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I 
 
LA FRASEOLOGIA TEDESCA E ITALIANA: 
UN CONFRONTO 
 
 
“Der Mensch schwimmt in der Sprache wie der Fisch im Wasser. 
Er würde sie erst richtig bemerken, wenn er hinausgeworfen 
würde. Das aber geht nicht”. 
(HERINGER, 2004, p. 110) 
 
 
1.1 LA FRASEOLOGIA TEDESCA E LA QUESTIONE 
TERMINOLOGICA 
 
La Phraseologie (Fraseologia o Frasologia) è in campo linguistico lo studio della 
frase. Il termine è di origine greca: φράδω (phrázo, "esporre") e λὸγος (lògos, "parola").  
In ambito tedesco essa rappresenta una branca autonoma della linguistica, mentre per 
quanto riguarda la fraseologia italiana, la bibliografia esistente è alquanto scarsa (LURATI, 
2001, p. VII).  
LURATI, (2001) fa presente che l‟interesse per il ricorso ai modi di dire, è da tempo 
quanto mai intenso in vari settori della linguistica generale, della germanistica e della 
slavistica (RÖRICH 1973, HÄUSSERMANN 1977, KOLLER 1977, THUN 1978, PILZ 1978, 
BURGER 1982) e seppure più lentamente, anche la ricerca francese va colmando le lacune 
del settore (REY-CHANTREAU 1979, ROQUES 1984, DI STEFANO 1991) (in LURATI, 2001). 
L'oggetto di studio di tale disciplina è la frase in quanto unità linguistica
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indipendente e di senso compiuto che contiene un enunciato completo, o l'insieme delle 
frasi proprie di un sistema linguistico o di una sua parte. 
Lo studio della Fraseologia viene per così dire stimolato in Europa nel 1909 da 
BALLY anno a cui risalgono i due volumi del suo Trattato di stilistica francese (1909).  
Nel suo trattato, BALLY  mira a mettere in evidenza i rapporti esistenti tra la parola e 
il pensiero e tra gli elementi intellettivi e quelli affettivi che si uniscono tanto nel pensiero 
quanto nell'espressione linguistica dei parlanti (http://wpage.unina.it, 09/04/2008), ma 
nonostante i suoi studi e le sue considerazioni, le ricerche procedono lentamente e vengono 
condotte con difficoltà. 
Negli anni Trenta e Quaranta del XX secolo questo studio viene promosso e 
sollecitato in territorio sovietico, infatti già nella seconda metà del XIX secolo i linguisti 
russi conducono delle ricerche sui fondamenti teorici della Fraseologia e sulle cosiddette 
feste Wortverbindungen (TRABUCCHI, 2006, .p. 6). 
Tra il 1950 e il 1970 grazie al lavoro di VINOGRADOW vi è una ripresa della 
Fraseologia russa e inizia di conseguenza a stabilizzarsi come disciplina indipendente. 
Successivamente KLAPPENBACH riporta nella lingua tedesca la classificazione dei 
fraseologismi creata da VINOGRADOW (1946/47). Altri esponenti della scuola russa furono 
AMOSOVA, KUNIN, ČERNIŠEVA e REICHSTEIN (in TRABUCCHI, 2006). 
Nel 1970 compaiono delle pubblicazioni che introducono una molteplicità di concetti 
chiave della disciplina, i quali creano ancora oggi problemi alla linguistica moderna, in 
quanto, tale disciplina ha difficoltà a distinguerli l‟uno dall‟altro. 
Tali concetti sono: feste o idiomatische Verbindungen, Idiome, Wortgruppelexeme, 
Phraseologismus (RATDKE), Phrasem (KLAPPENBACH), phraseologische Einheiten 
(BALLY), fixiertes Wortfüge (THUN), Phrasmus (BURGER), Frasmus (HÄUSSERMANN),
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Phraseolexem (PILZ), feste Wortkomplexe (CERNYŠEVA), verbale Stereotypen (COULMAS), 
sprachliche Schematismen (DANIELS), Redewendungen, sprichwörtliche Redensarten ecc...  
I termini sopracitati vengono introdotti ed usati per identificare e indicare 
determinate unità linguistiche, ma si tende a preferire espressioni che rimandano al greco e 
al latino come phrasis e idioma; al primo appartengono espressioni come Phraseologie e 
Phraseologismus, al secondo termine appartengono espressioni come Idiom, Idiomatik e 
Idiomatismus (TRABUCCHI, 2006). 
La parola phrasis a livello semantico si sviluppò nella lingua francese con 
un‟accezione negativa; nel XVII secolo questo termine aveva  come secondo significato 
“nichtssagende, inhaltsleere Redensart” (FLEISCHER, 1982, p. 8), il quale venne 
successivamente anche adottato dalla lingua tedesca. Altri significati che appartengono al 
termine phrasis sono “rednerischer Ausdruck”
 
(FLEISCHER, 1982, p. 8), “leere Redensart, 
Floskel, die nichts besagt” (KLAPPENBACH R., MALIGE KLAPPENBACH, 1974) che si 
ritrovano anche nei vecchi dizionari. 
Attualmente le principali accezioni di Phraseologie come si può riscontrare nel 
Duden-Fremdwörterbuch (2001, p. 602) sono le seguenti: 1) “Gesamtheit typischer 
Wortverbindungen, charakteristischer Redensarten, Redewendungen einer Sprache”; 2) 
“Zusammenstellung, Sammlung solcher Redewendungen”. 
Nei nuovi dizionari il concetto di Phraseologismus viene denominato Idiom o feste 
Wortverbindung, Redewendung (WERMKE, MATTHIAS et. al., V Volume, 2001, p. 420). Il 
termine Idiom non verrà utilizzato in modo omogeneo, infatti gli studiosi sovietici non lo 
considerano affatto. 
Nel XVIII secolo compare il termine Idiotismus, GOTTSCHEID lo definisce come “die 
unserer Sprache allein zuständigen Redensarten, die sich in keine andere Sprache von Wort
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zu Wort übersetzen lassen” (in FLEISCHER 1982, p. 8).
 
Successivamente compaiono 
ulteriori termini come Idiotikon, Idiomatologie, idiomatisch; oggi il termine Idiotikon non 
viene più usato. THUN invece, utilizza il termine fixiertes Wortgefüge in quanto termini 
come phraseologische Einheiten, Phrasem e feste Wortverbindungen sarebbero stati 
conferiti alla letteratura russa (PILZ 1981, p. 26). 
PILZ rimanda al termine usato da WISSEMANN (1961), Wortgruppenlexem, da lui così 
definito: “für einen terminologischen Glücksfall und im deutschen Sprachgebiet sogar für 
unübertrefflich hält, da er nicht nur Bezeichnung, sondern auch bereits vollständige 
Definition (in seinem Sinne)” (PILZ 1981, p. 19); però PILZ non lo utilizza perché 
preferisce il termine Phraseolexem. 
I linguisti, nonostante le diverse definizioni date, partono dal presupposto che si tratti 
di due o più lessemi che fanno parte della langue e costituiscono un'unità semantica. 
Nella parole essi non possono venir riprodotti in modo isolato; ciò significa che 
un'unità fraseologica non può essere scomposta nei suoi vari componenti (cioè lessemi), 
per poi riprodurli in modo libero, in quanto potrebbe verificarsi una perdita di significato. 
I modi di dire, Redewendungen e Redensarten sono molto importanti nella vita di 
tutti i giorni e nei discorsi quotidiani. Essi possono essere considerati come un fatto sociale 
e culturale; il loro studio fornisce una chiave d‟accesso alla storia della cultura e del 
pensiero di una comunità linguistica e la loro importanza la si nota particolarmente nel 
momento in cui ci si trova in contatto con una lingua in cui tali espressioni insieme al loro 
significato, si rivelano al parlante sconosciuti. Pur conoscendo la grammatica e il 
significato delle parole di una lingua straniera, emergono sempre delle espressioni in cui il 
significato è dato dalla somma dei singoli componenti, di conseguenza per comprenderli ed 
utilizzarli in una conversazione, bisogna già conoscerli nel loro insieme.
14 
 
1.2 REDEWENDUNGEN, SPRICHWÖRTLICHE 
       REDENSARTEN E SPRICHWÖRTER NELLA STORIA 
 
Accanto al termine Redewendung compare anche il termine di Redensart, i due 
possono essere considerati sinonimi, in quanto presentano le stesse caratteristiche. 
Questi concetti appaiono già nel XVII secolo; Redensart è un calco proveniente dalla 
lingua francese façon de parler, tale concetto in francese esiste già dal 1605. 
La cosiddetta sprichwörtliche Redensart compare per la prima volta in un'opera di 
SCHOTTEL, grande sistematico della lingua e grammatica tedesca, dal titolo Ausfürliche 
Arbeit von der Teuschen Hauptsprache (1663); in cui è contenuta una raccolta che 
comprende all'incirca 1230 proverbi e 560 modi di dire proverbiali. Secondo lui lo 
sviluppo di una lingua è proporzionale al costituirsi e diffondersi di modi di dire 
proverbiali e proverbi, i quali rispecchiano le esperienze della nazione e rappresentano un 
tesoro da tramandare da generazione in generazione. In più, egli gli riconosce come 
caratteristiche principali la spontaneità e l‟espressività, e li considera manifestazioni della 
storia, della tradizione e della cultura del popolo tedesco (in FLEISCHER 1982).  
Nel suo lavoro SCHOTTEL raccoglie e mette insieme sprichwörtliche Redensart e 
Sprichwörter, però la distinzione tra i due concetti non è molto esaudiente, in quanto 
sembra che li impieghi come sinonimi. In realtà lui è consapevole della differenza esistente 
tra i due, ma nonostante ciò, non ne dà una definizione (in FLEISCHER 1982, p. 17). 
Sprichwörtliche Redensart e Sprichwörter vengono per la prima volta chiaramente 
distinti nelle opere di SCHRADER (1886), BOCHARDT (1888) e RICHTER (1889). 
WANDER invece, tenta di classificarli e di distinguerli in modo chiaro, esplicito e 
sistematico, la sua opera Deutsche Sprichwörter-Lexikon del 1880 contiene 1000
15 
 
annotazioni. PILZ considera WANDER come uno dei fondatori della Paremiologia
 
(dal greco 
paroimia; è la scienza che studia i proverbi, ma generalmente ogni frase che ha intenzione 
di trasmettere la conoscenza basata sull'esperienza). 
In questo contesto è opportuno fare un riferimento a LUTERO; MARX , nella sua opera 
Lessico tedesco: dalla parola ai fraseologismi (1999, p. 169-170) cita proprio il lavoro di  
LUTERO Lettere del tradurre (1530) definendolo un documento fondamentale per 
l‟identificazione dell‟unità paremiologica e dei problemi della sua resa in un‟altra lingua e 
considerandolo lo strumento attraverso il quale LUTERO ha anticipato di oltre quattro secoli 
questioni e problematiche che sono state affrontate e dibattute fino agli inizi del XXI 
secolo. Egli considera l‟unità paremiologica ostacolo traduttivo nel momento in cui va a 
trasportare le parole del Vangelo dal latino al tedesco; questa impossibilità di trasportare i 
singoli elementi costitutivi del proverbio in un‟altra lingua viene meticolosamente illustrata 
da LUTERO.
16 
 
1.2.1 Sprichwörtliche Redensarten 
 
LUTZ RÖHRICH (1991-92), per quanto concerne gli sprichwörtliche Redensarten, 
sostiene che sono dei Wortgruppen-Lexeme; essi non sono indipendenti, non stanno per se 
stessi e possono trovare il loro impiego solo all'interno di una frase. Non hanno un 
soggetto, come ad esempio in auf dem Schlauch stehen (tutti gli esempi sono ripresi dal 
Duden-Redewendungen, 2001), quest'ultimo solo una volta collocato in un contesto, in una 
frase avrà un'utilità e potrà trasmettere un significato. Tali espressioni non sono delle frasi, 
bensì prädikative Wortgruppen, perciò in una raccolta vengono sempre costruiti nella 
forma all'infinito, come ad esempio ein dickes Fell haben. 
I Redensarten hanno bisogno di un soggetto, un complemento e una forma verbale, 
come nell‟esempio qui di seguito:  
 
Es: Als dann auch noch die Bahn Verspätung hatte, stand ich auf dem Schlauch. 
 
Riferendosi agli sprichwörtliche Redensarten, PILZ sostiene quanto che segue:  
 
“vor allem diejenigen phraseologischen Einheiten als sprichwörtliche 
Redensarten bezeichnet werden, die (heute) einer sprach- und 
kulturgeschichtlichen und/oder soziologischen Erläuterung bedürfen.” 
(PILZ 1981, p. 30) 
 
Essi non sono dunque altro che evidenti espressioni verbali che spesso contengono 
anche forme in rima e a volte per conferire una maggiore forza enunciativa e una maggiore 
enfasi si ripetono le parole. Qui di seguito sono riportati diversi esempi di Redewendungen, 
con il loro significato e la loro relativa origine:
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 Sich einen Korb holen; einen Korb bekommen/ erhalten/ kriegen (ricevere un rifiuto a  
una proposta [di matrimonio]; venir rifiutato).  
 
Questo modo di dire proviene da un'usanza antica: in passato in alcuni paesi, nel 
momento in cui l'uomo faceva una proposta di matrimonio, per sapere se la donna 
l'accettava vi era un particolare rituale; il pretendente sotto la finestra della donna si faceva 
tirare su in una cesta, se la corteggiata non era interessata, offriva all'uomo una cesta con 
un fondo traforato, in modo tale che, nel momento in cui la donna provava a sollevarlo la 
cesta si rompeva, l'uomo cadeva a terra e di conseguenza capiva che la sua risposta era 
stata rifiutata. 
 
Es: Als er sie zum Tanzen aufforderte, erhielt er einen Korb. 
 
 Hinz und Kunz (chiunque).  
 
 Hinz e Kunz sono le abbreviazioni di due nomi Heinrich e Konrad. Questi nomi 
erano estremamente popolari durante il medioevo e comparivano così spesso tanto che alla 
fine vennero svalutati in quanto chiunque si chiamava così.  
 
Es: Ich fahre nicht mehr auf diese Insel, da macht doch heute Hinz und Kunz  
       Urlaub. 
 
 Jemandem die Würmer [einzeln] aus der Nase ziehen (sapere [faticosamente] qualcosa 
da qualcuno dopo avergli fatto una serie di domande).
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Questo modo di dire lo si può spiegare risalendo alla medicina popolare. In passato si 
credeva che le malattie venivano causate da demoni che avevano la forma di vermi. I 
ciarlatani nel XVII secolo, affermavano che loro potevano curare la depressione dell'uomo 
tirando dal naso i vermi che si trovavano nel suo cervello. 
 
Es: Lasst euch doch nicht die Würmer einzeln aus der Nase ziehen- was geschah    
      da-nach? 
 
 
1.2.2 Sprichwörter 
 
Gli Sprichwörter (proverbi) invece, sono una massima che contengono norme, 
giudizi, consigli espressi in maniera sintetica (molto spesso sotto forma di metafora) che 
sono stati desunti dall'esperienza comune. 
Essi generalmente riportano una verità o, quello che la gente ritiene sia vero; come 
ad esempio:  
 
 Wer anderen eine Grube gräbt, fällt selbst hinein 
 
oppure  
 
 Reden ist Silber, schweigen ist Gold 
 
I proverbi possono però esprimere anche punti di vista differenti. Ad esempio la 
sentenza tedesca Kleider machen Leute (= i vestiti fanno le persone) è espressa in italiano 
al negativo: L'abito non fa il monaco.
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Essi possono anche testimoniare realtà ed esperienze diverse, come il seguente: eine 
Schwalbe macht noch keinen Sommer; il proverbio italiano una rondine non fa primavera 
(anziché "estate") riflette una realtà geografica e climatica diversa (MARTINELLI, 2005/06, 
p. 48). 
Si dice che i proverbi sono frutto della saggezza popolare o della cosiddetta “filosofia 
popolare”, si presentano in forme spesso sorprendentemente simili presso le culture più 
diverse; possono contenere similitudini le quali, insieme alle metafore, sono tratte da usi, 
costumi, leggende del popolo nella cui lingua è nato il proverbio. 
La raccolta e lo studio dei proverbi suscitarono vivo interesse fin dall'antichità 
classica, dalle indagini di ARISTOTELE alla costituzione di un grande Corpus 
paroemiographorum in età imperiale romana (paroemioghaphi si dissero appunto gli 
studiosi della materia, dal greco paroimìa, “proverbio”), ma fu dal XIX secolo che la 
nuova, specifica attenzione al folclore e alle tradizioni popolari portò a opere ispirate a 
precisi criteri di metodo e alla nascita di una vera e propria disciplina scientifica, la 
Paremiologia (o anche Paremiografia).  
Uno dei compiti attuali della Paremiologia è quello di studiare l'uso concreto del 
proverbio nell'ambito del discorso e dei rapporti tra i contenuti dei proverbi e le strutture 
della società che li hanno espressi. 
Gli Sprichwörter rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale da difendere e 
preservare. 
Qui si seguito è riportato un esempio di un proverbio che non è comprensibile se non 
si ha già in precedenza la conoscenza del suo significato:
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 Morgenstund[e] hat Gold im Mund[e] (al mattino si lavora meglio; chi prima inizia a 
lavorare ottiene molto). 
 
Questo proverbio proviene dalla traduzione di una frase latina (aurora habet aurum 
in ore), che si basa sull'idea di un'aurora personificata che porta l'oro nei capelli e nella 
bocca. Già in precedenza il proverbio latino aurora musis amica (= l'aurora è l'amica delle 
muse) veniva riprodotto  con  Morgenstund[e] hat Gold im Mund[e], nel senso che al 
mattino si lavora al meglio e chi prima inizia a lavorare ottiene molto.
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1.3 COSA CARATTERIZZA I FRASEOLOGISMI 
 
Fraseologismi e unità fraseologiche sono termini che vengono usati per indicare i 
concetti già sopra accennati, cioè Redensarten, Redewendungen e Sprichwörter.  
Un modo di dire (Redewendung) o un'espressione idiomatica è un'espressione che 
non può trarre il suo significato dalla semplice combinazione del significato dei suoi 
componenti, in altre parole il suo significato non corrisponde più esattamente a quello 
letterale.  
A tale riguardo BURGER afferma quanto segue: 
 
“für die meisten Phraseologismen gilt aber doch folgendes: ihre 
Gesamtbedeutung, die Bedeutung, die sie als lexikalisierte Einheit haben, 
entspricht nicht der Summe der Bedeutungen der einzelnen Wörter, aus denen 
sie bestehen”. 
(BURGER 1982, p. 30). 
 
Nella frase er hat Schwein gehabt per esempio non si può asserire che il significato 
reale sia deducibile da er + hat + Schwein + gehabt, in quanto il senso che viene percepito  
è che lui ha avuto un maiale; invece il significato da attribuire è che lui ha avuto fortuna. 
Come si nota, il primo significato è completamente diverso dal secondo e non è deducibile 
dall'analisi letterale del modo di dire. Inoltre, solitamente un'espressione idiomatica non si 
può realizzare in altre lingue ricorrendo alla traduzione parola per parola, se non con il 
ricorso a sua volta ad espressioni idiomatiche appartenenti alla lingua di arrivo o con l'uso 
di una perifrasi.  
Spesso i modi di dire sono associati a una figura retorica o comunque contraddicono 
il principio di composizionalità tipico della lingua, secondo cui, il significato di
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un‟espressione complessa è dato esclusivamente dai significati delle sue parti e dalle regole 
con cui esse si combinano.  
Nella maggior parte dei lavori fin'ora scritti vengono riconosciuti ai fraseologismi 
quattro o cinque elementi che li caratterizzano, quali: Stabilität o Festigkeit, Idiomatizität, 
Polylexikalität, Lexikalisierung e Reproduzierbarkeit. 
 
 
1.3.1 Stabilität o Festigkeit 
 
Nelle locuzioni fraseologiche non è sempre possibile scambiare i singoli componenti 
lessicali (cioè le parole) con altri, da ciò emerge una stabilità semantico-lessicale. 
Il significato generale del modo di dire è in stretta correlazione con la combinazione 
degli elementi lessicali, quindi si ha una costruzione fissa della formazione di tali 
locuzioni. Partendo da questo presupposto, si può considerare come una delle loro 
caratteristiche essenziali la cosiddetta Stabilität (o Festigkeit).  
BURGER sostiene:  
 
“in lexikalischer Hinsicht sind Phraseologismen dadurch charakterisiert, dass 
sie einerseits aus mehreren selbstständigen Wörterbucheinheiten bestehen und 
andererseits selber wieder eine lexematische Einheit bilden. Dies bezeichnet 
man üblicherweise als „Festigkeit“ der Wortverbindung”. 
(BURGER 1982, p. 2) 
 
Tale caratteristica è presente anche in una pubblicazione di VIETRI dove parla di: 
“[...] quelle forme in cui i complementi fissi non possono essere omessi” (VIETRI 1990, p. 
139).
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THUN (1978), propone invece, una formulazione meno rigida: “Die Restriktion bei 
der Komponentenwahl liefert uns das allgemeinste und sicherste Identifikationskriterium” 
(THUN, 1978, p. 45). 
Sia THUN che VIETRI si riferiscono all'idea che un'unità fraseologica perde 
completamente il suo significato fraseologico se solo un costituente (per VIETRI un 
complemento del verbo) viene omesso o scambiato. 
I fraseologismi possono avere un diverso grado di stabilità o rigidità (Festigkeit); i 
cosiddetti vollidiomatisierte Phraseologismen hanno il maggior grado di rigidità. In 
particolar modo  tale caratteristica è presente in due casi: 
 
 nelle irregolarità morfosintattiche: 
 
 aggettivi attributivi non declinati nelle locuzioni fraseologiche (es: auf gut Glück, eitel 
Freude, sich lieb Kind machen); 
 la predilezione di genitivi attributivi (es: auf des Messers Schneide stehen, auf  
Schusters Rappen); 
 le valenze riguardanti le irregolarità (es: Max hat an Julia einen Narren  gefressen). 
 
 nelle restrizioni morfosintattiche e semantico-lessicali: 
 
 nessun uso predicativo di aggettivi attributivi (es: das ist kalter Kaffee; modificando 
tale locuzione in der Kaffee ist kalt perde il suo significato fraseologico); 
 nessuna trasformazione di aggettivi attributivi in frase relativa (es: der Kaffee, der kalt 
ist);
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 nessuna costruzione di frasi interrogative (es: Ist das kalter Kaffee?); 
 nessuna modifica del numero, in questo caso plurale (es: das sind kalte Kaffee); 
 nessuna variazione di tempo (es: das war kalter Kaffee); 
 nessun aggiunta di modificatori (es: das ist ein kalter Kaffee); 
 nessuna modificazione dell'ordine dei contenuti (es: kalter Kaffee ist das). 
 
Nonostante tali restrizioni lessicali, alcuni modi di dire possono subire delle piccole 
variazioni senza alterare e annullare il significato idiomatico, tali variazioni sono: 
 
 variazione grammaticale: seine Hand/ Hände im Spiel haben, in questo caso ciò che 
varia è il numero; 
 variazione lessicale: ein schiefes Gesicht machen/ ziehen. 
 variante breve/ lunga: sich etwas rot (im Kalender) anstreichen. 
 variazione della successione delle parole: nach jmd. kräht kein Hahn./ kein Hahn kräht 
nach jmd.. 
 
Per quanto riguarda la fissità essa si distingue in mentale Festigkeit e  pragmatische 
Festigkeit; la prima si riferisce all'uso di un modo di dire presso la maggioranza dei 
parlanti, la seconda comprende quelle formule di routine che vengono introdotte in 
determinate situazioni e si riferisce alla probabilità con cui queste formule compaiono nei 
discorsi (es: guten Morgen; Schade eigentlich!).