6
alcaloide da Ryania speciosa) non influenzava minimamente l�accumulo di
GABA indotto da anossia, mentre l�inibizione avveniva con Rosso Rutenio
400 µ M, un inibitore del rilascio di Ca
2+
da comparti intracellulari.
L�applicazione durante l�anaerobiosi di inibitori della PLC, Neomicina e
composto 48/80 (C48/80), in scala di concentrazione crescente, dava come
risultato una inibizione dell�accumulo anaerobico di GABA
rispettivamente a concentrazioni ≥ 2 mM per la Neomicina e ≥ 100 mM per
quanto riguarda il C48/80. L�accumulo di GABA veniva ripristinato
dall�aggiunta di CaCl
2
2 mM
e A23187 (Ca
2+
ionoforo) 10 µ M. Questo
ristabilirsi dell�accumulo di GABA dopo trattamento con CaCl
2
indica che
gli inibitori della PLC agiscono a monte del rilascio intracellulare di Ca
2+
.
Se i germogli venivano pretrattati per due ore in condizioni aerobiche con
AlF
4
-
(un attivatore delle proteine G), questi mostravano un aumento
dell�accumulo anaerobico di GABA del 43% rispetto a radici anaerobiche
di controllo. L�accumulo di GABA in germogli pretrattati con AlF
4
-
200
µ M
era fortemente inibito dall�aggiunta di Neomicina o C48/80. E� stato
poi determinato il livello di inositolo1,4,5-trifosfato (IP
3
) in radici di
germogli di riso sottoposti a trattamento anaerobico. Il livello aerobico di
IP
3
era di 33,7 pmoli g
-1
di peso fresco e aumentava nei primi minuti di
stress anaerobico. Dopo 5 minuti il livello di IP
3
era 3,5 volte quello in aria
e quindi cominciava a diminuire rimanendo comunque pi� alto che in aria
(+64%). Il livello di IP
3
� stato poi esaminato a 5 minuti di anaerobiosi
dopo pretrattamenti con Neomicina, C48/80, AlF
4
-
(200 µ M), Ca
2+
(2mM),
AlF
4
-
+Neomicina, AlF
4
-
+C48/80, AlF
4
-
+Ca
2+
. Entrambi gli inibitori della
PLC inibivano l�aumento anaerobico di IP
3
, mentre la stimolazione delle
proteine G mediante AlF
4
-
, induceva un aumento di concentrazione di IP
3
7
fino ad un livello superiore a quello anaerobico. Quest�ultimo effetto era
completamente annullato da Neomicina o da C48/80. La presenza di Ca
2+
riduceva la concentrazione di IP
3
a livelli osservati in aria in radici
anaerobiche trattate con AlF
4
-
.
L�insieme di questi dati indica che la PLC agisce sulla via di
trasduzione del segnale anaerobico in radici di riso. La PLC opererebbe a
valle delle proteine G e il suo prodotto, l�IP
3
, � probabilmente il
messaggero secondario coinvolto nel rilascio di Ca
2+
.
10
INTRODUZIONE
Risposta allo stress anaerobico nelle piante superiori.
Pur essendo la disponibilit� di acqua un fattore essenziale per la
sopravvivenza in tutte le piante superiori, un eccesso in corrispondenza
dell�apparato radicale pu� causare seri danni o addirittura risultare letale a
causa della riduzione del trasferimento di O
2
tra il suolo e l�atmosfera. A
causa di allagamenti episodici, drenaggio lento o in zone umide naturali, le
radici delle piante possono accusare una deficienza di O
2
in quanto
l�apporto di O
2
ad un tessuto dipende dalla sua concentrazione e diffusione
nel mezzo circostante e quest�ultima � circa 10000 volte pi� bassa in acqua
che in aria, quindi le radici si trovano a passare da condizioni aerobiche ad
un ambiente prevalentemente anaerobico.
La presenza di ossigeno � fondamentale per garantire e sostenere i
processi di respirazione, principale fonte energetica di un organismo, in cui
l�ossigeno interviene come accettore terminale nella via di trasporto degli
elettroni lungo i citocromi (processo strettamente associato alla
fosforilazione dell�ADP a dare ATP).
La mancanza di ossigeno, in condizioni ambientali, porta ad un
potenziale redox molto negativo del terreno e all�accumulo di specie
ridotte come NO
2-
, Mn
2+
, Fe
2+
, H
2
S e intermedi del metabolismo microbico
come acido acetico e acido butirrico. In alcune condizioni, questi soluti
possono accumularsi a livelli tossici.
11
Le varie specie di piante superiori differiscono in modo rilevante nella
loro tolleranza allo stress anossico: le radici di alcune specie molto
sensibili (ad es. Triticum aestivum) non riescono a sopravvivere che poche
ore, mentre le radici di specie pi� resistenti (ad es. Oryza sativa),
sopravvivono qualche giorno. La capacit� di tollerare una condizione
anossica pu� dipendere non solo dalla specie ma anche dallo stadio di
crescita, dal tessuto coinvolto e dal periodo dell�anno in cui si verifica la
condizione di stress (durante l�inverno il metabolismo � ridotto ad uno
stato di dormienza) (Crawford, 1982).
I tessuti che vengono maggiormente colpiti dallo stress anossico
sembrano essere le radici, in quanto perdono velocemente la capacit� di
assorbire acqua, ioni e nutrienti dal terreno; questo viene seguito da una
ridistribuzione di metabolitinel floema verso tessuti in crescita e la
senescenza precoce del tessuto fogliare. Parallelamente, a causa del
mancato assorbimento radicale di acqua, si osserva una caduta del
potenziale idrico cellulare (Crawford, 1982).
Tutte le cellule vegetali sono in grado di sopravvivere a periodi di
anossia di circa 1 ora, anche se in alcuni casi molto di pi�. Normalmente,
in cellule metabolicamente molto attive, il contenuto di ATP � sufficiente
per 1-2 minuti (Roberts et al., 1984a; Roberts et al., 1984b). Il
metabolismo anaerobico deve quindi contribuire alla sopravvivenza
permettendo la rigenerazione di ATP.
A livello subcellulare, i primi effetti a carico del mitocondrio
(ingrossamento e scomparsa delle creste) sono visibili gi� dopo alcuni
12
minuti di anossia (Andreev et al., 1991), ma sono rapidamente recuperati
con la reintroduzione di O
2
, assieme a un ugualmente rapido recupero del
metabolismo energetico fino a livelli normossici. I danni alla struttura
mitocondriale, al metabolismo energetico e alla vitalit� risultano
irreversibili solo dopo 15 ore di anossia. Il danneggiamento e la morte
delle radici sono stati attribuiti all�accumulo di prodotti tossici del
metabolismo anaerobico, alla riduzione del metabolismo energetico, o alla
mancanza di substrati per la respirazione. Per pi� di un decennio, la
ricerca si � concentrata sul fatto che la morte cellulare in anossia �
strettamente associata all�acidificazione del citoplasma. Da esperimenti
effettuati su apici radicali di mais, mediante osservazioni non invasive
[
31
P- e
13
C-NMR (Roberts et al., 1992; Rivoal e Hanson, 1994; Saint-Ges
et al., 1991)], si � osservato che il pH citoplasmatico (7,3-7,4) mostrava
una precoce diminuzione, attribuita ad una iniziale produzione di acido
lattico. Dopo circa 20 min., il pH rimaneva stabile a 6,8, in corrispondenza
di un cambiamento nella fermentazione: veniva sintetizzato etanolo
piuttosto che acido lattico. Questa variazione � dovuta al fatto che pH<7
inibiscono la LDH e attivano la PDC.
Una seconda fase, coincidente con la morte, era dovuta alla perdita di
protoni dal vacuolo (inizialmente a pH 5,8) causata dalla mancanza di
energia per il funzionamento delle H
+
-ATPasi tonoplastiche e dalla
conseguente perdita passiva di protoni dal comparto vacuolare verso il
citoplasma. L�acidosi citoplasmatica � cos� vista come un fattore
determinante la morte cellulare.
13
Esperimenti su Oryza sativa evidenziarono che l�anossia causava una
iniziale caduta del pH citoplasmatico da pH 7,4 a pH 7,0, seguita da una
parziale ri-alcalinizzazione sia del citoplasma sia del vacuolo. In radici di
Triticum aestivum, intolleranti all�anossia, il pH decresceva continuamente
da 7,4 a 6,6 senza manifestare seguente ripresa. La regolazione del pH �
quindi fondamentale per la sopravvivenza.
In condizioni anossiche si ha una rilevante fermentazione lattica, ma
l�acidosi del citoplasma in cellule di riso e frumento non pu� essere
attribuita alla sola produzione di lattato. Una ulteriore considerazione � che
la produzione di acido lattico potrebbe essere meno dannosa per la vitalit�
di quanto finora supposto. Molto dell�acido lattico � infatti rilasciato nel
mezzo. Una produzione sostenuta di acido lattico e una esportazione verso
il medium esterno � stata misurata in radici di mais (Mac Alpine, 1995). La
fermentazione lattica non � necessariamente dannosa: infatti il lattato
formato e i protoni possono essere trasportati alla soluzione esterna. Inoltre
pu� essere significativo il fatto che in mais la LDH � inducibile
dall�anossia (Good e Paetaku, 1992; Hondred e Hanson, 1990) (Fig. 1).
L�interesse verso l�etanolo come possibile causa della morte cellulare
durante l�anossia � diminuito con l�evidenza che, per interferire con il
metabolismo, ne � necessario un ingente accumulo. Inoltre, essendo
solubile nel doppio strato lipidico, l�etanolo pu� facilmente diffondere al
di fuori dei tessuti, nel medium circostante dove � diluito o metabolizzato
da microrganismi. Prove del danno conseguente alla trasformazione di
etanolo in acetaldeide sono state ottenute da cellule di carote in
sospensione (Perata et al., 1992).