cercato di considerare il caso delle imprese low cost, analizzando Ryanair e Southwest. 
Ho approfondito il mercato aereo statunitense, considerando quattro imprese, perché è 
il mercato quello dove gli effetti della crisi sono stati più rilevanti, ma allo stesso modo 
ho cercato anche di dare un cenno sulla situazione dei vettori non occidentali. 
Ho scelto di trattare questo argomento per diversi motivi. Innanzitutto lo stretto 
rapporto di interdipendenza tra il turismo e il trasporto aereo: è praticamente 
impossibile attuare viaggi a lungo raggio senza usufruire di questo mezzo di trasporto.  
Inoltre, quello che è successo l’11 settembre 2001 ha sicuramente lasciato un segno in 
ogni aspetto della nostra società. La crisi post attentati non si limita a una semplice 
diminuzione dell’utenza. Nel settore aereo è in parte cambiato per i consumatori il 
modo di viaggiare utilizzando questo mezzo. Inoltre è anche la più grossa crisi del 
settore, non esiste nessun  precedente simile ed è quindi ancora più difficile fare delle 
previsioni sul futuro. Oltre a questo è anche la prima crisi della domanda del mezzo in 
se,  infatti se in passato ci sono state delle riduzione dell’utenza su specifiche tratte o 
per alcuni periodi, questa è la prima volta che  la crisi riguarda la “paura di volare”.  
Infine, le modifiche del mercato non hanno solo minato alcune singole imprese, ma 
hanno fatto posto in evidenza alcuni dei problemi che probabilmente diventeranno 
sempre più rilevanti nei prossimi anni. Chi si deve fare carico dei costi di sicurezza 
aerea? Sino a che punto è lecito che un Governo finanzi delle imprese al limite del 
fallimento? Come possiamo garantire una concorrenza in un mercato mondiale?  
Ma soprattutto i problemi del settore hanno evidenziato un altro dubbio, cioè se esista 
un modo efficiente per far  fronte a crisi di questo tipo. 
Il lavoro che segue, non esaustivo dell’argomento, vuole dare un quadro essenziale 
della situazione e offrire spunti di riflessione su un mercato che attualmente attraversa 
un periodo di profonde modifiche. 
CAPITOLO I Il mercato aereo internazionale dagli anni 90 al 2001  
 
Negli ultimi 50 anni l’andamento della domanda del traffico aereo mondiale è sempre 
stata in crescita. Soprattutto per quel che riguarda il traffico di persone è spesso stato 
legato agli andamenti del turismo, che da bene di elite che era al principio è sempre più 
diventato alla portata di numerosi soggetti. Ma è soprattutto negli anni 90 che si ha una 
crescita dell’utenza anche per quel che riguarda i voli intercontinentali e una serie di 
trasformazione a livello dell’offerta, anche in conseguenza di nuove regolamentazioni.  
Se a livello di singole tratte si può parlare talvolta di vere e proprie crisi, spesso legate a 
guerre o epidemie, globalmente si può dire che è sempre stato un mercato in 
espansione;  anche i  diversi disastri aerei verificatisi negli ultimi anni come la strage di 
Lockerbie nel 1988,l’esplosione del TWA 800 nel 1996 o il disastro del Concorde del 
2000, non hanno minato in maniera drastica l’andamento generale. Basti notare come 
tra il 1980 e il 2001 il traffico aereo in termini di passeggeri - chilometri  sia cresciuto 
in media del 7.4% all’anno all’interno dell’UE, e che il traffico negli aeroporti degli 
stati membri è aumentato di 5 volte dal 1970.
1
 
Ciò che però ha definitivamente rivoluzionato l’assetto è stato l’avvio della 
deregulation del settore. 
Infatti, il mercato aereo internazionale è stato perlopiù disciplinato in maniera 
protezionistica per quasi 70 anni, cioè dal primo volo commerciale del 1919 sino alla 
svolta determinata dall’ADA (Airline Deregulation Act) del 1978 del Congresso 
statunitense che apre le porte a un cambiamento  nel settore con l’ abolizione del Civil 
Aeronautic Board e dà inizio alla liberalizzazione del mercato. 
Questo è un fenomeno che però al principio non coinvolge il mercato europeo, che 
rimane ancora legato a logiche protezionistiche, sarà necessario attendere circa una 
                                                 
1
 Overview of Air transport visionabile al sito http://europa.eu.int/comm/transport/air/index_en.htm. 
decina di anni per poter assistere a un fenomeno di questo tipo. In Europa, infatti, fin 
dagli anni ’40 si era ricorsi a negoziati bilaterali con il risultato di favorire le compagnie 
di bandiera, ciò portò a tenere delle tariffe elevate rispetto a quelle americane e talvolta 
difformi tra loro. 
Nel Trattato di Roma (per la precisione artt 84 e 75
2
 ) il trasporto aereo non compariva 
tra le materie di competenza comunitaria, derogabili solo se” l’applicazione
3
 potrebbe 
gravemente pregiudicare il tenore di vita e l’occupazione di talune regioni, come pure 
l’uso delle attrezzature relative ai trasporti “.
4
 Ciò nonostante nel 1986 inizia una 
riforma graduale del settore in tre diversi momenti attraverso la revisione di accordi 
bilaterali e l’emanazione di nuove norme tramite le decisioni della Corte di Giustizia di 
quella che era allora la CEE. Proprio in quell’anno infatti viene stabilito che possano 
essere applicati gli artt. 85-90 del Trattato di Roma anche al trasporto aereo e 
marittimo, dove vengono dichiarati incompatibili con il mercato comune, vietati e 
legalmente nulli tutti quei trattati che di fatto minano la concorrenza e tendono 
all’abuso di posizione dominate sul mercato.
5
 Occorre però precisare che la lentezza di 
questo processo dipende anche dall’esigenza di mediare tra i vari interessi coinvolti, 
compresi quelli dei vettori meno forti, che avevano l’esigenza di permettere alle 
compagnie più deboli di adeguare la loro struttura dei costi a quella delle compagnie 
più forti. Nonostante ciò questa gradualità non fa altro che agevolare ancora di più le 
compagnie di bandiera
6
. All’epoca poi venne ritenuto più importante applicare gli 
artt.85-90 a quei settori dove era molto più marcata la tendenza monopolistica rispetto 
al settore aereo e l’art. 84.2 del Trattato di Roma che, derogando all’art. 75.3, 
richiedeva l’unanimità per adottare una regolamentazione specifica del settore. 
                                                 
2
 Trattato di Roma istitutivo della CEE Parte III- Politiche della Comunità, Titolo IV I trasporti  
3
 del Trattato stesso 
4
 v. nota uno . 
5
 Trattato di Roma istitutivo della CEE Parte III- Politiche della Comunità, Titolo V Norme comuni sulla concorrenza, 
sulla fiscalità  e sul ravvicinamento delle legislazioni artt. 85-90. 
6
 crf. Padoa Schioppa Kostoris “Struttura di mercato e regolamentazione del mercato aereo” Bologna 1995 
Comunque già precedentemente al 1986 vi furonoi tentativi da parte di privati. Sempre 
nel 1984 la Gran Bretagna (la cui compagnia di bandiera, British Airways, è stata la 
prima compagnia europea a essere quotata in borsa nel 1987) e i Paesi Bassi stipulano 
un accordo bilaterale che liberalizza il mercato aereo tra i due Stati, i cui punti 
principali riguardavano la libertà di entrata nel mercato, l’accesso a qualsiasi aeroporto 
delle due nazione, nessun tipo di restrizione sulla capacità operativa e la Double 
Disapproval
7
 per le tariffe. 
Nel 1989 si ha la seconda fase con un adeguamento della precedente normativa. Tra 
l’altro viene introdotta per le tariffe la Double Disapproval, però con alcune limitazioni, 
gli Stati sono obbligati ad autorizzare l’entrata nel mercato di nuove compagnie aeree 
se rispettano determinate condizioni tecniche ed economiche, mentre prima potevano 
designare una seconda compagnia aerea nel caso in cui il traffico superava determinati 
livelli, e viene inoltre garantito il diritto di cabotaggio
8
 per rotte all’ interno della 
Comunità, ma solo con il limite massimo del 30% della capacità operativa totale. 
Nella terza e ultima fase si attua il passo decisivo per una vera e propria 
liberalizzazione del mercato. Non era più concepibile negli anni novanta, dodici anni 
dopo l’ ADA statunitense, che gli stati membri proteggessero le proprio compagnie di 
bandiera al di là quindi di ogni criterio di economicità, inoltre le stesse associazioni in 
difesa dei consumatori premevano per l’abolizione delle logiche protezionistiche che 
ancora vigevano nel mercato. 
In sintesi diventa più facile l’accesso al mercato da parte di nuove imprese. Sono 
innanzitutto rese libere la tariffe abbandonando definitivamente il Double Approval
9
 e 
il Doubble Disapproval anche se gli Stati possono intervenire solo qualora le tariffe 
                                                 
7
 in regime di double disapproval una tariffa è autorizzato solo e soltanto se i governi di entrambi i Paesi, di partenza e 
di arrivo la autorizzano.(v http://www.filodiritto.com/diritto/pubblico/amministrativo/trafficoaereo2.htm) 
8
 Consiste nel diritto di imbarcare e sbarcare merci, posta e persone all’interno di una nazione diversa rispetto a quella 
dove la compagnia opera servizio. 
9
 In regime di doble approval l’introduzione di una tariffa e bloccata solo e soltanto se sia il governo del Paese di arrivo 
che di quello di destinazione la disapprovano. 
siano troppo alte o basse rispetto ai costi, entra poi in vigore il diritto di cabotaggio 
sulle rotte nazionali e internazionali, e il diritto di cabotaggio viene garantito sia s u 
rotte nazionali che su quelle internazionali. 
Ma è soprattutto in materia di concessioni che si ha una vera e propria svolta. Infatti 
vengono armonizzati i requisiti tecnici ed economici  necessari ad una compagnia aerea 
per poter operare , così che l’autorizzazione concessa da uno degli Stati membri valga 
all’interno di tutta l’Unione. Inoltre gli stessi stati sono obbligati ad autorizzare tutte le 
compagnie che possiedono i requisiti idonei ad entrare nel mercato. 
Vengono inoltre abolite le norme che limitano la concorrenza alle compagnie il cui 
capitale è di proprietà dei cittadini della nazione stessa. 
Di fatto cambia in modo abbastanza evidente il quadro del trasporto aereo. 
Innanzitutto il mercato perde molta della sua rigidità. Prima della deregulation aveva un 
numero ridotto di compagnie (essenzialmente compagnie di bandiera), tra cui vi era una 
moderata concorrenza  e pochissime fusioni. L’Europa era territorialmente divisa tra le 
varie compagnie, in un regime quasi oligopolistico, ogni compagnia di bandiera aveva 
quasi il monopolio dei suoi traffici nazionali e poteva contare su pochi concorrenti sul 
fronte dei traffici internazionali. In conseguenza spesso era sul fronte del traffico 
interno che le tariffe erano  proporzionalmente più alte rispetto ai costi. 
Questa assenza di una vera e propria concorrenza comportò che molte di queste 
compagnie non solo  non operassero in regime di economicità, ma   ricorressero 
sovente ad aiuti statali. Alcune tratte aeree per esempio vengono mantenute solo per 
motivi di funzione pubblica e culturale, le politiche di marketing e di fidelizzazione 
dell’utenza  sono perlopiù marginali all’interno delle strategie aziendali, alcune 
compagnie si trovano a possedere diversi tipi di velivoli anche quando questo 
comportava grossi costi (soprattutto di manutenzione e relativi alle licenze dei piloti) e 
nessun tipo di utilità, e talune volte i cambiamenti dell’ assetto manageriale erano 
diretta conseguenza dei cambiamenti politici, con tutte le conseguenze sulla stabilità e 
continuità direzionale delle imprese.  
 Talvolta questo tipo di orientamento viene favorito dalla frequenza con cui alcuni 
governi, anche  dopo il 1992, continuarono a finanziare le proprio compagnie di 
bandiera, anche per motivi di orgoglio nazionale , emblematico è per esempio il caso 
dell’Alitalia, andando platealmente contro alle tendenze della Commissione Europea  
verso la  liberalizzazione del mercato. Nonostante questo  però sino al 1995 tutto ciò è 
stato possibili, la concessione del permesso da parte di  Bruxelles per le sovvenzioni 
statali era quasi di prassi, ma a metà degli anni 90 alcune compagnie , tra cui la British 
Airways protestano per questo regime di finanziamenti, in quanto di fatto contrasta con 
i principi della deregulation sanciti dall’ UE. Diventa quindi  molto più difficile per i 
vari vettori  accedere a finanziamenti pubblici, problema che tuttora  continua  a dare 
adito a diverse discussioni. 
Oltre a ciò in taluni Paesi non si può ancora parlare di una vera e propria 
liberalizzazione del mercato, soprattutto in quelli dove la gestione degli slots e affidata 
a una compagnia aerea, spesso ex compagnia di bandiera. 
Non bisogna dimenticare inoltre, come conseguenza diretta della deregulation, che 
negli anni ’90 aumenta anche il numero delle imprese che si inseriscono nel mercato 
aereo, soprattutto  in seguito all’abolizione delle norme che vietavano a chiunque di 
possedere più del 51% di una compagnia aerea che non fosse del proprio Stato, e che 
molte delle imprese prima operavano  solo su mercati nazionali iniziano anche a 
organizzare  voli all’ estero, anche su rotte interne a Paesi stranieri. 
Su modello della Southwest Airlines americana tra il 1990 e il 1991 si ha la 
trasformazione di una compagnia , l’irlandese Ryanair, che proponendosi come prima 
compagnia low cost  europea (con lo slogan low fares/no frills) , cerca di penetrare il 
mercato europeo . La Ryanair, nata nel 1985, rivoluziona il suo assetto tagliando subito 
i collegamenti non redditizi (passa da 19 a 5 rotte) ed elimina gli aeromobili turboelica, 
potendo così offrire il 70% dei posti alle due fasce di prezzo più basse. 
10
 
Comunque sino al 1997 la Ryanair poteva soltanto essere considerata una concorrente 
di AerLingus e British Airways, in quanto effettuava solo collegamenti tra il Regno 
Unito e l’ Irlanda. Con la completa deregulation del settore nel 1997 vengono attuate 
anche le prime rotte verso l’ Europa continentale, offrendo tariffe di viaggio inferiori 
del 50 % rispetto alla concorrenza, che, con il passare degli anni vengono sempre 
ampliate, sia per numero di destinazioni che per frequenza dei voli. All’ inizio il 
fenomeno “low cost” viene molto sottovalutato ma presto questa compagnia aerea 
riesce ad assumere un ruolo di rilevanza non indifferente. Il mercato a cui si rivolge è 
soprattutto all’inizio quello del turismo giovanile, attratto dalla convenienza dei prezzi, 
anche se con il passare del tempo anche parte del settore business viene coinvolto 
,l’importanza che la Ryanair arriva ad assumere nel mercato si può facilmente notare 
citando alcuni dati dell’impresa. 
Nel 1997 vengono coperte 18 tratte per un totale di 3 milioni di passeggeri l’anno. 
Nello stesso anno l’ azienda viene quotata nelle borse di Dublino e a  Wall Street 
(indice Nasdaq) . 
Due anni dopo si contavano 35 tratte per 6 milioni di passeggeri e nel 2000 le tratte 
diventano 45.  
La Ryanair diventa quindi in pochi anni una delle più importanti compagnie europee, 
inasprendo ancora di più la concorrenza. Sulla sua scia nascono poi nuove compagnia 
low cost, alcune da costole di imprese già operanti nel settore come la Go legata alla 
British Airways,  la cui concorrenza ha portato nell’autunno 2001 la RyanAir a offrire 
la tratta Dublino - Edimburgo a un euro. Alcune di queste nuove compagnie si trovano 
però da un lato delle politiche di prezzo che tendono a essere low cost, ma dall’ altro 
                                                 
10
 per tutti i dati su Ryanair vedi il sito www.ryanair.com/updatedRstory.html 
con delle strutture di costo abbastanza fisse simili dunque alle compagnie tradizionali, e 
quindi più difficilmente gestibili in caso di una crisi di mercato.. 
Sempre in seguito alla deregulation viene segnata la fine del monopolio di fatto che si 
crea all’ interno dei voli nazionali, e ciò segna una forte perdita per quelle compagnie 
che sul mercato interno realizzavano i margini di profitto più alto, e dove, sino ad 
allora, non c’era quasi nessun tipo di concorrenza.  
In risposta a tutto ciò e ai nuovi stimoli della globalizzazione , nasce il “sistema delle 
alleanze”, che consiste in un gruppo di compagnie aeree in genere di diversa nazionalità 
che stipulano accordi  per poter consolidare la proprio posizione sul mercato con il fine 
di  meglio reagire alla concorrenza. Le principali alleanze sono la StarAlliance ( di cui 
fanno parte tra le altre Air Canada, Air New Zeland, Lufthansa, Lauda Air , 
Scandinavian Airlines,, Singapore Airlines, e Spanair), la OneWorld (British Airways, 
Iberia, Cathai Pacific, ecc, ecc), la Skyteam  ( Alitali, AirFrance, Korean Air, Delta Air, 
Csa, AeroMexico) e Qualiflyer (US Airway, AirOne, Cross Air, Sabena, Air Portugal). 
Tra le proposte e strategie attuate all’ interno di queste alleanze c’è la possibilità di 
programmi frequent flyer comuni,  un miglior utilizzo delle risorse e delle 
infrastrutture, talune volte l’opportunità di ottenere più facilmente accordi comuni con i 
diversi governi (Skyteam per esempio è l’unica alleanze commerciale che ha 
l’immunità antitrust per i voli transoceanici), e in prospettiva aumentare la frequenza 
dei voli e fornire generalmente ai passeggeri servizi di qualità superiore. Come si può 
facilmente notare questi accordi vanno aldilà delle mercato europeo, anzi convolgono 
sempre di più imprese americani e orientali. 
Oltre alle alleanze si stipulano anche accordi tra singole imprese volti ad attuare 
politiche di codeshare. Il codeshare è una procedura mediante la quale talune rotte sono 
coperte con l’utilizzo di altre compagnie aeree indipendenti, il biglietto aereo ha quindi 
due codici di volo, quello della compagnia scelta dall’ acquirente e quello della 
compagnia che di fatto effettua il servizio. Tutto ciò avviene in quanto tramite questi 
accordi ogni compagnia si impegna a riservare una parte dei posti sulla tratta 
considerata alla sua partner in codeshare. Talvolta può capire che uno stesso viaggio sia 
coperto nel tratto di andata da una compagnia, e nel tratto di ritorno dalla controparte in 
codeshare ( è il caso di AirOne e Lufthansa per i voli  Genova- Roma Fiumicino e 
ritorno). Questa procedura, oltre a favorire l’eliminazione delle tratte poco redditizie 
(come fece l’ Alitalia per alcuni viaggi tra l’Italia e Sydney), acuisce ancora di più la 
concorrenza nei mercati nazionali, in passato fonte di grossi guadagni per le compagnie 
di bandiera. Non necessariamente gli accordi di codeshare vengono effettuati solo all’ 
interno delle alleanze, anche se a volte le compagnie alleate attuano anche pratiche di 
questo tipo. Ad esempio di tutto ciò basti notare gli accordi relativi alla British Airways 
(vedi tabella sotto).
11
 
 
compagnie aeree one world in codeshare 
AerLingus x x 
America West   x 
British Mediterranean x   
Cathay Pacific  x x 
Comair Pty Ltd. x   
Duo Airways x   
Emirates x
Finnair x x 
GB Airways x   
Iberia x x
LanChile x x 
Loganair x
Qantas x x 
Regional Air x   
SN Brussels Airlines   x 
Sun-Air of Scandinavian x   
Swiss x
                                                 
11
 dati disponibili presso http://www.britishairways.com/travel/baalliance/public/it_it 
In generale si può concludere che a livello europeo negli anni novanta  il mercato ha 
attuata una svolta verso la liberalizzazione, che con l’ acuirsi della concorrenza.,  la 
nascita di nuove imprese e di nuovi accordi tra essi, si registra una diminuzione dei 
prezzi e un aumento della domanda, anche in conseguenza del fatto che vengono 
ampliate le rotte effettuate tramite l’utilizzo di sistemi hub and spoke per le compagnia 
tradizionali, e point to point per le low cost. Questo porta al nascere anche di nuove 
strategie di marketing e di fidelizzazione  dell’ utenza (come i programmi frequent 
flyer), ma anche a nuove collaborazioni a livello internazionale. Non ci si rivolge più al 
proprio mercato interno ma la concorrenza è anche sui mercati straniere. Da qui la 
nascita di accordi in riposta a un mercato che per primo di può definire globale in ogni 
senso. 
 
Se l’Europa negli anni 90 si trova a analizzare i primi effetti della deregulation del 
settore aereo sul fronte statunitense il processo liberalizzazione iniziato da Reagan sul 
finire degli anni settanta
12
 ha portato negli anni 90 ad ottenere un mercato dove anche 
l’intervento statale a livello economico era ridotto al minimo. Già comunque negli anni 
’50-’60 si assiste ai primi tentativi in questa direzione e lo stesso Jimmy Carter nella 
campagna elettorale del 1976 la pone come parte rilevante del suo programma politico. 
I motivi che spingono a una liberalizzazione del settore sono molteplici e 
sostanzialmente simili a quelli che hanno portato l’UE ad agire in  questo senso. La 
qualità del servizio era spesso scarsa e venivano servite per lo più solo le rotte 
principali, tutti ciò penalizzava non solo i trasporti ma anche lo sviluppo economico dei 
centri minori . Spesso le compagnia approfittando del protezionismo nel mercato 
inserivano servizi accessori con costi considerevoli, che però si potevano permettere 
grazie anche ai sussidi statali di cui spesso potevano disporre. Era poi molto difficile 
                                                 
12
 Airlines Deregulation Act del 1978. 
per nuove imprese entrare nel mercato, che era fortemente oligopolistico, basto pensare 
che nel 1977 le prime otto compagnie detenevano in termini di fatturato l’80 % del 
mercato. 
 Di fatto l’Airlines Deregulation Act porta poi all’ abolizione del CAB (Civil 
Aeronautic Board) ad opera del suo presidente Alfred Kahn . Non è più dunque 
necessaria l’autorizzazione del CAB per erogare servizi di trasporto aereo, qualsiasi 
imprese può farlo , posto che possegga le necessarie caratteristiche in materia di 
capacità di produrre servizi, adeguate coperture finanziarie e soprattutto i sufficienti 
standard di sicurezza. Le prime politiche riguardarono sopratutto quest’ ultimo punto. I 
detrattori sostennero che la privatizzazione del settore  avrebbe portato a una 
proliferazione selvaggia a scapito della sicurezza dei servizi. Tutto ciò comunque non si 
verificò in quanto l’ente che si occupava e che si occupa tuttora di sicurezza in materia 
di trasporti aerei è la FAA (Federal Aviation Administration) che non viene toccato 
dalla nuova regolamentazione del ’78.  
Ciò che invece si verifica negli anni immediatamente successiva all’ ADA  è la nascita 
di molte  nuove imprese di vettori aerei, infatti negli anni dal 1978 al 1981-1982 si ha 
una impennata del numero delle aziende operanti nel settore. Questo però è un 
fenomeno destinato a durare poco, già nel 1988 si ha riduzione. Di fatto a dieci anni di 
distanza il numero delle compagnia aeree è rimasto quasi immutato, sono cambiati 
alcuni vettori, molte delle imprese che operavano prima dell’ ADA si sono ritirate dal 
mercato e sono quindi rimaste solo quelle in grado di competere attivamente, delle 20 
imprese che esistevano nel 1978 solo 6 operano ancora dieci anni dopo, tra cui 
l’American Airlines, la TWA, la Continental Air, North west e United Airlines, due di 
queste già nel 1992 erano in regime di amministrazione controllata (TWA e 
Continental). 
Esattamente come era stato previsto, il prezzo medio dei servizi scende anche in 
conseguenza delle politiche aziendali strategicamente migliori. L’acuirsi della 
concorrenza spinge molti dei vettori a cercare di sfruttare non solo le rotte 
convenzionali ma a cercarne di nuove per poter usufruire anche di eventuali mercati di 
nicchia, soprattutto usufruendo del sistema hub and spoke, questo porta a una 
diminuzione dal 1977 al 1984 del 13% del traffico di interlinea. 
Si presta poi molta più attenzione al load factor e le tariffe sono sempre più 
differenziate  a seconda delle diverse destinazioni.  
Anche in seguito ai vari fallimenti si ha un aumento nelle procedure di acquisizione, 
fenomeno che permane tuttora, non solo di intere compagnie ma anche di specifici 
assets come diritti di traffico e aeromobili. Ciò ha comportato, soprattutto negli ultimi 
anni, una crescita dei vettori che prima del ’78 operavano solo a livelli nazionali, e poi, 
in seguito a queste politiche di espansione, sono entrati anche in mercati stranieri come 
Delta Air, United Airlines e American Airlines. Collegandosi ai mercati stranieri queste 
compagnie hanno potuto affrontare la concorrenza vendendo una gamma di 
destinazioni più ampia. 
In seguito all’espansione del numero di destinazioni, del numero di utenti il primo 
risultato, che si evidenzia soprattutto negli anni 90 è la congestione degli aeroporti 
statunitensi. L’incremento del traffico porta a un aumento della permanenza dei velivoli 
negli aeroporti, con conseguente aumento dei costi relativi,  dovuto anche 
all’inadeguatezza delle infrastrutture rispetto al volume dei traffici. 
A prova di ciò basta analizzare i dati del traffico aereo (ved. Grafico)
13
   dove si nota 
come negli anni ’90 il volume dei traffici sia  quasi sempre stato  in costante crescita, 
nonostante la crisi nel 1991 dovuta alla Guerra del Golfo che comunque non si limitò 
                                                 
13
 Fonte Bureau of Traffic Statistics, Office of Airline Information 
solo agli Stati Uniti, ma che si ripercosse sull’ Europa anche per l’aumento del prezzo 
del petrolio che ne conseguì direttamente
14
.  
Traffico aereo dal 1990 
Year 
Imbarchi passeggeri in 
migliaia  (scheduled 
service) 
Aircraft Revenue 
Departures 
(scheduled 
service) 
1990 
465,557 6,923,593 
1991 
452,210 6,782,782 
1992 
473,305 7,050,633 
1993 
487,249 7,245,395 
1994 
528,376 7,531,026 
1995 
547,384 8,061,521 
1996 
581,201 8,230,322 
1997 
598,895 8,126,936 
1998 
612,885 8,308,620 
1999 
635,402 8,616,167 
2000 
665,513 8,991,681 
                                                 
14
 per la precisione ci fu una riduzione del 25% dei traffici nella zona Atlantica, del 55% in quella mediorientale, del 
12% in Europa e del 4% negli USA. 
 Le ragione di una così rapida crescita del mercato statunitense trova le  fondamenta 
nelle suo caratteristiche. Innanzitutto le dimensioni degli Stati Uniti, l’attitudine a una 
elevata mobilità del lavoro,  la presenza di un trasporto pubblico scarsamente 
sviluppato, ma soprattutto  il fatto che sia l’unico Stato di grosse dimensioni ad avere 
un livello di reddito abbastanza elevato da poter offrire una grossa utenza per il 
servizio. 
Ciononostante le crisi dei vari vettori si susseguono negli anni 90 abbastanza 
rapidamente. La Continental Airlines ha avuto due richieste di amministrazione 
controllata nel 1983 e nel 1990, ed è uscita da due procedure fallimentari nel 1985 e  
1993, la TWA non ha mai più conseguito profitto dopo il 1988,  ha avuto tre richieste di 
amministrazione controllata nel 1992, nel 1995 e  nel 2001, due fallimenti nel 1993  e 
nel 1996, per poi finire nel 2001  con l’essere acquisita dalla American Airlines per 742 
milioni di dollari oltre a 3.5 miliardi di dollari di assunzione di debito, la Pan Am ebbe 
una sola richiesta di amministrazione controllata  nel 1991, non riuscì però ad emergere 
dai debiti, nell’ agosto dello stesso anno la Delta Air manifestò la volontà di acquisirla, 
per 621 milioni di dollari  e di 688 milioni di dollari di assunzione di debito, ma poi 
rinunciò. 
I motivi di questi fallimenti sono molteplici.  
Innanzitutto anche qui l’arrivo e l’espansione di compagnie low cost come la Southwest 
hanno minato le posizione di altre imprese, anche perché, con l’avvento di Internet, 
hanno talvolta iniziato a utilizzare sistemi di prenotazione online, che hanno in parte 
ridotto i costi e quindi le tariffe. Secondo alcune stime le compagnie tradizionali hanno 
perso 14 miliardi di euro  a causa di questi nuovi sviluppi. 
Molte di loro non sono state in grado di adeguarsi velocemente a questo mutamento, sia  
a livello strutturale che a livello di marketing.