2 
1. L’argomento 
 
Nell’immaginario popolare, un parco naturale è un luogo in cui si 
proteggono specie animali e vegetali rari, ma anche territori o paesaggi 
naturali che, in un contesto sempre più urbanizzato, sono diventati 
estremamente scarsi. I parchi sono visti come «i santuari della natura, gli 
ultimi paradisi, le arche di Noè» [Gambino 2001: 12] In questo senso, il 
parco svolge quindi, una rilevante funzione conservazionista. Ma il parco è 
anche una meta di svago, un posto tra i tanti, dove trascorrere le proprie 
vacanze a contatto con la natura. Il parco è una meta in quanto offre una 
serie di attrazioni “turistiche” attualmente di grande rilievo: la natura, 
appunto, il “mangiare sano di una volta”, i prodotti artigianali, i paesini 
arroccati nelle colline, le coste incontaminate, ecc. Di conseguenza, il parco 
svolge una rilevante funzione turistico-ricreativa.  
Tuttavia, almeno in Italia , i parchi naturali sono luoghi in cui gli 
insediamenti abitativi sono diffusi e consistenti, così come di conseguenza 
risultano essere importanti le varie attività umane che vi si svolgono 
(l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato, ecc). Oggi in Italia vi sono 20 
parchi nazionali istituiti e 4 in attesa di provvedimenti attuativi. 
Complessivamente essi coprono oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5 
% circa della superficie nazionale e interessano il territorio di 471 comuni, 
72 comunità montane e 45 province per una popolazione di circa 2,2 milioni 
di individui . Mentre, considerando i parchi naturali regionali e tutti gli altri 
tipi di aree protette, la superficie del territorio italiano sottoposta a misure di 
protezione risulta essere pari al 10,54 % . Una prima lettura di questi dati 
mostra come i parchi naturali italiani interessano da vicino la vita e 
soprattutto le attività lavorative di migliaia di individui.  
 3 
Questo fondamentale aspetto dei parchi naturali è divenuto, negli 
ultimi anni, un tema dominante sia delle politiche di gestione delle aree 
protette, sia in generale delle politiche ambientali. I parchi naturali, visti 
dapprima come vincolo dalle popolazioni locali che vi risiedono, hanno 
acquisito sempre più la funzione di laboratorio per la sperimentazione di 
nuove politiche di gestione del territorio, non più basate su un uso 
indiscriminato e irresponsabile delle risorse naturali, ma orientate dai 
principi dello sviluppo sostenibile e quindi i parchi naturali si configurano 
come luoghi in cui è possibile ricucire il legame tra sviluppo economico, 
sociale e ambientale. In breve, concepiti essenzialmente come vincolo, i 
parchi si sono delineati in seguito come un progetto politico, economico e 
sociale del territorio in grado di coniugare sostenibilità ambientale e 
sviluppo locale. Questo vale soprattutto per quei territori poveri e 
marginalizzati, cioè esclusi dai processi di urbanizzazione e 
industrializzazione. In questi casi appunto, l’istituzione di un parco riflette 
la speranza che esso possa funzionare da “motore di sviluppo” per tali aree 
sfavorite. 
Inoltre, in questo senso, i parchi diventano espressione e veicolo di 
un variegato universo valoriale. Cioè, oltre ai valori strettamente ecologici, i 
parchi naturali hanno la capacità di comunicare sia una cultura e un modo 
diverso di governare il territorio sia i valori locali (le tradizioni, i cibi, i 
modi di lavorare la terra, ecc.) di un territorio immettendoli in una 
dimensione nazionale e internazionale. Ciò appare più vero se si considera 
uno degli aspetti più controversi della globalizzazione, cioè l’emergere delle 
identità locali [cfr. Martelli 1999: cap. 1 parte II]. In tal senso, è possibile 
affermare che i parchi sono un potente mezzo per la riscoperta e la 
diffusione delle mille identità locali e soprattutto essi si inseriscono (e 
quindi non si pongono in alternativa) nei processi di globalizzazione in atto. 
 4 
 Quello fin qui detto mostra l’importanza che i parchi ricoprono nelle 
società odierne, essi sono contemporaneamente musei della natura e modi 
alternativi di gestire il territorio. Tuttavia, questo è un lavoro in cui si 
vogliono principalmente indagare gli aspetti comunicativi dei parchi 
naturali. In pratica, due sono gli oggetti di riflessione primari di questa tesi. 
Il primo, come si è potuto ben capire, è costituito dai parchi naturali e dagli 
aspetti sociali che li contraddistinguono. Il secondo è rappresentato dall’ente 
di gestione dei parchi naturali e dalle sue attività di comunicazione. Certo, è 
ovvio che le attività di comunicazione che si svolgono in un parco naturale 
sono molteplici. In fin dei conti, se si considerano le diverse comunità locali 
che vivono in un parco, le tante amministrazioni locali ed enti pubblici che 
vi hanno sede, così come le innumerevoli attività produttive che vi si 
svolgono, viene fuori un immenso reticolo comunicativo difficile da 
interpretare, ma fondamentalmente estraneo alla materia di fondo di questa 
tesi. La comunicazione dell’ente di gestione di un’area protetta, analizzata a 
pieno titolo con le categorie proprie della comunicazione pubblica, è, in 
ultima analisi, l’oggetto di studio principale di questa tesi. In sintesi, i 
motivi di tale scelta possono essere riassunti considerando sia l’importanza 
che tale ente ricopre all’interno di un’area protetta, sia il ruolo primario che 
lo Stato gli ha affidato nella gestione dell’area.  
Ovviamente trattandosi di comunicazione pubblica e quindi di una 
comunicazione che ha per oggetto gli affari di interesse generale, non si 
potevano non analizzare dapprima gli aspetti sociali dei parchi naturali e 
questo spiega il motivo per cui sopra ho individuato due oggetti primari di 
riflessione condotti in questo lavoro. 
 5 
 
2. Le ipotesi di ricerca 
 
A partire da questi due oggetti, delineati sopra, ho cercato di 
dimostrare, in questo lavoro di tesi, i seguenti punti: 
i. un parco naturale può essere concepito come sistema di relazioni 
sociali, oltre che di strutture e ambiente. Ricorrendo alla teoria 
relazionale di Donati [1998], i parchi naturali, come realtà sociali, si 
costituiscono a partire dalle relazioni sociali che li collegano (che li 
mettono in relazione) con l’intera società nella sua articolazione 
(sistema economico, politico, societario e culturale); 
ii. la comunicazione dell’ente di gestione di un parco naturale è un 
fenomeno proprio della comunicazione pubblica. Essa deve riguardare 
le interazioni dei sotto-sistemi sociali in cui la realtà sociale del parco 
si articola. Riprendendo Luhmann [1992
3
], ho sostenuto che il parco 
naturale deve trovare la giusta risonanza in ciascuno dei sotto-sistemi 
sociali; inoltre, ho cercato di dimostrare che la comunicazione 
dell’ente di gestione è sia una comunicazione fortemente pubblica, sia 
una comunicazione fortemente ecologica in quanto ispirata alla 
mission fondamentale di un’area protetta: proteggere la natura; 
iii. infine, studiando da vicino la realtà “comunicativa” di alcuni parchi 
nazionali e regionali italiani, ho cercato di verificare se le attività di 
comunicazione dei parchi naturali sono in grado di “leggere” e 
comunicare il territorio protetto nella pluralità degli aspetti naturali, 
sociali e culturali in cui esso si articola. 
 
 6 
3. L’articolazione del lavoro 
 
Nel dettaglio, il primo capitolo ha avuto come tema centrale di 
riflessione la questione ambientale, cioè la necessità di tutelare l’ambiente; 
tale questione è stata analizzata attraverso considerazioni di carattere 
sociologico. In particolare, tale tema è stato approfondito sia ricorrendo alla 
storia dell’ecologismo sia analizzando il rapporto uomo-natura sia, infine, 
definendo in termini relazionali il concetto di protezione dell’ambiente. In 
breve, lo scopo primario di questo capitolo è stato quello di fornire un 
quadro di riferimento generale all’oggetto di studio di questa tesi e cioè ai 
parchi naturali. Tale scelta è stata motivata dalla convinzione che la 
creazione dei parchi naturali è avvenuta in stretta dipendenza all’emergere 
della questione ambientale e che l’evolversi del rapporto tra uomo e 
ambiente naturale ha condizionato fortemente la concezione dei parchi 
stessi. 
Nel secondo capitolo ho ristretto la mia analisi esclusivamente a un 
campione a scelta ragionata di parchi naturali. Attraverso l’analisi dei 
diversi aspetti organizzativi ho cercato di mostrare che i parchi naturali, non 
soltanto rappresentano un enorme patrimonio ambientale, ma sono, nello 
stesso tempo, una grande realtà economica, sociale e culturale. In questo 
senso, uno studio sociologico sui parchi naturali è stato necessario in 
considerazione del fatto che un parco naturale non è soltanto un luogo in cui 
si proteggono specie animali e vegetali sempre più rare, è altresì un luogo in 
cui migliaia di persone vivono, lavorano o si svagano. Inoltre, i punti di 
vista delle persone che abitano il parco sono molteplici: per alcuni è una 
speranza di sviluppo e di riscatto, per altri non è niente di più che una serie 
di vincoli e di strutture burocratiche. 
 7 
Nel terzo capitolo ho approfondito le strategie comunicative proprie 
delle aree protette e precisamente dell’ente di gestione dei parchi. Ho 
analizzato la comunicazione dell’ente di gestione utilizzando tre diversi 
approcci, nel tentativo, però, di fornire un approccio integrato di lettura del 
fenomeno in esame. In altre parole, ho dapprima inquadrato la 
comunicazione dell’ente di gestione nell’ottica della comunicazione 
ecologica, così com’è stata precisata da Luhmann [1992
3
]. Inoltre, ho 
ulteriormente specificato la comunicazione dell’ente di gestione, sia 
ricorrendo alle categorie proprie della comunicazione pubblica, sia 
adoperando i concetti del marketing territoriale. Tale percorso di analisi mi 
ha permesso, quindi, di definire la strategia comunicativa di un ente di 
gestione di un parco naturale e, principalmente, mi ha consentito di 
individuare l’utenza a cui tali attività comunicative devono rivolgersi. Ho 
chiuso il capitolo mostrando i risultati di una ricerca qualitativa sulle attività 
di comunicazione di nove parchi naturali italiani. 
Infine, nel quarto capitolo, ho analizzato ulteriormente le attività di 
comunicazione dei parchi con le nuove tecnologie e ricorrendo alla 
metodologia e tecnica di analisi multidimensionale della comunicazione 
[Martelli 2002], ho esaminato i siti Internet di dodici parchi naturali 
regionali italiani.  
L’interesse conoscitivo che mi ha guidato in questo lavoro è stato 
quello di definire sociologicamente un fenomeno sociale qual è la 
protezione dell’ambiente, collegandola successivamente alla realtà dei 
parchi naturali, di cui la protezione dell’ambiente rappresenta la mission 
principale. In questo senso ho cercato di dimostrare che la protezione 
dell’ambiente non comporta solamente la tutela di animali rari o di paesaggi 
incantevoli. La protezione dell’ambiente, così come la concezione stessa di 
parco naturale, chiama in causa tutte le componenti societarie. In breve, in 
 8 
un parco naturale (e in generale, ovunque), una politica di protezione 
ambientale comporta sia l’introduzione di nuovi modelli di sviluppo 
sostenibile, sia l’emanazione di norme che integrino l’individuo nella 
comunità ambientale e sia, infine, la diffusione di un determinato 
orientamento valoriale a sostegno delle attività di tutela.  
Queste considerazioni assumono un ruolo determinante nell’analisi e 
nella definizione della politica di comunicazione di un parco naturale. 
Infatti, è il concetto stesso di parco naturale, che ho proposto in questa tesi, 
che chiama in causa ognuno dei sotto-sistemi societari e la comunicazione a 
tal proposito svolge l’importante funzione di far trovare al parco la giusta 
risonanza in ognuno di questi sotto-sistemi. In altre parole, la 
comunicazione dell’ente di gestione deve essere in grado di leggere e 
comunicare il territorio protetto nella molteplicità dei suoi aspetti e delle sue 
politiche. Questo è stato, in ultima analisi, quello che ho cercato di 
verificare attraverso le due ricerche di seguito riassunte. 
 
 
4. Metodologia 
 
Ho indagato sulla comunicazione dei parchi naturali attraverso due 
diverse ricerche. La prima, di tipo qualitativo, è stata condotta nei mesi di 
luglio, agosto e settembre del 2003 in nove diversi parchi naturali italiani, 
sei situati in Emilia-Romagna e tre in Sicilia. Con tale ricerca, dall’evidente 
carattere descrittivo ed esplorativo, ho voluto indagare in profondità le 
attività di comunicazione degli enti di gestione di questi parchi. L’indagine 
è avvenuta svolgendo una intervista standard presso i nove parchi; a tal fine 
è stata intervistata una persona per ogni parco. In linea di massima è stata 
 9 
intervistata la persona che nel parco si occupava della comunicazione, ma 
quando questa non era presente (perché non disponibile o non prevista dalla 
pianta organica) l’intervista è stata rivolta al presidente o al direttore del 
parco.  
Preciso ora, sia le categorie concettuali che hanno orientata questa 
ricerca sia il fine conoscitivo che ho prestabilito di raggiungere svolgendola.  
Per quanto riguarda le ipotesi e le categorie concettuali, queste si 
fondano sugli approfondimenti che sono stati condotti nel corso di questa 
tesi e in particolare, queste riguardano sia le teorie della comunicazione 
pubblica che mi hanno permesso di inquadrare, nelle sue categorie, le 
attività di comunicazione dell’ente di gestione di un parco naturale, sia gli 
approfondimenti di marketing territoriale, che sono stati utili a porre in 
relazione il territorio e le attività di comunicazione (ma non solo) dell’ente 
di gestione. In breve, definendo pubblica la comunicazione dell’ente di 
gestione, si è visto come questa, attraverso l’ottica del marketing territoriale, 
fosse in grado di leggere e comunicare il territorio protetto nella molteplicità 
dei suoi aspetti e delle sue politiche. Inoltre, non va certamente dimenticato 
il percorso sociologico che ho condotto nella prima parte di questa tesi, con 
cui ho cercato di proporre un modello dei parchi naturali come realtà 
sociale. In particolare tutto ciò mi ha consentito di individuare: 
 ξ  i destinatari della comunicazione dell’ente di gestione suddivisi in 
quattro distinti gruppi di utenza (acquirenti attuali interni, acquirenti 
attuali o potenziali esterni, influenzatori interni e influenzatori 
esterni). Tale suddivisione mi ha permesso di articolare la 
comunicazione dell’ente di gestione in due differenti ambiti: la 
comunicazione rivolta verso l’utenza interna e la comunicazione 
rivolta presso l’utenza esterna; 
 10 
 ξ  in considerazione dei quattro tipi di utenza sopra delineati, mi è stato 
possibile individuare sia una comunicazione autoprodotta, cioè quelle 
iniziative comunicative assunte e gestite direttamente dall’ente, sia 
una comunicazione eteroprodotta che si riferisce a quell’insieme di 
messaggi gestiti e veicolati da soggetti ad esso esterni (stampa, 
televisione, radio, ecc); 
 ξ  infine, ricorrendo sia alla normativa in vigore sui parchi sia ad un 
approfondimento sociologico che è stato condotto nel corso di questa 
tesi, ho delineato gli ambiti di attività dell’ente di gestione. Così sono 
emerse:  
o attività di tutela e di conservazione, che rappresentano lo scopo 
principale dell’ente di gestione;  
o attività mirate sviluppo economico, ma allo stesso tempo 
sostenibile, dell’area protetta;  
o attività normativa in quanto all’ente è affidato il compito di 
produrre piani e regolamenti in riferimento alla protezione e all’uso 
delle risorse naturali; 
o attività culturale in quanto i parchi sono sia l’espressione sia il 
veicolo di un determinato orientamento valoriale e tale funzione è 
indubbiamente una componente importante delle attività che l’ente 
di gestione è chiamato ad intraprendere.  
Tutti questi punti rappresentano per la mia ricerca quelle che Gallino 
definisce ipotesi descrittive [1997: 58]. È stato tramite dette ipotesi che mi 
sono avvicinato alla comunicazione degli enti di gestione dei parchi naturali. 
In altre parole, tali ipotesi hanno orientato sia la definizione dei miei 
obiettivi conoscitivi, sia la lettura (o l’interpretazione) delle «testimonianze» 
che ho raccolto. 
 11 
Gli obiettivi conoscitivi che mi sono preposto di raggiungere sono 
sintetizzati nei seguenti punti: 
 ξ  il primo obiettivo riguarda un approfondimento sull’emittente della 
comunicazione che ho scelto di esaminare, cioè l’ente di gestione. In 
altre parole, ho cercato di rilevare se gli enti siano forniti di personale 
ad hoc che si occupa della comunicazione, se gli enti fanno ricorso a 
collaborazioni esterne (agenzie di comunicazione, collaborazioni 
giornalistiche, ecc), se nel predisporre le attività di comunicazione 
vengano seguite particolari metodologie o tecniche (ad esempio 
ricerche di mercato, indagini, ecc), quali siano le difficoltà maggiori 
che l’ente incontra nel predisporre le attività di comunicazione e, di 
conseguenza, quali iniziative l’ente ritenga opportune per migliorare 
la comunicazione e quali collaborazioni l’ente intraprende con gli altri 
enti del territorio in merito alla comunicazione; 
 ξ  il secondo obiettivo conoscitivo mira ad accertare se e quali siano le 
iniziative intraprese dall’ente di gestione che vengono supportate da 
campagne di comunicazione o informazione e quali siano, fra queste 
iniziative, quelle che dovrebbero ricevere una maggiore attenzione e 
cura nel predisporre le attività di comunicazione; 
 ξ  il terzo obiettivo mira a cogliere la differenza tra la comunicazione 
rivolta verso l’interno e la comunicazione rivolta verso l’esterno. In 
breve ho cercato di comprendere come si articola, in seno all’attività 
di comunicazione dell’ente di gestione, la comunicazione rivolta verso 
l’utenza interna e quella rivolta verso l’utenza esterna; questo terzo 
obiettivo viene incluso in una riflessione più generale sui destinatari 
della comunicazione dell’ente di gestione, in particolare, vi è un target 
privilegiato verso cui solitamente viene indirizzata la comunicazione 
dell’ente?; 
 12 
 ξ  infine, ho cercato di individuare quali sono i mezzi che l’ente di 
gestione adopera per le proprie attività di comunicazione e quali fra 
questi ritiene più efficaci per raggiungere un determinato target di 
riferimento (quali per comunicare con i residenti e quali per 
comunicare con i fruitori ad esempio). 
La seconda ricerca ha avuto come oggetto d’indagine i siti Internet di 
12 parchi naturali regionali italiani. Tale ricerca è stata eseguita utilizzando 
la tecnica derivata dalla teoria multidimensionale della comunicazione 
pubblica [Martelli 2002]. L’obiettivo di questa ricerca è stato duplice: 
infatti, da un lato ho indagato sulla capacità comunicativa di questi siti 
[ibidem: 11]; dall’altro ho cercato di verificare se, nei siti Internet da me 
analizzati, fossero presenti le caratteristiche tipiche dei portali territoriali, 
cioè se questi siti sapessero dar voce al territorio protetto, leggendolo e 
comunicandolo nei suoi molteplici aspetti, naturali, sociali, politici e 
culturali. 
La scelta dei siti non ha seguito nessun criterio statistico che ne 
assicurasse la rappresentatività. Ho invece scelto i siti a partire da tre criteri 
di scelta: 
i. una maggiore rappresentatività regionale; ho infatti ho scelto i siti 
cercando di includere il maggior numero di regioni italiane; 
ii. una maggiore rappresentatività dei diversi tipi di parchi esistenti: 
parchi scarsamente, mediamente e altamente antropizzati; 
iii. e, ovviamente, la disponibilità di un sito Internet funzionante. 
 
 13 
5. I risultati ottenuti 
 
Attraverso i colloqui che ho avuto con molte persone del settore sia 
nell’ambito delle interviste che ho condotto, sia in ambito generale nei 
contatti che stabilito durante la preparazione di questa tesi, ho potuto 
constatare che, anche se la concezione di parco si dimostra ormai lontana 
dalle vecchie idee conservazioniste e in particolare, abbia ormai quasi perso, 
in larga parte, gli attributi del recinto e del vincolo, le attività di 
comunicazione, salvo rare eccezioni, si dimostrano ancora insufficienti a 
trasmettere l’odierna concezione di parco, legata a nuovi modelli di sviluppo 
sostenibile e, fondamentalmente, a una visione integrata del territorio 
protetto (la natura, ma anche le attività dell’uomo). Questo deficit si riflette, 
principalmente, sulle attività di comunicazione che l’ente di gestione 
dovrebbe indirizzare verso l’utenza interna. Infatti, tramite i dati che ho 
raccolto e presentato in questa tesi, ho potuto accertare una netta supremazia 
di strutture e di mezzi di comunicazione dedicate all’utenza esterna. Ad 
esempio, le strutture di comunicazione più presenti sono risultati i centri 
visita e gli sportelli informativi per i visitatori entrambi rivolti 
principalmente all’utenza esterna. Anche per quanto riguarda i mezzi di 
comunicazione si è registrata la stessa tendenza. Infatti, i mezzi di 
comunicazione più diffusi fra i parchi in esame sono risultati i materiali 
promozionali, quelli divulgativi e la carta dei sentieri che, com’è stato 
precedentemente precisato, sono solitamente indirizzati all’utenza esterna.  
Molto più sviluppate appaiono, invece, le attività di comunicazione 
tese a raggiungere una certa visibilità presso il pubblico esterno al parco 
tramite i mass media (stampa e televisione). Tale tendenza è emersa 
 14 
dall’analisi delle interviste che ho condotto nell’ambito della ricerca 
qualitativa presentata in questo lavoro di tesi.  
In generale, anche per i siti Internet dei dodici parchi esaminati, si 
possono condurre le stesse considerazioni. In tali siti, infatti, ho rilevato una 
comune tendenza di fondo: essi sono realizzati alla stregua di una semplice 
brochure turistica e, soprattutto, questi siti appaiono scollegati sia dal resto 
di Internet (dei veri e propri siti-fortezza), sia, soprattutto, dal territorio del 
parco a cui si riferiscono. In altre parole, gli enti realizzano i loro siti 
seguendo la stessa logica di supremazia della comunicazione esterna seguita 
per i mezzi tradizionali. A tal proposito, la considerazione più rilevante può 
essere condotta a proposito della situazione di non collegamento tra sito e 
territorio di riferimento. In breve, i siti dei parchi in esame non riescono a 
configurarsi sia come luoghi di interazione (virtuale) tra l’ente e i vari 
soggetti territoriali, sia come luoghi di partecipazione di questi soggetti. 
Non riescono, in parole povere, a dar voce al territorio e alla pluralità dei 
suoi aspetti. 
Invece, credo che gli enti dei parchi dovrebbero cominciare ad 
organizzare le proprie attività di comunicazione in un’ottica più integrata, 
dovrebbero, cioè, cominciare a predisporre le proprie attività di 
comunicazione a partire da una considerazione più attenta della realtà 
territoriale, nella molteplicità dei suoi aspetti, su cui insistono. In altre 
parole, gli enti dovrebbero cercare di minimizzare la tentazione di adottare 
gli strumenti e le modalità tipiche della comunicazione aziendale o 
dell’advertising classico, ambendo, ad esempio, al costosissimo passaggio 
televisivo. Con questo non voglio affermare che la pubblicità o gli spot 
televisivi siano del tutto inutili, voglio solo sottolineare che la promozione 
di un territorio si ottiene anche attivando e curando forme di comunicazione 
più “povere” e meno “spettacolari”.  
 15 
A mio avviso, gli enti dei parchi dovrebbero cercare di potenziare la 
comunicazione rivolta verso l’utenza interna. Questa è una delle azioni che 
considero prioritarie per lo sviluppo socio-economico di un’area protetta. 
Principalmente perché la comunicazione verso gli utenti interni di un’area 
protetta è un’attività fondamentale per promuovere il progetto parco, con 
tutte le valenze ampiamente viste in questa tesi, ai suoi stessi abitanti.  
In breve, una maggiore cura della comunicazione interna si dovrebbe 
tradurre nella predisposizione e nel rafforzamento di strutture e mezzi di 
comunicazione esclusivamente dedicati alla realtà territoriale in cui il parco 
insiste, come il giornale del parco o lo sportello informazioni per i residenti 
e le attività economiche locali, per citarne solo alcuni. Ma si potrebbe 
tradurre anche in altre attività, come la concessione dell’uso del marchio del 
parco per promuovere, ad esempio, i prodotti tipici locali. Infatti, il marchio 
si configurerebbe come un mezzo di comunicazione e di valorizzazione del 
territorio e quindi delle comunità locali e del loro ambiente. Infine, si 
potrebbe ancora tradurre in un utilizzo più consapevole delle nuove 
tecnologie, Internet tra tutti. Mi riferisco cioè, al sito Internet del parco 
come “portale territoriale” in grado, quindi, di soddisfare sia i residenti del 
parco sia i non residenti (fornendogli informazioni e servizi e assicurandogli 
la partecipazione e l’interazione).