4
diano luogo a comportamenti insidiosamente molesti e minacciosi, perseguendo
la mira delirante di possedere comunque l’oggetto desiderato o la sua intimità.
Il tormento che esaspera e che non può essere elaborato viene
letteralmente riflesso sulla vittima designata fino a diventare anche per questa
insostenibile portandola a volte fino alla sua completa distruzione.
Si affronterà in questa sede il problema dello stalking a partire dai
problemi legati alla definizione del fenomeno. I dati raccolti durante varie
ricerche condotte in alcuni Stati negli ultimi anni sposteranno poi la riflessione
sull’incidenza che lo stalking ha nei vari Paesi. Si proseguirà osservando le
risposte normative che sono state date per arginare e contrastare il fenomeno:
l’analisi partirà dagli Stati americani che per primi legiferarono in materia di
stalking e si sposterà sui vari Paesi europei, per poi concludere in Italia, dove da
pochi anni si sta tentando di colmare un vuoto normativo che impedisce di
colpire penalmente chi si è reso autore di questo reato.
Il secondo capitolo avrà come obiettivo quello di delineare in maniera
concreta la figura dello stalker, focalizzando quali sono i comportamenti che lo
identificano e quali gli stati d’animo che lo muovono. Verranno poi riportate
alcune tra le più autorevoli classificazioni in merito agli stalker per concludere
riportando varie ipotesi interpretative volte a spiegare l’origine di questo
comportamento. In questo paragrafo, centrale per importanza, si vedrà come lo
stalking sia solo raramente frutto di psicopatologie, essendo invece più spesso la
conseguenza non prevista di un rapporto interpersonale.
Infine il terzo capitolo volgerà lo sguardo sulla vittima, spesso troppe
volte ignorata per cercare invece le cause che muovono il criminale. Nel
paragrafo inerente ai dati statistici si dimostrerà la difficoltà da parte delle vittime
di stalking di denunciare la loro esperienza. Si analizzeranno le classificazioni
più influenti che consentono di distinguere i vari tipi di vittima per poi proseguire
osservando le pesanti conseguenze psicologhe sperimentate da chi subisce lo
stalking. Concludendo, si riporteranno alcune condotte di cui la vittima dovrebbe
avvalersi per contenere il più possibile il fenomeno dello stalking.
5
Capitolo I: Lo stalking
Par.1.1. Definizioni, problematiche e dati epidemiologici
Il termine stalking è mutuato dal linguaggio venatorio e letteralmente
indica l’inseguimento furtivo di chi sta dando la caccia ad una preda.
Le traduzioni “cacciare in agguato” o “avanzare furtivamente”
2
non
chiariscono in modo sufficiente il significato anglosassone che si dà al fenomeno
in esame che può esser meglio rappresentato nei termini di “fare la posta”,
“inseguimento”
3
.
R. Meloy definisce lo stalking come un comportamento ostinato di
ossessivo inseguimento o molestia nei confronti di una persona che quindi si
sente minacciata
4
, mentre secondo Tjaden e Thoennes “lo stalking si riferisce
generalmente al comportamento molesto o minaccioso che un individuo adotta in
maniera ripetitiva, come il seguire una persona, comparire in casa sua o nel suo
posto di lavoro, compiere molestie telefoniche, lasciar messaggi scritti o oggetti,
o danneggiare le proprietà della vittima”
5
. Non esiste una puntuale traduzione
italiana del lemma che non dia luogo ad equivoci, ma la definizione che più si
avvicina al vocabolo inglese è quella di “molestie assillanti”.
6
Nel linguaggio accademico vengono usate differenti definizioni
scientifiche. I termini recentemente impiegati nelle varie lingue, per coprire
l’area semantica dell’intrusione relazionale ripetuta e assillante, sono numerosi e
appartengono a vari contesti come quello criminologico, psichiatrico, psicologico
e legislativo: si parla di stalking, obsessional harassment, criminal harassment,
obsessional following, dioxis, harcélement du trosiéme type, belaging.
2
Hazon, 2006
3
Zanichelli, 2006
4
J. R. Meloy, The Psychology of Stalking: Clinical and Forensic Perspectives, in J. H. Kamphuis,
Stalking-a contemporary challenge for forensic and clinical psychiatry, 1998. Consultabile presso il sito
internet http://bjp.rcpsych.org/cgi/content/full/176/3/206
5
P. Tjaden, N. Thoennes, Stalking in America, Findings From the National Violence Against Women
Survey, 1998. Consultabile presso il sito internet http://www.ncjrs.gov/txtfiles/169592.txt
6
P. Curci, G.M. Galeazzi, C. Secchi, La sindrome delle molestie assillanti, Bollati Boringhieri, Torino,
2003.
6
All’origine del non facile compito di concepire un’unica definizione del
fenomeno, troviamo senza dubbio la difficoltà di chiarirne il concetto e definirne
il perimetro. Come si vedrà nei seguenti paragrafi, il fenomeno dello stalking ha
un minimo comun denominatore, costituito da alcuni irrinunciabili elementi quali
la ripetitività dei comportamenti intrusivi che vengono percepiti negativamente
dal soggetto a cui sono diretti e la sensazione di disagio ad essi associata che vive
la vittima, tuttavia l’incidenza maggiore o minore di essi determina un
comportamento perseguibile a norma di legge piuttosto che una condotta
sgradevole ma innocua. Il numero di eventi molesti sufficienti e necessari per
delineare una condotta di stalking per esempio è variabile da Paese a Paese,
anche se, per delineare la figura di reato, la maggior parte degli Stati preferisce
rivolgere maggiore attenzione alle conseguenze registrate dalla vittima piuttosto
che stabilire un numero minimo di azioni moleste ripetute nel tempo necessarie
affinché si configuri la fattispecie delittuosa. Da un punto di vista giuridico è
difficile discriminare tra un comportamento riprovevole ma socialmente
accettabile e un comportamento penalmente rilevante perchè si parla di una
variabile prettamente soggettiva e ciò non si sposa con il criterio di tassatività
previsto dal codice penale: ogni persona ha infatti vissuti diversi che possono
sovrapporsi e aggravare ulteriormente lo stato di disagio dello stalking subìto;
ognuno ha inoltre limiti di sopportazione diversi e può fare fronte in modo
diverso all’insicurezza e al disagio prodotti dallo stalking.
7
Oltre a queste variabili soggettive, ne va aggiunta anche una culturale per
la quale certi comportamenti sono più o meno tollerati se non addirittura mutuati
di significato. Si può affermare infatti che alcuni tipi di molestie sono legati
sicuramente alle identità di genere se non addirittura ad alcuni stereotipi sociali
8
.
Possiamo riflettere su una tendenza culturale tipicamente latina per la quale è
tollerata e giustificata una certa conflittualità tesa a ricucire un rapporto di
coppia: sebbene certi atteggiamenti non siano condivisi, sono tuttavia
7
Si rinvia per maggiori approfondimenti S. Luberto, Le molestie Assillanti: profili criminologici,
psichiatrico-forensi e medico-legali, in P.Curci, G.M. Galeazzi, C. Secchi, La sindrome delle molestie
assillanti, Bollati Boringhieri, Torino, 2003.
8
A. Menelao, Il trattamento delle vittime di molestie sessuali sul lavoro secondo l’approccio strategico,
2001, consultabile presso il sito internet http://www.vertici.it/rubriche/print.asp?cod=1122
7
socialmente accettati e in parte giustificato. Un classico esempio è rappresentato
da un partner rifiutato che, pur di riconquistare le attenzioni della persona amata,
mette in atto comportamenti insistenti e arroganti. Il problema diventa rilevante
da un punto di vista penale quando si giunge a realizzare un evento criminoso per
ristabilire un rapporto incrinato da un’incompatibilità caratteriale.
Il campo d’azione dello stalking non ha ormai più confini. Se è vero che il
fenomeno trova un’annosa serie di precedenti in campo psichiatrico là dove le
molestie da parte di pazienti sono manifestazione di uno specifico disturbo
psicopatologico che evidenzia una sofferenza profonda e una disperata ricerca di
relazioni interpersonali, oggi il problema si propone anche in assenza di qualsiasi
precedente psicopatologico come risposta a situazioni e problemi di natura
relazionale: dal partner che non accetta la separazione, al soggetto che ritenendo
di aver subìto ingiustamente un torto cerca una vendetta. Infatti la maggior parte
dei casi di stalking registrati nel nostro Paese, si configura come manifestazione
di violenza domestica. È importante, quindi, leggere lo stalking non solo dal
punto di vista psicopatologico, ma dare rilevanza ad aspetti che vedono lo
stalking come patologia relazionale prestando una forte attenzione alle dinamiche
comunicative che sono alla base dell’agire dello stalker.
9
Per quanto concerne l’aspetto epidemiologico sono state elaborate
numerose statistiche al fine di identificare il problema e cercare, alla luce dei
risultati ottenuti, di dare risposte sempre più efficaci.
9
G.M. Galeazzi, P. Curci, Giornale italiano di Psicopatologia, vol. 7, num. 4, 2001