23 
 
4.1. Messina, Palazzo Municipale, 30 marzo – 25 giugno 1953 
  Il professor Bologna
57
 afferma che nel 1953 era un giovane                                     
funzionario della Soprintendenza napoletana insieme a Raffaello Causa.                                                 
Tutti e due furono coinvolti, con Federico Zeri,                                                                 
funzionario  della Soprintendenza romana, nella stesura di                                                                    
un  piano iniziale della mostra, che doveva essere curata                                                         
da Stefano Bottari, autore nel 1939 di una monografia                                                                       
sul pittore messinese. Bottari poi uscì di scena e la mostra fu firmata                                         
da Giorgio Vigni e Giovanni Carandente. 
Il catalogo della mostra “Antonello da Messina e la pittura del ‘400 in Sicilia”     
si apre con una prefazione di Salvatore Pugliatti
58
, che sottolinea la necessità di onorare 
Antonello e, per farlo, si doveva comporre il panorama della sua opera. 
La mostra è un atto dovuto, sottolinea Fiocco
59
, oltre che un omaggio al grande 
maestro: «la Mostra, che la Regione ha voluto, ha potenziato e ha compiuto con l’aiuto                        
della Direzione Generale delle Arti, oltre che un atto di dovuto omaggio                                   
è un richiamo all’isola natale di Antonello». 
I vuoti però sono molti, poiché manca all’appello il San Sebastiano,                                       
già a Dresda, che fu forse il più alto segno delle vittorie artistiche di Antonello; 
mancano poi le opere di Londra e la Madonna col Bambino (detta Madonna Benson). 
Le opere presenti nel suddetto catalogo sono: 
 Crocifissione (Bucarest, Muzuel de Arta) (detta di Sibiu) 
 Visita dei tre Angeli ad Abramo (Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia) 
 San Gerolamo penitente (Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia) 
 Ritratto d’uomo (ignoto marinaio) (Cefalù, Museo della Fondazione Culturale 
Mandralisca) 
                                                             
57
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, catalogo della mostra 5 ottobre 2013 – 
12 gennaio 2014 Mart,  Verona 2013, p. 3. 
58
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), catalogo della 
mostra Messina, Palazzo Municipale 30 marzo – 25 giugno 1953, Venezia 1953, p. 9. 
59
 G. Fiocco, in G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), 
cit. p. 10.
24 
 
 Annunciata (Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen Alte Pinakothek) 
 S. Gregorio (Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia) 
 S. Girolamo (Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia) 
 Sant’Agostino (Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia)  
 Polittico di S. Gregorio, Madonna col Bambino tra i SS. Gregorio e Benedetto 
(Messina, Museo Nazionale) 
 Ecce Homo (Genova, Galleria Spinola) 
 Annunciazione (Siracusa, Museo Regionale di Palazzo Bellomo) 
 Annunciata (Palermo, Galleria Regionale della Sicilia) 
 Ritratto di giovane (Berlino, Kaiser – Friedrich Museum) 
 Ritratto d’uomo (Roma, Galleria Borghese) 
 Crocifissione (Anversa, Musée Royal des Beaux-Arts) 
 Pietà (Venezia, Museo Correr) 
 Madonna col Bambino in trono, tra i santi Nicola di Bari, Lucia, Orsola e 
Domenico (pala di San Cassiano) (Vienna, Kunsthistorisches Museum) 
Inoltre sono presenti diverse opere  definite come Opere Attribuite: 
 S. Zosimo (Siracusa, Cattedrale) 
 Sant’Eulalia (Venezia, Collezione Forti) 
 Ritratto d’uomo (Pavia, Musei Civici) 
 Cristo alla colonna (Detroit, Institute of Arts) 
 Cristo alla colonna (Parigi, collezione privata) 
 Ritratto d’uomo (Padova, Museo Civico) 
Infine sono presenti numerosi  dipinti definiti come in «connessione con le opere di 
Antonello», tra cui: 
 S. Girolamo nello studio  (Napoli,  Pinacoteca) di Colantonio 
 Madonna (Como, Musei Civici) di Ignoto 
Quest’ultima opera, la Madonna di Como, che oggi conosciamo come                                  
Annunciata di Como e sappiamo essere di Antonello, nel 1953 ancora non vedeva                  
la critica concorde nell’attribuirla al maestro messinese.
25 
 
Viene presentata nel catalogo come segue: 
«in basso è la scritta in caratteri gotici Ave Maria gra[tia] plena.                                    
Segnalata dal Bottari
60
 per analogia con la Sant’Eulalia, si può ritenere opera spagnola. 
(Sul retro della tavola è dipinto uno studio di composizione che sembra                               
opera di un pittore goyesco)». 
 
La Sant’Eulalia di Venezia della Collezione Forti, che nel catalogo viene 
attribuita ad Antonello con incertezza, è presentata come segue: 
 «pubblicata dal Fiocco
61
 nel 1950 come opera giovanile di Antonello,                        
anteriore al ’60 e ritenuta autografa anche dal Longhi
62
. Non concordano con tale                         
attribuzione altri studiosi: Brandi, Davies
63
, Lauts
64
 e Vigni
65
.                                   
L’attribuzione ad Antonello si inquadra nell’interessante ipotesi critica                            
proposta dal Fiocco per la ricostruzione di un primo Antonello legato soprattutto                         
alla cultura spagnola
66
». 
Prima opera del catalogo è la Crocifissione di Sibiu, che viene                           
presentata  nel seguente modo: 
 «già citata dallo Csaki
67
, fu criticamente commentata per la prima volta e                    
situata al suo giusto posto nell’attività giovanile di Antonello da J. Lauts
68
 nel 1933. 
L’attribuzione è indiscussa, la datazione invece subisce qualche spostamento secondo              
i vari studiosi: dal 1450 al 1455 secondo Bottari
69
, dopo il 1460 secondo Fiocco
70
,                      
                                                             
60
 S. Bottari, Antonello da Messina, Messina-Milano, 1939. 
61
 G. Fiocco, Colantonio ed Antonello, in “Emporium”, vol. CXI, 1950, pp. 51-66. 
62
 R. Longhi, Frammento siciliano in “Paragone”, 47, 1953  in Edizione delle opere complete di Roberto 
Longhi, VIII, 1. Fatti di Masolino e di Masaccio e altri studi sul Quattrocento, Firenze 1975. 
63
 M. Davies, The Earlier Italian School, London 1951, p.32. 
64
 J. Lauts, Zur Austellung Antonello da Messina e la pittura del ‘400 in Sicilia, in “Kunstchronik”, VI, 1953, 
p. 151. 
65
 G. Vigni, Tre dipinti di Antonello da Messina, in “Bollettino d’Arte”, 37, 1952 pp. 30-31. 
66
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), catalogo della 
mostra Messina, Palazzo Municipale 30 marzo – 25 giugno 1953, Venezia 1953. 
67
 M. Csaki, Baron Brukentalisches Gemäldegalerie, Hermannstadt, 1903, p. 10 
68
 J. Lauts, Antonello da Messina, in “Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien”, VII, 1933. 
69
 S. Bottari, Antonello da Messina, Messina-Milano, 1939. 
70
 G. Fiocco, Colantonio ed Antonello, in “Emporium”, vol. CXI, 1950.
26 
 
verso il 1456-57 secondo Vigni
71
. Nello sfondo si riconosce il paesaggio                                       
del porto di Messina, con i Peloritani e le isole Eolie all’orizzonte». 
 
Tra i ritratti, nel suddetto catalogo, viene dato rilievo al Ritratto d’uomo                       
di Cefalù e al Ritratto d’uomo della Galleria Borghese a Roma. 
Il primo è presentato sottolineando che fu acquistato a Lipari dal                             
Barone Mandralisca
72
. «Risulta sfregiato negli occhi e sul volto; pare che venisse                               
restaurato a Firenze sulla fine dell’800. Fu segnalato dal Di Marzo
73
 e illustrato poi              
da A. Venturi
74
 che lo datò attorno al 1470. Il Bottari
75
 lo ritenne anteriore al 1470,                    
ma la datazione più probabile potrebbe essere fra il 1470 e il 1472». 
Riguardo il Ritratto d’uomo della Galleria Borghese a Roma                                         
si rende noto nel catalogo che era stato attribuito in passato a Giovanni Bellini;                                               
fu assegnato ad Antonello dal Mündler
76
, seguito poi dal Cavalcaselle
77
,                                     
dal Morelli
78
 e da tutta la critica successiva. Cavalcaselle volle identificarlo                               
con il ritratto di Michele Vianello di cui si ha notizia da Michiel in casa Pasqualino                  
a Venezia, datato 1475, anche Longhi
79
 ammise la possibilità di questa identificazione, 
che è avversata da alcuni che non ritengono l’opera così tarda. 
 
 
                                                             
71
 G. Vigni, Tre dipinti di Antonello da Messina, in “Bollettino d’Arte”, 37, 1952 
72
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), cit. p. 21. 
73
 G. Di Marzo, Di Antonello da Messina – primi documenti messinesi, in “Archivio Storico Messinese”, III, 
Messina, 1903. 
74
 A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, VII. La pittura del Quattrocento, Milano 1915. 
75
 S. Bottari, Antonello da Messina, Messina-Milano, 1939. 
76
 O. Mündler,  note al Cicerone del Burckhardt,1869, II, IV 
77
 J. A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy: Venice, Padua, Vicenza, Ferrara, 
Milan, Friuli, Brescia from the Fourteenth to the Sixteenth century, 2 voll., London 1871. 
78
 G. Morelli, Della pittura italiana. Studi storico critici di Giovanni Morelli (Ivan Lermolieff). Le 
Gallerie Borghese e Doria-Pamphili in Roma. Prima edizione italiana, Milano 1897, pp. 249-250. 
79
 R. Longhi, Precisazioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 216.
27 
 
Dello stesso periodo viene considerata l’Annunciazione di Siracusa                         
(Museo Nazionale di Palazzo Bellomo) di cui è scritto quanto segue
80
: 
«fu dipinta per Palazzolo Acreide, come risulta dal contratto del 23 agosto 1474, 
che reca anche l’impegno di consegnarla entro la metà di novembre del medesimo anno. 
Colà rimase nella Chiesa dell’Annunziata, finché nel 1907, già in gravissimo                         
stato di deperimento per l’appoggio contro una parete umida, venne acquistata                         
dallo Stato e quindi, dopo il restauro del Covenaghi, depositata nel Museo di Siracusa. 
Vi mancano la predella e una figura di Dio Padre. Descritta dapprima da                                              
La Corte Cailler
81
, fu pubblicata per la prima volta da L. Venturi». 
Riguardo la Pala di San Cassiano, Madonna in trono fra i SS. Nicola e 
Maddalena, Orsola e Domenico,  Vigni e Carandente
82
 sottolineano quanto segue: 
«essa fu ordinata ad Antonello dal patrizio Pietro Bon per la chiesa di                           
San Cassiano a Venezia, ed eseguita fra il 1475 e il 1476; il 16 marzo di questo anno, 
come risulta da una lettera del Bon in risposta al Duca Sforza,                                                   
che aveva chiesto Antonello a Milano, la Pala non era ancora terminata.                                                              
Nel 1648 Ridolfi
83
 lamenta la scomparsa dell’opera dalla chiesa.                                                 
Essa dovette essere tagliata in pezzi e venduta, perché nel 1659                                           
cinque di tali pezzi figurano, senza più riferimento all’origine e sotto                                                          
il nome di Giovanni Bellini, nella Galleria dell’Arciduca Leopoldo Guglielmo a 
Bruxelles
84
. Non si sa quando i pezzi passarono nelle raccolte del Museo di Vienna,                        
ma due di essi erano scomparsi fin dal ‘700. Degli altri tre: la Madonna fu esposta                    
nel Museo, i due laterali invece, messi in magazzino, rimasero sconosciuti fino al loro 
ritrovamento nel 1928. La Madonna, esposta come opera di scuola belliniana,                       
subì varie attribuzioni: Wickoff
85
 la ritenne di scuola cremonese,                               
                                                             
80
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), cit. p. 23. 
81
 G. La Corte Cailler, Antonello da Messina. Studi e ricerche con documenti inediti, in “Archivio 
Storico Messinese”, IV,  1903,  p.57. 
82
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), catalogo della 
mostra Messina, Palazzo Municipale 30 marzo – 25 giugno 1953, Venezia 1953. 
83
 C. Ridolfi, Le meraviglie dell’Arte, Venezia 1648. 
84
 A. Berger, Inventar der Kunstsammlung, des Erzherzogs Leopold Wilhem von Osterreich, Vienna 1659. 
85
 F. Wickhoff, Les écoles italiennes au Musée Imperial de Vienne, in “Gazette des Beaux Arts”, IX, 1893, p. 
17.
28 
 
Borenius
86
 suppose per primo la relazione con la Pala di San Cassiano,                                    
finchè Berenson
87
 la proclamò essere proprio il frammento centrale                                  
dell’opera di Antonello. In seguito Glück
88
 ricollegò idealmente alla                                                
Pala di San Cassiano il frammento perduto col San Giorgio e altra Santa,                                  
infine Wilde
89
 ritrovò nel 1928 i due pezzi autentici laterali; ciò gli permise                                                   
di dare una ricostruzione molto attendibile di tutto l’insieme del dipinto». 
Vigni e Carandente
90
  si soffermano, inoltre, sulla pittura a Messina dopo 
Antonello, presentando opere attribuite al figlio, Jacobello da Messina e a Pietro da 
Messina, e si dilungano infine sulla pittura del ‘400 in Sicilia. 
 La lettura di Antonello che ne veniva fuori,                                                                             
secondo Bologna
91
, lasciava ampie zone  di vuoto e di incertezza.                                                                            
La mostra si attardava sui precedenti e sul seguito siciliani.                                                                                       
In ogni modo fece impressione, sottolinea Bologna,                                                                 
perché era la prima volta che  le tavole di Antonello, una ventina,                                        
venivano riunite, permettendo così i necessari confronti dal vivo.                                               
«In definitiva», conclude Bologna, «il merito maggiore della mostra                                              
fu di essere l’occasione per Roberto Longhi di redigere un saggio,                                 
“Frammento Siciliano”, in cui forniva l’interpretazione ricca e progrediente,                                         
che era mancata nel disegno dei curatori
92
». 
«L’esposizione di Messina», afferma De Melis, «si impose                               
all’attenzione per l’allestimento di Carlo Scarpa:                                                                                     
egli si inventò,  con il solo ausilio del cosiddetto cencio di nonna,                                              
un dispositivo divenuto esemplare nella storia della museografia                                                
del Novecento
93
».  «Scarpa ebbe la grande idea», ribadisce Bologna,                                                 
                                                             
86
 T. Borenius, The probable origin of an Antonellesque Composition, in  “Burlington Magazine”, XIII, 1913, 
p. 83 e sgg 
87
 B. Berenson, Eine Wiener Madonna und Antonello’s Altarbild von S. Cassiano, in “Jahrbuch der Kunst – 
historischen Sammlungen der Allerhochstes Kaiser hauses”, XXXIV, 1917, p. 33. 
88
 G. Glück, A drawing by Antonello da Messina, in  “Burlington Magazine”, XLI, 1922, p. 270 e sgg. 
89
 J. Wilde, Die Pala di San Cassiano von Antonello da Messina, in “Jahrbuch der Kunsthistorischen 
Sammlungen in Wien, 1929, p. 57. 
90
 G. Vigni – G. Carandente, Antonello da Messina e la pittura del  ‘400 in Sicilia, (a cura di), cit. p. 79 e sgg. 
91
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, cit. p. 3. 
92
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, cit. p. 3. 
93
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, cit. p. 3.
29 
 
«di vestire le pareti con questa stoffa bianca plissettata,                                                    
che veniva giù dal soffitto con andamento obliquo                                                                
creando morbide vibrazioni al contatto con la luce naturale,                                              
che filtrava da grandi finestre schermate
94
».   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                             
94
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, cit. p. 3.
30 
 
4.2. Messina, Museo Regionale,  22 ottobre 1981 – 31 gennaio 1982 
L’esposizione del 1981 si tenne al Museo Regionale di Messina.                                                       
«La mostra era curata da Alessandro Marabottini, coadiuvato da Fiorella Sricchia 
Santoro, la quale da allora incominciò a lavorare sistematicamente sul maestro 
messinese». «In questo caso», secondo Bologna, «il momento dell’interpretazione 
storica, non solo c’era ma si presentava anche molto contrassegnato, soprattutto 
attraverso il catalogo, che si proponeva come circostanziata trattazione critica.                              
Però le idee espresse non colpivano nel segno, perché mettevano al centro                               
del discorso Roma – la Roma toscanizzante di Beato Angelico e solo in parte                                        
di Piero della Francesca – per spiegare la trasformazione di Antonello da pittore 
borgognone- fiammingo a pittore “italiano”. Questa lettura romana, che tendeva a dare 
credito alla Vita antonelliana di Giorgio Vasari proprio dove non lo merita, postulando 
un viaggio nella città dei papi verso il 1450, finiva con il deprimere Napoli, non solo 
quale luogo climaterico della formazione - diciamo così: borgognona - del pittore 
siciliano, ma anche come realtà artistica già abbastanza intrisa della cultura prospettica 
pierfranceschiana sulla quale la visione di Antonello prese a crescere                                                        
già all’indomani degli esordi».
95
 
La mostra si inseriva nell’ambito delle “Manifestazioni Antonelliane”,                                    
realizzate a Messina per la ricorrenza del V centenario della morte                                           
di Antonio de Antonio.  La Regione Sicilia e per essa l’Assessorato dei                                  
Beni Culturali e  Ambientali e della Pubblica Istruzione,                                                                                        
volle dignitosamente ricordare e onorare il grande  pittore siciliano                                          
nell’ambito di varie manifestazioni culturali realizzate                                                                 
a Messina dal 22 Ottobre 1981 al 31 gennaio 1982.                                                                       
Gli eventi furono organizzati  da Gianvito Resta, Antonino Buttitta,                                
Giuseppe Giarrizzo, Alberto Bombace, Francesca Campagna Cicala,                                         
con la collaborazione scientifica di Gianvito Resta, Ferdinando Bologna,                          
Alberto Bombace, Francesca Campagna Cicala, Alessandro Marabottini,                      
Giovanni Previtali, Fiorella Sricchia Santoro, Salvatore Tramontana.  
                                                             
95
 F. Bologna - F. De Melis (a cura di), Antonello da Messina, cit. p. 3.
31 
 
L’organizzazione della  Mostra, tenutasi al Museo Regionale di Messina,                                 
sollecitò la  pubblicazione del Catalogo curato da  Alessandro Marabottini e Fiorella 
Sricchia Santoro; con la collaborazione scientifica di: Giocchino Barbera, Maria Teresa 
Bonaccorso, Bianca Calabrò, Caterina Ciolino, Rosanna De Gennaro, Luigi Hyerace, 
Angela Mazzè, Olga Moschella, Elvira Natoli, Teresa Pugliatti, p. Filippo Rotolo, 
Carmela Maria Rugolo, Citti Siracusano, Caterina Zappia. 
.                                                           
Nel catalogo relativo alla suddetta mostra sono presenti le seguenti opere: 
 Vergine  Annunciata (Como, Museo Civico) 
 Vergine leggente (Venezia, Collezione Luciana Forti degli Adimari) 
 San Zosimo (Siracusa, Tesoro della Cattedrale) 
 Madonna col Bambino (Londra, National Gallery) (detta Madonna Salting) 
 Crocifissione (Bucarest, Muzuel de Arta) (detta di Sibiu) 
 San Gerolamo penitente (Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia) 
 Visita dei tre Angeli ad Abramo (Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia) 
 Ritratto d’uomo (ignoto marinaio) (Cefalù, Museo della Fondazione Culturale 
Mandralisca) 
 Ritratto d’uomo (Pavia, Musei Civici) 
 Ritratto di giovane uomo (New York, Metropolitan Museum of Art) 
 Ritratto di giovane (Philadelphia, Philadelphia Museum of Art) 
 Ritratto di giovane (Berlino, Staatliche Museen) 
 Ritratto d’uomo (Il condottiero) (Parigi, Musée du Louvre) 
 Ritratto di uomo in nero (oggi Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza) 
 Ritratto di giovane (Londra, National Gallery) 
 Ritratto d’uomo (Roma, Galleria Borghese) 
 Ritratto d’uomo (Torino, Museo Civico d’Arte Antica) 
 Ritratto di giovane (Berlino, Staatliche Museen) 
 Ecce Homo (Portofino, Collezione Crotti) 
 Ecce Homo (New York, Metropolitan Museum of Art) 
 Ecce Homo (Genova, Galleria Spinola) 
 Annunciazione (Siracusa, Museo Regionale di Palazzo Bellomo)