5
marittime rispetto ai litorali limitrofi, che negli ultimi 25/30 anni hanno subito intense 
modificazioni e che in una nota sul “Bacino idrografico principale: Fiume Carboj (Rincione)” 
viene segnalata, da parte del comune, la presenza di fenomeni erosivi dalla località Stazzone 
alla località Capo San Marco; 
2) diventa area di attrazione primaria durante la stagione estiva ed ha quindi una notevole 
importanza da un punto di vista turistico;  
3) l’area presenta una tra le più belle e lunghe spiagge del litorale di Sciacca e di una zona 
rocciosa, immediatamente a Sud di questa, in cui si alternano piccole calette sabbiose e zone 
prettamente rocciose; i suoi fondali marini sono variegati. Davanti alla spiaggia sono sabbiosi 
con alcune grandi secche di posidonia a circa 150 – 200  m dalla riva e con la profondità che 
scende dolcemente verso il largo; 
 4) i terreni che costeggiano il mare presentano la tipica flora caratteristica degli ambienti 
mediterranei, tra cui la pregevolissima palma nana, a volte, a tratti in quantità numerosa;  
5) sull’area di S. marco attualmente vige un decreto dell’Assessorato dei Beni Culturali ed 
Ambientali del 13 Gennaio 1999 :”Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia 
costiera da Capo S. Marco alla foce del fiume Carboy del comune di Sciacca”; un decreto che 
con i suoi vincoli non è riuscito a fermare la cementificazione di questo tratto di costa, 
interessata (nei tratti osservati) da insediamenti abitativi che spesso raggiungono quasi il 
mare;  
6) per la Circolare del 26 Gennaio 2001 n.1 – : “siti di importanza comunitaria 
(SIC) della Regione Siciliana”, in cui risulta il sito: ITA040012 - FONDALI DI CAPO SAN 
MARCO – SCIACCA -; il sito è stato definito con la direttiva CEE 92/43/CEE – D.M. 
22/04/2000; 
7) la spiaggia è delimitata a monte, per circa la metà della sua lunghezza, da una strada, vi 
sono chioschi e abitazioni che in base alle caratteristiche geomorfologiche dei versanti ed alle, 
a volte, intense mareggiate si trovano in una costante posizione di rischio; 
8) e non ultimo, per l’interesse attuale di enti e associazioni ambientaliste, di realizzare 
davanti alla costa studiata una “Riserva marina”.  
 
 
                     
 
 
 
 
 
 6
1.   Inquadramento geografico 
Inquadramento geografico del litorale studiato. 
 
 
 
Il litorale oggetto del presente studio di tesi è situato nella Sicilia Sud-Occindentale e 
ricade nella Tavoletta 1:25.000, F° 266 IV SO "Capo S. Marco”, edizione 4 del 1970 edita 
dall’I.G.M. (rilievo grafico del 1933; aggiornamento del 1969 con aerofotografie del 1968). 
Si trova geograficamente a 1.2 Km a NNW della punta di Capo San Marco ed a circa 4 
Km, a WNW, della città di Sciacca. Si sviluppa longitudinalmente per circa 1,5 Km con 
direzione NNW-SSE ed è compreso tra un’insenatura (a Sud) posta alla base della parte 
terminale dei terrazzi marini quaternari ed un’area rocciosa a NNW. Presenta una forma 
leggermente arcuata, con sabbia, di granulometria medio-fine, distribuita pressoché in modo 
uniforme lungo tutto il litorale. 
 
 
 
 
 
Litorale di Capo S. Marco 
M A R E  M E D I T E R R A N E O
 7
2  Principali aspetti geomorfologici e idrografici 
2.1  Geomorfologia 
L'assetto geomorfologico della parte occidentale del territorio di Sciacca, che ricade nelle  
C.de Maragani, Tabia, Ragana, Vigna Grande, Tradimento e S. Marco, comprese tra il mare 
Mediterraneo il F. Carboj e la punta "Capo S. Marco, è molto semplice ma non priva, per 
alcuni aspetti, di un certo fascino e valore ambientale.  
L’area di C.da S. Marco è rappresentata principalmente da una serie di terrazzi marini che, 
di forma irregolare, posti a quote diverse, sono caratterizzati, litologicamente, da sedimenti 
sabbiosi, arenacei, calcarenitici, conglomeratici e ghiaiosi. Detti terrazzi, sono orlati da 
costoni eterogenei e intramezzati da valli argillose dal profilo trasversale quasi simmetrico a 
V. 
L’attuale condizione è stata determinata dalla natura delle unità geolitologiche affioranti, 
dagli agenti esogeni di modellamento, dalle condizioni climatiche e, non per ultimo, anche 
dall’uomo. 
Vicino alla spiaggia studiata l’area è caratterizzata da alcuni versanti argillosi spesso 
acclivi e che delimitano e percorrono la spiaggia longitudinalmente; dalle biocalcareniti e 
calcareniti marnose, che formano il costone terminale di Capo S. Marco, e che si 
interpongono, in C.da Tabia, tra i due lembi di terrazzi, dove la morfologia risulta più varia e 
complessa; e da i terrazzi marini che troncano in modo erosivo entrambi le precedenti 
litologie e che si affacciano sull’intera area.  
Il settore a Sud del litorale di S. Marco è caratterizzato da una costa rocciosa che però si 
presenta nel complesso medio-bassa. Gli affioramenti Quaternari che costituiscono queste 
piccole ripe e protuberanze rocciose, a volte interrotte da strette spiagge, si continuano sulla 
piattaforma costiera conferendo alla topografia sottomarina un aspetto alquanto articolato.  
Tali affioramenti rocciosi fanno molto spesso da supporto a biocostruzioni a corallinacee, 
serpulidi etc., sulle quali l’erosione agisce disgregandone i materiali, che si vanno poi a 
depositare nelle vicinanze dando luogo ad una sedimentazione bioclastica comunque del tutto 
locale.  
Oltre ai processi naturali di modellamento vanno anche considerate le forme e le 
variazioni al territorio, ed in qualche misura anche alla spiaggia studiata, dovute all’azione 
dell’uomo che sull’area ha agito profondamente, anche a disprezzo di vincoli paesaggistici e 
naturali. 
 
 
 
 8
2.1.1   I Terrazzi marini 
I terrazzi marini che, di forma irregolare, posti a quote diverse, sono caratterizzati, 
litologicamente, da sedimenti sabbiosi, arenacei, calcarenitici, conglomeratici e ghiaiosi. 
Detti terrazzi, di quota 45-75 m e 100-230 m s.l.m., leggermente inclinati verso sud, sono 
orlati da costoni eterogenei.  
Essi si sviluppano in senso N-S a partire dalla sommità del versante meridionale della 
Punta Capo S. Marco, C.da Vigna Grande e Tradimento, fino ad arrivare alle C.da Tabia (Fig. 
2.1), Ragana e Maragani, quest’ultima interessata dalla foce del fiume Carboj. 
Il terrazzo di Piana Grande di Misilifurme risulta separato dagli altri terrazzi dall'acclive 
valle a V del V.ne Caricagiachi, affluente sinistro del F. Carboj. 
 
 
Fig. 2.1 - Terrazzo marino superiore (C.da Tabia) – Marzo 2004 
 
2.2.2    I versanti argillosi 
I versanti argillosi (fig. 2.2), formati dalle argille azzurre Plioceniche, e che intramezzano 
i terrazzi risultano spesso molto acclivi, e presentano, a luoghi, mammellonature e/o sono 
interessati da fenomeni franosi quiescenti e/o in atto ed incisi da diversi solchi erosivi e rivoli, 
che drenano le acque di ruscellamento verso il fondovalle, dove raggiungono i Valloni che 
hanno generato le valli. 
Detti valloni sono a carattere stagionale e solo durante violenti acquazzoni assumono 
aspetto torrentizio, tracimando a volte nei pressi delle foci. 
 9
 
Fig. 2.2 -  – Tratto di versante argilloso retrostante la spiaggia di San Marco 
 
2.2    Idrografia 
Oltre ai processi di erosione ed accumulo che avvengono lungo le coste, i fiumi assumono 
un ruolo fondamentale nell’apporto dei sedimenti al mare che vengono ridistribuiti dalle 
correnti litoranee e dal moto ondoso s.l. 
La spiaggia non è alimentata direttamente da alcun corso d’acqua perenne; sono presenti 
modesti sistemi idrografici che drenano la zona e solo fenomeni piovosi di una certa entità, 
provocano sui prospicienti versanti argillosi, a monte della spiaggia, fenomeni, anche intensi, 
di ruscellamento.  
Una sua importanza, riveste, per l’apporto di sedimenti terrigeni nei litorali circostanti, la 
presenza del fiume Carboj, posto a circa 4 Km a NW del litorale studiato, che contribuisce 
notevolmente all’apporto di sedimenti terrigeni in tutta l’area. Il Carboj, nel suo percorso 
verso il mare, attraversa  tutta la serie dei terreni presenti nell’Area di Sciacca, dai calcari 
Mesozoici ai sedimenti calcarenitici Quaternari. 
Il fiume Carboj, ha la parte medio-alta del bacino in formazioni litoidi calcaree, calcaree 
marnose e calcarenitiche che danno la possibilità di apporti grossolani. La parte bassa del 
bacino è costituita prevalentemente da formazioni calcarenitiche e argilloso-limose del 
Pliocene e del Quaternario. Infatti, la natura e la granulometria dei materiali litoidi trasportati 
dal fiume Carboj risulta differente. I materiali che arrivano al mare vanno dai ciottoli, anche 
di grandi dimensioni, ai materiali più fini, sabbie e argille (fig. 2.3). 
 10
 
Fig. 2.3 - Spiaggia ciottolosa di Maragani a SE della Foce del Fiume Carboj (Rincione) – Marzo 2004 
 
2.2.1  Descrizione del Bacino idrografico del Fiume Carboj (Rincione)  
Il bacino idrografico del F. Carboj ricade nel versante meridionale della Sicilia e si 
estende per circa 212 Km, dal centro abitato di S. Margherita Belice sino al Mar Mediterraneo 
in Contrada Maragani, al confine tra il territorio di Menfi e quello di Sciacca.  
Esso si inserisce tra il bacino del F. Belice ad Ovest ed il bacino del F. Verdura ad Est e 
ricade quasi completamente nel territorio della provincia di Agrigento, ad eccezione della 
parte settentrionale del bacino che ricade in territorio della provincia di Palermo. Nel bacino 
del F. Carboj ricade il centro abitato di Sambuca di Sicilia e una parte del centro abitato di S. 
Margherita Belice. 
L'altitudine massima del bacino è di 1.180 m.s.m. (M. Genuardo in territorio di Sambuca 
di Sicilia), mentre quella media è di circa 379 m.s.m. Sul corso del F. Carboj, che si sviluppa 
per circa 23 Km, nel tratto di monte denominato T. Rincione, la costruzione di una diga nel 
periodo 1950 - 1951 ha permesso la formazione del bacino artificiale del lago Arancio 
(comune di Sambuca). 
Il bacino diretto sotteso del serbatoio si estende per circa 138 Kmq; all'invaso vengono 
inoltre addotti i deflussi del V.ne Caricagiachi, tramite una traversa che sottende circa 223 
Kmq di bacino, i deflussi dei T. Senore, affluente del F. Belice, tramite una traversa che 
sottende circa 34 Kmq e i deflussi del T. Landori, affluente del F. Verdura, tramite una 
traversa che sottende circa 16 Kmq di bacino. 
 11
La capacità utile di progetto del serbatoio è di circa 32.8 Mm
3
; l'interramento risulta molto 
limitato in quanto le sistemazioni montane del bacino del F. Carboj sono state molteplici e 
ben realizzate. 
L’utilizzazione prevalente dei terreni che il Carboj attraversa è: 57 % prato e pascolo; 26 
% colture arboree ed un restante 10 % seminativo.  
Il bacino, nella parte meridionale e nord-orientale, è formato generalmente da terreni della 
serie rigida mesozoica costituiti prevalentemente da calcari. Nelle parti maggiormente esposte 
dei rilievi sono presenti terreni della serie argillosa pliocenica con lembi di calcareniti 
calabriane e quaternarie. 
Nel 1938, sul corso dei F. Carboj, a circa 14 Km dalla foce, ha funzionato una stazione 
idrometrica sino al 1940. Tale stazione sottende circa 138 Kmq di bacino avente un'altitudine 
media di 415 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1938-1940) è risultato un deflusso 
medio annuo di 24 mm (pari a 3.3 Mm
3
) su un afflusso di 102 mm. 
(Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente - Regione Sicilia) 
 
 
 
Fig. 2.4 - Foce del Fiume Carboj (Rincione) – Marzo 2004 
 
 
 
 
 
 12
2.3   Frane e dissesti idrogeologici   
Negli ultimi decenni, le frane, ed il conseguente dissesto idrogeologico, sono state cause 
di grandi disastri che hanno coinvolto anche interi paesi rendendoli inagibili o determinando 
in questi condizioni di stabilità precaria che comportano rischi per la pubblica incolumità. 
I fenomeni di dissesto sono per la maggior parte fenomeni ciclici che si ripetono sovente 
con le stesse modalità, anche dopo lunghi periodi di quiescenza, generalmente in coincidenza 
delle intense piogge autunnali ed anche dei periodi di prolungate ed abbondanti precipitazioni 
del trimestre invernale. A conferma di ciò si ricorda che, nell'ultimo secolo, le frane più 
notevoli si sono avute in occasione degli eventi alluvionali maggiori.  
Tutto il territorio adiacente il litorale di studio necessita di un particolare attenzione 
perché soggetto a frane, crolli, erosioni e vulnerabilità dell'acquifero. 
I fenomeni franosi interessano i versanti argillosi e/o calcarenitici meridionali del 
territorio e a luoghi quelli interni che intramezzano i terrazzi. 
Detti fenomeni, di solito quiescenti, sono rappresentati da mammellonature e smottamenti 
della coltre argillosa (fig. 2.5) lungo i versanti e da scoscendimenti e crolli della formazione 
calcarenitica lungo i margini dei terrazzi (fig. 2.6). Tali manifestazioni si localizzano 
principalmente proprio lungo i versanti che dominano la costa marina. 
 
 
Fig. 2.5 - Litorale di San Marco – Versanti argillosi retrostanti la spiaggia (Marzo 2004) 
 
Gli scorrimenti interessano solitamente le argille superficiali alterate, che imbevute 
 13
d'acqua tendono a scorrere verso valle, producendo mammellonature, terrazzamenti e aree 
d'accumulo. Le aree interessate da scorrimento sono: il versante meridionale della C.da S. 
Marco, il versante occidentale e orientale delle C.de Vigna Grande – Tabia. 
Gli Scoscendimenti, dovuti ad erosione della costa e/o a rammollimenti dei versanti 
argillosi che orlano i terrazzi, provocando crolli di blocchi calcarenitici e gradinate, 
interessano perlopiù le calcareniti quaternarie. L’area interessata da scoscendimenti e/o misti 
sono il versante sud occidentale della C.da Tradimento che presenta una serie di gradini 
calcarenitici. 
Le aree soggette a vulnerabilità dell'acquifero comprendono i terrazzi marini, fortemente 
antropizzati. I terrazzi, rappresentati da terreni permeabili per porosità e fessurazione giacenti 
su terreni impermeabili (Argille Plioceniche), sono caratterizzate da strutture acquifere del 
tipo semplice poste a modeste profondità ed alimentate dalle acque piovane ed irrigue. 
 
 
     Fig. 2.6 - Contrada San Marco – Crolli delle formazioni calcarenitiche (Dicembre 2004) 
 
Nell’area prospiciente il litorale di studio il dilavamento o l’erosione pluviale è dovuta 
all’azione diretta d’impatto della pioggia sul terreno e all’azione di scorrimento dell’acqua 
superficiale. Si sono osservati processi di dilavamento o erosione pluviale e all’azione 
d’impatto dell’acqua (splash); erosione da ruscellamento (runoff)  ed erosione laminare (sheet 
erosion); erosione a rivoli (rill erosion) ed erosione a solchi (gully erosion). 
Nell’area si assiste ad una erosione accelerata dei versanti argillosi in quanto i processi 
 14
erosivi presentano un’intensificazione, sia per cause naturali (elevata piovosità nell’area negli 
ultimi 3 anni e per lo più, a volte, sotto forma di violenti temporali), sia per la scarsa 
permeabilità dei terreni argillosi presenti nella zona che per cause antropiche, con l'espansione 
disordinata ed incontrollata di numerosi centri urbani in aree non idonee, conseguenza questa 
della totale assenza, in passato ed ancor più grave oggi, di una pianificazione urbanistica e 
territoriale adeguata alle realtà del territorio. Bisognerebbe agire, laddove è possibile, per 
rallentare tale fenomeno e ridurre il rischio di ulteriori dissesti. La valutazione sulle 
condizioni di stabilità dei versanti naturali è uno dei quesiti più importanti degli studi 
riguardantì i problemi della pianificazione del territorio. Essa infatti condiziona in maniera 
determinante la scelta degli indirizzi di sviluppo a livello urbano e regionale, in quanto trova 
implicazioni dirette in ogni tipo di attività. 
Inoltre l’antropizzazione si fa evidente sulla spiaggia con un particolare fenomeno. Le 
strade costruite perpendicolarmente ai versanti stessi, nel momento di forti precipitazioni, 
diventano una via preferenziale di scorrimento dell’acqua che concentrandosi, arriva a valle, e 
quindi sulla spiaggia, con un’energia tale da spazzare ed erodere la spiaggia per molti metri, 
sia lateralmente che verticalmente (fig. 2.7). 
 
 
 
     Fig. 2.7 - Litorale di San Marco – Fenomeno erosivo causato dall’acqua di scorrimento (Dic. ’03) 
 
 
 15
Inoltre il Comune di Sciacca (AG) ha segnalato alla Regione la presenza di fenomeni 
erosivi dalla località Stazzone alla località Capo San Marco (area in cui ricade il litorale 
oggetto di studio). Ed, inoltre, gli uffici competenti, hanno trasmesso quattro tavole 
morfologiche del territorio, nelle quali sono rappresentate le aree franose e quelle soggette ad 
esondazioni. Fra queste risulta il versante meridionale della c.da San Marco. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 16
3.  Geologia della fascia costiera del litorale studiato e dell’entroterra 
 
3.1  Geologia della fascia costiera studiata 
I Litotipi presenti nell’area di studio e che delimitano il litorale su cui è stato svolto lo 
studio morfologico e sedimentologico sono: 
Argille grigio-azzurre con intercalazioni arenitiche (sabbia calcarea giallastra) contenenti 
una fauna a foraminiferi planctonici e rari molluschi, del Pliocene medio-sup. – Pleistocene 
inf., che formano i versanti prospicienti la spiaggia e che la percorrono longitudinalmente per 
tutta la sua estensione. Detti depositi affiorano estesamente lungo tutto il territorio di Sciacca. 
Essi, di potenza elevata ed incise da numerosi solchi erosivi, rappresentano le rocce 
pseudocoerenti; risultano alterate in superficie e a volte ricoperte da detrito sabbioso lungo la 
sommità dei versanti.  
Nella parte iniziale della spiaggia, verso Sud, le argille sono troncate dalle Biocalcareniti e 
calcareniti marnose contenenti principalmente Pectnidi, echinidi e molluschi, con 
intercalazioni centimetriche di marne sabbiose, del Pleistocene 
Detti depositi, coerenti e a stratificazione indistinta, affiorano all'interno del vecchio 
abitato di Sciacca, dove assumono colorazione biancastra; presso le C.de Tradimento e Tabia 
(che delimitano rispettivamente a Sud e a Nord il litorale studiato) si presentano fratturate, 
dislocate e di colore rossastro. 
A troncare i due precedenti litotipi e ad affacciarsi sull’intera area, da una quota media di 
65 m. sul livello del mare, si estendono: verso Nord, nei pressi di C.da Ragana, un lembo del 
Terrazzo marino superiore (GTS), del Pleistocene inf. (Calabriano o Santerniano),  formato 
da depositi sabbiosi, calcareniti e conglomerati, quasi sterili e trasgressivi sulle altre 
formazioni.  
La calcarenite si presenta a stratificazione incrociata e a volte con gusci di gasteropodi e 
lamellibranchi. Di potenza variabile da 2 a 12 m circa, giacendo sulle argille e bordati da 
costoni. Presenta sempre una componente arenaceo marnosa. 
Vari AA. (BALDACCI, 1986; GIGNOUX 1913; TREVISAN & DI NAPOLI, 1938), hanno 
studiato questo deposito Quaternario, che si presenta trasgressivo sui “Trubi”, attribuendolo al 
Calabriano. Ma RUGGIERI & UNTI (1974), definendolo per la prima volta, affermano che: “il 
GTS rappresenta una struttura posteriore al Siciliano, tanto che appare più logico avvicinarlo 
ai vari episodi erosivi e sedimentari di quel complesso di cicli detto Tirreniano”, (Pleistocene 
sup.). 
 Sempre verso Nord,  in C.da Tabia, a meridione rispetto al lembo di GTS della C.da 
Ragana, si estende fino alla C.da S. Marco il Terrazzo marino inferiore, del Pleistocene inf. 
 17
(Siciliano), caratterizzato verso Nord, C.da Tabia, da sabbie e calcareniti rossastre, di spessore 
di 10 m circa e giace sulle argille e verso Sud, nei pressi di C.da S. Marco, da calcareniti 
rossastre, sabbie e ghiaie, trasgressivi sui terreni sottostanti e di spessore variabile da 2 a 12 m 
circa e giacenti sulle argille. 
Le Biocalcareniti e calcareniti marnose, che affiorano nelle C.da Tradimento e Tabia,  
contengono principalmente Pectnidi, a volte anche di grosse dimensioni, echinidi e molluschi 
vari. Alcuni di questi fossili si presentano in eccelente stato conservativo. 
 
 
 
 
 
Fig. 3.1 – Località S. Marco (Sciacca) – Terrazzo Quaternario con affioramenti, alla base, di argille   
grigio-azzurre del Pliocene 
 18
 
Fig. 3.2 – Località S. Marco (Sciacca) – Terrazzo inferiore e superiore 
 
 
3.2   Geologia dell’entroterra del litorale studiato (area di Sciacca) 
L’area di Sciacca costituisce la parte più occidentale della Catena Siciliana ed è 
rappresentata, geologicamente, da terreni che vanno dal Trias sup. all'Olocene come risulta 
dai vari A.A. che hanno studiato questo territorio:  BALDACCI (1889), G. DI STEFANO (1889), 
CHECCHIA RISPOLI (1918), S. SORRENTINO (1930), G. RUGGIERI (1959), MONTANARI (1961), 
R. CATALANO & V. LIGUORI (1970), G. RUGGIERI & TORRE (1973), G. BUCCHERI (1970), R. 
CATALANO & D’ARGENIO (1978, 1981), G. MASCLE (1979), F. P. VITALE (1991). 
Le unità litologiche presenti nell’area di Sciacca sono il risultato della deposizione nel 
tempo in diversi ambienti (da profondo a litorale) e nel complesso derivano dalla 
deformazione poco accentuata del fianco Meridionale del Dominio Sicano. 
Nel territorio retrostante il litorale studiato si riscontrano le seguenti litologie: 
a) Calcari dolomitici a stromatoliti e megalodonti (Trias sup.); 
b) Calcari bianchi e Calcari nodulari Rosso Ammonitici (Lias inf. – Malm inf.); 
c) Calcari marnosi e marnoso calcari – “Scaglia” (Cenomaniano – Eocene sup.); 
d) Brecce o megabrecce carbonatiche (Cretaceo inf.-Paleocene); 
e) Calcari Marnosi e Calcareniti Nummulitiche (Oligocene medio); 
f) Calcareniti a macroforaminiferi bentonici (Aquitaniano – Burdigaliano); 
g) Marne, Sabbie, Argille e Calcareniti organogene glauconitiche (Burdigaliano – 
 19
Langhiano); 
h) Marne, Argille marnose, Argille gessose e Calcari solfiferi (Serravalliano-Messiniano); 
i) Marne e Calcari marnosi a foraminiferi planctonici – “Trubi” (Pliocene inf.); 
j) Argille grigio-azzurre fossilifere (Pliocene medio-sup. – Pleistocene inf.); 
l) Biocalcareniti e Calcareniti marnose (Pleistocene inf.); 
m) Terrazzo marino superiore - GTS – Grande Terrazzo Superiore (Pleistocene inf.); 
n) Terrazzo marino inferiore (Pleistocene inf.); 
o) Depositi alluvionali e detrito di falda (Olocene). 
CATALANO & D’ARGENIO (1978, 1981) inquadrano i terreni affioranti nell'area di Sciacca 
- Montevago nella zona più esterna della catena occidentale siciliana, ai limiti con aree di 
avanpaese e ne riconoscono alcune unità stratigrafico-strutturali derivanti dalla deformazione, 
poco accentuata, del Dominio Saccense e del fianco meridionale del Dominio Sicano. 
La parte più antica del substrato affiorante è rappresentato da calcari a Stromatoliti e 
Megalodonti, interessati da filoni sedimentari e cavità paleocarsiche, depositatesi nel dominio 
paleogeografico della Piattaforma Carbonatica Saccense tra il Norico e il Lias medio. 
La successione individuata dagli AA. (CATALANO & D’ARGENIO, 1978, 1981), tipica delle 
unità di M.te S. Calogero (fig. 3.3) e del Pizzo Telegrafo, di diverse centinaia di metri di 
spessore, è la seguente: 
a) Calcari a stromatoliti e megalodonti interessati da filoni sedimentari e cavità 
paleocarsiche (Norico - Lias medio); 
b) Calcari a Crinoidi, calcari nodulari Rosso Ammonitico e basalti; calcilutiti a 
lamellibranchi (Lias sup. - Malm); 
c) Calcari a Calpionelle, “Lattimusa” (Giurassico sup. - Cretaceo inf.); 
d) Calcilutiti bianche a Globotruncane e Globorotalie in parte silicizzate, tipo “Scaglia” 
(Cretaceo inf. - Eocene); 
e) Calcilutiti marnose e calcareniti organogene risedimentate con Nummuliti (Eocene - 
Oligocene inf.); 
f) Calcari a Lepidocicline e Rodoficee (Oligocene sup.); 
g) Calcareniti organogene glauconitiche (Miocene inf.); 
h) Marne sabbiose pelagiche con Orbuline (Serravalliano – Tortoniano); 
i) Argille sabbiose, arenarie ed evaporati (Tortoniano sup. – Messiniano); 
j) Marne bianche con Globigerine e calcareniti risedimentate, “Trubi” (Pliocene inf.).