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ignoranza e superstizione; la conseguente interpretazione della 
caccia alle streghe come ultimi fuochi di una realtà in declino in 
contrapposizione alla logica, alla filosofia rinascimentale ed alla 
rivoluzione scientifica, su cui si fonda la civiltà moderna e 
razionale. 
In altre parole, la concezione rassicurante della storia vista come 
sviluppo lineare, giocato tra Bene e Male, ben riconoscibili e 
nettamente separati, che ci permette di relegare la strega ed il suo 
persecutore nel mondo dei mostri prodotti dal sonno della nostra 
ragione, per poi sentirci figli solo della parte buona del nostro 
passato. 
Chi credeva nella stregoneria attribuiva alle facoltà soprannaturali 
tutto ciò che non sapeva spiegare con le proprie conoscenze e 
poichè solitamente si supponeva che tutto l'incomprensibile 
emanasse dal diavolo, si credeva che anche le streghe fossero 
possedute da forze diaboliche; agli occhi dei cristiani ogni 
divinità diversa dalla loro era nemica di Dio; le streghe erano 
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quindi considerate seguaci del nemico della salvezza, in altre 
parole del diavolo. 
Questo assurdo ed infame sillogismo venne applicato con estrema 
naturalezza nella vicenda di Triora, la Loudun italiana, la Salem 
europea; ma forse è più corretto dire che Loudun è la Triora di 
Francia e Salem la Triora del New England, poichè il celebre 
processo alle streghe si svolse nell'antico borgo ligure nel 1588; 
indubbia è quindi la sua priorità cronologica, e per nulla inferiore 
agli altri due, la spaventosa tensione. 
Il piccolo paese arroccato sulle montagne liguri è uno dei punti 
del pianeta in cui si rompe la catena rassicurante forgiata dalla 
cultura illuministica e in cui le tenebre elementari emergono allo 
scoperto. Su tutta la superficie terrestre esiste una rete di luoghi 
"censiti", con i quali si potrebbe disegnare una mappa: gli incroci 
di coordinate malvagie, gli aleph di cui non si dovrebbe  mai 
parlare; esiste una geografia, per nulla segreta, sulla quale 
particolarissime isobare congiungono le opere di artefici infernali. 
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In merito ai processi di stregoneria, è tipico un fenomeno che 
agisce nella coscienza degli inquisitori; ne abbiamo esempio dalla 
visita pastorale del vescovo Luca Fieschi a Triora nel 1590: l'alto 
prelato giunse alla conclusione che la stregoneria e il quotidiano 
rapporto con gli elementi infernali non erano "nel" borgo, bensì 
"del" borgo, e che anche gli apparentemente incolpevoli, la gente 
comune, persino i parroci, ne partecipavano. 
Ciò che in origine appariva empietà e sacrilegio, irruzione del 
nemico nella cittadella cristiana, si rivelava costume, indole, 
eredità genetica, natura. Quella terra non era vittima del demonio 
bensì sua incubatrice. 
Un fatto è certo: il Cristianesimo non riuscì a distruggere la 
filosofia pagana, anzì se ne nutrì, altrimenti sarebbe morto di 
asfissia in un breve volger di generazioni. 
Distrusse, apparentemente i culti pagani, ma in realtà li seppellì, 
ed essi continuarono a germogliare intrecciandosi al seppellitore, 
e questa sopravvivenza favorì sicuramente lo sviluppo delle 
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discipline occulte: energia pura, impulso liberatorio, 
individualismo, orgogliosa affermazione di sè, manifestazione 
libera della corporeità e dei sensi: tutto questo è nello stesso 
tempo femminilità e stregoneria. 
Ed ecco che entra in scena e s'impone un tema molto delicato: la 
possibile identificazione tra questi due elementi. Una formula, più 
di lusinga che di censura, sentenzia che ogni donna è una strega; 
non sappiamo se ogni donna sia riuscita a stregare almeno un 
uomo, ma è certo che ogni uomo è stato stregato, almeno una 
volta nella vita, da una donna. Vorrei lasciare a questa formula il 
suo fascino inebriante, e purificarla da quanto in essa si annida di 
rozzamente maschilistico, di ecclesiastico e penitenziale, di 
poliziesco e di censorio. 
Ci sono in gioco i quattro elementi; nel suo desiderio di dominare 
la donna, l'uomo la vuole assimilata alla terra, sostanza stabile, 
plasmabile, non sfuggente. Nell'ininterrotta tradizione del 
maschilismo, la donna dev'essere carne, vaso di piacere e 
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generatrice di figli, e la stretta relazione tra carne e terra in cui la 
carne si riconverte non ha soltanto valore penitenziale ed 
escatologico, ma accentua l'idea del possesso esercitato dalla 
virilità sulla femminilità. 
Il dominio maschile è invece scosso da ventate di angoscia 
quando la femminilità gli sfugge, ed allora la donna diventa un 
essere soprannaturale e da dominata si fa dominatrice: donna-
acqua, che guizza libera ed inafferrabile; donna-aria, fata o 
fantasma; donna-fuoco, sembianza cangiante dell'elemento 
infernale: strega. 
La sequenza acqua-aria-fuoco segna la liberazione della donna 
dal dominio maschile, ma se l'assimilazione della femminilità 
all'acqua suscita nell'uomo ira e delusione e se la donna-aria lo 
sgomenta, la donna-fuoco è per lui fonte di paura, anzi vero 
terrore che si tramuta in odio e volontà di distruzione: la donna-
fuoco deve essere distrutta con il fuoco. Di qui i roghi delle 
streghe, e la cenere che si alza da quei roghi e ricade, è l'estremo 
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tentativo compiuto dal potere maschile per riassimilare la donna 
alla terra. 
Fortunatamente i roghi a Triora non si accesero e a questo punto 
il discorso dovrebbe andare molto oltre, e fatalmente finirebbe 
con la sdrammatizzazione della caccia alle streghe. Oggi 
sappiamo molto bene che la Santa Inquisizione, tristemente 
celebre per la sua crudeltà, in realtà, (ed è il caso di Triora) in non 
poche circostanze si comportò con moderazione nei confronti di 
alcuni casi di stregoneria tra il Quattrocento ed il Seicento. 
Sappiamo altresì che furono semmai le magistrature laiche, come 
presto vedremo, e i bravi cristiani del luogo nel quale questa o 
quella strega veniva accusata di esser tale, ad insistere per 
condanne plateali ed esemplari. 
La stregoneria, a mio avviso, non è studiabile; mancano le fonti 
storiche di parte stregonica per poterlo fare. Fino ad ora abbiamo 
esaminato questo fenomeno attraverso le documentazioni di 
coloro i quali le hanno perseguitate e spesso spinte verso 
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l'estremo supplizio. Le streghe non furono un fenomeno di 
parziale e transitoria obnubilazione della ragione. Al contrario, 
era necessario che i teologi chiarissero precisamente quel che si 
intendeva per poteri demoniaci e possibilità di contatti col 
diavolo, che i giuristi spiegassero bene in che modo e in quale 
misura tale possibilità di contatti costituiva reato, che il potere 
politico si rendesse conto che quella possibilità, che da un certo 
punto di vista si poteva definire ereticale, (altrimenti la Chiesa 
non ne avrebbe autorizzato la persecuzione) coincideva 
drammaticamente con la possibilità che dietro il non 
conformismo religioso si nascondesse un anelito alla ribellione 
politica e sociale. 
Era necessario aspettare che la situazione sociale dell'Occidente si 
usurasse e che affiorassero quegli elementi di breve o di lungo 
periodo che potevano configurare una grave crisi del nostro 
continente. Le streghe quindi furono tradizionalmente un capro 
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espiatorio, e quando una società si sente prospera e sicura non ha 
certo bisogno di vittime su cui sfogarsi. 
Ma d'altronde, l'ipotesi che la stregoneria non abbia mai 
corrisposto a nulla di concreto e di reale, e che quindi la sua 
persecuzione sia solo frutto di una perversa follia collettiva, è 
totalmente infondata. L'Occidente pre-industriale è pieno di 
fattucchiere, di operatrici dell'occulto, di levatrici e mezzane 
d'amore clandestine. 
Questi personaggi, che operano nella marginalità e nell'ambito di 
una serie di azioni illegali o semilegali, preoccupano molto il 
potere precostituito sia laico che ecclesiastico. Sono un elemento 
destabilizzante, sono causa di preoccupazione e di non 
conformismo. La stregoneria è antica quanto il mondo, ma sotto 
questa fatidica parola siamo abituati a comprendere una varietà di 
fatti e di atteggiamenti: le malie, gli incantesimi erotici o 
assassini, la metamorfosi di esseri umani in animali, il volo 
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notturno di esseri mutati in uccelli rapaci, insomma tutta una serie 
di fatti che l'antichità classica conosceva molto bene. 
L'Occidente però, inserisce in questo quadro un nuovo fattore, 
costituito dal presupposto che certe persone, per desiderio di 
lucro, di potere, di godimento, di vendetta, possano accordarsi 
non con generiche forze della natura, ma con l'Avversario in 
persona; per sostenere questa tesi, è necessaria la presenza del 
diavolo cristiano, nemico e contrapposto rispetto a Dio; ed era 
indispensabile che i poteri del maligno venissero accuratamente 
circoscritti. 
Finchè la Chiesa, nell'Alto Medioevo, resterà tutto sommato 
tollerante nei confronti dei vecchi culti e delle vecchie tradizioni 
pagane, non si avrà nulla di paragonabile alla caccia alle streghe. 
Ma quando, con la razionalizzazione della filosofia scolastica, si 
potrà parlare  specificatamente e con cognizione di causa dei 
poteri effettivi del diavolo, la caccia alle streghe potrà essere 
avviata.