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La valle è naturalmente ricca di acque che, nei millenni passati, 
erano ancora più abbondanti; i corsi d’acqua hanno un 
andamento torrentizio, ma l’Allione, che percorre la valle per 
tutta la sua lunghezza, assume il carattere di fiume e così è 
indicato nei documenti più antichi. 
Nella parte alta della valle, i monti hanno ampi crinali ed estese 
conche naturali, che bene si adattarono al pascolo e 
all’estrazione dei minerali, ad alta quota si trovano numerosi 
laghetti alpini; essi erano molto  più numerosi in epoca antica e 
intorno alle loro sponde è facile  trovare piccoli insediamenti 
preistorici. 
La Valle è suddivisa tra i comuni di Paisco Loveno, Ono S. 
Pietro, Capodiponte, Cerveno e Schilpario. 
Essa possiede una grande quantità di minerali, che non erano 
tutti conosciuti in epoca antica, ma che comunque erano 
presenti nel qualificare le fusioni, soprattutto nella preparazione 
dell’acciaio. 
La loro abbondanza creò il toponimo di  “Valbona”(piccolo 
insediamento preistorico sulle sponde di un laghetto ) che 
sottolineava l’aspetto buono, fruttuoso che la terra offriva a chi 
l’abitava.  
C’è da dire che la valle dell’Allione è sempre stata abitata da 
una piccola comunità e risulta difficile ora ricostruire tutti i 
particolari della vita quotidiana, conservati in una cultura orale 
che, del periodo più antico, non ha lasciato tracce ; perciò 
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anche per certi toponimi sappiamo che ci sono, perché 
esistono, ma dire quando sono nati, o addirittura come si sono 
trasformati nel tempo, è impresa ardua. (1) 
La sponda nord della Valle è ricoperta di castagni fino ad una 
altezza di circa mille metri;  nella fascia superiore, fino ai mille 
trecento metri, si trovano frassini, noccioli, ontani, faggi, aceri, 
ciliegi selvatici, roveri, tigli. Vi è poi la fascia degli abeti che  
confina in alto con i larici e gli ontani di monte; più oltre vi sono 
il rododendro e il pascolo montano. 
La sponda sud della Valle è ricoperta di vari tipi di alberi: vi 
sono tutte le specie soprannominate ad esclusione del 
castagno, con l’aggiunta di betulle, pioppi, sorbi. 
Ad ovest , dove le due sponde si congiungono, nella zona del 
monte Perticata, vi è una grossa macchia dominata dal pino 
mugo. 
La forestazione ha avuto una importanza particolare proprio in 
funzione delle lavorazioni che si facevano nell’area:la presenza 
del castagno, per esempio, ha avuto un duplice valore, sia per 
quanto riguarda la costruzione delle attrezzature   da usare in 
miniera per il sostegno dei cunicoli,  sia nella installazione dei  
condotti dell’acqua del forno fusorio. In entrambi i casi erano  
 
 
 ( 1 )     FRANCO BONTEMPI ;  2001 ;  La Civiltà del ferro nelle Alpi (Storia della valle 
dell’Allione)   Stampa Cartalpe Milano Pag. 10                                                                       
 
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necessari assi pressoché impermeabili ; inoltre il castagno 
possiede una grande potenza calorifica, molto più alta degli 
altri alberi della zona alpina. 
Il bosco era considerato, pertanto, una delle proprietà più 
importanti della comunità; intorno ad esso vi era una serie di 
funzionari per il controllo di tutte le attività che si svolgevano 
nel suo interno:nella Vicinia di Paisco vi erano i “colonnelli”, i 
quali avevano il compito di sorvegliare che non fossero 
abusivamente tagliate le piante,  vi erano poi gli “stimadori”che, 
ogni anno, stabilivano quali piante dovevano essere tagliate e 
come dovevano essere divise tra gli abitanti. 
L’economia forestale continuerà così per molti secoli, sempre 
rigorosamente controllata dalla Vicinia che sovrintendeva al 
buon funzionamento della comunità. 
Pertanto qualsiasi amministrazione doveva fare i conti con essa 
perché  rappresentava il popolo con un senso della giustizia 
che le era riconosciuto da tutti gli abitanti. 
Oltre tutto assicurava la produzione di un reddito che veniva 
equamente distribuito e, per questo, anche lo Stato “in carica” 
non aveva interesse a diventare esoso,  perché ciò poteva 
andare a scapito anche della sua economia. 
Questo, per esempio, i Romani lo avevano capito 
perfettamente, tant’è che con i popoli  vinti non usavano le 
maniere forti : forse sono diventati grandi anche per questo. 
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 L’economia forestale cambierà solo agli inizi dell’Ottocento,   
come vedremo successivamente, quando l’impero austriaco, 
imponendo lo scioglimento della Vicinia, toglierà di fatto agli 
abitanti il “governo” dei boschi. 
Si deve sottolineare l’aspetto drammatico di questa decisione 
per le popolazioni che avevano così faticato ad acquistare dai 
proprietari feudali il patrimonio silvestre del territorio. (1) 
La valle dell’ Allione è una valle laterale della  Vallecamonica e     
oltre al suo orientamento, attraverso il quale comunica con la 
stessa Vallecamonica  e la valle di Scalve, essa ha una serie di 
collegamenti ad alta quota con il massiccio della Concarena, a 
sud, e con l’area dell’Aprica, a nord.     
   
 
 
                                      
 
 
 
 
( 1 )  FRANCO BONTEMPI :  2001 : La Civiltà del ferro nelle Alpi (Storia della valle dell’Allione) 
Stampa Cartalpe Milano    Pag.   26 
 
 
 
 
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2) LA POPOLAZIONE  E  I  CELTI 
 
 
Le prime evidenze di presenza umana in Valcamonica ci sono 
date dalle più antiche incisioni rupestri, che dovrebbero risalire 
a poco dopo lo scioglimento dei ghiacciai, nell’ottavo millennio 
a.C.- (1) 
In quel periodo la Valle si rese “abitabile” e una vegetazione di 
alto fusto, composta prevalentemente di pini e betulle, la 
invase. 
Giunsero allora gruppi di cacciatori alla ricerca di selvaggina 
che potesse garantire loro il sostentamento; questi furono 
anche gli autori delle più antiche figure rupestri che 
conosciamo nell’area alpina; le scene di caccia evidenziano 
l’alce, il più grande dei cervidi, che allora abitava la Valle. 
Per anni si è cercato di associare i Camuni, e pertanto anche 
gli abitanti della valle dell’Allione, a qualcuna delle grandi 
famiglie di tribù presenti nella zona nell’Età del Ferro; 
recentemente autori diversi hanno cercato di associare l’area  
camuna ai Reti, o ai Celti. Con le recenti ricerche si fa sempre 
più strada l’ipotesi che i Camuni non appartengano né all’uno 
né all’altro di questi gruppi. (2) 
Ma allora i Camuni chi erano? 
 ( 1 ) ( 2 )  EMMANUEL ANATI ; 1979 : I Camuni ( Alle radici della Civiltà europea )  
Litografia BiErre snc S. Giuliano Milanese    Pag.  19 , 143               
                                                      
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Molto probabilmente appartenevano a molte tribù di nomadi 
che, quasi per caso, entrarono nella Valle per cercare i mezzi 
per vivere. Non entrarono tribù intere, ma solo gruppi di 
  esploratori-cacciatori che giravano le Alpi per cercare risorse 
che dessero loro sicurezza e tranquillità. Il fatto che poi questi 
cacciatori, col tempo, si sarebbero trasformati in “metallurgici” 
fu dovuto a ciò che la terra ove abitarono offriva.  
Difatti    per  quasi tremila anni l’uomo abitò la valle dell’Allione 
per sfruttare le miniere del ferro; secondo il Bontempi e il suo 
Gruppo di ricerca storica i primi “metallurgici” entrati in 
Valcamonica furono chiamati Camuni, cioè gli Ardenti, il nome 
derivava dalla loro professione:bruciavano infatti la pietra per 
farla diventare liquida e poi modellarla in oggetti usati all’inizio 
come ornamenti. E tutto questo è avvalorato anche da uno 
studio sulle antiche lingue delle Alpi, portato a termine dallo 
stesso autore, ove si dimostra l’origine del nome Ardenti.  
Naturalmente non erano solo loro i Camuni, ma facevano parte 
di questa varietà di tribù che col tempo avrebbero formato il 
popolo Camuno. 
 Le popolazioni dell’età preistorica, si recarono in Valcamonica 
attraverso il passo di Campo e si stabilirono, inizialmente,  in 
una zona orientale della Valle,  tra Garda di Sonico e la 
Valsaviore, dove vi erano miniere di rame; là si fermarono 
lavorando e commerciando i loro prodotti : diventarono degli 
artigiani, una casta che si dimostrò forte, tant’è che la ricchezza 
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derivata dal commercio dei metalli, permise loro di acquisire 
delle proprietà nella valle dei Camuni. 
I loro commerci furono però limitati dalla naturale difficoltà, per 
quei tempi, del superamento del lago d’Iseo; da questo derivò  
la scarsa frequentazione della strada della Valcamonica, nel 
suo  tratto verso la pianura Padana e ciò obbligò i Camuni e gli 
abitanti della valle dell’Allione a vivere relativamente isolati, da 
un punto di vista commerciale, per tanti secoli, motivo per cui 
la pianura bresciana “risultò” assai lontana dai siti metallurgici 
camuni. 
Sicuramente in epoca tarda, dopo il Cinquecento A. C., 
mercanti etruschi frequentarono la Valcamonica, ma essi 
entrarono in contatto con un metodo di lavorazione già evoluto 
e non furono certo loro i portatori della nuova arte, che 
abbiamo visto iniziare nella valle dell’Allione già da molto 
tempo.  Gli studiosi sostengono infatti che le tecniche di 
fusione del ferro furono fissate sulla montagna prima che in 
altre parti della penisola italiana. 
Le attività siderurgiche si diffusero tra il 1200 e il 1000 a.C., su 
tutta la lunghezza della Valle. 
L’interesse per la produzione siderurgica si rafforzò con la 
presenza di un popolo che aveva fatto la sua prima apparizione 
già nel Sesto secolo a.C.; l’insieme delle tribù è designato con il 
termine Celti, che provenivano dalla zona di Hallstatt in Austria, 
zona in cui già si lavorava il ferro.  
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 Una volta entrati in Valcamonica si posero in un territorio che 
corrispondeva alla antica via preistorica. Infatti la maggiore 
documentazione si trova a sud di Ossimo, intorno all’attuale 
convento dell’Annunziata e un’altra influenza significativa è 
avvertibile nell’altro centro minerario, Pisogne, dove l’antica 
strada che collegava la Valcamonica alla pianura, attraverso la 
Colma di San Zeno, conserva testimonianze dei riti celtici. 
Nella valle dell’Allione l’influenza celtica appare nella 
indicazione precisa della persona che è al centro della 
produzione siderurgica: il Kalevelis. 
In questa denominazione non è difficile ravvedere il cognome 
Calvetti, peraltro molto diffuso, ancora oggi, nella valle 
dell’Allione.(1) 
Si trattava di un personaggio che, spesso, era identificato con il 
fabbro, ma in realtà i suoi compiti erano piuttosto legati al 
fuoco. 
Il fuoco, nella mitologia baltica, è il creatore del sole e del 
fulmine;  ha inoltre un rapporto stretto con il vento: fuoco e aria 
sono gli elementi indispensabili nella fusione. 
I Celti non cambiarono la struttura economica della valle 
dell’Allione; in fondo essi erano interessati sopratutto a 
mantenere un buon funzionamento di tutta la produzione  
 
( 1 )  FRANCO BONTEMPI ; 2001 : La Civiltà del ferro nelle Alpi (Storia della valle dell’Allione)                                         
Stampa Cartalpe Milano    Pag.  86 
 
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metallurgica,  per poter così produrre le proprie armi. Tuttavia,   
senza alcun dubbio, contribuirono  a migliorare la qualità del 
ferro e dell’acciaio prodotto.