V
 
Tutti coloro che mi hanno sostenuto ed in particolare mia zia 
Prof.Giannella Bilardi per la sua generosa collaborazione . 
 
Le scuole Elementari E. De Amicis di Meldola (Forlì) e G. 
Carducci di Ponte Abbadesse (Cesena). 
 
 1
Introduzione 
 
Narra Esiodo nella Teogonia
1
 che Mnemosine aveva partorito a Zeus 
nove figlie che, con la danza e con il canto, allietavano gli uomini per 
far loro dimenticare angustie e dolori. 
Questo era avvenuto dopo che il padre degli dei aveva portato, con la 
sua vittoria sui Titani, un nuovo ordine nel mondo. La nascita delle 
Muse eternò dunque la gioia di quel trionfo e le nove gioconde 
fanciulle rinnovavano tra gli dei la letizia ogni volta che facevano 
risuonare dei loro canti le sedi dell’Olimpo. 
Così anche percorrendo le sale dei Musei Vaticani sembra che il canto 
della Musa Euterpe catturi il visitatore sensibile ed immaginativo che 
si soffermi, seppur brevemente, ad osservare la sua scultura. 
Questa attrae una giovane donna graziosamente seduta con il flauto tra 
le mani quasi a custodire e proteggere i segreti dei suoni, può accadere 
di essere preso dalla suggestione di trovarsi veramente di fronte a 
colei che, con il potere del suono e del silenzio, può toccare le corde 
segrete dell’animo umano e condurre nel mondo dell’immaginario e 
del sogno
2
. 
In musicoterapia, dove non solo si usano canto e strumenti musicali, 
ma anche la stessa parola quale veicolo di emozioni e di espressività, 
Euterpe musa della musica e della poesia lirica, si fa mediatrice 
all’interpretazione e fonte rivelatrice di intuizioni per possibili 
percorsi terapeutici da seguire; percorsi vocalici intrisi di biografia 
passata, cui si giunge con la funzione mnestica, suoni in grado di 
liberare tracce sepolte nel passato. 
Così l’eco del canto di Euterpe mi ha accompagnato in tutte le fasi del 
mio percorso nel quale ho cercato al meglio di sottolineare il ruolo che 
la musicoterapia può assumere oggi, soprattutto nella realtà scolastica, 
e di come possa essere un valido aiuto non solo per gli alunni affetti 
da gravi patologie ma anche per quelli con semplici difficoltà. 
                                                 
1
 Colonna A. (a cura di), Opere di Esiodo, Utet, Torino, 1983, pp. 63-67. 
2
 Oberegelsbacher D., Rezzadore G, Il potere di Euterpe, Franco Angeli, Milano, 2003. 
 
 2
Ma senza dubbio ciò che rieccheggia in tutte le fasi di questo lavoro è 
prima di tutto il suono, da cui la stessa musico-terapia dipende e 
deriva, sia come fenomeno fisico-acustico consistente nelle vibrazioni 
di un corpo elastico trasmesse nell’ambiente, che come effetto 
percettivo della sensazione prodotta dalla sollecitazione dell’apparato 
uditivo e dalla percezione cosciente dell’impulso sensoriale
3
. 
Ho sentito così l’esigenza di dare un particolare spazio a come l’uomo 
percepisca il fenomeno sonoro, descrivendo prima di tutto l’anatomia 
del sistema uditivo per poi arrivare fino a delineare lo stretto rapporto 
tra stimolo sonoro e specie umana . 
Infatti si è visto come il bambino percepisca le vibrazioni sonore già 
nella vita intra-uterina, (in particolare dai quattro mesi di vita) vivendo 
in ambiente liquido, una gamma di suoni che va da 16 Hz a circa 25 
mila Hz; nell’uomo adulto e anziano, la gamma dei suoni udibili 
diminuisce, percependo sensazioni sonore corrispondenti ad un minor 
intervallo che va da 20 Hz a 16 Mila Hz. 
Le note musicali hanno così rispondenza con i fenomeni di risonanza, 
dovuti al sincronismo tra suono e struttura, che avvengono nell'organo 
di ricezione dell’udito, in particolare nell’ambito della configurazione 
organizzata come spirale della coclea, che per la sua forma tende ad 
evitare interferenze tra le onde sonore. 
La musica ha il grande potere di suscitare forti sensazioni emotive, sia 
in chi la produce che in chi l'ascolta, in funzione del tipo di esperienza 
personale se si tratta di suoni condizionati, o comuni a tutti gli 
individui se si tratta di suoni primitivi.  
Tenendo conto che l'enorme bagaglio di accumuli emotivi che 
risiedono nel nostro essere sono spesso causati dal blocco delle 
emozioni e sono la principale causa dei fenomeni patologici a sfondo 
psicosomatico, non è difficile rendersi conto del potenziale benefico 
della musica: essa suscita emozioni positive che correttamente 
sfruttate possono rimuovere o trasformare le energie negative 
                                                 
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 AA.VV., Enciclopedia della Musica, Garzanti, Milano,1996. 
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accumulate che causano un errato funzionamento della struttura 
psicofisica.  
Per questo possiamo vedere la musicoterapia come quella scienza che 
riflette sul complesso rapporto biologico e psicologico tra il suono e 
l’essere umano ed elabora le strategie terapeutiche atte a migliorare, 
mantenere, ristabilire la salute mentale e fisica dei soggetti che 
presentano handicap emotivi, fisici, mentali o psicologici. 
Definire la musicoterpia può essere visto come una necessità del 
mondo della medicina, di quello pedagogico e sociale del nostro 
tempo, nel quale si trovano inserite ed istituzionalizzate alcune prassi 
di utilizzo della musica, un tempo componente non separata di un 
patrimonio culturale unitario. 
 Così ogni definizione di musicoterapia si scontra con un grosso 
problema, il fatto cioè che essa sia per sua natura transdisciplinare, e 
quindi è molto difficile dar conto sinteticamente delle sue differenti 
componenti e articolazioni. 
Infatti la musicoterapia è una sorta di ibrido che nasce dall’interazione 
e dall’integrazione di diverse discipline, regolate a loro volta da due 
aree principali la musica e la terapia.  
I metodi di trattamento infatti possono essere vari e basarsi 
sull’ascolto, il dialogo sonoro o sull’improvvisazione, essere 
individuali o di gruppo, integrarsi con tecniche di massaggio, 
movimento, danza, disegno, teatro, psicodramma ecc. 
Non riuscendo così a delineare una definizione univoca e  unitaria del 
concetto per la grande varietà di applicazioni, teorie e concezioni ho 
preferito selezionare quattro principali sostenitori di questa disciplina, 
che si ispirano a due modelli differenti:  quello psicoanalitico 
(R.Benenzon, E.Lecourt) e quello della psicologia umanistica ( J. 
Alvin, P. Nordoff & C. Robbins). 
Tra i mediatori dell’azione didattica la scuola sta da qualche tempo 
scoprendo l’importanza della musicoterapia soprattutto da quando 
dopo la riforma scolastica del 1977, che prevedeva l’abolizione delle 
scuole speciali e delle classi differenziate, si è avviato un lento 
 4
processo di integrazione che purtroppo ancora oggi non possiamo dire 
abbia raggiunto una maturazione completa.  
“Non è il bambino disabile che va integrato alla classe, ma è la classe 
non integra, non completa, se quel bambino manca”
4
 
Sono partita da questa accezione nel delineare gli elementi necessari 
per un valido percorso di integrazione scolastica
5
 , sottolineando come 
questo concetto venga definito e tradotto in modi diversi dalle 
istituzioni pubbliche  di alcuni Paesi Dell’Unione Europea . 
Per delineare un progetto si parte dall’analisi dei bisogni, soprattutto 
di quelli dei bambini che devono poter essere riconosciuti, apprezzati 
e ascoltati, poter stare con gli altri, comunicare con ogni parte di sé, 
praticamente devono stare bene. Quest’ultima può definirsi una 
finalità della scuola, da considerare come sfondo essenziale ad ogni 
proposta di apprendimento. 
Lo spazio concesso dalla normativa è ampio e consente di attivare 
molte esperienze formative finalizzate alla costruzione di un clima 
positivo, cioè di tutte quelle attività volte a favorire lo sviluppo 
armonioso delle potenzialità di ogni individuo: il contatto con il 
proprio sé, la maturazione della propria identità, la relazione, e la 
creatività. 
Sono molte perciò le proposte della musicoterapia e anche dell’ 
animazione musicale che potrebbero facilmente essere integrate nei 
curricoli, possono trovare legittima pianificazione nelle attività di 
arricchimento del curricolo, inseriti magari nel normale orario 
settimanale degli alunni. 
Questa parte teorico-metodologica è scaturita dopo una personale 
riflessione al termine di una esperienza-tirocinio, a cui ho avuto modo 
di partecipare personalmente, svolta all’interno di due scuole 
elementari dell’Emilia Romagna. 
Infatti gli ultimi capitoli sono così interamente dedicati alla analisi e 
descrizione di due progetti educativo-didattici, attraverso 
                                                 
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 Albanesi E., “Musicoterapia e integrazione scolastica”, in Musica et Terapia, n° 6, Edizione 
Cosmopolis, Torino, 2002. 
5
 Cfr.  Capitolo 3. 
 5
un’osservazione non certo passiva, finalizzata esclusivamente alla 
raccolta per il mio elaborato di materiale sia cartaceo che 
multimediale, ma anche una partecipazione fortemente attiva in tutto il 
percorso musicoterapico. 
Ho illustrato inizialmente la programmazione didattica riportando 
tutto il percorso metodologico utilizzato nell’ambito del progetto 
educativo-sonoro e articolato su tre livelli di base: Obiettivi formativi 
ed educativi, Obiettivi didattici e contenuti e Strumenti metodologici. 
Nel presentare l’esperienza osservativa ho dato un ulteriore spazio alla 
descrizione  delle classi e ai loro componenti, all’ambiente sonoro e al 
materiale utilizzato per tutto l’intervento musicoterapeutico. 
Protagonista principale è stato il gioco musicale, nel quale il suono 
costituisce una grande fonte di relazione, il bambino durante il gioco 
con i suoni, imita risuonando e per-suonando attraverso tutto se stesso, 
alzandosi in piedi, mettendo in azione progressivamente le cavità 
risuonanti, perché egli è corpo che riceve e produce onde sonore. 
Perciò le attività proposte correlano suono-ritmo-movimento 
servendosi di materiale adatto per valutare la qualità dello spirito 
d’iniziativa del bambino, la libertà e scioltezza dei movimenti, 
l’armonicità del corpo che implica una respirazione equilibrata. 
 Il bambino giocando impara a giocare, in una progressione evolutiva 
che passa dal semplice piacere ludico al piacere del conoscere se stessi 
, gli altri, lo spazio che li circonda, proponendo così una buona 
relazione nei rapporti sociali in modo che nessuno si autoescluda, sia 
escluso o prevaricato. 
Tutti i giochi musicali osservati sono stati suddivisi all’interno di uno 
schema
6
, per questioni di praticità, in due parti(Giochi imitativi 
psicomotori con l’improvvisazione musicale  e L’animazione 
sonoro-musicale) ma rimangono comunque indiscindibili ed 
inseparabili nell’acquisizione di obbiettivi educativo-didattici. 
                                                 
6
 Cfr. Par. 5.2 Schema dei giochi p.101 
 6
Ogni singolo gioco viene introdotto inizialmente, in modo generale 
nelle sue funzionalità o nella sua struttura, poi descritto con precisione 
nelle fasi del percorso didattico, in cui ci si sofferma anche sull’azione 
musicale-sonora. 
Il metodo è la spiegazione dell’insieme dei criteri e delle procedure 
considerati più idonei a guidare l’insegnamento nel conseguimento dei 
suoi obbiettivi sia educativi che formativi e didattico-musicali. 
Gli Strumenti, riassumono tutto il materiale, sia sonoro che euritmico, 
utilizzato nel gioco. 
Nelle considerazioni finali riporto infine i risultati ottenuti da quelle 
classi che vi hanno partecipato soffermandomi in particolar modo su 
cambiamenti significativi riscontrati sia in quei bambini portatori di 
handicap ma anche dell’intera classe, protagonista principale di un 
percorso evolutivo di accettazione e di integrazione.