sostenuti dalla collettività e dal Nido nella scelta consapevole del percorso e 
della fascia oraria del loro figlio.
Pertanto, come emergeva anche nella ricerca Istat “Uso del Tempo 2002-
2003”, il 44% dei padri di figli fino a 13 anni non era coinvolto nella cura dei figli 
e, in ogni caso, i padri non seguivano tutto l'aspetto delle cure, ma erano solo 
compagni  di  gioco.  Tale  realtà  comporta  che   oggi  la  donna,  madre  e 
lavoratrice, risulti  maggiormente responsabilizzata dalla società nella cura dei 
figli.
Quindi, ho ritenuto opportuno approfondire lo sviluppo sociale e normativo 
del ruolo della madre lavoratrice, anche se cercherò di far emergere che il ruolo 
paterno deve essere responsabilizzato e coinvolto  totalmente nella cura dei figli 
(crf. Legge 53/2000 “congedi parentali”).
Infatti, sebbene le normative prevedano dei sostegni, la donna spesso non 
riesce a conciliare la cura dei figli con la vita lavorativa e questo comporta la 
nascita di problematiche quali l’assenteismo e la solitudine.
Oggi  la donna, quando diventa madre tende a perdere il  suo ruolo “di 
donna”, smette di essere produttiva e viene lasciata sola a se stessa con l’unico 
compito di “aver cura” del proprio figlio3.
Sebbene  questo  sia  un  dato  di  fatto,  oggi  la  famiglia  può  usufruire 
dell’asilo nido nella veste di servizio che dovrebbe nascere per rispondere ai 
bisogni dei bambini senza dimenticare il doveroso sostegno alla genitorialità.
Infatti, la  «crescente domanda di sostegno alla genitorialità costituisce il 
pungolo che ha fatto emergere in forma dirompente negli ultimi anni, anche nel 
nostro paese, il bisogno di interrogarsi e di mettere a punto nuove metodiche e 
nuove azioni nell'alveo della pedagogia della famiglia»4.
Pertanto,  oggi  stanno emergendo diverse tipologie  di  nido legiferate  in 
Leggi quali: la 285/1997, la 53/2000 e la 328/2000 con seguenti modifiche.
3 Crf., Pruna M. L., Donne al lavoro, Il Mulino, Bologna, 2007, pp.114.119.
4 Crf., Milani P. (a cura di), Co-educare i bambini, Edizioni La Biblioteca Pensa Multimedia, 
Lecce, 2007, p.18.
8
Tra  i  vari  servizi  nido  esistenti,  troviamo:  l’asilo  nido  minimo,  il  nido 
integrato, il nido famiglia o micro-nido, il centro infanzia, il nido aziendale.
L’asilo nido però spesso non basta a colmare le necessità emergenti, a 
causa del costo economico elevato, della distanza dal luogo di lavoro e per la 
mancanza  di  una  flessibilità  oraria  che  vada  incontro  ai  turni  lavorativi  dei 
genitori.
Quindi emerge l’esigenza di chiamare in causa un terzo attore: l’azienda.
L’azienda, come sostiene il Libro Verde della Commissione Europea nel 
2001,  deve  sentirsi  parte  integrante  della  comunità  sociale  e  sentirsi 
socialmente responsabile investendo sul capitale umano5.
Per fare ciò  oggi  si  parla  di  Asilo  Nido Aziendale inteso come servizio 
interno o esterno all’azienda che accoglie i figli dei dipendenti con costi e tempi 
agevolati e flessibili in base alle diverse necessità.
L’Asilo Nido Aziendale presenta delle proprie specificità e con tale lavoro 
ho deciso di pormi quattro obiettivi grazie ai quali tenterò di comprendere quale 
sia oggi  il  ruolo di  tale  servizio educativo sia  dal  punto di  vista  sociale  che 
pedagogico:
1. conoscere,  attraverso  una micro-ricerca quantitativa 
sul campo, la realtà dei nidi aziendali in Italia e la loro relazione con il lavoro dei 
genitori e in particolare delle donne;
2. conoscere,  grazie  alle  interviste  qualitative  alle 
coordinatrici  e  pedagogiste  e  all’utilizzo  di  uno  strumento  di  osservazione, 
alcune tra le migliori realtà di Nido Aziendale presenti nel territorio italiano e il 
loro modo di “pensar-si servizio” per i bambini, per i genitori e per l’azienda;
3. conoscere e comprendere anche in maniera critica gli 
indicatori di qualità specifici di un nido aziendale utilizzati nella realizzazione di 
una griglia di osservazione specifica e nella realizzazione del Nido Aziendale 
previsto;
4. conoscere  le  politiche  sociali  e  le  ricerche  sulla 
5
 Crf., Commissione Europea, Libro Verde –Promuovere un quadro europeo per la 
responsabilità sociale delle imprese 2001-, p. 7, in www.europa.eu.
9
conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro di un’azienda che da tempo si occupa 
di sostenere i suoi lavoratori: la Coop Consumatori Nordest. 
Il progetto pedagogico che verrà poi elaborato sarà un esempio di come 
dovrebbe essere organizzato un Asilo Nido Aziendale e riproporrà gli elementi 
migliori tratti dalle osservazioni e dagli studi eseguiti.
Nello  specifico,  la  tesi  sarà divisa  in  tre  parti,  ognuna delle  quali  sarà 
suddivisa in capitoli specifici.
La prima parte intitolata “Tra teoria e buone prassi” e contiene i seguenti 
capitoli:
• Il  1°Capitolo  “Excursus  storico  e  pedagogico  sull’asilo  nido  e  la  sua 
evoluzione sociale” affronta attraverso una descrizione critica la letteratura sugli 
Asili Nido sia dal punto di vista storico, che sociale, che pedagogico;
• Il 2° Capitolo “La donna di oggi tra bisogni e nuovi servizi” propone un 
excursus storico e legislativo sulla situazione sociale della donna e delinea le 
caratteristiche  pedagogico-normativo  dell’Asilo  Nido  aziendale,  inteso  come 
nuovo servizio di sostegno per il bambino e per la mamma.
• Il 3° Capitolo “La qualità del servizio Nido” vuole chiarire il concetto di 
qualità  dei  servizi  e  nello  specifico  dell’Asilo  Nido  attraverso  l’utilizzo  di 
indicatori specifici utilizzati come strumento di monitoraggio e valutazione.
• Il  4°  Capitolo  “Il  pensiero  pedagogico  e  la  realtà  di  Reggio  Children” 
fornisce una descrizione del metodo educativo reggiano sugli asili  nido. Tale 
scelta nasce dal fatto che i Nidi visitati nella fase di ricerca fanno tutti riferimento 
a tale pensiero.
10
La seconda parte intitolata “La ricerca sociale” sarà suddivisa nel modo 
seguente:
• Il 1° Capitolo “Il disegno della ricerca sociale” delinea la ricerca che sarà 
elaborata, le modalità, gli strumenti e i tempi previsti.
• Il  2°  Capitolo  “La presentazione degli  strumenti  e  dei  dati  rilevati”   si 
propone di fornire una mappatura della situazione attuale dei Nidi Aziendali in 
Italia, una descrizione degli strumenti utilizzati e i dati rilevati nella ricerca. Tale 
capitolo sarà a sua volta suddiviso in tre parti nelle quali verranno presentati:
-  A) i dati quantitativi;
-  B) i dati qualitativi;
- C) i dati emersi dall’osservazione degli Asili Nido Aziendali visitati.
• Il  3°  Capitolo  “Analisi,  interpretazione  e  confronto  dei  dati  emersi” 
fornisce  un’attenta  revisione  della  ricerca  eseguita,  cercando  di  creare  una 
corretta continuità tra la letteratura di partenza, gli obiettivi della ricerca e ciò 
che è emerso con essa.
•  Il  4°  Capitolo  “Un’Azienda  vicino  ai  lavoratori:  la  Coop  Consumatori 
NordEst” si propone di presentare alcuni aspetti della ricerca “Indagine clima 
interno e sulla conciliazione tempi vita/lavoro“. Tale presentazione servirà per 
poter giustificare la scelta della collaborazione del mio lavoro di tesi con questa 
azienda.
La  terza  ed  ultima  parte,  infine,  propone  il  progetto  generale  e  quello 
pedagogico delineato e pensato attraverso un’attenta scelta di quelli che sono 
gli elementi specifici del servizio Nido e, soprattutto, del Nido Aziendale. 
11
PRIMA PARTE: TRA TEORIA E BUONE PRASSI
12
Questa parte ha l’obiettivo di fornire un panorama storico e pedagogico 
sull’asilo nido,  partendo dal  presupposto che tale servizio,  dagli  anni  ’70 ad 
oggi, ha subito un forte cambiamento e una forte rivalutazione anche a causa 
dell’evoluzione della nostra società.
Si  vedrà,  pertanto,  che  oggi  si  sono  sviluppati  dei  Nuovi  Saperi  non 
solamente pedagogici  che stanno scrivendo una nuova storia del nido come 
servizio educativo e territoriale a favore della prima infanzia, della famiglia e di 
tutta la collettività.
CAPITOLO  1:  EXCURSUS  STORICO  E  PEDAGOGICO 
SULL’ASILO NIDO E LA SUA EVOLUZIONE SOCIALE 
Il  capitolo seguente si  propone di  sviluppare la concezione del servizio 
nido sia dal punto di vista storico, che pedagogico, che sociale.
Infatti, dopo un breve excursus storico sull’asilo nido, affronterò l’aspetto 
sociale e pedagogico che deve differenziare tale servizio educativo.
1. Breve excursus storico
L’esperienza  degli  asili  nido  prende  avvio  in  Italia  prima  nel  periodo 
fascista  attraverso  l’OMNI  (Opera  nazionale  maternità  e  infanzia)  e  poi  nel 
primo dopoguerra grazie a nidi aziendali e camere di allattamento previsti dalla 
normativa vigente in quegli anni.
Tali servizi si presentavano però privi di alcuna base pedagogica, sociale e 
gestionale,  in  quanto  creati  con  un  puro  obiettivo  assistenziale  e  senza 
considerare alcuni parametri fondamentale per rispondere adeguatamente alle 
esigenze dei bambini e delle famiglie.
Verso la  fine  degli  anni  ‘60  nel  territorio  Italiano esistevano circa  mille 
strutture  sovraffollate  e  per  risanare  tale  mancanza  fu  redatta  la  Legge  6 
13
Dicembre 1971 n. 1044; con tale normativa gli asili nido « vengono riconosciuti 
a  pieno titolo  come servizio  sociale  pubblico,  rivolto  alla  totalità  dei  cittadini 
nell’ambito  di  un  intervento  di  carattere  a  dimensioni  nazionali,  governato 
dall’ente locale, ispirato alla volontà di riconoscere pari opportunità alle donne, 
attento  a  garantire  e  valorizzare  la  partecipazione dei  genitori  e  delle  forze 
sociali organizzate presenti nei diversi territori 6».
La Legge 1044 risulta ancora oggi innovativa dal punto di vista gestionale 
e  per  la  sua  apertura  verso  una  concezione  pubblica  del  nido.  Ciò  che 
mancava, e che nel corso degli ultimi trent’anni si è sviluppato, è sicuramente 
l’aspetto pedagogico che rende il nido un servizio educativo; infatti, esso non 
veniva considerato come un’istituzione educativa, ma come un servizio sociale.
Dal 1981 circa si inizia ad individuare un movimento pedagogico chiaro e 
assistiamo alla nascita dei  primi asili  nido con una forte valenza pedaogico-
sociale in Emilia Romagna e in Toscana.
Quindi,  si  sviluppa  l’idea  di  nido  “moderno”  che  si  caratterizza  per 
determinati  «compiti  educativi  intesi  come esperienze svincolate dai luoghi e 
tempi  istituzionali  tradizionali.  E  proprio  sul  nido  si  è  venuta  a  centrare 
l’attenzione e l’aspettativa della società, vedendo in esso il punto di partenza di 
quell’iter formativo che dovrebbe accompagnare  l’individuo per un importante e 
fondamentale periodo della sua vita7».
2. Il Nido dal punto di vista normativo
Per  avere  una  visione  completa  dell’evoluzione  dell’asilo  nido,  è 
necessario fare riferimento a quella cornice legislativa e normativa in cui sono 
inseriti i servizi per l’infanzia.
6
 Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, Ed. Laterza, Milano, 1992, p.4.
7
 Trisciuzzi L., Guetta S., Miraglia L., Il Nido –Proposte di attività per la prima infanzia e 
tecniche professionali-,  Armando Editore, Roma, 2005, p.7.
14
 Legge 10 dicembre 1925, n. 2277   sulla “Protezione e assistenza 
della  maternità  e  dell’infanzia”:  viene  istituita  l’OMNI  (Opera  Nazionale 
Maternità Infanzia) a sostegno della politica di incremento demografico e per 
intervenire nel degrado sociale in cui viveva la popolazione in quegli anni.
 Legge 26 agosto 1950, n. 860   sulla  “Tutela fisica ed economica 
delle  lavoratrici  madri”  in  cui  si  determinano  l’istituzione  di  camere  di 
allattamento,  di  nidi  interaziendali  e  si  dichiara  fondamentale  l’esistenza  di 
personale qualificato e idoneo all’interno degli asili.
 Legge  6  dicembre  1971,  n.  1044   “Piano  quinquennale  per 
l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato”  in cui si parla del 
nido (solamente comunale) come un servizio sociale e si sottolineano le finalità 
di custodia temporanea dei bambini, di assistenza alla famiglia e alla donna. 
Inoltre,  si  definiscono i  compiti  dello Stato,  della Regione e del Comune  in 
relazione del decentramento “Stato-Regioni” avvenuto proprio in questi anni.
      Da  questi  anni  si  assiste  al  superamento  dell’immobilismo  e  della 
disorganicità verso l’infanzia e l’adolescenza. Inoltre, valutata la legge 1044, si 
prosegue verso un cammino in evoluzione che vuole considerare il nido anche 
dal punto di vista psico-pedagogico per rispondere alle esigenze di bambini più 
piccoli.
I successivi interventi normativi sono stati:
 Legge  285/1997   “Disposizioni  per  la  promozione  di  diritti  e  di  
opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” in cui all’art. 5 si parla di Innovazione 
e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia.
 Legge 451/1997  “Istituzione della Commissione parlamentare per  
l’infanzia  e  dell’Osservatorio  nazionale  per  l’Infanzia  (ad  es.  i  Rapporti  
sull’infanzia e l’adolescenza)”.
 Legge  53/2000   “Disposizioni  per  il  sostegno  della  maternità  e  
della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento  
15
dei tempi delle città”.
 Legge 328/2000   “Legge quadro per la realizzazione del sistema 
integrato di interventi e servizi sociali” con cui si sottolinea l’universalismo delle 
politiche sociali  e della promozione delle potenzialità di sviluppo della persona 
per  il  benessere  del  singolo  e  comunitario,  grazie  ad  una  rete  integrata  di 
interventi ed azioni.
           Inoltre, sono stati molto importanti il Primo e Secondo Piano nazionale di  
azione e di interventi per la tutela dei diritti  e lo sviluppo dei soggetti  in età  
evolutiva e il  Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003 in 
cui si ribadisce il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale e soprattutto si 
menziona la realizzazione “di servizi per la prima infanzia, attraverso lo sviluppo 
e  la  qualificazione  di  nidi  d’infanzia  e  di  servizi  ad  essi  integrativi  che 
consentono una risposta qualificata e flessibile a bisogni sociali  ed educativi 
diversificati” (pag. 16).
        Sono ancora in corso di approvazione numerose proposte di Legge sui 
servizi per la prima infanzia.
3. Le diverse tipologie di nido presenti sul territorio italiano
Vista  l’evoluzione  della  nostra  società  e  della  famiglia,  oggi  possiamo 
beneficiare  di  diverse  tipologie  di  nido,  seppure  non  presenti  in  modo 
omogeneo su tutto il territorio nazionale.
 Asilo nido: servizio di interesse pubblico rivolto alla prima infanzia 
con finalità di assistenza, di socializzazione e di educazione nel quadro di una 
politica di tutela dei diritti dell’infanzia.
 Asilo nido minimo: servizio di interesse pubblico rivolto alla prima 
infanzia in cui il  numero di potenziali utenti è inferiore a quello minimo di 30 
bambini.
16
 Nido integrato: si tratta di un “asilo nido minimo” all’interno di una 
scuola  dell'infanzia.  Le  differenze  consistono  fondamentalmente 
nell’integrazione psicopedagogia con la Scuola d’Infanzia. Oggi si parla di Nido 
Integrato anche nel caso in cui si voglia integrare bambini disabili con bambini 
normodotati.
 Nido famiglia o micro-nido: è un servizio finalizzato a valorizzare il 
ruolo  dei  genitori  nell’intervento  educativo  prevedendone  il  diretto 
coinvolgimento nella conduzione e nella gestione del servizio.
 Centro infanzia: è un servizio nel quale il servizio di Nido e quello di 
scuole d’infanzia tendono a fondersi, per cui l’integrazione fra i due momenti è 
massima; organizzato sulla base di percorsi pedagogici flessibili in relazione ai 
rapporto tra la maturità dei soggetti e in contenuti dell’intervento educativo.
 Nidi aziendali: è un servizio realizzato presso un’azienda pubblica o 
privata o unità produttiva di beni e servizi e rivolto ai figli dei lavoratori. 
4. Il Nido oggi: valenza sociale, psicologica ed educativa
L’evoluzione storica vista, dimostra come il nido sia cambiato in base alle 
esigenze del nuovo welfare e come ciò comporti che esso assuma nella nostra 
società una forte valenza sociale, psicologica ed educativa.
Oggi questa connotazione è sempre più importante, soprattutto perché il 
nido è diventato un servizio che si pone come obiettivi principali la crescita del 
bambino e il sostegno della famiglia.
Tale  aspetto  viene  trattato  in  particolare  da  due  pedagogisti:  Borghi  e 
Mantovani.
17
4.1.Valenza Sociale
In questo ambito Borghi e Mantovani concordano con l’affermare che oggi 
l’asilo nido ha assunto sempre di più il ruolo di servizio sociale  e «sembra agire 
in sostituzione di una città e di un territorio non predisposti e non a “misura” di 
bambino8». Pertanto, il nido è un servizio che agisce su diversi fronti quali: il 
bambino, la famiglia e il territorio.
Mentre la Mantovani basa il suo studio principalmente sul sostegno alla 
famiglia,  Borghi  sottolinea anche l’importanza del  sostegno al  bambino e al 
territorio di riferimento.
Vediamoli in profondità.
a) L’asilo nido per il bambino  . 
Quando il welfare si basava su una concezione puramente assistenziale, il 
nido  rappresentava  solamente  un  luogo  dove  lasciare  il  bambino  durante 
l’orario  di  lavoro  dei  genitori.  Oggi,  in  una situazione di  welfare  community, 
«l’asilo  nido  diventa  la  prima  struttura  pubblica  che  si  pone  positivamente 
obiettivi non di recupero, ma di prevenzione»9 e si pone come un vero e proprio 
sostegno al bambino anche in situazioni di difficoltà.
Tale ruolo nasce come risposta ad una forte esigenza di creare Comunità 
e  Rete  tra  servizi  e  famiglie,  ponendosi  come  primo  obiettivo  quello  di 
supportare e sostenere l’individuo e i suoi bisogni in una sorta di  solidarietà 
sussidiaria.
Pertanto, l’asilo nido diventa anche luogo di crescita e di socializzazione 
del  bambino  tramite  una  sorta  di  vera  e  propria  presa  in  carico  del  suo 
benessere psico-fisico.
I servizi per l’infanzia diventano così fattori protettivi per lo sviluppo del 
bambino e per il benessere della famiglia.
8
 Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, cit., p.23.
9
 Ibidem
18
b) L’asilo nido per la famiglia  
In questo contesto Mantovani sottolinea che il  bambino che frequenta il 
nido non può che essere un bambino familizzato. 
Per questo motivo oggi «l’utenza del nido è costituita dalla famiglia che 
appare il  luogo e lo strumento di  mediazione tra l’individuo (il  bambino) e le 
risorse.  Essa,  pertanto,  non solo  eroga un servizio,  ma funge da canale  di 
redistribuzione di risorse erogate dal pubblico»10.
 Infatti,  il  rapporto  tra  nido  e  famiglie  porta  con  sé  una  doppia 
problematica; da una parte oggi si individua una trasformazione della famiglia e 
il necessario adeguamento dei servizi ad essa, dall’altra si cerca di far fronte ai 
bisogni delle molteplici tipologie familiari esistenti11.
Inoltre, la Mantovani sottolinea che le ultime ricerche dimostrano come un 
elevato numero di  giovani  coppie si  auspica di  instaurare un certo grado di 
condivisione  delle  cure  e  delle  responsabilità  educative  con  dei  servizi  che 
possono  garantire  professionisti  competenti,  luoghi  idonei  e  incontri  per  i 
genitori.
Borghi, invece, pone l’accento sul fatto che il nido oggi nasce sicuramente 
come servizio di  sostegno alla famiglia,  offrendo anche risposte di  cura e di 
educazione  per  i  loro  figli,  ma  soprattutto  si  propone  come  supplenza  dei 
genitori.
Infine, ciò che mi preme sottolineare è quanto sia importante, partendo dal 
pensiero pedagogico di Bronfenbrenner, il creare delle forme di partenariato tra 
Nido e famiglia che rendano i  genitori  consapevoli  del  loro sapere e aiutino 
entrambe le parti a creare delle relazioni di fiducia12.
10
 Bondioli A., Mantovani S. (a cura di), Manuale critico dell’asilo nido, Franco Angeli, Milano, 
1993, p. 15.
11
 Crf., Bondioli A., Mantovani S. (a cura di), Manuale critico dell’asilo nido, Franco Angeli, 
Milano, 1993, p. 15.
12
 Crf, Milani P. (a cura di), Co-educare i bambini, Edizioni La Biblioteca Pensa Multimedia, 
Lecce, 2007, p. 79.
19
c) L’asilo nido nel territorio  
In questo caso per territorio intendiamo sia il livello nazionale, sia la rete 
locale che si crea attorno al nido e alle famiglie.
Per  quanto  riguarda  il  primo  punto,  è  sicuramente  interessante  notare 
come entrambi gli autori individuino nel territorio nazionale delle differenze di 
diffusione del servizio e di risposta ai bisogni delle famiglie italiane.
Infatti, la Mantovani cita un’indagine di Ciorli e Tosi che dimostra come la 
variabile territoriale incida fortemente sull’utilizzo del servizio il quale, inoltre, è 
diffuso  diversamente  tra  Nord  e  Sud  e  tra  centri  medio-piccoli  e  le  aree 
metropolitane, senza un adeguato rapporto con la manifestazione dei bisogni.
Il  nido e i servizi ad esso affini si possono pertanto considerare “luoghi 
terzi” rispetto alla famiglia, in cui è possibile confrontarsi, discutere, esplicitare i 
propri valori e saperi educativi in un’ottica di comunità sociale
Per  quanto  riguarda  il  territorio  considerato  dal  punto  di  vista  locale, 
Borghi sottolinea che il nido deve essere un servizio che inserisce il bambino 
nel suo spazio urbano presentandosi come esperienza esterna alla famiglia.
 
4.1.1. L’asilo nido nel sistema formativo
L’asilo  nido  oggi  può  trovare  una  terza  collocazione  territoriale,  intesa 
come “sistema formativo”. Questa collocazione, secondo Borghi, si dirama in 
due prospettive: una orizzontale e una verticale; la prima mira a considerare 
fondamentale  il  raccordo  tra  il  nido  e  il  contesto  culturale  e  formativo  di 
riferimento, la seconda «rimanda essenzialmente al problema della continuità 
fra asilo nido e scuola dell’infanzia»13.
Approfondendo tale argomento, Lauria sostiene che oggi la continuità è un 
problema  molto  sentito  in  quanto  spesso  è  mancato  un  progetto  politico  e 
pedagogico  unitario:  ad  esempio  in  riferimento  alla  nascita  dei  vari  livelli 
13
 Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, cit., p.33.
20
scolastici in tempi diversi, alla disomogeneità territoriale dei servizi per l’infanzia 
e al diverso iter formativo richiesto a educatori e maestre14.
Infatti,  la  discontinuità  esistita  ed  ancora  esistente,  ha  prodotto 
l’affermazione  «di  un  modello  formativo  segmentale,  autosufficiente  e  auto-
centrato  consolidando  l’assunto  che  sono  le  logiche  delle  singole  istituzioni 
scolastiche a prevalere sui bisogni dei soggetti»15.
Inoltre,  garantire  la  continuità  significa  evitare  “traumi  di  passaggio”  al 
bambino,  e permette  di  «riconoscere e rispettare le reciproche autonomie e 
differenze educative in una prospettiva di  coordinamento strutturale; significa 
anche attivare ed incentivare, coerentemente, la reciproca conoscenza fra nidi 
e scuole dell’infanzia»16.
Pertanto,  essere  operatori  di  continuità,  adottando  un  “protocollo  delle 
azioni di continuità tra nidi e scuole dell’infanzia”, significa garantire al bambino 
buoni legami affettivi di lunga durata con i pari e con gli adulti e attribuire una 
maggiore dignità dell’educazione della prima infanzia inserendola in una cornice 
metodologica comune.
Continuità non va intesa come una subordinazione tra istituzioni, ma come 
una coerente armonizzazione tra questi nella prospettiva di una visione unitaria 
dell’infan
4.1.2 La Qualità come elemento innovativo
A partire dalla Legge 285/1995 fino ad arrivare all’Accreditamento e alla 
Certificazione del servizio, la qualità è diventata un concetto fondamentale nella 
nuova  idea di nido nella nostra società.
 
 
 
14
 Crf, Poropat Bassa M.T., Chicco L., Il nido come sistema complesso –percorsi formativi e di  
intervento nell’ottica della qualità totale-, Ed. Junior, Bergamo, 2004, p. 7.
15
 Poropat Bassa M.T., Chicco L., Il nido come sistema complesso –percorsi formativi e di  
intervento nell’ottica della qualità totale-, Ed. Junior, Bergamo, 2004, p. 7.
16
 Ivi, p.8
21