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due organizzazioni che accendendo il mio interesse mi hanno spinta ad
approfondire l’argomento.
Una volta tornata in Italia ho compreso come in realtà i due sistemi sanitari
differiscano significativamente l’uno dall’altro e come questo si possa meglio
comprendere attraverso l’analisi delle credenze, valori e spiegazioni che si
sono sviluppate attorno al concetto di follia lungo la storia.
La tesi di partenza afferma il fatto che la comprensione dei differenti sistemi
psichiatrici sia compito arduo senza la comprensione della storia che ha
portato alla loro caratterizzazione.
Quindi mentre di solito si indagano solo gli esiti prodotti dalle differenti leggi
sulla sanità mentale, nel presente lavoro ho cercato di approfondire i processi
che hanno prodotto le due leggi differenti.
Nel primo capitolo ho indagato le credenze che, a partire dall’ellenismo fino
alla definizione del manicomio in Francia, si legano alla follia oltre che i
provvedimenti che, nel corso dei secoli, sono stati presi rispetto ad essa.
Nel secondo capitolo descrivo lo sviluppo del pensiero psichiatrico in Francia,
Germania e Svizzera tra il VII e VIII secolo che, sviluppato sia lungo un filone
di stampo medico (Emil Kraepelin ) che di tipo umanista di derivazione
filosofica (esistenzialismo e fenomenologia), influenzerà il futuro del pensiero
psichiatrico italiano dai primi anni del novecento fino ai giorni nostri.
Il terzo capitolo, invece, affronta i momenti salienti della storia della
psichiatria italiana e tedesca durante il ventesimo secolo: verrà trattato in
primo luogo il modo in cui durante il nazismo la psichiatria, una volta negata
al folle la condizione di essere vivente, ne ha reso legittima la tortura ed
eliminazione.
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Successivamente viene descritto come sia in Italia che, in maniera diversa, in
Germania si sente l’esigenza di una riorganizzazione del sistema psichiatrico
che determina così la promozione di due differenti riforme.
Riforme che caratterizzeranno le leggi in materia di salute mentale descritte
nel quarto capitolo.
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Capitolo 1
BREVI ACCENNI ALLA STORIA DELLA PSICHIATRIA
1.1 Dal periodo ellenico agli inizi del Medioevo
Già nell’antica Grecia la follia viene presa in considerazione e su di essa molto
è stato scritto.
Il modo in cui viene rappresentata, spiegata e trattata cambia nel tempo lungo
un percorso che si sviluppa parallelamente alla concezione dell’uomo stesso e
della descrizione dello spirito e del corpo.
Prima di Platone non esistevano i termini di psiché e soma: il corpo non viene
riconosciuto come un’unità, ma come un insieme di parti e la parola soma
viene usata solo per indicare il cadavere umano.
Dagli scritti sulla filologia omerica compare come per Omero non esista
l’anima, in quanto essa si manifesta ed è contenuta nell’occhio che vede, la
mano che afferra, il cuore che batte e cioè nelle funzioni dell’organismo
(Galimberti, 2004).
La follia quindi, non essendo riconducibile allo psichico, viene associata alle
influenze delle divinità e ha quindi una valenza sacrale e mitologica
(Roccatagliata, 2004).
In questo periodo la follia verrà rappresentata nelle tragedia teatrale,
comparendo sotto varie forme, nelle caratterizzazioni dei personaggi omerici.
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Nell’Iliade compare una descrizione della disperazione di Bellerofonte,
considerabile come una delle prime fonti sulla malinconia, che oggi
chiameremmo depressione (Bove, 2001):
«viene in odio agli dei Bellerofonte solo e consunto da tristezza errava pel
campo d’Aleio l’infelice e l’orme dei viventi fuggia delle ricerche » (Romano,
2002).
Il folle, considerato come l’invasato da dio, veniva curato da sacerdoti nei
templi della salute.
Le tecniche di cura consistevano in bagni, lievi purghe, musica, psicoterapia
suggestiva e nella tecnica di interpretazione del sogno del paziente con
l’ausilio di piccole dosi di oppio.
La suggestione del luogo, il suo tempio, la grande via e i boschi sacri, le
numerose lapidi votive che, murate nel tempio, evocavano messaggi di buon
auspicio per una futura guarigione, impressionano il paziente, producendo
effetti positivi.
Il mito e le usanze terapeutiche ad esso connesse vengono soppiantate nel VI
secolo a.C. dal pensiero dei filosofi della natura
1
, i quali fondano un
materialismo scientifico che sarà la base della nascita della medicina, delle
scienze e della psichiatria stessa (Roccatagliata, 2004).
Nello stesso periodo Platone supera il pluralismo concettuale del corpo;
separandolo dall’anima crea così i termini di psichè e soma per usarli come
ancora intendiamo oggi.
1
Filosofi della natura, (650-550 a.C.): scuola filosofica presocratica (le cui impostazioni verranno
riprese in considerazione durante il Rinascimento) che considera il mondo naturale come unico livello
di realtà.
La natura risulta dipendente soltanto da se stessa con una conseguente negazione di ogni entità
trascendentale o soprannaturale e lo stabilirsi di una concezione deterministica, per cui si evidenzia
l’impossibilità di violare l’ordine degli eventi naturali.
I maggiori esponenti di questo movimento sono i rappresentanti della scuola ionica, in particolare
Talete, Anassimandro, Anassimene, Ippone di Samo ed Eraclito (Runes, 1960).
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Platone definisce il corpo come la prigione dell’anima e come ciò che la
contiene fino al giorno della sua morte, morte che assumerà una valenza
liberatoria (Galimberti, 2006), come emerge nel noto aforisma:
“Chi può sapere se il vivere non sia morire e il morire non sia vivere?”
(Platone,1991).
In seguito alla nuova visione unitaria che Platone ha del corpo e l’influenza
dei filosofi della natura, Ippocrate nel V secolo a.C. si trova nelle condizioni di
definire una metodologia volta alla comprensione della follia.
Egli, padre della medicina, condanna le precedenti pratiche terapeutiche,
istituendo uno studio dell’ insensatezza umana fondato sull'esame dei sintomi
e la definizione di una diagnosi attraverso un rigoroso metodo scientifico
costruito intorno all’osservazione.
Sia l’intelligenza che, all’opposto, la follia nascono dal cervello e vengono
considerate la prima come sua funzione creatrice, la seconda come prodotto di
una sua disfunzione organica (Roccatagliata, 2004).
Le malattie più studiate nel periodo compreso tra il V secolo a.C. il V secolo
d.C. sono la malinconia, seguita dall'isteria e infine dalla mania.
Interessante è il confronto della descrizione che Omero faceva della sofferenza
mentale con la nuova visione di Ippocrate e successori.
La malinconia, per esempio, ora non risulta più generata dal volere delle
divinità, ma dipende da una disfunzione fisica che, attraverso la teoria degli
umori
2
, Ippocrate definisce come un eccesso di bile nera che intossica il
2
Per Ippocrate “Esistono infatti quattro umori nell’uomo,che imitano i diversi elementi;
aumentano ognuno in stagioni diverse, predominano ognuno in una diversa età. Il sangue imita
l’aria, aumenta in primavera, domina nell’infanzia. La bile gialla domina il fuoco, aumenta in
estate, domina nell’adolescenza. La bile nera, ovvero la melanconia imita la terra, aumenta in
autunno, domina nella maturità. Il Flegma imita l’acqua aumenta in inverno domina nella
vecchiaia. Quando questi umori affluiscono in misura non superiore nè minore al giusto, l’uomo
prospera” (Klibansky et, Al, 1983)
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corpo, determinandone le caratteristiche tipiche di questa malattia, quali
inattività, desiderio di isolamento e forti ansie.(Bove, 2001).
La malinconia, in particolar modo, è stata indagata da numerosi autori della
Grecia classica, che, seppure avendo attribuito la sua causa a disfunzioni
celebrali di diversa natura, concordano nel riconoscere alla base della malattia
la presenza di un cervello con poca energia.
La mania invece, all’opposto della malinconia, si caratterizza dall’eccitazione
del metabolismo celebrale, mentre l’isteria, tipica patologia femminile, indica
una "malinconia furente" che si origina dall'utero intasato da umori tossici, i
quali ristagnano per mancanza di un rapporto sessuale (Roccatagliata,1982).
La follia è del tutto tollerata in questo periodo grazie al riconoscimento da
parte della scienza ufficiale dell’insensato come malato, del tutto privo,
quindi, di responsabilità.
La malattia colpisce il cervello nelle forme gravi e l’anima in quelle più lievi
venendo affrontata per mezzo delle più varie terapie.
Si ricorre sia all’uso di sostanze come oppio ed elleboro che al mutamento
delle situazioni socio-ambientali, come per esempio il matrimonio per le
isteriche e addirittura il teatro come pratica terapeutica (Pigeaud, 1995).
1.2 Periodo medioevale
Con la caduta dell’impero romano la cultura scientifico-filosofica, diffusa
capillarmente nell'Occidente classico, nel V secolo d.C. crolla, portando con sé
lo studio delle scienze mediche e psicologiche.
Dal VI al XII secolo d.C. si assiste quindi al ciclo della decadenza,
caratterizzato da una psichiatria basata su antologie ripetitive e al ritorno della
sacralità come unico rimedio atto ad alleviare le pene.