2 
 
Introduzione 
 
L’oggetto della mia tesi riguarda la vita e le esperienze formative della poetessa del rock Patti Smith 
e del fotografo Robert Mapplethorpe. 
Coetanei, nati entrambi nel 1946 si incontrano per la prima volta a New York nel 1967 e da allora le 
loro vite rimasero legate sentimentalmente e artisticamente fino alla morte di Mapplethorpe nel 
1989 in seguito a complicanze dovute all’AIDS. 
Legati da una reciproca passione per l’arte svilupparono coscienza di sé e delle proprie vocazioni 
nella  fervente New York tra la fine degli anni Sessanta e Settanta. 
Condivisero insieme una stanza al Chelsea Hotel, celebre per i numerosi artisti che vi abitarono.  
Robert ricevette in regalo da un’amica la sua prima macchina Polaroid,  da quel momento sviluppò 
un interesse per la fotografia evolvendosi tecnicamente. 
Patti scrisse diversi libri di poesie e abbozzò disegni prima di dedicarsi alla sua carriera di rockstar, 
due passioni che maturò durante la sua infanzia.  
Sono state da me analizzate le copertine dei dischi che Mapplethorpe ha realizzato insieme a Patti, a 
partire dalla cover di Horses l’album di esordio della cantante pubblicato nel 1975 fino a Dream Of 
Life, il disco che segnò il suo ritorno nel 1988 dopo nove anni di assenza dal panorama musicale. 
Robert scattò con una Hasselbald i suoi capolavori, tra cui The X Portfolio che lo rese celebre. 
Una serie di fotografie molto forti, immagini in cui fedelmente alla sua poetica, cancella il confine 
tra foto d’arte e foto commerciale destinata al mercato pornografico adottando soggetti e temi tipici 
dell’hardcore inserendoli in un contesto d’immagine d’arte. 
Durante gli ultimi mesi di vita di Mapplethorpe fu allestita la sua prima retrospettiva in un museo 
americano, il Whitney Museum of American Art a cui seguì la mostra The Perfect Moment oggetto 
di svariate controversie.  
Mapplehtorpe è stato un personaggio controverso, paradigmatico, la sua arte e quella di Patti Smith 
verrà presa come fonte d’ispirazione da vari artisti. 
Poco prima della morte di Robert, Patti gli promise che un giorno avrebbe scritto un libro 
raccontando la loro storia. 
Citando il romanzo di Jean Cocteau, i due amici sono stati gli enfants terribles descritti nel romanzo 
autobiografico Just Kids; la loro creatività ha distrutto le barriere tra arte e vita fondendosi in un 
unico parallelo percorso.
3 
 
Capitolo I - Il Michelangelo maledetto e l’allieva di Rimbaud  
1.1 Just Kids: dalle origini al Chelsea Hotel  
 
Robert Mapplethorpe nasce Floral Park, Long Island, il 4 
novembre 1946 da Joan e Harry Mapplethorpe, una famiglia 
cattolica della media borghesia. 
Uno dei principali hobby del padre era la fotografia, Harry dava 
molta importanza alla tecnica.
1
 (fig. 1) 
Tuttavia ha sempre considerato questa passione un hobby a cui 
dedicarsi nel tempo libero e mai un lavoro professionale, anche 
quando scattava foto alla famiglia non era interessato 
all’interazione con i soggetti bensì allo sviluppo delle stampe per 
conto proprio.  
Ciò che lo stimolava maggiormente era il lato pratico, non la parte cosiddetta creativa.
2
 
L’attenzione verso la tecnica era un tratto comune con Robert, che a differenza del padre infranse i 
confini tra foto d’arte e foto commerciale destinata al mercato pornografico adottando soggetti e 
temi tipici dell’hardcore inserendoli in un contesto d’immagine d’arte.    
Robert è il terzo nato di sei figli, quattro maschi e due femmine. 
Durante l’adolescenza impara a suonare il sassofono e vuole diventare musicista. 
La madre era una donna molto credente e protettiva nei confronti dei figli, ebbe una speciale 
predizione per Robert, il suo figlio preferito. 
L’educazione cattolica impartita al figlio lo sensibilizzò al concetto di peccato e senso di colpa, due 
tematiche che rimarranno sempre vive in Mapplethorpe. 
Questa lotta continua tra bene e male influenzò notevolmente la produzione artistica e il suo modo 
di essere, inoltre la figura di Satana fu riproposta frequentemente nel proprio immaginario creativo. 
Robert durante un’intervista con Ingrid Sischy disse: “La chiesa ha un certo fascino magico e 
misterioso per un bambino” e  ancora “Ciò mostra tuttora come organizzo le cose. Sono sempre dei 
piccoli altari. E’ sempre stato così, ogni volta che assemblo cose faccio attenzione che tutto sia 
simmetrico e bilanciato.”
3
 
Un altro aspetto ricorrente del suo mondo erano i freaks, divennero per lui il simbolo di tutte le cose 
strane e proibite.  
                                                             
1
 P. Morrisroe, Mapplethorpe: A Biografy, Da Capo Press, New York 1997, p. 12. (trad. mia) 
2
 Ivi, p. 14. (trad. mia) 
3
 Ivi, pp. 17-18. (trad. mia) 
Fig. 1. Harry Mapplethorpe, Untitled, s.d. 
(prima comunione)
4 
 
Mapplethorpe non li seguì in modo meticoloso come fece Diane Arbus nel proprio lavoro, ciò 
nonostante i freaks faranno parte della sua produzione in differenti vesti.
4
 
Gli elementi del sacro e del profano sono stati spesso contrapposti nel suo lavoro. 
Nel settembre del 1958 Robert fece il suo primo viaggio da solo verso Manhattan; approfittando 
della sua nuova libertà comincio a passare i weekend nella città dove conobbe Jim Cassidy, i due 
ragazzi visitarono il Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art.
5
 
Mapplethorpe era una persona poco loquace, non era in grado di spiegare la propria visione dell’arte 
con le parole, tuttavia essa venne fuori nei disegni che si accingeva a fare. 
Robert fu ispirato dai lavori di Salvador Dalì che assimilò nel proprio lavoro ma soprattutto da 
Picasso. 
Cominciò a disegnare madonne seguendo lo stile cubista, esse divennero un elemento basilare nei 
suoi primi lavori. (fig. 2) 
Cassidy affermò: “Non erano madonne dal bell’aspetto come nel 
Botticelli ma creature grottesche con volti spaccati. Erano dei 
soggetti religiosi in un certo senso ma c’era qualcosa di 
inquietante nel modo in cui Robert aveva diviso i loro profili”.
6
   
Mapplethorpe ricevette per natale la sua prima macchina 
fotografica, una Brownie che utilizzò per scattare foto a suo 
fratello minore James. 
Durante l’infanzia la fotografia era vista da Robert come un 
gioco, non era minimamente interessato al processo creativo. 
Ebbe un rapporto conflittuale con il padre, egli non spronò mai la 
sua vocazione per l’arte. 
Robert si diplomò alla scuola secondaria Martin Van Buren nel 
giugno del 1963 e sotto consiglio del padre si iscrive al Pratt Institute. 
Lasciò la famiglia per trasferirsi a Brooklyn dove studiò pittura, scultura e fotografia nonostante 
non fosse il suo interesse principale. 
Robert perse il suo interesse verso i freaks quando vide le prime riviste pornografiche gay in un 
negozio della 42
a
 strada. (fig. 3) 
Relativamente a questa esperienza raccontò a Ingrid Sischy la sua reazione: 
 
                                                             
4
 Ibidem. (trad. mia) 
5
 Ivi, p. 20. (trad. mia) 
6
 Ivi, p. 21. (trad. mia) 
Fig. 2. Robert Mapplethorpe, Tie Rack, 1969
5 
 
Le riviste erano tutte sigillate, e ciò le rendeva in qualche modo ancora 
più intriganti perché non potevi vederle. Era il classico interesse di un 
teenager che guarda una cosa proibita. Ebbi l’impressione che questo 
tipo di interesse mi penetrasse nello stomaco, non era un impulso 
prettamente sessuale. Era qualcosa di più forte, tanto era pieno di 
energia. Ho cominciato a pensare che se fosse possibile trasferire questo 
sentimento in un’opera d’arte avrei creato qualcosa di importante che 
sarebbe stato unicamente mio.
7
( 
 
Sotto il profilo socio-politico americano erano anni ferventi, nel 
1963 Martin Luther King promosse il suo celebre discorso “I have a 
dream” davanti ad una folla di 250.000 persone a Washington. 
Nelle città del sud 14.000 persone furono arrestate durante la 
rivendicazione dei diritti civili; a novembre John F. Kennedy fu 
assassinato causando la rottura della visione idealistica alla quale gli 
americani erano abituati. 
Durante la sua permanenza al college Mapplethorpe si iscrisse al ROTC (Reserve Officers Training 
Corps) dove mise più volte a dura prova la sua ambigua mascolinità; ciò lo rese un freak 
emarginato all’interno del gruppo. 
Nonostante la sua inettitudine in materia militare Robert amava ritenersi membro di una società di 
“persone speciali”; sarà sempre interessato all’appartenenza di un gruppo d’élite. 
In quel periodo storico l’espressionismo astratto era un movimento artistico in lento declino, la pop 
art e il minimalismo furono una contro risposta e una ribellione  a ciò che il movimento aveva 
generato.  
Robert non si sentiva a proprio agio nel creare dipinti su tela dando sfogo agli istinti repressi come 
erano abituati fare gli artisti dell’action painting
8
, il cui esponente principale fu Jackson Pollock. 
Gli artisti pop invece, seppure con sfumature diverse, riprendono le immagini dei mezzi di 
comunicazione di massa, del mondo del cinema e dell’intrattenimento, della pubblicità. 
La pop art fu etichettata “arte fredda” dal critico Irving Sandler,  nessuno era tanto freddo quanto 
Andy Warhol, il distacco emotivo dei suoi lavori attraeva Mapplethorpe in modo particolare. 
In un intervista del 1967 Warhol disse: “Il motivo perché dipingo e compongo in questo modo è 
attribuito al fatto che vorrei essere una macchina. Sento quando lo faccio lo divento; ed ottengo ciò 
che voglio. Penso che tutti dovrebbero essere macchine”.
9
 
Durante gli anni al Pratt Robert non ricette quasi mai voti eccezionali perciò il padre lo minacciò 
più volte di non pagare la rata. 
                                                             
7
 Ivi, p. 26. (trad. mia) 
8
 Ivi, pp. 31-32. (trad. mia) 
9 Achille Bonito Oliva - Angela Tecce- Ada Masoero (a cura di), Andy Warhol. Viaggio in Italia, catalogo della mostra (Napoli - 
Torino, 1996), Mazzotta, Napoli 1996, p. 22. 
Fig. 3 Robert Mapplethorpe, Bull's Eye, 
1970