16
E’ altresì irrinunciabile ripensare ad un’analisi delle modalità con cui poter diffondere i 
benefici derivanti dallo sviluppo dell’industria turistica anche alle comunità locali, se si 
vuole incidere sulla qualità di vita delle stesse. 
Di quanto detto, troppo poco è stato fatto negli anni passati, ma da quanto emerso nel 
redigere tale tesi un nuovo fervore a livello internazionale si sta diffondendo con successo 
e nuove iniziative sono realizzate. 
L’obiettivo principale della tesi risiede dunque in un tentativo di approccio globale, 
iniziando dal comprendere come il turismo possa divenire efficacemente pro poor, per poi 
cercare di analizzare a livello di cooperazione internazionale quanto è stato fatto e quanto 
dell’aiuto internazionale sia stato destinato a tal fine, presentare alcuni casi di studio volti a 
concretizzare gli aspetti affermati a livello teorico; ed identificare una tra le possibili azioni 
volte a dare continuità allo sviluppo sostenibile del settore, evitando che questi divenga un 
nuovo “paradigma” solo sulla carta, nello specifico, i sistemi di certificazione turistica. 
Particolare rilevanza è stata posta sul Pro Poor Tourism: 
 
“Pro Poor Tourism is defined as tourism that generates net benefits for the poor. 
Benefits may be economic, but they may also be social, environmental and cultural” 
(Ashley et al., 2001).  
 
Usato per la prima volta dall’UK Department for International Development nel 1999, esso 
non è identificabile come un prodotto in sé, piuttosto costituisce un “approccio” allo 
sviluppo turistico, è cioè l’insieme di strategie volte a creare e sviluppare dei legami tra il 
business turistico e la lotta alla povertà (Roe, Goodwin, Ashley, 2005).  
Le azioni connesse al Pro Poor Tourism sono basate su un set di principi tra cui: garantire 
una maggior partecipazione delle popolazioni locali nelle decisioni di programmazione e 
pianificazione del territorio; un approccio olistico che non sia limitato ai meri aspetti 
economici; una distribuzione equa dei costi e dei benefici; una flessibilità dei criteri per 
l’attuazione evitando approcci impositivi; una continua ricerca ed apprendimento dalle 
esperienze poste in essere. 
 
Nel perseguire l’obiettivo sopra esplicitato, la metodologia di studio adottata è consistita 
sia in uno studio della letteratura attinente al settore del turismo che in un’analisi 
quantitativa attraverso un esame dei dati raccolti nei più autorevoli database turistici: il 
Tourism Satellite Account del World Travel & Tourism Council e quello della World 
 17
Tourism Organization. Non solo; per analizzare il livello di cooperazione finanziaria 
destinato al settore, si è consultato il DAC Statistics Database dell’OECD. 
Tuttavia nel corso della ricerca  è emerso il problema della scarsità e/o l’inadeguatezza dei 
dati disponibili. Facendo particolare riferimento ai Paesi in Via di Sviluppo, manca 
un’analisi qualitativa dei dati a disposizione e vi è una carenza di informazioni concernenti 
azioni di cooperazione internazionale connesse allo sviluppo del turismo. 
Questo non permette di comprendere con chiarezza e maggior dettaglio i risultati ottenuti e 
rivela la scarsa attenzione che è stata concessa al settore negli anni passati. 
Difficoltà si sono riscontrare anche in relazione allo studio della letteratura del settore, 
sottolineando ancora una volta, la necessità di avviare un dibattito più vivace, rispetto agli 
anni passati, nel contesto internazionale. 
 
La tesi si articola in quattro capitoli.  
Il primo capitolo analizza gli aspetti generali del turismo ed in particolare il suo impatto 
nell’economia, nella società, nella cultura e nell’ambiente, evidenziando gli aspetti più 
significativi che lo possono rendere uno strumento di lotta alla povertà. Nella seconda 
parte, viene descritto il summenzionato Pro Poor Tourism,  
Il secondo capitolo analizza lo sviluppo del settore turistico nei Paesi in Via di Sviluppo e 
nei Least Developed Countries, ponendo in luce come questo rivesta un ruolo 
fondamentale per alcuni, importante per altri e, sia pure per una minoranza, ancora poco 
strategico per lo sviluppo del Paese. Si è voluto, soprattutto, comprendere quanta parte 
degli aiuti internazionali è stata finalizzata alla promozione del settore; di conseguenza, 
quanto la comunità internazionale abbia influito per la nascita e lo sviluppo di una solida 
industria turistica. Si sono analizzati i dati dell’Official Development Assistance (ODA), 
che mettono in evidenza la scarsa considerazione verso il settore, in particolare negli anni 
passati, ma anche ai giorni nostri.  
Un altro aspetto, oggetto di analisi, riguarda le implicazioni che, la liberalizzazione, che 
caratterizza fortemente il settore, può avere nello sviluppo del settore, in particolare in 
relazione agli aspetti in questione della povertà e del miglioramento del Paese. 
Il terzo capitolo analizza i progetti di cooperazione tecnica, sia di breve che di lungo 
periodo, promossi dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, massima esponente 
mondiale del settore ed agenzia specializzata delle Nazioni Unite. In particolare vengono 
presentati dei casi studio di progetti realizzati dal programma Sustainable Tourism – 
Eliminating Poverty (ST-EP) di recente costituzione. Essi testimoniano la volontà 
 18
dell’organizzazione di promuovere un turismo sostenibile, in aree che soffrono di un 
ritardo di sviluppo, finalizzato ad accrescere il benessere della popolazione che vive in 
condizione di indigenza. Nella seconda parte del capitolo, sia pure in modo sintetico, si 
presentano i finalisti del Tourism for Tomorrow Award, riconoscimento promosso dalla 
World Travel and Tourism Council, associazione internazionale che rappresenta le imprese 
private del settore. Si vuole così evidenziare l’interesse che anche la società civile, intesa in 
senso lato, dimostra; a partire dagli anni Novanta, sono state avviate, con successo, 
iniziative private o di partnership pubblico-private miranti ad accrescere la sostenibilità del 
settore. 
Il quarto ed ultimo capitolo pone l’accento sul futuro: quali, tra le diverse iniziative e 
modalità possibili, possono promuovere ed accrescere in maniera efficace, sfruttando la 
caratteristica di multisettorialità insita nel settore, il potenziale di riduzione del livello di 
povertà, garantendo comunque la sostenibilità economica, sociale ed ambientale? 
Un valido strumento, in grado di tenere in considerazione simultaneamente le diverse 
priorità, può essere individuato nel processo di certificazione e nella promozione di 
standard e codici di condotta internazionali, rivolti ai diversi stakeholders turistici. A questi 
aspetti si dedica l’intero capitolo, includendo anche una parte dedicata ai sistemi di 
certificazione relativi alle piccole e medie imprese, che possono essere un’opportunità non 
trascurabile di accesso al settore, e più in generale all’economia, anche per le fasce meno 
abbienti della popolazione dei Paesi in Via di Sviluppo. 
 
Ogni svista, imprecisione ed opinione sono, ovviamente, mie. 
 
 19
CAPITOLO 1. IL SETTORE DEL TURISMO ED IL 
PRO POOR TOURISM 
 
 
In questa prima parte dell’elaborato si tenterà di delineare gli aspetti salienti che 
congiuntamente compongono il mondo del turismo. Si vogliono infatti presentare al lettore 
alcuni dati basilari che possano fungere da riferimento alla comprensione del settore e che 
permettano di fornirne una panoramica il più completa possibile. Verranno quindi 
presentate le potenzialità, le peculiarità ed ovviamente gli aspetti problematici che il 
turismo presenta. Particolare attenzione, nei paragrafi finali del capitolo, sarà rivolta alla 
presentazione delle connessioni esistenti tra il turismo e la lotta alla povertà, in particolare 
facendo riferimento ad uno specifico approccio di sviluppo del settore: il Pro Poor 
Tourism. Si vuole ripensare cioè a come si possano minimizzare le negatività dell’operare 
di tale settore, molto dibattute nella letteratura specializzata, incrementando al contempo i 
benefici per la popolazione che si trova costretta a vivere in condizioni di indigenza. 
 
 
1.1 Introduzione al settore del turismo 
 
Il turismo può essere un efficace strumento per promuovere la crescita economica e, più in 
generale, lo sviluppo sostenibile, ridurre la povertà e garantire la salvaguardia di risorse 
naturali, storiche e culturali. Negli ultimi decenni le esternalità sia positive che negative e 
l’evoluzione delle realtà “toccate” dal turismo hanno ottenuto sempre maggior attenzione 
da parte di accademici, ricercatori e varie organizzazioni, internazionali non. 
Si pensi che oggigiorno il settore Travel & Tourism produce il 10% del PIL, l’8% 
dell’occupazione (considerando sia l’indotto che il settore sommerso) ed il 12% degli 
investimenti mondiali annui; che esso presenta il più elevato potenziale di crescita di 
qualsiasi industria (attualmente stimato intorno al 4% annuo) che varia dal 3% delle 
economie sviluppate al 7% delle economie dei mercati emergenti (WTTC, 2007). 
Secondo stime della World Tourism Organization (UNWTO) gli introiti turistici, nel 2003, 
rappresentavano approssimativamente il 6% delle esportazioni globali di beni e servizi. 
Come evidenziato in tabella 1.1, considerando esclusivamente le esportazioni di servizi, la 
percentuale aumenta di molto, ed è pari al 30% circa; è questo un dato che lascia intendere 
l’importanza del settore in analisi. 
 20
Tabella 1.1 Esportazioni mondiali per settore 
Fonte: UNWTO website (www.unwto.org) 
 
Si riporta qui di seguito un grafico (Figura 1.1) redatto dall’Organizzazione Mondiale del 
Turismo (UNWTO) ed aggiornato al 2007, che, oltre ad illustrare l’evoluzione del numero 
di turisti internazionali negli anni passati, presenta una previsione di quelli futuri. Pur 
assumendo come anno base il 1995, il grafico non risulta essere obsoleto: nonostante in 
questi ultimi anni si sia riscontrato un andamento irregolare, il grafico non ha subito 
mutamenti sostanziali nell’analisi di previsione di lungo periodo (UNWTO, 2007). Nel 
breve periodo a momenti di crescita sostenuta (1995, 1996, 2000, 2004-2006) si sono 
alternati periodi di stagnazione (2001-2003), ma come già detto il trend di lungo periodo è 
rimasto immutato. 
È noto che quello turistico è un comparto estremamente sensibile. L’evento epocale delle 
Torri Gemelle del 2001, negli Stati Uniti, con l’enorme pressione suscitata, in ultima 
analisi implicò solo una flessione, seppur consistente, poi recuperata. Persino l’effetto delle 
bombe esplose nei vari Paesi in Via di Sviluppo è stato riassorbito: Kuta nel 2002 e 
Jimbaran nel 2005 nell’isola di Bali, Djerba in Tunisia nel 2003, Kusadasi in Turchia nel 
2005, Taba e Sharm El Sheik in Egitto nel 2005, Dahab nel 2006, ed in Europa, a Londra, 
gli attentati alla metropolitana (2005) e le bombe all’aeroporto di Heathrow (2006), uno tra 
i più frequentati al mondo (Garrone, 2007). Certamente dopo tali eventi il turismo ha 
subito una mutazione “dopo i cannibali ed i briganti, i terroristi: la paura del rischio […] 
produce un turismo sorvegliato, protetto e militarizzato” (Canestrini, 2004).  
 21
Chiaramente gli attentati terroristici sono solo uno (forse il più nuovo) tra gli scenari che 
possono arrestare lo sviluppo del turismo. Il settore è vulnerabile alle guerre, al terrorismo, 
ai disastri naturali e alle epidemie. Esempi di recenti calamità, quali lo Tsunami del 26 
Dicembre 2004, la polmonite atipica (SARS), i conflitti e rivoluzioni, la guerriglia civile 
hanno determinato una rilevante crisi internazionale del turismo. 
Quella turistica è però un'industria dotata di enormi capacità di recupero. I flussi turistici 
possono diminuire per alcuni periodi, ma prima o poi il desiderio del viaggio prende di 
nuovo il sopravvento. Il fenomeno "turismo" si impone e si imporrà sempre all'attenzione 
dei Governi, delle Istituzioni e dei Media (Monni, 2003) 
Nonostante tutte queste nuove paure, resta vero, infatti, che il turismo oggi non è 
considerabile come un’industria marginale, secondaria ma riveste ancora un ruolo di 
primissimo piano (Garrone, 2007). 
Figura 1.1: Arrivi turistici internazionali e loro previsione futura, 1950-2020 
 
Fonte: UNWTO website (www.unwto.org) 
 
Le previsioni ipotizzano che per il 2020 vi saranno 1,6 miliardi di turisti internazionali 
(non sono considerati in questi dati i turisti che si muovono entro i propri confini 
nazionali). Di questi la maggioranza (717 milioni) avranno come meta l’Europa, a seguire 
l’Asia dell’Est e Pacifico (397 milioni) e le Americhe (282 milioni). L’Africa ed il Medio 
Oriente godono ancora di una quota irrisoria, ma il tasso di crescita di queste due regioni è 
previsto essere del 5% circa rispetto alla media globale dello 4,1%. Questo è un chiaro 
indice di come il turismo, settore in forte espansione soprattutto in macroregioni composte 
 22
per la maggioranza da Paesi in Via di Sviluppo, possa diventare uno strumento molto 
efficace per promuovere lo sviluppo delle aree interessate e per la lotta alla povertà. 
1.1.1 L’evoluzione del settore turistico 
 
A metà Ottocento avviene la sovrapposizione dell’idea della montagna (prima meta 
turistica) happy few (per pochi fortunati), alla pratica della montagna per tutti. I tre 
acceleratori fondamentali che hanno permesso la massificazione del fenomeno sono: 
1 la curiosità verso l’altrove e verso l’altrui; 
2 l’evoluzione tecnologica dei mezzi di trasporto che hanno “annullato” le distanze; 
3 la conquista sindacale delle ferie pagate e la diffusione delle prime guide cartacee, 
considerate come dei veri e propri prontuari di viaggio per permettere al turista di 
entrare in rapporto con la gente e l’ambiente della località designata. Prototipo di 
tale strumento è il Beadeker: una collezione di guide redatte dal figlio di un editore 
tedesco a partire dal 1827. 
Tutto ciò ha portato ad una rivoluzione straordinaria: il tempo libero. 
Storicamente l’industria turistica si è evoluta per far fronte alla crescente domanda di 
strutture; queste iniziarono a specializzarsi nei primi decenni del ventesimo secolo, con 
l’intento di offrire una gamma di risposte a coloro che, avendo appunto del tempo libero a 
disposizione, viaggiavano. È in questo modo che nasce l’industria turistica, la quale ha 
come scopo lo spostamento e l’organizzazione delle attività delle persone quando queste si 
trovano lontane dal loro ambiente abituale.  
La capacità di inglobare diverse attività al fine di soddisfare diverse necessità, caratteristica 
intrinseca di questo settore, ha fatto sì che il turismo diventasse negli ultimi anni la 
principale voce negli scambi commerciali mondiali. 
È noto però che il turismo è un fenomeno ambivalente, poiché può potenzialmente 
innescare un processo di arricchimento, contribuendo al raggiungimento di obiettivi 
socioeconomici e culturali; se non adeguatamente governato, però, può esser causa di 
degrado ambientale e di perdita delle identità locali. Deve quindi essere affrontato con un 
approccio olistico.  
Nel chiedersi qual è la “merce” prodotta dall’industria turistica, alcuni affermano che essa 
venda sogni, altri sostengono che i beni di consumo del turismo sono le risorse naturali e 
culturali di cui fruisce, ma se si considera un altro punto di vista non è difficile immaginare 
che la merce sia il turista stesso. Siamo cioè “noi” che veniamo temporaneamente spostati 
da compagnie aeree, imprenditori dell’accoglienza, enti turistici governativi, operatori 
 23
economici specializzati nella gestione del tempo libero (Canestrini, 2001). È immediato 
chiedersi quindi chi siano i turisti. Pur mancando un consenso generale sulle definizioni 
proposte, la UNWTO provvede a fornirne la seguente descrizione: 
 
“Turista è colui che viaggia in un Paese diverso da quello di residenza abituale, 
fuori dal suo ambiente, per un periodo di almeno 24 ore (che comprenda una notte) 
ma non superiore ad un anno; e il cui principale scopo di visita è diverso 
dall’esercitare un’attività remunerata entro il Paese visitato” 
 
Se ne deduce che le motivazioni per “mettersi in viaggio” sono le più svariate e dipendono 
da bisogni e desideri personali; per molti è stato un mezzo di scoperta, di crescita, di 
ricerca, addirittura una chiave per recuperare identità. Ma non si possono trascurare i 
messaggi lanciati da un’attività di marketing sempre più mirata e dal richiamo delle mode. 
“Fare il turista” è sempre più una valvola di sfogo per milioni di persone che si sentono 
“strette” nella società di cui fanno parte, dove ormai quasi tutto viene organizzato e tenuto 
sotto controllo. “La dimensione individuale cerca un suo spazio, alternativo alle norme ed 
ai valori sociali. La tendenza alla trasgressione porta ad istituire una doppia morale, con 
l’aiuto della quale si tende a rendere conciliabile ciò che prima non lo era. La seconda 
morale viene così ad assumere la funzione di valvola di sfogo” (Weber, 1916). Sfogo “…al 
processo di separazione, di isolamento e di anomia tra gli individui, di formazione di masse 
amorfe e di meccanizzazione che investe la società, uno dei primi fenomeni illustrati della 
sociologia urbana” (Simmel, 1903). 
Il vero detonatore dello sviluppo turistico di massa è stata la classe lavoratrice dei paesi 
industrializzati. Dopo lotte sindacali, incremento dell’automatizzazione, movimenti in 
favore del rispetto della persona (per citarne solo alcuni), negli anni ’80, gli anni del boom 
economico, si afferma la società dei servizi, soprattutto assicurativi-finanziari, dell’alta 
tecnologia e della comunicazione commerciale, ma anche i servizi alla persona come quelli 
turistici. “Già nella seconda metà degli anni ’80, è cresciuta la convinzione che il viaggio 
turistico è un bene di cittadinanza, un consumo relativamente anelastico, che fa sentire 
“normali” (Carone e Costa, 1987). Si comincia a varcare i confini dei propri Paesi per 
recarsi in “paradisi tropicali” lontani migliaia di chilometri.  
Diviene necessario comprendere le relazioni esistenti nell’industria turistica e tra questa ed 
il territorio circostante, al fine di sostenere le azioni dei diversi stakeholders (ad esempio 
migliorandone le capacità di pianificazione e management) volte a promuovere uno 
 24
sviluppo sostenibile dell'area in cui operano per realizzare un possibile “successo”, non 
solo economico, dell’area stessa.  
Essenzialmente il problema può essere presentato in termini di domanda – offerta. I 
pianificatori turistici devono conciliare due aspetti contrastanti: da un lato la domanda, e 
cioè il mercato turistico, dall’altro l’offerta cioè lo sviluppo sostenibile nel lungo periodo.  
Ciò implica che non è sufficiente la sola comprensione delle caratteristiche del mercato e 
dei trend futuri, ma anche la pianificazione territoriale nel rispetto e nella salvaguardia 
della regione. Fondamentali divengono, come già accennato, azioni di management e 
monitoraggio capaci di considerare una molteplicità di aspetti, non solo attinenti ai motivi 
commerciali dell’industria turistica, agli elementi paesaggistico-ambientali, culturali, 
sociali e più in generale di sviluppo dell’area e della sua popolazione (dal più ricco agli 
ultimi: i “poveri”). Un insieme vario ed eterogeneo di aspetti deve quindi essere analizzato 
per riuscire a trarre delle conclusioni generali, che non siano distorte dalla sola analisi di 
aspetti quali le tipologie di facilities turistiche, gli aspetti attrattivi e le attività turistiche 
dell'area, le esternalità negative e la capacità di carico
1
 (inquinamento, congestione ecc.). A 
rendere l’analisi ancor più complessa è la molteplicità di attori coinvolti, ciascuno con 
propri obiettivi e con una propria funzione di utilità da massimizzare, a volte contrastanti: 
imprese private, ONG, pubbliche amministrazioni di diversi livelli, partnership. L’analisi 
di dati su flussi turistici, occupazione nel settore, movimenti di capitali, l’ambiente e le 
comunità locali in cui si opera, spese dei turisti in loco, rimesse, investimenti esteri, 
                                                 
1
 Negli ultimi anni si è sviluppato un intenso dibattito su concetti e strumenti per la valutazione dell’impatto 
turistico sull’ambiente e per determinare il livello di cambiamento tollerabile sia a livello locale (Capacità di 
Carico / Carrying Capacity) o globale (Ecological Footprint) da esso generato.  
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO, 1999) la Capacità di Carico di una località 
turistica è costituita dal numero massimo di persone che visita, nello stesso periodo, una determinata località 
senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e senza ridurre la 
soddisfazione dei turisti. Di fatto, la CCT è definita da un insieme di capacità, tra cui: 1) capacità 
dell’ecosistema, cioè la disponibilità delle risorse naturali presenti nella destinazione in relazione alla 
fruizione antropica (relazione ambientale); 2) capacità estetica ed esperenziale, che rappresenta la misura del 
soddisfacimento estetico-culturale e delle aspettative dei turisti che frequentano la destinazione; 3) capacità 
socioeconomica, che rappresenta la soddisfazione sociale ed economica della popolazione abitante la 
destinazione rispetto al fenomeno turistico (Satta, 2003 cit. in Bimonte e Punzo, 2005). 
Detto altrimenti, le tre capacità suddette, sebbene tutte interpretabili in termini economici, definiscono tre 
limiti: fisico, economico e sociale. Il primo corrisponde al livello oltre il quale l’utilizzo della risorsa provoca 
danni irreversibili ed il costo percepito (o di recupero) tende all’infinito; il secondo rappresenta il livello di 
utilizzo oltre il quale la qualità dell’esperienza turistica percepita si riduce tanto da determinare una riduzione 
nel valore totale dei benefici derivanti dal turismo (riduzione della disponibilità a pagare totale); la terza 
individua il punto oltre il quale i costi sociali percepiti dai locali tende a superare i benefici, con un 
conseguente peggioramento della qualità della vita (Costa e Manente, 2000).  
Diventa, allora, evidente che la CC, più che essere rappresentata da un unico numero, è costituita da un 
vettore di indici, funzione della tipologia di territorio analizzato, e che ad essere veramente limitante è il 
vincolo più stringente fra quelli definiti (Bimonte e Punzo, 2005). 
 25
pagamenti di beni importati, trasporto… fa intuire come  lo sviluppo sostenibile ponga forti 
interrogativi sulle strade da perseguire per il suo raggiungimento. 
 
 
1.2 I Trend del settore turistico  
 
1.2.1 Flussi turistici internazionali 
 
Con un totale di 846 milioni di arrivi turistici internazionali, pari ad un incremento del 
5,4% (43 milioni di presenze) rispetto all’anno precedente, il 2006 ha superato per il terzo 
anno consecutivo le previsioni stimate (UNWTO, 2007). 
In termini assoluti l’incremento ha interessato maggiormente Europa (22 milioni di arrivi 
turistici) ed Asia e Pacifico (12 milioni), mentre per le Americhe, l’Africa, ed il Medio 
Oriente è stata più modesta, pari a 3 milioni ciascuna. Emerge tuttavia che, per ciascuna 
regione in cui è suddiviso il globo, si è avuto una crescita positiva (tenendo in debito conto 
come la media sia un indicatore che maschera le diverse performances intra-regionali).  
La UNWTO suddivide il mondo in Regioni, a sua volta suddivise in Subregioni che 
comprendono un numero variabile di Nazioni, come riportato in appendice A, a fine 
capitolo. 
In termini relativi, sia rispetto all’anno precedente ma anche considerando un arco 
temporale più ampio (2000-06), si nota come la crescita sia particolarmente accentuata per 
aree che coinvolgono destinazioni emergenti e Paesi in Via di Sviluppo: Medio Oriente, 
Asia e Pacifico, Africa. Per quanto riguarda quest’ultima, in particolare, si nota un 
aumento del 9% rispetto all’anno precedente; questo fatto la riconferma nuovamente come 
“star performer” anche per il 2006, poichè continua a registrare una crescita di quasi il 
doppio di quella globale. Ciò è dovuto alla forte crescita di questi ultimi anni, pari al 10 %, 
della sub-regione dell’Africa sub sahariana  
L’Asia ed il Pacifico, con una crescita dell’8%, hanno mantenuto lo stesso trend positivo 
dell’anno precedente, dovuto sia alla ripresa della Tailandia e delle Maldive dall’evento 
catastrofico del dicembre 2004, lo Tsunami, che alle performances eccellenti registrate 
dalle altre destinazioni emergenti nella regione. 
L’Europa con il 5% si posiziona al di sopra del target, mentre per il Medio Oriente i dati 
rilevano una crescita del 9%, nonostante la situazione geopolitica della regione e la crisi tra 
Israele e Libano che ha segnato i mesi estivi. (UNWTO, 2007).