuale dalle potenzialità enormi, utilizzabile in 
maniera quasi istantanea, senza l'ausilio di alcun istituto finanziario, impossibile da 
falsificare e molto difficile da rubare, con una circolazione totalmente tracciata e che 
garantisce la privacy dei suoi utilizzatori, mediante l'anonimato. 
In un modo digitale in continua evoluzione in cui, non solo le operazioni finanziarie, ma 
anche gli acquisti di beni di consumo si realizzano in rete con l’ausilio e l’intermediazione 
dei giganti dell’e-commerce, alla valuta tradizionale, che dall’alba dei tempi domina il mondo 
finanziario e la società civile, si stanno prepotentemente affiancando le c.d. criptovalute, 
sottratte al controllo di governi e istituzioni e interamente gestite da gruppi di privati. 
Vocaboli fino a poco tempo fa poco conosciuti come ‘Blockchain’, ‘Bitcoin’, ‘ICO’ ed 
‘Ethereum’ sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano, non solo di broker finanziari e 
addetti ai lavori, ma anche della gente comune, che può utilizzare tali strumenti sia per fare 
transazioni e acquisti che per speculare sulle stesse. 
Al giorno d'oggi, grazie all’avvento di tecnologie sempre più innovative chiunque può, in 
pochi minuti, creare un proprio wallet presso una delle miriadi di piattaforme presenti in rete 
e, con una manciata di euro, acquistare frazioni di monete virtuali presso un exchanger (un 
convertitore di valuta reale in valuta virtuale), semplicemente digitando un tasto sul proprio 
device. 
Il valore delle stesse ha superato ogni aspettativa: ad esempio il bitcoin, pur con qualche 
oscillazione ha raggiunto numeri impressionanti, arrivando a superare oltre 68.000 $ nel 
novembre del 2021. 
Ma qual è la forza motrice delle criptovalute? 
Alla base delle valute virtuali, come prima anticipato, vi è la c.d. "catena di blocchi" (o 
Blockchain). Si tratta di un meccanismo assai complesso, una sorta di registro contabile del 
tutto assimilabile a quello utilizzato dalle banche per la registrazione delle transazioni, dei 
movimenti o dei saldi in conto corrente. Tratto peculiare della catena, che differenzia questo 
                                                           
1
 Per convenzione, mentre il vocabolo 'bitcoin', scritto in minuscolo, indica la moneta virtuale, il termine 'Bitcoin', con 
l'iniziale maiuscola, sta ad indicare il protocollo, ovvero la tecnologia e la rete utilizzata per generare e trasferire la 
moneta virtuale.
6 
 
modello di registro da quello citato e da tutti gli altri esistenti, è la totale assenza di 
centralizzazione: ossia, anziché essere affidato ad un unico soggetto, la catena viene 
distribuita e messa a disposizione di tutta la serie di “nodi” che rappresentano gli utenti. Non 
esistono, dunque, gerarchie: ogni server può essere sia elaboratore che controllore e ha a 
disposizione, non solo lo storico di tutte le transazioni effettuate dalle origini del sistema, ma 
anche i protocolli informatici per la lettura, l’elaborazione e il controllo sull’autenticità dei dati, 
al fine di poterne correggere eventuali errori o segnalare al sistema di nodi manomissioni in 
maniera totalmente autonoma. 
Nella gamma di infinite applicazioni della Blockchain, rientra il protocollo di funzionamento 
del bitcoin, ad oggi la criptovaluta più conosciuta e diffusa tra le oltre mille ormai esistenti: 
in pratica, tutte le transazioni confermate dagli utenti sono salvate nella Blockchain, e tramite 
il proprio wallet si può verificare quanti altri bitcoin si hanno a disposizione per poter 
effettuare transazioni. Tutto il sistema è protetto da crittografia, che lo rende sicuro contro 
gli attacchi informatici. 
Tale piattaforma, inoltre, può essere utilizzata anche per la gestione di transazioni e scambi 
di informazioni e dati in settori completamente diversi dal finance e dal payment (ad 
esempio, per trasferire la proprietà di auto, case, azioni, musica, film e potenzialmente 
qualsiasi bene, digitale o fisico, in tempo reale e senza costi). A ciò si aggiunga, l’ulteriore 
beneficio di non dover passare da un intermediario. 
Ad oggi il sistema Blockchain si presta alle più svariate funzioni, tant’è che si è soliti parlare 
di "sistemi Blockchain", a dimostrazione del fatto che a distanza di un solo decennio dalla 
nascita della prima piattaforma, nascono in rete Blockchain a ritmi vertiginosi. 
Le criptovalute rappresentano un’innovazione epocale nell’era cibernetica, a detta di molti 
seconda soltanto all’avvento di internet: la commistione tra possibilità di profitto e anonimato 
(favorito dai progressi della crittografia), unitamente alla facilità con cui possono essere 
effettuate operazioni in tempo reale tra soggetti sparsi in tutto il pianeta, rendono ancor più 
appetibile l’utilizzo di tale strumento virtuale. 
A ciò si deve aggiungere che, diversamente dalla moneta tradizionale, dietro cui si celano 
politiche monetarie nazionali e internazionali o diktat di enti bancari centralizzati, le 
criptovalute restano disancorate da qualsiasi legame convenzionale o materiale: il loro 
valore, pertanto, soggiace unicamente alle regole di domanda e offerta. 
Tuttavia, l’assenza di un “controllore” è probabilmente la ragione alla base della loro 
eccessiva volatilità che, in ultima istanza, ha impedito a queste ultime, nonostante le 
indiscutibili potenzialità, di raggiungere lo scopo prefissato di diventare una moneta di 
scambio di uso generalizzato; tale punctum dolens è da considerarsi unitamente al 
frequente rischio di cadere in truffe perpetrate mediante tale strumento, quali "schemi Ponzi" 
o situazioni in cui exchanger funzionano per qualche tempo e poi, quando sembrano iniziare 
a farsi una fama di solidità, chiudono di colpo. 
Ciò che è certo è che la criptovaluta ha, sin da subito, suddiviso gli animi di chi con essa ha 
avuto a che fare: pionieri entusiasti da una parte, detrattori, soprattutto istituzionali, dall’altra. 
Tra questi ultimi, ad esempio, si possono citare i governi di Vietnam, Bolivia, Arabia Saudita, 
Kirghizistan, Ecuador, Marocco e bangladesh, che hanno vietato i bitcoin. Altri paesi, come 
Cina e Corea del Sud, hanno adottato una regolamentazione severa degli scambi tramite 
bitcoin, altri ancora, come l'Italia, sono in attesa di meglio comprendere il fenomeno.
7 
 
Per una fetta consistente dell'opinione pubblica, sin dagli albori della diffusione, le 
criptovalute sono diventate il nemico pubblico numero uno, accusati di essere strumenti 
serventi e propedeutici a condotte illecite, a causa dei vari rischi connessi al loro utilizzo
2
: in 
un primo momento, infatti, i bitcoin sono stati additati come responsabili dello spaccio di 
sostanze stupefacenti, traffico di armi e di qualsiasi altro prodotto illecito. Si è sostenuto da 
più parti che, i bitcoin rappresentano la moneta preferita dalle organizzazioni criminali 
impegnate nel traffico di droga nell'ambito del deep web, quella parte sommersa di internet 
non tracciata dai tradizionali motori di ricerca in cui sono effettivamente presenti diverse 
piattaforme online dedicate alla vendita di beni illegali e in cui la moneta di scambio più 
utilizzata è effettivamente il bitcoin. 
Quando, però, è stato evidenziato che in realtà i bitcoin non sono poi così anonimi e che le 
valute tradizionali sono utilizzate molto più delle criptovalute per finanziarei traffici illeciti, si 
è spostato il focus sui rischi connessi al finanziamento del terrorismo derivanti dall'utilizzo 
di bitcoin, dato che esso sarebbe lo strumento preferito dai terroristi per trasferire somme di 
denaro, sebbene su tale aspetto vi siano opinioni divise
3
. Anche in tal caso, si è replicato 
che non sono mai emersi indizi concreti a sostegno di questa ipotesi, dato che i terroristi 
notoriamente utilizzano canali di trasmissione del denaro molto più anonimi e veloci dei 
bitcoin (come i money transfer o i cash couriers). 
Si è detto, infine, che le criptovalute sono uno strumento ad alto rischio di essere sfruttato 
per scopo di riciclaggio di denaro sporco
4
: sembra che tutte le istituzioni finanziarie del 
mondo siano ossessionate da questo problema. L'Autorità Bancaria Europea (EBA), la 
Banca Centrale Europea (BCE) e l'Autorità Europea di Vigilanza sui Mercati (ESMA) hanno 
                                                           
2
 Cfr. CAPACCIOLI S., Criptovalute e bitcoin: un'analisi giuridica, Giuffrè, Milano, 2015, p. 5, secondo cui gli organi di 
informazione offrirebbero un'immagine distorta di questa nuova tecnologia informatica, derivante principalmente da 
una scarsa conoscenza della materia delle monete virtuali e dalla volontà di mettere in risalto gli aspetti pericolosi per 
aumentare l'interesse dei lettori. Anche il CNEL, nel 2014, ha posto in risalto la questione dei rischi legati alla difficile 
tracciabilità delle transazioni in bitcoin: l'anonimato di tale moneta virtuale, infatti, avrebbe dei risvolti preoccupanti 
per le autorità fiscali e per quelle di polizia. Per le prime, l'evasione di ogni tassa sulle transazioni commerciali e 
finanziarie è evidentemente inaccettabile, tanto che in alcuni paesi (Regno Unito, Norvegia) sono state emanate delle 
norme che assoggettano queste transazioni ad una sorta di IVA del 20%. Per le autorità preposte al contrasto 
dell'illegalità la sfida è quella di prevenire e stroncare l'uso sempre più diffuso di questa moneta sui siti illegali, quali 
quelli di commercio di armi, droga e sesso. 
3
 In senso favorevole SANDERS L., Bitcoin: Islamic State's online currency venture, in Dw.com, 20 settembre 2015. Di 
contrario avviso è YAYA FANUSIE, direttore del Center of Sanctions ond Illicit Finance, un passato da analista economico 
per la C.I.A., secondo cui i bitcoin non sono uno strumento utile per i gruppi terroristici, sia perché le transazioni possono 
essere ricondotte ai loro autori esia perché i bitcoin non possono essere convertiti velocemente in moneta legale. Si 
veda FREDIANI C., Bitcoin e riciclaggio: tutto quello che sappiamo, in La Stampa.it, 6 febbraio 2018. 
4 
Si veda PEZZANI F., Bitcoin, finanza mitologica, in Italia Oggi, 28 dicembre 2017. Anche secondo i servizi segreti italiani 
i bitcoin sono già stati utilizzati dai criminali per riciclare denaro. Si veda CUSTODERO A.-DI MARIA G., New York, 
finanziava Isis con frodi a Bitcoin: arrestata giovane pachistana, in Repubblica.it, 15 dicembre 2017. Dello stesso avviso 
è l'economista statunitense Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia nel 2001, secondo cui se fosse regolamentato 
in modo che non si potesse usare a fini di riciclaggio di denaro e tutte queste altre cose, non ci sarebbe alcuna domanda 
relativa al bitcoin. Si veda DA COSTA P.N., Joseph Stiglitz, Nobel per l'economia: 'Il Bitcoin non ha alcuna funzione lecita, 
abbiamo già un buon mezzo di scambio, si chiama dollaro', in BusinessInsiderItalia.com, 29 gennaio 2018. Si veda ancora 
TIZIAN G., I Bitcoin piacciono anche alla mafia: così 'ndrangheta e camorra riciclano il denaro, in L'Espresso.it, 24 gennaio 
2018. Secondo l'Autore, la moneta virtuale verrebbe utilizzata dalla mafia per riciclare il denaro sporco. I bitcoin, infatti, 
potrebbero essere acquistati con denaro contante, senza alcun tipo di controllo e in perfetto anonimato. L'articolo 
prosegue con le dichiarazioni di FRANCESCO TAVERNA, direttore tecnico della polizia postale. Secondo quest'ultimo i 
bitcoin verrebbero utilizzati a fine di riciclaggio dai vari cambiavalute virtuali.
8 
 
pubblicamente denunciato il rischio che le monete virtuali possano essere utilizzate a fini di 
riciclaggio. Tale appello è stato condiviso dall'Unità d'Informazione Finanziaria (UIF) e dalla 
Banca d'Italia. Anche i media, quando parlano delle criptovalute, spendono spesso parole 
di diffidenza se non apertamente di condanna, come se la natura illecita dei bitcoin fosse un 
dato incontrovertibile. 
Il presente elaborato si propone, dunque, nella prima parte, di ripercorrere le tappe 
fondamentali della nascita di bitcoin. Questo a dimostrazione che la criptovaluta, oggi 
associata ad uno strumento per commettere illeciti in realtà ha delle origini e finalità del tutto 
diverse.  
Bitcoin nasce nel contesto storico degli anni ’90 quando una comunità di attivisti informatici 
denominati cypherpunk ha lavorato ad un progetto di moneta digitale al fine di creare uno 
strumento innovativo alternativo al sistema di pagamento tradizionale, dipendente dagli enti 
sovrani che lo governano e che ne hanno il controllo. 
Si passa successivamente a descrivere dettagliatamente gli aspetti tecnici di bitcoin. Questo 
passaggio è fondamentale per comprenderne il funzionamento e affrontare gli argomenti 
che seguono con cognizione di causa. Spesso le criptovalute sono al centro dell’attenzione, 
tutti ne parlano e molti dispensano consigli su come speculare sulle stesse mentre altri fanno 
ipotesi assurde sulla sopravvivenza di tale tecnologia, ma pochi conoscono effettivamente 
gli aspetti tecnici e il reale funzionamento e quindi le sue potenzialità.  
La scarsa comprensione appena citata e le peculiarità che contraddistinguono bitcoin hanno 
creato, e continuano a creare, difficoltà nell’inquadramento giuridico tale fenomeno. 
A tal proposito il secondo capitolo ripercorre i confusi tentativi di definizione giuridica delle 
criptovalute partendo da una panoramica generale fornita dalla dottrina per poi scendere 
nel dettaglio con gli inquadramenti diffusi dalle autorità e dalla giurisprudenza.  
Una volta compreso a pieno il fenomeno dal punto di vista tecnico e giuridico si arriva al 
cuore del presente elaborato: esaminare l’utilizzo illecito delle criptovalute con particolare 
approfondimento della connessione con il reato di riciclaggio.  
Infatti, il capitolo in questione parte con una panoramica sulla attuale normativa antiricilaggio 
per poi cercare di comprendere se l’acquisto dei bitcoin con denaro di provenienza illecita 
possa rientrare nei reati di cui agli artt. 648-bis e 648 ter1, c.p.. Si distingue, a tal fine, le 
ipotesi di acquisto dei bitcoin ad opera di un soggetto diverso dall’autore del reato 
presupposto, da quelle – molto più diffuse – in cui sia lo stesso autore del reato base a 
“ripulire” la moneta virtuale. Si procede con una disamina giuridica della connessione tra il 
finanziamento del terrorismo e il mondo delle crypto. Per completezza di trattazione 
vengono descritti anche i più frequenti crimini informatici nei quali è presente una condotta 
attiva dell’autore del reato.  
Proseguendo, in qualità di Ufficiale del Corpo, ho esteso il percorso del presente elaborato 
al ruolo che assume la Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto dei fenomeni illeciti 
compiuti grazie e attraverso l’utilizzo delle criptovalute.  
L’approfondimento in questione tratta sia le modalità di effettuazione dei controlli e la cornice 
normativa che li legittima, sia le tecniche operative di identificazione dei flussi illeciti nella 
rete, considerando quindi l’importanza dell’attività di analisi e di studio del fenomeno. 
In conclusione, non ho potuto non riportare i recentissimi interventi legislativi sulla materia 
da parte delle autorità nazionali ed europee.
9 
 
Il nuovo quadro giuridico di compliance rivoluziona l’approccio alle criptovalute e si pone 
l’ambizioso obiettivo di regolamentare un fenomeno assai complesso e mutabile, al fine di 
tutelare gli utilizzatori e limitare i fenomeni illeciti cercando però di non incorrere nel costante 
pericolo di soffocare un mercato florido e pieno di potenzialità dal punto di vista 
dell’evoluzione tecnologica.
11 
 
CAPITOLO I 
CRYPTOVALUTE E BLOCKCHAIN: EVOLUZIONE STORICA E 
CARATTERISTICHE PRINCIPALI 
 
 
 
 
1. Nascita, evoluzione e diffusione delle criptovalute 
Le radici delle criptovalute possono essere fatte risalire alla fine del secolo scorso e, più 
precisamente, all'inizio degli anni '90. Fu allora che nacque la comunità di attivisti nota come 
"cypherpunk"
5
. Questa comunità era composta da scienziati informatici il cui obiettivo era   
anche creare una valuta digitale. Non erano terroristi o organizzazioni dedite al traffico di 
stupefacenti o al riciclaggio di denaro, come è stato riportato talvolta in letteratura
6
. Erano 
semplicemente programmatori, alcuni provenienti dal mondo accademico, che credevano 
che il software dovesse essere open source e disponibile a tutti gli utenti. Erano contrari a 
qualsiasi ipotesi di sfruttamento commerciale delle risorse informatiche, e ritenevano che la 
protezione della privacy e dell'anonimato su Internet fossero diritti che meritassero una 
protezione assoluta e necessaria. 
Non sorprende pertanto che la comunità cypherpunk è stata la prima ad adottare i bitcoin, 
per via del fatto che la criptovaluta ha brillantemente implementato le varie teorie sviluppate 
all'interno di essa. La comunità cypherpunk è stata fondata nel 1992 da un gruppo di menti 
brillanti, tra cui il matematico e professore Eric Hughes, ex capo della divisione della società 
americana Intel Timothy C. May, e lo scienziato informatico milionario in pensione John 
Gilmore. La Blockchain è nata un anno prima, con l'articolo “How to time-stamp a digital 
document” (1991) di Stuart Haber e W. Scott Stornetta con cui veniva proposta una 
soluzione alla certificazione temporale e di autenticità delle operazioni informatiche
7
. 
I cypherpunk nelle loro riunioni discutevano di crittografia e delle sue implicazioni politiche 
e sociali, soprattutto a seguito di due studi, risalenti agli anni 70, che avevano suscitato 
grande entusiasmo degli addetti ai settori: si trattava della pubblicazione del Governo 
americano denominata Data Enscription Standard (DES)
8
 e del primo lavoro pubblicamente 
disponibile avente ad oggetto la materia della crittografia a chiave pubblica di Whitfield Diffie 
e Martin Hellman
9
.  
                                                           
5
 Il termine “cypherpunk” è stato coniato dal giornalista Jude Milhon, che chiamò cypherpunk i partecipanti ai primi 
incontri, combinando i termini “cipher” e “cyberpunk”. “Cypher” in crittografia rappresenta l'algoritmo usato per 
crittografare e decrittografare una determinata comunicazione; 'cyberpunk', invece, è la corrente letteraria degli Anni 
Ottanta che auspicava il cambiamento della società attraverso la tecnologia e la cibernetica. Cfr. DOCTOROW C., X, 
Newton narrativa, Roma, 2008; BETHKE B., Cyberpunk, in Amazing Science Fiction Stories, vol. 57, n. 4, novembre 1983. 
6
 Si veda LAUDATI A., prefazione, in RAZZANTE R., (a cura di), Bitcoin e criptovalute, Maggioli, Rimini, 2018, p. 7, secondo 
cui i bitcoin sarebbero nati in maniera "veramente ingegnosa" per dotare la parte più sommersa del web, ovvero la c.d. 
Dark Net, di una moneta non tracciabile. 
7
 FERRARI E., Bitcoin e criptovalute: la moneta virtuale tra Fisco e antiriciclaggio, in Il Fisco, n. 9/2018, p. 861. 
8
 Data Encryption Standard, consultabile su http://nvlpubs.nist.gov/sp958-lide/250-253.pdf.  
9
 W. DIFFIE-M.HELLMAN, New directions in Cryptography, in Ieee Transactions on Information Theory, vol. IT-22, n. 6, 
novembre 1976; S. LEVY, Crypto rebels, Wired, 2 gennaio 1993.
12 
 
Questi studi hanno fornito il primo quadro teorico per comunicazioni crittografate sicure e 
anonime su Internet. Prima di questo, la crittografia era in gran parte sconosciuta al di fuori 
dei circoli militari e considerata inutilizzabile dai privati cittadini. 
I tre fondatori del gruppo di ricerca ritenevano che lo sviluppo della crittografia fosse 
necessario per garantire un internet veramente libero, anche ponendosi in contrasto con gli 
attori governativi a causa del loro intramontabile interesse di controllo nei confronti della 
popolazione. 
I primi incontri del gruppo di studiosi si svolgevano di persona, ma man mano che il gruppo 
cresceva, iniziarono ad incontrarsi online tramite un sistema di comunicazione che 
consentiva la registrazione aperta e anonima
10
 (era sufficiente fare richiesta d’iscrizione 
inviando un messaggio di posta elettronica a [email protected]). Questo 
sistema consentiva ai membri di inviare e-mail a un server, che avrebbe poi inoltrato il 
messaggio a un elenco destinatari accreditati. 
In pochi anni, il numero degli iscritti alla mailing list crebbe consistentemente; nel 1994 erano 
circa 700 e nel 1997 quasi 2.000, con circa 100 messaggi scambiati di media al giorno. 
Quello che era iniziato come un gruppo di informatici appassionati di crittografia diventò 
gradualmente un vero e proprio fenomeno subculturale, creando gruppi di appassionati 
anche nelle grandi città come Boston, Londra e Washington. 
Il documento programmatico del movimento era costituito dal Cyphernomicon
11
 costituito da 
un elenco disordinato e interminabile di domande e risposte. 
Al suo interno era riportato il saggio di Timothy May del 1992 intitolato The Crypto Anarchist 
Manifesto. Le fonti consigliate erano alcuni romanzi, come "1984" di George Orwell e "True 
Name" di Vernor Vinge. Questo collettivo non era strutturato gerarchicamente
12
, ma 
lavorava esclusivamente in gruppi. Non appena qualcuno scriveva un software e lo 
condivideva sulla mailing list, altri lo testavano e lo miglioravano. 
Nel corso del tempo la mailing list si è arricchita nel tempo di contributi di autorevoli esperti 
informatici, tra cui Julian Assange, Adam Back, Phil Zimmermann e Hal Finney. Il primo è 
un controverso giornalista australiano e il fondatore di Wikileaks, una piattaforma online che 
è salita alla ribalta della cronaca mondiale per aver pubblicato numerosi documenti riservati 
del governo degli Stati Uniti nel 2010. Adam Black è un crittografo molto rispettato ed è 
attualmente il direttore di Blockstream, una società che si dedica a promuovere lo sviluppo 
della tecnologia Bitcoin e Blockchain, ed è stato inoltre l'inventore del sistema proof-of-work, 
che venne utilizzato per limitare le e-mail di spam e gli attacchi denial of service
13
.  
                                                           
10
 T. RID. Rise of the Machines: A Cybernetic History, W.W. Norton & Company Inc., New York (US), 2016. 
11
 Scritto a maggio del 1994 da uno dei tre fondatori 
12
 J. REDMAN, An introduction to the cypherpunk tale, in Bitcoin.com, 30 agosto 2015 
13
 'Denial of Service' (in italiano letteralmente negazione del servizio abbreviato in DoS), nel campo della sicurezza 
informatica, indica un malfunzionamento dovuto ad un attacco informatico in cui si fanno esaurire deliberatamente le 
risorse di un sistema informatico che fornisce un servizio ai client, ad esempio un sito web su un web server, fino a 
renderlo non più in grado di erogare il servizio ai client richiedenti.  
In un denial of service distribuito (Distributed Denial of Service), il traffico dei dati in entrata che inonda la vittima 
proviene da molte fonti diverse. L'esempio in analogia è quello di un gruppo di persone che affollano la porta d'ingresso 
o il cancello di un negozio o di un'azienda, e non consentendo alle parti legittime di entrare nel negozio o nel business, 
interrompono le normali operazioni. Ciò rende effettivamente impossibile fermare l'attacco semplicemente bloccando 
una singola fonte.
13 
 
Zimmermann è un crittografo molto rispettato e il creatore di Pretty Good Privacy (PGP), un 
software gratuito di crittografia e firma digitale ampiamente utilizzato. Finney, deceduto nel 
2014, era un ingegnere informatico che lavorava per la compagnia che vendeva PGP. Molti 
progetti sviluppati dalla comunità cypherpunk hanno continuato a costituire la base del 
bitcoin. In effetti, si potrebbe dire che bitcoin è il culmine di questi progetti, alcuni dei quali 
sono dettagliati di seguito. 
Uno dei primi progetti sviluppati dal movimento era l'anonymous remailer, un server che 
permetteva di nascondere il nome del mittente di una mail, privando ogni messaggio di posta 
elettronica di tutte le informazioni che potessero identificare il mittente, sostituendolo con 
indirizzo fittizio. Quando Hughes sviluppò il primo programma di remailer anonimo, Hal 
Finney lavorò per correggerlo e in seguito pubblicò la sua versione migliorata. Questa 
applicazione, come i successivi bitcoin, era basata sulla fiducia distribuita e sulla crittografia 
a chiave pubblica: era infatti organizzata su una complessa rete di computer, in cui se una 
persona avesse voluto utilizzare l’applicazione, avrebbe dovuto inviare un messaggio a uno 
dei remailer della rete che, dopo aver rimosso tutte le informazioni identificative, inoltrava la 
comunicazione ad un altro remailer fino a che ciò non fosse ripetuto per tutti i remailer. 
A seguito di ciò, il messaggio, totalmente ripulito da ogni informazione identificativa, veniva 
inviato al destinatario previsto, garantendo un anonimato perfetto. 
Un'altra idea elaborata dal movimento fu BlackNet, presentata da un utente anonimo il 18 
agosto 1993
14
, era quella di creare un sistema che consentisse l'acquisto, la vendita e la 
negoziazione anonima di qualsiasi tipo di informazione basandosi sulla crittografia, con 
l'obiettivo di proteggere le informazioni relative a segreti commerciali, nanotecnologie e 
produzione chimica, oltre allo scambio di droga e armi. Secondo l'idea originale, gli acquisti 
di BlackNet potevano essere effettuati utilizzando la valuta corrente o i cryptocredits, la 
valuta digitale interna di BlackNet. 
L'idea di BlackNet ebbe un grande seguito tra gli attivisti della comunità peccando di 
un'applicazione concreta. I cryptocredits, una valuta digitale progettata per essere sicura e 
anonima non fu mai implementata ma, come si sa, era questione di tempo prima che, circa 
15 anni dopo, la criptovaluta fosse realmente creata 
L'obiettivo di creare una valuta virtuale fu fondamentale per i cypherpunk sin dagli anni '80. 
David Chaum fu il primo ad interessarsi all'argomento e teorizzò la prima forma di denaro 
digitale nel suo lavoro del 1982
15
 introducendo nei sistemi di pagamento la tecnica 
crittografica della blind signature,  una vera e propria firma digitale in cui il contenuto di un 
messaggio veniva nascosto prima di essere firmato, utilizzato tipicamente nei protocolli in 
cui l’autore del contenuto è una persona differente dal firmatario, con quest’ultimo che deve 
sottoscriverlo ma senza conoscerne il contenuto. L'obiettivo di Chaum era creare sistemi di 
pagamento efficienti, sicuri e privati. 
Nel 1990, Chaum decise di trasformare le sue idee in realtà fondando DigiCash, una società 
che commercializzava una moneta elettronica chiamata ECash, essenzialmente il 
precursore di bitcoin. 
                                                           
14
 Per un approfondimento si veda Introduction to BlackNet, visibile su 
http://groups.csail.mit.edu/mac/classes/6.805/articles/crypto/cypherpunks/blacknet.txt  
15
 CHAUM D., Blind Signature for Untraceable Payments, 1982 e CHAUM D. e BRANDS S., Mining Electronic Cash, 1997